domenica 23 dicembre 2018

Sulle pretese basi statistiche del sentimento di fiducia

Nel 9 maggio 2011 usciva su "Le Scienze" un articolo che, all'epoca, presi in considerazione come prova delle beate illusioni sulla fiducia statistica nell'alta probabilità che si verifichi un determinato evento. Secondo gli autori: "Le nostre decisioni dipendono dalla fiducia che nutriamo in un certo corso degli eventi invece che in un altro. Questo sentimento si basa sull'incessante elaborazione statistica dei dati fatta dal nostro cervello secondo regole simili a quelle che userebbe un computer (sic!). A questo calcolo, sostanzialmente affidabile (?!), si sovrappongono però considerazioni di altro tipo che a volte modificano le scelte.

La nostra sensazione di fiducia nella possibilità che si verifichi un determinato evento nasce da un intenso lavoro di elaborazione statistica (!?) compiuto dal cervello. E questo lavoro sarebbe molto simile ai calcoli eseguiti da un computer applicando le formule definite dal matematico Thomas Bayes per valutare le probabilità a posteriori di un evento, secondo tre ricercatori del Cold Spring  Harbor Laboratory e dell'Accademia nazionale delle scienze ungherese che illustrano il loro studio in un articolo pubblicato su "Neuron".

giovedì 20 dicembre 2018

Una stupidità umana senza fine

Questa stupidità, che sembra vegliare la senescenza del Capitalismo al suo capezzale, riflette perfettamente l'essenza dell'epoca attuale. D'altra parte, soltanto un anonimo, come l'autore di questo blog, poteva permettersi di fare simili lapidarie affermazioni, suffragate dalla principale circostanza dell'epoca attuale: la senescenza del capitalismo sta travolgendo gli attuali rapporti economici, politici e militari dell'imperialismo, socchiudendo cautamente le porte alla vecchia egemonia mondiale dell'Occidente, Gli USA, per aprirle altrettanto cautamente alla nuova egemonia mondiale dell'Oriente, la Cina. Ma in quali condizioni?

Ossia, quale egemonia potrà mai esistere nelle condizioni di un capitalismo senescente e di Stati imperialistici che possono esibire non soltanto capacità egemoniche in campo economico-politico, ma anche e soprattutto, capacità missilistiche in campo militare?

domenica 16 dicembre 2018

"Qualcuno, che non vuole comparire, mi ha chiesto

come abbia fatto un autodidatta, da solo, a trattare una simile vastità di argomenti scientifici, ma soprattutto come abbia potuto una sola persona riuscire a controllare continuamente un così vasto campo della conoscenza.

Detto per inciso, mi è capitato, talvolta, di dimenticare d'aver non solo letto un libro, ma persino d'averne tratto una sintesi importante in senso teorico. Un esempio? Il libro di Stewart, "L'eleganza della simmetria" (2007), sottotitolo "storia della simmetria" (la cui critica mi ha permesso di scrivere ben 8 post sulla simmetria in fisica, post così risolutivi che al momento posso considerarli come le mie acquisizioni più profonde sull'argomento).

giovedì 13 dicembre 2018

Riflessioni generali sintetiche sulla realtà fisica del cosmo

Su "Le Scienze" di gennaio 2013 è comparso un articolo che si è dilungato sulla prossima pretesa dei fisici teorici: scoprire i componenti dei quark, i cosiddetti preoni. A tale scopo si puntava sempre su LHC e persino sul Fermilab. Naturalmente, di questo passo, dopo la prossima pretesa scoperta dei preoni, occorrerà cercare i componenti dei preoni che, anticipando tutti, potrei chiamare precocioni. A parte gli scherzi, va da sé che non possiamo sapere quale sia, se esiste, la particella originaria, anche se dobbiamo ammettere che al momento del big bang o big cranch la materia avrebbe dovuto trovarsi a livello della massima energia.

Allora, a livello della massima energia, o repulsione originaria, che cosa possiamo pensare che sia esistito? uno stato della materia particellare o non piuttosto uno stato non concepibile in altro modo che come massima energia possibile? Del resto, l'opposto polare dell'energia è la massa gravitazionale, ovvero l'opposto polare della massima repulsione sarà la massima gravitazione.

lunedì 10 dicembre 2018

La dialettica caso-necessità contro i luoghi comuni della scienza

Vale la pena di ricordare, anche se con molto ritardo, "Le Scienze" del Dicembre 2012 che ospitava il contributo di John Sexton su "Lo stato della scienza del mondo". Riporterò qualche estratto che ritengo rilevante  per il presente e per il futuro della scienza.

-"Anche se la vita dello scienziato può non essere consapevolmente globale, la globalizzazione permea l'impresa scientifica in molti modi"; in particolar modo "la velocità e la facilità con cui oggi comunichiamo ha accelerato il flusso delle idee fino a rendere l'impresa scientifica più connessa di quanto sia mai stata".

-"Per quanto la comunicazione scientifica possa essersi allargata, e includere il maggior numero di persone, molti continuano ad esserne esclusi."

giovedì 6 dicembre 2018

Come procede la scienza divisa tra teoria e pratica?

Il numero di "Le Scienze" Dicembre 2012 ospitava il contributo di John Sexton su "Lo stato della scienza del mondo". Riportiamone qualche estratto significativo:

-"Anche se la vita dello scienziato può non essere consapevolmente globale, la globalizzazione permea l'impresa scientifica in molti modi"; in particolare modo "la velocità e la facilità con cui oggi comunichiamo ha accelerato il flusso delle idee fino a rendere l'impresa scientifica più connessa di quanto sia mai stata".

mercoledì 5 dicembre 2018

L'aurea mediocrità di Aristotele e le manifestazioni della debolezza umana di fronte all'improvviso caso imprevedibile

E' nota la via di mezzo aristotelica tra due estremi, ad esempio: tra viltà e temerarietà c'è il coraggio, tra avarizia e  prodigalità c'è la liberalità, tra ignavia e bramosia c'è l'ambizione, tra umiltà e orgoglio c'è la modestia, ecc. Ma, spesso, il risultato è il passaggio da un estremo all'altro, perché, come dice Aristotele: "Chi è cosciente di trovarsi a un estremo chiamerà virtù, non la posizione media, ma l'estremo opposto". Ed è per questa ragione che, spesso, il coraggioso può essere considerato un temerario dal codardo e un codardo dal temerario.

Aristotele fornisce una lunga descrizione, quasi un catalogo dell'uomo del "giusto mezzo". Per il nostro scopo possiamo limitarci alle seguenti conclusioni: "Egli è il migliore amico di se stesso ed ha il piacere di star solo, mentre la persona priva di virtù o di capacità è il peggior nemico di se stesso e teme la solitudine". In questa conclusione troviamo, infatti, un elemento fondamentale che ci aiuterà a capire e risolvere l'intera questione: si tratta del termine "capacità".

Riprendiamo come esempio i due estremi: viltà e temerarietà, il cui giusto mezzo si dovrebbe  manifestare come coraggio. Può anche accadere, però, che gli estremi si rovescino l'uno nell'altro: così il vile si fa temerario (magari solo per dimostrare a se stesso di poter dominare la paura), e, viceversa, il temerario diventa vile (magari dopo qualche esperienza molto paurosa finita male). Ora, su che cosa possiamo fare affidamento per sottrarre i due estremi al caso della diversa costituzione psicosomatica o al caso dei diversi accidenti della vita?

sabato 1 dicembre 2018

"La morte della verità. La menzogna nell'era di Trump"

Questo è il titolo del recente libro  di Michico Kakutani una giornalista che da trent'anni scrive sulle colonne del NeW York Times. Quella che segue è la presentazione del suo libro:

"Mentre per più di trent’anni decideva sulle colonne del New York Times le sorti di autori del calibro di Ian McEwan, Jonathan Franzen, Norman Mailer, Michiko Kakutani non ha mai smesso di riflettere sul concetto di verità.

Che valore ha la certezza dei fatti in una società in cui le teorie complottiste imperano, le ideologie risorgono, l’attendibilità della ricerca scientifica è continuamente messa in discussione, le fake news dilagano ovunque? E in una politica in cui il voto di milioni di americani ha portato alla Casa Bianca un presidente con una cronica e riconosciuta abitudine alla menzogna?

giovedì 29 novembre 2018

La materia oscura finalmente scoperta? Ma questa è la mia teoria!

Da  Repubblica .it  

"Con le onde gravitazionali potremmo aver scoperto anche la materia oscura

A proporlo è un team di fisici della Johns Hopkins University. Stando ai loro calcoli le onde gravitazionali osservate da Ligo sono infatti compatibili con la rilevazione di due buchi neri primordiali, corpi celesti che potrebbero fornire una risposta al mistero della materia oscura.

di Simone Valesini     28 Giugno 2016

lunedì 26 novembre 2018

La questione demografica nella fase senescente del capitalismo

Nel 2012 giunsi  a delineare i seguenti punti:

1) la specie umana è avviata a raggiungere i 10 miliardi di individui (a meno di qualche catastrofe demografica che renderebbe il discorso assai più penoso).

2) L'esistenza di così grandi numeri di esseri umani non può più essere lasciata al processo naturale del capitale, dominato dalla dialettica caso-necessità foriera di crisi economiche profonde, guerre e rivoluzioni sanguinose (appunto, il discorso penoso!).

3) Al tempo dell'indagine di Marx ed Engels, la specie umana non aveva ancora raggiunto il miliardo di anime e l'autore de Il Capitale si preoccupò, persino, di una regressione demografica prodotta dal degrado delle condizioni di vita del proletariato industriale.

venerdì 23 novembre 2018

Caso e necessità nel processo di scambio delle merci*

Sullo scambio delle merci, Marx osserva: "In un primo momento il loro rapporto quantitativo di scambio è completamente casuale. Sono scambiabili per l'atto di volontà dei loro possessori di alienarsene reciprocamente. Intanto, il bisogno di oggetti d'uso altrui si consolida a poco a poco. La continua ripetizione dello scambio fa di quest'ultimo un processo sociale regolare". "Da questo momento in poi si consolida, da una parte, la separazione fra l'utilità delle cose per il bisogno immediato e la loro utilità per lo scambio. D'altra parte il rapporto quantitativo diventa dipendente dalla produzione. L'abitudine le fissa come grandezze di valore".

Inizialmente: "L'articolo di scambio non riceve dunque ancora una forma di valore indipendente dal suo proprio valore d'uso o dal bisogno individuale di coloro che compiono lo scambio. La necessità di questa forma si sviluppa col crescere del numero e della varietà delle merci che entrano nel processo reale". La necessità deriva, quindi, dai grandi numeri: il crescere del numero e della varietà delle merci che entrano nel processo di scambio -crescita che dipende dai singoli scambi casuali- rovescia il caso singolo nella necessità complessiva di un processo sociale regolare.

Lo stesso discorso vale per la forma di denaro: "Da principio è casuale che essa (la forma generale dell'equivalente) aderisca a questo o a quel genere di merci. Ma, nell'insieme, due circostanze sono quelle decisive. La Forma di denaro aderisce o ai più importanti articoli di baratto dall'estero, che di fatto sono forme fenomeniche naturali e originarie del valore di scambio dei prodotti indigeni; oppure all'oggetto d'uso che costituisce l'elemento principale del possesso inalienabile indigeno, come p. es., il bestiame".

martedì 20 novembre 2018

Conclusioni definitive sul saggio medio del profitto

Abbiamo visto la principale contraddizione dello scambio capitalistico delle merci: le merci, in quanto prodotti del lavoro sociale medio, hanno un valore di scambio; ma, come prodotti di capitale sono scambiate ai prezzi di produzione, ossia secondo il saggio medio del profitto. Del resto, se le merci fossero scambiate semplicemente secondo il loro valore avremmo quest'altra contraddizione: chi produce una maggior  quantità di plusvalore dovrebbe pretendere una quota di profitto maggiore: fatto questo che beneficerebbe l'arretratezza capitalistica, beneficiando produzioni che utilizzano un capitale costante inferiore alla media. Per assurdo, l'industria più moderna quella delle mecchine utensili, che produce minime quantità di plusvalore, impiegando pochissima forza lavoro e molti robot, non potrebbe neppure esistere.

Tutte queste contraddizioni si risolvono soltanto se consideriamo la produzione di plusvalore nel suo complesso: da questo punto di vista il plusvalore, come ha spiegato Marx, è qualcosa che ha senso storico reale soltanto se considerato come l'enorme serbatoio dal quale l'intera classe capitalistica trae la sua ricchezza media nella forma del profitto medio. Dal punto di vista scientifico, come non ha alcuna rilevanza la singola merce prodotta dal singolo operaio, perché è solo l'operaio complessivo che produce il complesso delle merci (oggetto della scienza), così non ha alcuna rilevanza il plusvalore prodotto dal singolo operaio, perché è soltanto l'operaio complessivo che produce il plusvalore totale: energia vitale del capitalismo.

domenica 18 novembre 2018

Riflessioni sul saggio medio del profitto

Nel secondo volume delle "Teorie Sul Plusvalore" Marx, affrontando la rendita fondiaria, ritorna sulla questione del saggio generale del profitto per ribadire che è errato sostenere "che la concorrenza dei capitali determini un saggio medio del profitto livellando i prezzi delle merci ai loro valori. Al contrario essa lo determina trasformando i valori delle merci in prezzi medi nei quali una parte del plusvalore di una merce è trasferita ad un'altra ecc."

Comprendere questo trasferimento del plusvalore non è semplice. Marx precisa: "Il valore di una merce è = alla quantità di lavoro pagato + non pagato [plusvalore], in essa contenuto. Il Prezzo medio di una merce è = alla quantità di lavoro (oggettivato o vivo) pagato in essa contenuto + una quota media di lavoro non pagato che non dipende dal fatto che esso era contenuto o meno nella stessa merce in questa ampiezza o se ne era contenuto più o meno nel valore della merce".

In sostanza, non importa chi ha prodotto e come la sua quota di plusvalore, perché ciò che conta è l'intero serbatorio di plusvalore prodotto nella produzione complessiva capitalistica. Perciò, se confrontiamo la produzione delle merci a basso contenuto di capitale costante (come può essere oggi, ad esempio, il confronto tra la produzione di beni di consumo nei PVS e la produzione di alta tecnologia nei PSA), possiamo dire: nel primo caso è prodotto molto plusvalore, nel secondo poco plusvalore (in relazione al capitale variabile, ossia alla forza lavoro impiegata), quindi le merci avranno, rispettivamente valore maggiore o minore.

giovedì 15 novembre 2018

Caso e necessità nell'analisi della merce

In un'epoca dominata dal determinismo riduzionistico, quale fu il secolo XIX, non poté destare stupore e sconcerto il fatto che Marx non si fosse completamente affidato alla connessione deterministica di causa ed effetto. Chi era abituato alle analisi deterministiche-riduzionistiche della scienza dell'Ottocento non poté evitare il disagio prodotto dal nuovo metodo utilizzato da Marx, che forniva leggi di necessità soltanto nella forma di medie statistiche. Del resto, come abbiamo già osservato, neppure Marx fu completamente consapevole del fatto che il suo metodo di indagine si allontanava decisamente dal determinismo, complice la dialettica hegeliana opportunamente rovesciata in senso materialistico.

Quando Marx inizia la sua indagine affermando*: "La ricchezza delle società nelle quali predomina il modo di produzione capitalistico si presenta come "un'immane raccolta di merci" e la merce singola si presenta nella sua forma elementare. Perciò la nostra indagine comincia con l'analisi della merce", non è chiaro che cosa intenda fare, se partire dalla singola merce in senso riduzionistico-deterministico, oppure nel senso hegeliano della merce intesa come genere universale: ciò che noi abbiamo chiamato complesso. Ma, nel momento in cui egli svolge la sua analisi, il suo metodo dialettico prende il sopravvento sul determinismo riduzionistico. E' ciò che appureremo seguendo la sua indagine sul valore della merce.

sabato 10 novembre 2018

L'illusoria soluzione costituzionalista

Nell'"Ideologia tedesca" Marx ha fatto un'affermazione molto netta: "Non c'è storia della politica, del diritto, della scienza ecc. dell'arte, della religione ecc.". Intendeva con ciò chiarire che tutte le attività umane non economiche, che appartengono alla sovrastruttura della società, non hanno una evoluzione indipendente, fondate su se stesse, ma la loro evoluzione dipende, è condizionata, dall'evoluzione dei processi economici. Ma ha anche osservato riguardo ai giuristi, politici, moralisti, religiosi: "ognuno ritiene che il suo mestiere sia quello vero. Sul nesso che unisce il loro mestiere alla realtà, tanto più necessariamente si fanno illusioni perché ciò è già condizionato dalla natura del mestiere stesso". "Il giudice, p.es. applica il codice, e quindi per lui la legislazione è il vero motore attivo". Ciò vale anche per i costituzionalisti e per la storia delle costituzioni, argomento di questo paragrafo.

Gli storici costituzionalisti, i teorici del diritto, ecc. si illudono che il loro mestiere "sia quello vero", perciò ritengono che le costituzioni siano fondate su se stesse, indipendenti dai rapporti economici e dai rapporti politici conseguenti: per loro, è come se gli uomini maturassero il bisogno di creare e di modificare le costituzioni; insomma, come se esistesse un bisogno fondamentale, un'esigenza indipendente di costituzionalismo da sodddisfare.

E' ciò che si ricava dalla lettura di un saggio di Maurizio Fioravanti, "Costituzione" (1999). L'autore, per esempio, immagina, per il periodo dell'assolutismo, uno scontro autosussistente, indipendente e incondizionato, tra assolutismo politico e costituzione mista di origine feudale. Quindi rilevante diventa la trattazione formale e convenzionale del contrasto tra le due diverse forme costituzionali, non già il nesso tra assolutismo e formazione economico sociale che stava evolvendo. Ma la via da seguire è un'altra, anche se uno storico delle costituzioni, come Fiorvanti non vuole prenderla in considerazione: è la dipendenza delle forme politiche e giuriche dall'economia ciò che conta.

venerdì 9 novembre 2018

Introduzione alla Parte Terza della "Dialettica caso-necessità nella storia" (2003-2005)

Lo scopo principale della Terza e ultima parte di questo volume di storia è verificare la dialettica caso-necessità su alcuni dei principali temi trattati da Marx nel Capitale: dal valore di scambio delle merci alla  concorrenza, al saggio medio del profitto e alle classi sociali.

Il principio fondamentale sul quale si basa la concezione scientifica di Marx consiste in ciò, che la specie umana si distingue dalle altre specie viventi principalmente perché produce consapevolmente i propri mezzi di sussistenza. La conseguenza di questo principio è che il prodotto del lavoro umano consiste sin dall'inizio in oggetti d'uso che possono essere tra loro scambiati. E lo scambio trasforma i prodotti del lavoro in merci. La produzione e la circolazione delle merci diventa, quindi, il punto di partenza dell'analisi del Capitale nella produzione semplice delle merci.

Nella prefazione al terzo libro del Capitale, Engels afferma che Marx parte dalla produzione semplice delle merci come premessa storica  del capitale per giungere da questa base al capitale stesso. Il valore delle merci nello scambio, anche a prima vista, appare come qualcosa di casuale, e ciò perché nella produzione semplice delle merci nulla avviene secondo un piano prestabilito, e tutto si svolge spontaneamente senza alcuna consapevolezza da parte dei singoli produttori. Per questo motivo Marx può considerare la produzione e la circolazione semplice delle merci alla stregua di un processo naturale.

giovedì 8 novembre 2018

Osservazioni su "Il cervello anarchico" di Enzo Soresi

Nella Presentazione di Umbero Galimberti si può leggere: "Lo studio delle relazioni mente-corpo alla luce della scienza definita psico-neuro-endocrino-immunologia (PNEI) e l'uso dei nuovi farmaci intelligenti, che mimano le comunicazioni esistenti nel nostro organismo quali le interleuchine, gli interferoni, gli anticorpi momoclonali e altro, mi hanno permesso di interpretare meglio una serie di casi clinici singolari affrontati nella mia professione."

Soresi ha scoperto che ogni malato è un caso a parte, per cui parla di casi clinici singolari. Da ciò nasce l'idea del cervello anarchico in seguito alla circostanza che ogni individuo, nella malattia, ha un comportamento e anche sintomi che lo distinguono da ogni altro. Insomma, ogni paziente anche della medesima malattia è un "caso a parte" (parole mie). Si tratta per Soresi di una serie di casi clinici singolari affrontati nella sua professione.

lunedì 5 novembre 2018

Commemorazione personale del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale

Sarei restio a parlarne, ma gli aspetti personali che mi spingono a farlo sono almeno due. Uno è famigliare: il fratello maggiore di mia madre si chiamava Ettore Viola che quella guerra ha combattuto guidato dalla fortuna e dall'eroismo. Come Ardito si è meritato l'unica medaglia d'oro concessa alla fanteria italiana. Inoltre, compare, come personaggio, nel romanzo autobiografico di Emingwey sulla Grande Guerra, durante la quale  passò il suo tempo tra scontri, assalti di trincee alla baionetta, ricoveri ospedalieri per le ferite ricevute. Infine, non si fece mancare neppure l'influenza spagnola, dalla quale guarì dopo una ubriacatura di champagne, portato al suo capezzale da amici commilitoni.

Ma se ne parlo è anche per un altro motivo meno eroico, però senz'altro più congeniale ai miei studi: la prima guerra mondiale mi fornì, infatti, un esempio statistico molto concreto per "visualizzare", nel lontano 1985, la mia intuizione sulla dialettica caso-necessità.

Di mio zio potrei raccontare molti aneddoti. Mi limiterò al seguente che mi riguarda da vicino. Quando la mia bella e giovane moglie partorì il nostro primogenito a Roma, mia madre prese il treno da Massa Carrara e andò a trovarla in clinica accompagnata dall'eroico fratello maggiore, ormai settantenne. Stuzzicato sul mio conto, riguardo al tempo perduto nei miei studi personali, rispose: "di Piero puoi dire quello che vuoi, ma lui un figlio è stato capace di farlo".

Insomma, con tutte le donne che l'eroico zio ha avuto nella sua lunga carriera di eroe di guerra e di seduttore, nessuna gli ha dato un figlio, neppure, in seguito, la moglie. Non sapeva che si trattava di una conseguenza dell'influenza spagnola: dalla quale era uscito salvandosi la vita, ma incapace di generarla.

Brevemente concluderò sottolineando che la prima guerra mondiale mi ha ricordato il complimento ricevuto dall'eroico zio (di complimenti da parte dei miei parenti ne ho ricevuti molto pochi, sempre per quella mia mania di studiare, invece di fare affari), ma soprattutto mi ha ricordato il colpo di genio personale che mi portò a concludere nel lontano 1985: riguardo ai singoli, è il caso che predomina, ma, riguardo ai complessi, è la cieca necessità che s'impone. Se il caso ha permesso la sopravvivenza del singolo, eroico capitano degli arditi, è la cieca necessità che si è impadronita di decine di milioni di morti prodotti da mitragliatrici, cannoni, aeroplani, carri armati, gas, bombe a mano, baionette e persino da ... un'influenza.

domenica 4 novembre 2018

Il liberalismo antidemocratico di Constant

Per approfondire i princìpi del liberalismo classico, prendiamo in considerazione i "Princìpi di Politica" di B. Constant, il quale respinge l'idea di Hobbes, Machiavelli, ecc. che il potere sia fondato soltanto sulla forza, distinguendo la forza, come potere illegittimo, dalla volontà generale, come potere legittimo. Quindi partendo dal princìpio costituzionale moderno afferma: "La nostra attuale Costituzione riconosce formalmente il principio della sovranità popolare, cioè la supremazia della volontà generale su ogni volontà particolare. Questo principio, di fatto, non può essere contestato".

Ma può essere criticato oppure aggiustato. Può essere criticato osservando che esso rappresenta una restrizione rispetto al principio universale dell'interesse del genere umano, ammesso persino da Kant; ma può anche essere aggiustato, ossia ridotto  da una ulteriore restrizione, come fa lo stesso Constant quando, partendo dall'affermazione che "La legge deve essere espressione della volontà di tutti o della volontà di alcuni", stabilisce che "Se si suppone che il potere del piccolo numero è sanzionato dal consenso di tutti, questo potere diviene allora la volontà generale".

Il principio della "sovranità popolare", ossia della "volontà generale", rappresenta ora la necessità collettiva non più come volontà generale della specie umana, ma come volontà particolare di un popolo appartenente a una nazione fra tante; e, a sua volta, questa volontà generale di un singolo popolo può essere ridotta alla "volontà particolare" di un piccolo numero di individui, sanzionata "dal consenso di tutti".

mercoledì 10 ottobre 2018

L'uscita dalla deflazione si chiama guerra?

Partendo dalla "stretta di mano" tra le due Coree il mio pensiero è andato alla questione militare che, a suo tempo, ho delineato come forma di escalation, sintetizzabile nel seguente modo: quelle che per la guerra precedente (la prima guerra mondiale) erano state le armi nuove utilizzate soltanto negli scampoli finali, sarebbero diventate, nella guerra successiva (la seconda guerra mondiale), le armi prevalenti e decisive.

Così, per coerenza, sono arrivato a prendere in considerazione l'arma nucleare come l'arma prevalente di una futura guerra intercontinentale  (la terza guerra mondiale),  il cui effetto potrebbe essere un numero di vittime calcolabile non più in qualche decine di milioni, come nella seconda guerra mondiale, ma in qualche centinaio.

sabato 22 settembre 2018

La scienza dei prodotti della natura e la scienza dei prodotti dell'uomo

La questione è la seguente: la scienza dei prodotti della natura e la scienza dei prodotti dell'uomo hanno qualcosa in comune? In comune hanno che trattano la medesima materia. Ma l'uomo tratta da sempre una materia le cui molteplici forme si trovano già prodotte in natura dai processi naturali (citiamo uno dei tanti esempi rari ed estremi del nostro passato remoto: i resti dei meteoriti, raccolti e utilizzati dagli ominidi).

Da quando la specie umana si è civilizzata e ha raggiunto un livello tecnologico sempre più elevato, la natura ha continuato ad offrirgli le materie prime, ma l'uomo ha messo in campo un apparato tecnologico sempre più avanzato. Perciò avrebbe dovuto già manifestarsi chiaramente che i due modi di operare, quello naturale e quello umano  (tecnologico), si differenziano non solo quantitativamente ma soprattutto qualitativamente.

venerdì 17 agosto 2018

Sull'azione umana e la sua valutazione

Su mille cose che pensiamo e facciamo, ma soprattutto che scegliamo di pensare e di fare, solo poche sono rilevanti; le restanti o sono semplicemente effimere e di poca importanza o sono spazzatura. Se ciò vale per i singoli individui in maniera pressoché assoluta, riguardo alla società, alle varie organizzazioni, ai partiti, partitini, conventicole, ecc. vale in una misura relativa ma non certo trascurabile. Ad esempio, quante singole azioni politiche hanno un valore duraturo? Quante sono semplici ripetizioni al solo scopo di mantenere un'organizzazione, persino quando questa produce risultati nulli o ininfluenti come sarebbero se non esistesse?

Questo attivismo senza conseguenze riguarda molte sfere dell'azione umana singola e complessiva, ovvero, dell'azione di singoli e di organizzazioni. Nessuno sembra, però, rendersi conto della difficoltà dell'azione foriera di risultati favorevoli, voluti, ossia necessari, e della facilità dell'azione che produce risultati non voluti, ossia casuali. Anzi, nessuno sembra sapere che il risultato necessario (positivo o negativo rispetto ai fini voluti) è spesso conseguenza non voluta del rovesciamento di grandi numeri di eventi casuali e che, quindi, il risultato necessario che s'impone alla fine, il più delle volte, è un "risultato non voluto", ossia una cieca necessità sulla base di grandi numeri di singoli eventi casuali.

mercoledì 18 luglio 2018

Il moto relativo e la relatività di Einstein

Non distinguendo tra moto relativo reale e moto relativo fittizio, sembra che la "relatività" sia una proprietà applicabile alla materia, mentre essa è stata soltanto una convenzione, semplicemente una relazione matematica.

Stewart, come tutti i fisici, confonde la "relatività" matematica con una pretesa relatività della cosa da studiare: il moto. Egli infatti scrive: "cosa significa "in movimento"? Va bene dire che il treno si muove e i binari sono fermi, ma rispetto a che cosa? Il moto è un concetto relativo. Noi, ad esempio, non ci accorgiamo che la Terra gira, ma lo deduciamo dalle albe e dai tramonti; in realtà non "sentiamo" in noi la rotazione".*

Il fatto di non sentire qualcosa di reale, il fatto che il senso comune il più delle volte suggerisca apparenze fallaci, e non solo in fisica, non conferma il relativismo fittizio, il "come se". La conoscenza di una cosa o di un evento o processo non deve necessariamente soddisfare il senso comune, deve, invece  soddisfare il rispecchiamento della realtà di questa cosa o avvenimento o processo. Allora, anche se noi non "sentiamo" la rotazione della Terra attorno al Sole, questa è la realtà, "misurata" scegliendo opportunamente, ossia realisticamente, il sistema di riferimento.

giovedì 12 luglio 2018

Considerazioni definitive sul Nuovo realismo

Nel novembre 2011 Maurizio Ferraris, sul nuovo realismo, scriveva:

"Il vero punto, nel confronto tra realisti e postmodernisti, non è ovviamente l'affermazione o negazione dell'esistenza del mondo esterno, ma il costruzionismo: quanto incidono gli schemi concettuali nella costruzione della realtà naturale e sociale? Infatti nessun realista negherebbe che l'IVA dipenda da schemi concettuali (il che non significa ancora sostenere che siano puramente soggettivi: l'IVA vale -in linea di principio- per chiunque faccia acquisti in Italia). Quello che il realista si chiede è, appunto, fin dove si spinge l'azione degli schemi concettuali, ed è qui che si manifesta il dissidio tra realisti e postmodernisti. Questi ultimi sono molto più generosi nella lista delle parti di realtà che sono socialmente costruite, al punto da affermare, in taluni casi, che noi non abbiamo accesso a un mondo "là fuori", ma solo con ciò che viene costruito dai nostri schemi concettuali."

Con questi sofismi, però, non si arriverà mai a distinguere le due fondamentali e opposte realtà esistenti: 1) la prima, che si è formata in assoluta assenza dell'uomo e soprattutto della sua coscienza, ossia nei miliardi di anni d'esistenza dell'universo intero e della stessa Terra; 2) la seconda, che è stata creata dall'uomo cosciente con fatti e teorie che datano un tempo molto più ristretto: a essere ottimisti 2 millenni, a essere pessimisti un paio di secoli di esistenza della specie umana tecnologicamente più avanzata.

sabato 23 giugno 2018

L'inizio della dialettica caso-necessità nel diario di studio

Il solito commentatore che non vuole apparire mi ha chiesto se avevo ancora l'inizio del mio diario di studio e se potevo postarlo. Ho cercato tra il mio materiale scritto nelle cartelle, l'ho trovato e mi sono deciso ... 

"Gennaio 2013. Ho scritto sul blocco note del mio computer: "Dal 1993, ogni anno,  per venti anni, ho consumato un quadernone di 100 pagine, nel quale ho sintetizzato tutto ciò che riguardava i miei studi: dai nuovi libri letti e compulsati ai loro estratti e alle sintesi in bella copia; dai programmi di lavoro di lungo, medio e breve periodo alle valutazioni sui progressi fatti, ecc. ecc.

Dopo aver accumulato in questo modo una ventina di quaderni annuali fino al 2012 , ho deciso di sbarazzarmene, non prima, però, di averli riletti e di averne tratta una sintesi molto ristretta". In questo modo è uscito fuori il "Diario breve di un autodidatta".

Di questo diario ventennale la parte principale riguarda il primo decennio: il diario dei primi dieci anni di lavoro, 1993-2002, dedicati ai tre volumi fondamentali dal titolo: "Il caso e la necessità - L'enigma svelato-  I Teoria della conoscenza - II Fisica - III Biologia".

Quando arriverà il momento, e la decisione di postare a puntate questo "diario breve" sarà presa, comincerò dal Settembre 1995, ossia dal periodo del primo bilancio complessivo di studio, riguardante il primo triennio (1993-95)."


" Inizio diario breve. I

Settembre 1995. Dopo quasi tre anni di intenso lavoro su teoria della conoscenza, fisica e biologia, mi sono posto il problema dell'approfondimento in bella copia distinguendo tre livelli: 1) per istruirsi, imparare nozioni, ecc. non c'è bisogno di molto: è sufficiente leggere libri, sottolinearli e farne brevi estratti (lo si può fare anche nelle peggiori condizioni economiche, sociali e psicologiche); 2) circostanze relativamente favorevoli possono permettere un lavoro a mosaico con approfondimenti parziali, con risposte parziali a problemi particolari; 3) ma, per passare ai temi più generali, più profondi, con un lavoro sistematico, affrontando problemi tra loro connessi, le cui soluzioni permettano passi avanti nella conoscenza, occorrono un'assoluta concentrazione e il massimo sforzo: condizioni possibili soltanto se la mente è libera da ogni altra preoccupazione.

Fino ad oggi, a partire dal 1993, mi sono potuto permettere soltanto i primi due livelli, raramente il terzo. Ma è arrivato il momento del lavoro sistematico in profondità, anche se la situazione "finanziaria" familiare non è affatto buona.

Poiché il punto di partenza è la "connessione di tutte le cose" -e la principale connessione di tutte le cose da me scoperta è quella della dialettica caso-necessità, per la quale la connessione di causa-effetto rappresenta il fittizio nesso deterministico ottenuto sacrificando il caso-, al momento non ho bisogno di appesantire la parte puramente teorica. Ho trovato la soluzione e devo verificarla nelle scienze della natura.

Vediamo il piano di lavoro sulle scienze naturali.

I) Per la FISICA portare avanti: 1) la soluzione della polarità onda-particella (ci sono vicino); 2) la questione dei costituenti ultimi della materia: non possiamo vederli qui e ora; solo fornendo energia possiamo ricostruire il passato delle particelle (negli acceleratori); questa è la soluzione; 3) allo stesso modo, vediamo apparentemente solo l'universo lontano, ma lontano vediamo realmente soltanto il suo passato; 4) l'entropia: il suo reale significato va concepito in relazione all'automovimento della materia, che dipende dalla soluzione della questione della restituzione dell'energia dissipata; 5) cosmologia: dal big bang al big crunch, da definire.

II) Per la BIOLOGIA, 1) la teoria di Darwin: evoluzione e selezione naturale, risolta con la legge del dispendio in connessione alla polarità caso-necessità; 2) applicare questa soluzione anche alla biologia molecolare, contro il dogma centrale DNA-RNA-Proteine; la statistica al posto del codice genetico puro e semplice -che poi semplice non è; 3) la questione degli introni, del DNA ricombinante e dei transgeni, anche qui sono molto vicino alla soluzione generale; 4) definizione dei principali regni della vita: virus, procarioti, eucarioti = evoluzione cellulare; 5) sull'origine della vita: fecondazione, gestazione e nascita; 6) immunologia: è paradossale, ma questo ramo della scienza, che studio solo da pochi mesi, non presenta per me alcun mistero perché la soluzione statistica viene fuori così facilmente che gli immunologi non sono riusciti a nasconderla del tutto dietro le loro pretese deterministiche.

Infine, devo individuare le principali questioni generali di teoria della conoscenza che sono state evitate dalla comunità scientifica mediante argomentazioni speciose che hanno contribuito alla confusione generale delle scienze della natura (torre di Babele).
 

Maggio 1996. E' arrivato il momento di dedicarmi alla TEORIA DELLA CONOSCENZA: approfondire la teoria di Hegel dalla "Enciclopedia" e dalla "Logica". Il rifiuto del caso e la sottolineatura del determinismo da parte di Lenin mi hanno spinto ad affrontare le due principali opere di Hegel, grazie alle quali poter approfondire le principali polarità dialettiche, soprattutto in relazione al caso e alla necessità.

Risolte, grazie a Hegel, le questioni dialettiche (possibilità-realtà, caso-necessità, ecc.), affrontare in seguito anche altri autori: da Aristotele a Cartesio, a Kant, ecc., ai moderni Kuhn, Popper, ecc. Sulla base delle mie attuali conoscenze di fisica, biologia e storia umana, e con il sostegno della concezione dialettica caso-necessità, credo che sarà una lavoro proficuo: un balzo in avanti nello studio di teoria della conoscenza.

Luglio 1996
. La full immersion su Hegel è durata due mesi - lavorando 12 ore al giorno- (maggio e giugno), con il seguente risultato: circa 100 pagine di estratti dattiloscritti dalla Logica e circa 80 pagine dalla Enciclopedia. Totale 180 pag + circa 20 di sintesi = 200 pagine.

Fine anno. Ho elaborato le "Tesi del 1996" che riguardano la teoria della conoscenza, la fisica e la biologia. Queste tesi stabiliscono i punti fermi per l'approfondimento dei temi riguardanti la stesura dei tre volumi (Teoria della conoscenza, Fisica e Biologia). Sono soddisfatto.

Gennaio 1997. La questione del determinismo di Lenin. Occorre tenere presente che la mancanza di conoscenza delle scienze delle natura è stata per lui il principale ostacolo alla comprensione del rapporto caso-necessità. Del resto, è vissuto soltanto 54 anni, la maggior parte dei quali dedicati allo studio della economia politica e della storia, alla pubblicistica e all'organizzazione del partito rivoluzionario, infine, a una rivoluzione che ha logorato il suo fisico, debilitato da una malattia ereditaria, fino alla morte prematura.

Potendo dedicare alle scienze naturali solo un paio di anni, Lenin è rimasto un dilettante che ha dovuto fidarsi delle autorità scientifiche dell'epoca. Perciò ha potuto solo tentare di applicare ai controversi risultati sperimentali della fisica e della biologia del suo tempo i princìpi marxisti elaborati da Engels nell'Antidhuring (la "Dialettica della natura" era rimasta chiusa in un cassetto della scrivania dello stupido Liebknecht). Troppo poco per non fraintendere e per non insistere sul determinismo riduzionistico come fondamento della scienze naturali, compiendo così un inevitabile, ma fondamentale, errore di teoria della conoscenza.  


---------------


 

martedì 19 giugno 2018

Un pò per celia... alle prese con la memoria a breve

Una mattina stavo leggendo, un pò svogliato, il libro di Boncinelli, "La vita della nostra mente" (2011), ero sdraiato col corpo sollevato da due cuscini, perciò quasi seduto per poter lavorare meglio, quando, arrivato alla pag 79 sulla memoria, mi sono chiesto: ma perché sto ancora nel letto, invece di alzarmi? Data l'ora dovrei, anche, pensare alla colazione.

Vuoto mentale: insomma, non ricordavo il motivo per il quale leggevo a letto, invece di alzarmi e andare alla scrivania. Ma poi la memoria ha fatto il suo mestiere e sono scoppiato in una risata. Per capire il motivo della risata occorre una premessa.

domenica 17 giugno 2018

"Storia della tecnologia": un libro che vale la pena di consultare

"Storia della tecnologia" di Luisa Dolza (2008)

"Questo volume cerca pertanto di sfatare alcuni luoghi comuni sull'ingegno e sulle tecniche. Già Platone aveva riconosciuto l'importanza della tecnica nel Protagora, dove narra il mito di Prometeo e ne mette in luce il rapporto vitale e conflittuale con la nostra esistenza".

L'autrice cita il "Protagora" di Platone dove si narra che Prometeo, vedendo che tutti gli esseri viventi avevano mezzi per vivere, mentre l'uomo era nudo e indifeso, "non sapendo quale mezzo di salvezza procurare all'uomo, rubò a Efesto e Atena il sapere tecnico e il fuoco, perché era impossibile esercitare le arti senza fuoco- e li donò all'uomo (320c-323c)"

Nel mio caso potrei dire, immodestamente, d'aver rubato, agli "Dei" della scienza d'ogni epoca, il "fuoco"  tenuto nascosto della  dialettica  caso-necessità  per  "bruciare"  il  determinismo di causa-effetto. Per questo scopo cercherò di mostrare che la validità del rapporto causa-effetto, nella storia della tecnologia, è debitrice del rapporto caso-necessità relativamente alle singole scoperte tecnologiche.

venerdì 15 giugno 2018

5] Boncinelli: "Uno sguardo "oltre la siepe": futuro o futuribile?"

Con questo breve post concludiamo la critica a "La vita della nostra mente" di Boncinelli. "Da sempre l'uomo ha sognato l'immortalità, escogitando gli stratagemmi possibili per raggiungerla". Questa lapidaria affermazione è frutto della mente di Boncinelli, perché nella storia umana non si ricorda niente di simile, se non il desiderio d'essere immortalati nel ricordo delle future generazioni, come lo sono stati, ad esempio, Socrate, Aristotele e Platone tra gli antichi greci. Ma Boncinelli insiste: "Proviamo a lavorare di fantasia e a vedere che fine ha fatto oggi il sogno dell'immortalità".

E, subito dopo, pretende, per così dire, di imparentare il preteso sogno dell'immortalità della specie umana con  la realtà della lunga esistenza della vita terrestre nel suo complesso, dal suo esordio alla fase attuale. Se questo non è andare fuori tema che cosa è? Forse che l'uomo, se sognasse l'impossibile immortalità, troverebbe consolazione per la lunga durata della vita terrena, a cominciare dal genoma "quasi eterno"?

martedì 12 giugno 2018

4] Boncinelli: "Invecchiare nel corpo (e nella mente?)"

"Con l'avanzare del tempo la mente, al pari del corpo, comincia a sentire il peso degli anni. Perché la mente -lo abbiamo visto- fa parte del corpo, anche se nel suo pieno fulgore sembra discostarsene integralmente e in condizioni normali invecchia più lentamente". Che nella giovinezza e nella maturità il corpo e la mente di una persona in salute vadano all'unisono è un fatto certo. Poi, con il passare degli anni, il corpo comincia a cedere e anche la mente comincia a perdere colpi. Secondo Boncinelli: "In condizioni normali, non patologiche, non è affatto detto che la mente, il cervello e il sistema nervoso debbano invecchiare con lo stesso ritmo del corpo: possono invecchiare molto meno, e in genere così accade. Il perché non lo conosciamo..."

La realtà è, forse, un pò più diversificata. L'invecchiamento riguarda sia il corpo che il cervello, ma il diverso grado dipende dal comportamento personale: ad esempio un atleta che mantiene in forma il proprio corpo, ma esercita molto poco il suo cervello, sarà senz'altro penalizzato in vecchiaia da carenze cerebrali. Il contrario, la carenza fisica, riguarderà, invece, lo studioso che passa la maggior parte del suo tempo seduto alla scrivania. Perciò, considerando che Boncinelli si sarà dedicato molto più allo studio che al movimento ginnico, c'è da ritenere che senta di più il peso della vecchiaia prima nel corpo che nella mente. Ciò non vuol dire, però, che con gli anni, a cominciare dall'anzianità e a seguire con primi segni della vecchiaia, la mente non possa giocare brutti scherzi anche a chi l'ha allenata nello studio della filosofia, delle scienze e della storia.

sabato 9 giugno 2018

3] Boncinelli: "La questione della coscienza"

"La coscienza: "la madre di tutti i problemi"."

"E veniamo alla questione della coscienza. Che cosa accade al vertice di tutto quanto abbiamo descritto e che ci fa talvolta percepire qualcosa o un intero mondo con grande evidenza e immediatezza?"  Boncinelli affronta la questione della coscienza, con le seguenti domande: "Che cosa ci fa dire: "penso questo", "credo questo", "sento questo", voglio questo"?"

Ma la coscienza dell'uomo non può avere a che fare con simili domande. Le domande devono essere poste sulla realtà del mondo esterno, perché se sono poste sul fittizio mondo della mente allora si finisce nel soggettivismo. Perciò, lo studioso che si pone simili domande non fa che partire da se stesso prevaricando la realtà del mondo. L'esaltazione dell'autocoscienza, se non si risolve nella conoscenza superiore dello studioso, dello scienziato che riflette la realtà del mondo, si risolve nella costruzione di un proprio mondo soggettivo.

Riguardo all'autocoscienza, Boncinelli afferma: "tendiamo a pensare che sia appannaggio esclusivo della nostra specie". Ma avrebbe dovuto affermare che soltanto la specie umana possiede una qualità della quale i singoli esseri umani non sempre fanno buon uso: la coscienza. Anzi, più spesso del dovuto, prevale il cattivo uso della coscienza e non soltanto nella politica, ma persino nell'attività scientifica . Invece, egli accarezza le tendenze fantascientifiche dell'uomo, quando, dopo aver scritto: "tendiamo a pensare che sia appannaggio esclusivo della nostra specie questa autocoscienza", avanza il dubbio che anche alcuni macchinari costruiti dall'uomo possano arrivare alla coscienza. E non è finita perché le coscienze aumentano di numero quando egli arriva a concepire "tre forme o tre livelli di coscienza".

venerdì 8 giugno 2018

2] Boncinelli: "Come si forma il cervello"*: il problema della perdita della memoria

La corteccia cerebrale: "è l'organo più prezioso che possediamo. Il possesso della corteccia cerebrale caratterizza univocamente i mammiferi; nessun altro vertebrato ne è dotato. E' certo però che tra la corteccia di un porcospino, di un coniglio, di un carnivoro e di un primate superiore c'è una enorme differenza. Per numero di neuroni, per superficie e per complessità di connessioni a essa associate". Tutto ciò è ovvio. Ma ecco la conclusione di cui si sentiva proprio... la mancanza: "La corteccia umana è molto grande: se la dovessimo dispiegare occuperebbe  lo spazio di una tovaglia di un metro per due". Naturalmente riesce a stare in un cranio perché si ripiega in solchi e avvallamenti.

Per i miei scopi tralascerò le descrizioni particolareggiate, limitandomi a brevi sintesi come la seguente: "Con la nascita la moltiplicazione dei neuroni nel cervello cessa: i neuroni che abbiamo alla nascita sono quelli che ci accompagneranno tutta la vita. Ciò che aumenterà ancora è, come abbiamo visto, il numero, la velocità e l'efficienza delle connessioni tra i neuroni esistenti". Boncinelli sottolinea anche l'importanza, per l'uomo, della corteccia frontale, particolarmente sviluppata, con funzioni superiori "come l'elaborazione di ricordi, l'associazione fra concetti diversi, il pensiero astratto, l'immaginazione e la creazione. E' la corteccia frontale che fa di noi quello che siamo".

martedì 5 giugno 2018

1] "La vita della nostra mente" (2011) di Edoardo Boncinelli

"Introduzione. La mente che studia se stessa"

Secondo Boncinelli conosciamo molto della mente umana, ma, leggendo il suo saggio, quella che risulta carente è l'oggettività scientifica, perché sono più spesso i luoghi comuni ad imporsi. Insomma, sostenere che il cervello del bambino, quello dell'adulto e quello dell'anziano differiscono tra loro, ma anche tra diversi individui... questa banalità vale per qualsiasi altro organo umano, ad esempio il cuore, il fegato, lo stomaco, ecc.

Boncinelli è uno scienziato del senso comune che non si rende conto dei limiti del suo modo di procedere. Per esempio, scrive: "Nel corso del libro vedremo che il cervello del bambino non è quello dell'adulto, e questo -a sua volta- non è sempre quello dell'anziano. I tratti fondamentali rimangono, ovviamente, sempre gli stessi, ma alcune caratteristiche evolvono, prima maturando e consolidandosi, poi decadendo progressivamente, con una velocità che non è fissata inderogabilmente dalla natura, che può essere molto diversa da individo a individuo, e che è suscettibile di modulazione di interventi esterni". Ma chi conduce il gioco della evoluzione?

"Si parte da zero", è il titolo del primo paragrafo che inizia così: "Nessuno nasce adulto, anche se per molti aspetti tendiamo a pensare di esserlo sempre stati ..." Ma questa idea, così come le sue conseguenze, potrebbero venire in mente soltanto a uno smemorato. La proposizione che segue è qualcosa di paradossale, per non dire assurdo: "Senza il bambino l'adulto non ci sarebbe; una mancata evoluzione della fase infantile avrebbe conseguenze catastrofiche per alcuni aspetti chiave della percezione, dell'ideazione e dell'espressione". Che cosa è che non va in queste considerazioni? Proprio la pretesa di dimostrare qualcosa di intelligente partendo da premesse tipiche del senso comune.

sabato 2 giugno 2018

Un pò per celia e un pò per non morir... un bel dì vedremo...

Da un pò di tempo, quando apro il computer mi rendo conto d'essere immediatamente colpito da una vistosa contraddizione tra le prime immagini che esso mi offre di una natura meravigliosa e incontaminata e le successive immagini di una natura, e soprattutto di una umanità, contaminate da ogni sorta di malanni.

Non c'è orrore che la natura e la specie umana non mostrino, ogni giorno, a tutti, vecchi, grandi e piccini, d'ogni razza, nazionalità e religione, mediante ogni genere di mezzi di comunicazione, dalla vecchia radio alla non più giovane televisione, al moderno computer e ai telefonini. Insomma, la violenza naturale e quella artificiale, ossia, terremoti, guerre, ecc. in tutte le loro forme, da quelle singole a quelle collettive, rappresentano un orrore senza fine .

giovedì 31 maggio 2018

"STAMINALI Dai cloni alla medicina rigenerativa"

Gli autori* di questo saggio citano di Robert Hook (1635-1703) l'osservazione della "piccola cella", così chiamata in "Micrographia" 1665. Segue la "Teoria cellulare" del 1838 di Matthias Schleider (1804-1881) e Theodor Schwann (1810-1882).

Il mio obiettivo, qui, non è riportare la descrizione della cellula, presente in ogni trattato di biologia, ma è quello di vedere quali conseguenze può aver avuto la mia teoria, quasi un decennio dopo la pubbblicazione di "Chi ha frainteso Darwin?"

Posso senz'altro dire che non ha avuto alcun effetto su questo testo, specialistico fino all'ottusità: innanzi tutto si tratta di 26 scritti, uno più complicato dell'altro, che assomigliano ad articoli di rivita scientifica o a post. Le descrizioni, poi, sono banalmente scolastiche, con conclusioni di questo tipo: "Vi è dunque un costante "dialogo" grazie alle interazioni nucleo-citoplasmatiche tra DNA ed ambiente cellulare, ambiente inteso nel senso più ampio del termine."

mercoledì 30 maggio 2018

Se dagli scienziati mi guardo io, dai politici ci guardi...

Altra formula non ho trovato per dichiarare che ho ricominciato a cercare, nella biblioteca della mia cittadina, libri interessanti sulle scienze e sulle teorie della conoscenza, mentre mi disinteresserò completamete delle querelles politiche, a cominciare da quelle italiane. Di Maio? Salvini? Sono questioni che non mi riguardano. Fisici? Biologi? Sono questioni che mi riguardano. Chiarito questo punto, posso riprendere a postare...

Brevi considerazioni riguardo a "La nascita imperfetta delle cose" (2016) di Guido Tonelli che si dichiara fisico delle particelle e parla di tutto quel che riguarda LHC, Peter Higgs, François Englert, Fabiola Giannotti, ecc.; e inizia come se si trattasse di un romanzo: "Siamo i cacciatori del bosone di Higgs, una delle particelle più elusive della storia della fisica. I giornalisti la chiamano "particella di Dio", altri l'hanno ribattezzata il "Santo Graal della fisica, perché è sfuggita a tutte le ricerche condotte da generazioni di scienziati. E noi, ne sono certo, l'abbiamo intrappolata".

domenica 27 maggio 2018

Puoi fidarti del tuo cervello riguardo alla memoria?

Alcune considerazioni tratte da "IL TUO CERVELLO Istruzioni per l'uso e la manutenzione" (2008) di Sandra Aamodt e Sam Wang: "Il tuo  cervello ti dice un sacco di bugie". Come sembrerebbe confermare l'inaffidabilità dei testimoni (e gli avvocati ne approfittano). Il lato destro del cervello vuole solo i fatti, il sinistro, invece, interpreta... Poiché gli autori, fin dall'inizio, sembrano procedere più per stupire che per chiarire, eviteremo questa prima parte per concentrarci su un argomento che interessa personalmente anche l'autore del blog: si tratta dell'invecchiamento del cervello e del calo della memoria.

 "Cominciamo dalle cattive notizie: anche lasciando da parte le malattie dell'età avanzata, come la demenza, con ogni probabilità invecchiando le prestazioni del cervello peggiorano. I problemi sono grosso modo di due tipi. Quello che tutti conoscono riguarda la memoria: può diventare più difficile di prima ricordarsi dove si sono messe le chiavi della macchina. E' una facoltà che in media comincia a deteriorarsi tra i trenta e i quaranta anni e invecchiando continua a declinare. L'orientamento spaziale si basa su una parte del cervello interessata alla memoria, l'ippocampo, e in molti animali, compreso l'uomo, diminuisce con l'età".

"L'altro ordine di problemi su un dato compito nonostante le distrazioni è quello che gli studiosi chiamano "funzione esecutiva", ovvero l'insieme di abilità che consente di scegliere il comportamento adeguato a una situazione, di inibire un comportamento inopportuno e di concentrarsi su un dato compito nonostante le distrazioni. I problemi della funzione esecutiva cominciano più tardi, per la maggior parte delle persone dopo i settant'anni, e includono il deterioramento di funzioni fondamentali come la velocità di elaborazione, la velocità di reazione e la memoria operativa, cioè quella memoria che ci consente di ricordare i numeri di telefono per il tempo necessario a digitarli".

mercoledì 23 maggio 2018

"Biocentrismo L'universo La coscienza La nuova teoria del tutto"

di Robert Lanza, che così esordisce: "La "teoria del tutto", che per decenni ci avevano promesso fosse dietro l'angolo, si è arenata nelle astrazioni matematiche della teoria delle stringhe, teoria che non è mai stata verificata e che non è verificabile per definizione".

Riguardo all'universo... sappiamo che il 96 per cento "è formato da materia oscura e da energia oscura, e praticamente non abbiamo idea di che cosa siano. Accettiamo il Big Bang come un fatto assodato, nonostante la necessità sempre più impellente di modificarne la teoria per adattarla alle nostre osservazioni (come nel caso del riconoscimento nel 1979 di un periodo di espansione inflazionaria, i cui meccanismi fisici, però, sono pressoché sconosciuti). Senza contare che poi si è capito che il modello del Big Bang non fornisce alcuna risposta a uno dei più grandi misteri: perché l'universo sembra così perfettamente bilanciato per supportare la vita?"

Ma la vita nell'universo rappresenta una rarità: l'eccezione delle eccezioni, sia nello spazio che nel tempo.

"Questo libro propone una prospettiva nuova: le nostre teorie sul mondo non funzionano e non funzioneranno mai finché non cominceranno a tenere in considerazione la vita e la coscienza. Vita e coscienza, invece che prodotti tardivi e secondari apparsi dopo miliardi di anni di processi fisici inanimati, sono assolutamente fondamentali per la nostra comprensione dell'universo. Noi chiamiamo questa prospettiva biocentrismo.

Secondo questa visione, la vita non è un sottoprodotto accidentale delle leggi della fisica. La natura e la storia dell'universo non sono per nulla quel gioco arido di miliardi di palline che sbattono una contro l'altra come ci hanno insegnato fin dalle scuole elementari".

domenica 6 maggio 2018

Non sopporto le commemorazioni

Per questo motivo ho evitato di celebrare Marx. Mi vengono in mente quelle grandi immagini staliniste e maoiste che ritraevano i volti di Marx ed Engels assieme a quelli di Stalin e Mao, e che comparivano in ogni manifestazione di pretesi comunisti, le quali finivano, immancabilmente, a randellate. Se non erro i randelli si chiamavano Stalin. 

Senza commemorare, ma neppure senza farla troppo lunga, ho utilizzzato le teorie di Marx e del suo compagno di studi, prima ancora che di lotta, Engels per tentare di risolvere il fondamentale quesito riguardante la determinazione della necessità nel campo della teoria della conoscenza, della fisica, della biologia e della storia... in quattro volumi. 

Questo blog, come ho scritto di recente, ne rappresenta la pubblicazione, perché la maggior parte dei suoi post è costituita dai principali paragrafi dei suddetti volumi. Vorrei aggiungere che questo blog non rappresenta il tentativo di giudicare l'operato storico politico di Marx ed Engels e neppure il valore imperituro delle loro teorie. In questo blog si possono trovare, invece, i loro contributi, come quelli di molti altri autori, in relazione alla nuova teoria della conoscenza fondata sulla dialettica caso-necessità, della quale solo l'autore di questo blog è responsabile.

giovedì 3 maggio 2018

Mi è stato chiesto dal solito ignoto che non vuole comparire

se potevo quantificare la lista dei libri utilizzati per il mio studio e per i miei estratti. Poiché li ho divisi per argomento è per me facile comporre questa lista.

In 30 anni: 1983-2012   (da quando ho iniziato a quando ho smesso i miei studi a tempo pieno):

 ---------------------

T.C.         151     

Fis.          126 
             
Biol.        166   
            
Varie         89 

--------------------
TOT        532
--------------------                            
                                    
St. antica e feudale            40     

St delle guerre                   28      

2° guerra mondiale            22       

varie                                   48      
                              
storia moderna Stati           40      

Globalizzazione               170      

--------------------------------------
TOT.  STORIA                348
--------------------------------------

TOT COMPLESSIVO     880

 Precedenti il 1982           120

 -------------------------------------

TOT. GENERALE         1.000

-------------------------------------

Infine, considerando la letteratura, tra cui spiccano le opere di Balzac, Diderot, ecc., i libri letti superano abbondantemente il numero di 1.500.

sabato 17 marzo 2018

Il blog come forma di pubblicazione

Ho pubblicato, parzialmente, tutta la mia opera ventennale nel blog "Studi e riflessioni di un autodidatta".

Il primo volume, "La dialettica caso-necessità nella teoria della conoscenza"*, che è anche il principale volume della mia opera, è stato quasi completamente "pubblicato" in questo blog, dove, se si va a vedere l'etichetta "Teoria della conoscenza", compaiono oltre 200 titoli di post, la maggioranza dei quali rappresentano, appunto, i principali paragrafi.

mercoledì 7 marzo 2018

Non mi sono occupato delle elezioni italiane

perché le considero ininfluenti in quanto tali; in quanto qualsiasi risultato avessero ottenuto sarebbe,  per così dire, ridotto ai minimi termini dal governo sovranazionale della UE.

Per chiarire meglio la faccenda occorre ricordare che, essendo il perno del mondo soltanto le superpotenze complessive regionali, USA, UE, Cindia (le quali hanno, a loro volta, un'influenza regionale più o meno marcata, e sulla quale può intervenire chi cerca di indebolirla, ecc. ecc.) ne viene di conseguenza che, nel confronto tra i giganti regionali, i nanerottoli nazionali non meritano alcun interesse.

domenica 18 febbraio 2018

Conclusioni sul ventennio di studio 1993-2012

Come l'anno della fine del primo decennio, il 2002, fu un anno di crisi personale, così oggi, nell'anno che chiude l'intero ventennio di studio, il 2012, la situazione è di nuovo critica. Allora pensavo d'aver toccato i principali temi fondamentali di T.C, Fis, Biol, oggi penso non solo di aver risolto altre questioni teorico-scientifiche, ma persino di aver risolto la Storia sia come metodologia sia come applicazione alla particolare epoca della globalizzazione.

E non è finita qui, perché penso che la mia teoria sia "girata", grazie a un opuscolo di biologia e a un blog riempito con circa 1/4 dei miei scritti migliori. Ma gli aspetti negativi non mancano: ufficialmente vengo ignorato, e mi vado convincendo che il blog in sè non sia uno strumento adeguato ...

venerdì 16 febbraio 2018

Diario di studio della globalizzazione

Gennaio 2005. E' venuto il momento di mettere in bella copia la prima parte del nuovo volume storico sulla globalizzazione. Iniziato il lavoro in bella copia il 22 dicembre 2004, ritengo di farcela entro la fine del mese di marzo del 2005.

17 febbraio 2005. In anticipo ho già terminato anche la parte quarta (76 pagine). Totale 203 pag di bella copia. Adesso rileggo tutte le quattro parti e decido per il futuro.

8 Marzo 2005. Con l'aggiunta di altre 22 pagine ho terminato questo primo inizio del nuovo volume storico con 225 pagine totali in bella copia. Ora, la situazione complessiva delle belle copie è la seguente:

Volume 1°     Teoria della conoscenza      489  pag
        "   2°      Fisica                                     382*  "
        "   3°      Biologia                                 403    "

Totale (1°, 2°, 3°)                                      1.284    "

       4°     Storia generale                            174    "
       5°     Globalizzazione                           225    "
       6°     Seconda guerra mondiale          128    "

Totale (4°, 5°, 6°)                                         527   "

Totale complessivo                                    1.800  "  arrotondando

(* Ho eliminato una ventina di pagine secondarie e irrilevanti)

mercoledì 14 febbraio 2018

Diario della full immersion storica

Marzo 2005. Per dare un'idea della full immersion storica del biennio 2003-04, senza per altro aver tralasciato del tutto teoria della conoscenza, fisica e biologia, vediamo i libri letti ed estratti:

2003: totale 96 libri, di cui 65 estratti per 1.717 pag manoscritte. Dei libri estratti 20 di T.C., fis. e biol., per 490 pag manoscritte; 45 di storia per 1.220 pagine manoscritte. Infine, la sintesi storica di 390 pag manoscritte.

2004: totale 59 libri, di cui 39 estratti per 669 pagine manoscritte. Dei libri estratti 38 di storia e 1 di T.C. Infine, una sintesi storica di 307 pagine manoscritte.

Se a questo lavoro aggiungiamo i primi libri storici, letti ed estratti nell'ultimo trimestre del 2002, complessivamente, alla fine del 2004, mi sono ritrovato con 88 volumi estratti e 2.154 pagine manoscritte. Per avere il materiale in ordine e facilmente consultabile, ho composto i seguenti fascicoli:

lunedì 12 febbraio 2018

Diario di studio della storia

Energie rinnovate e raddoppiate per un lavoro intenso di studi storici nel secondo decennio 2003-2012

"Fine Febbraio 2003. A cominciare dall'ottobre del 2002 ho anticipato la lettura di libri storici; così in 5 mesi ne ho già letti 15, dei quali rilevanti 12. Se a questi aggiungiamo 2 di T.C., 14 di Fisica e 14 di Biologia, in totale fanno 45 volumi, dei quali 33 estratti (73%). Media mensile: 9 libri letti di cui circa 7 estratti. Complessivamente le pagine estratte ammontano a 1.050, 210 mensili. E' stata una ripresa dello studio esagerata (5 mesi di studio quotidiano molto intenso, circa 14 ore giornaliere), ovviamente insostenibile alla lunga. Ma, come inizio, ci voleva per pormi di fronte alla difficoltà dell'impresa futura: dover aprire un nuovo fronte di studio quale la storia della "globalizzazione", senza per altro perdere contatto con la teoria della conoscenza, la fisica e la biologia!

Per avere un'idea della difficoltà d'impegno nello studio, ma anche di reperimento di testi, vediamo i seguenti dati:

consuntivo Gennaio-Maggio 2003 (4 mesi)

Libri storia   17,  pagine  estratte  488 (+ mia sintesi 67).
  "     fisica     6,         "        "         237
  "   biologia  8,         "        "         138

 Totale         31         "        "          930

Totale libri visionati 39.

[Consuntivo anticipato di fine ottobre 2003: in 10 mesi sono stati 42 i libri di storia visionati, 4 di T.C., 8 di Fis, 8 di Biol, per un totale di 62 libri, con un decisivo spostamento verso lo studio storico]

Giugno 2003. Va da sè che più testi e più discipline tratto, più problemi da risolvere saltano fuori. Ad esempio, la questione della caduta tendenziale del saggio medio del profitto in connessione alla realizzazione del plusvalore assoluto, prodotto in grandi quantità nei PVS: realizzazione resa possibile soprattutto con il marketing e con lo shopping dei PSA. Altro esempio: leggendo Keynes, è saltato fuori il problema della questione monetaria che neppure Marx aveva risolto.

Altro problema, quello della riabilitazione pontificia di Galileo, nel senso molto teologico della libertà della verità scientifica assoggettata alla verità divina. Con questa impostazione viene mascherato il vero problema: la differenza tra la conoscenza reale e la conoscenza convenzionale ex hipothesis. E' il caso Duhem che devo prendere in considerazione per la sua tesi: fondandosi sulla base del convenzionalismo fittizio della scienza fisica del Novecento, egli sostiene che avevano ragione Osiander e Bellarmino, e che Galileo aveva torto. Perciò, rovesciando, sulla base della conoscenza reale, posso affermare che la scienza fisica del Novecento, assoggettata al convenzionalismo fittizio, ha torto quanto lo avevano Osiander e Bellarmino nel Seicento, e quindi Duhem dovrebbe fare ammenda più dello stesso Woityla.

Per ora mi accontento di fare estratti accumulando tutte queste problematiche, sapendo che un giorno imprecisato ci lavorerò sopra e le risolverò.

24 luglio 2003. Compio 60 anni, e perchè "pesino" meno nella mia memoria ho deciso di dividere il passato in tre cicli ventennali: il primo ciclo è solo il ricordo di ciò che non sono più da troppo tempo: la spensieratezza dell'ignoranza e la tristezza di una intelligenza in formazione troppo spesso provincialmente frustrata; il secondo ciclo è ciò che rimpiango come perdita di una vita giovane, attiva, che coltivava direttamente l'intelligenza esercitandola nei suoi studi e verificandola nel mondo esterno, anche se solo alla sua superficie; il terzo ciclo, infine, me lo porto ancora adosso come una contraddizione: la solitudine di uno studioso che, seduto di fronte a un duro tavolaccio, s'immerge in profondità teoriche inimmaginabili nel ventennio precedente .

Per il futuro, nel vano tentativo di rallentare il fluire del tempo, lo dividerò, a calare, prima in tre cicli quinquennali per arrivare ai 75 anni, poi in cicli biennali fino alla fine del tempo di vita concessomi. I credenti aggiungerebbero: "a Dio piacendo".

Potessi da questo momento, sessantenne, sorseggiare il futuro lentamente come un bicchiere di cognac! Ma sono astemio e prendo la vita come un combattente: non solo mi alleno tenacemente e continuamente, ma sono veloce, rapido, scattante. Tra un allenamento e l'altro solo brevi momenti di recupero. Ma ciò che si muove così vivacemente è soprattutto la mente. Non riesco proprio a metterla a riposo.

Settembre 2003. Ho riletto la parte storico-economica: 600 pagine di estratti per poco meno di 20 libri letti. Devo trovare il momento giusto per iniziare una sintesi in bella copia di circa 200 pagine.

Schema del futuro libro sulla globalizzazione: riguardo alla prima parte economica, partire da Marx per chiarire la legge tendenziale proiettandola ad oggi; procedere con Keynes e terminare con i marginalisti per mostrare come l'economia politica del Novecento abbia seguìto la strada delle scienze della natura, quella dell'utile finzione e della fittizia convenzione, preparando la strada a ulteriori sviluppi verso la menzogna storica; quindi, passare alla "postmodernità" della "globalizzazione", cominciando da Rifkin, Klein, ecc. per definire la "società dello spettacolo" o del "Truman show".

Al momento, queste sono le mie tesi di fondo:

1) il principale fine del capitale mondiale è sempre stato il saggio medio del profitto, conseguito con la produzione e la realizzazione del plusvalore (Marx);

2) il principale problema vitale del capitalismo è la contraddizione che produce la caduta tendenziale del saggio medio generale del profitto (Marx);

3) tutte le scuole economiche hanno cercato di metterci una pezza agendo sulle controtendenze alla caduta del saggio del profitto, che già Marx aveva individuato come tentativi protempore che non garantiscono affatto l'eternità del capitalismo: dal Novecento, e ancora nel nuovo millennio, ci si comporta, invece, come se il capitalismo dovessa durare in eterno;

4) attualmente il problema si è fatto preoccupante, perché, se è vero che la produzione del plusvalore assoluto è fortemente cresciuta per il contributo della produzione a basso costo del lavoro del terzo mondo, soprattutto della Cina, la realizzazione di esso può essere attuata principalmente da una minoranza della popolazione mondiale: gli shopper dell'Occidente;

5) problema insolubile questo, che si è creduto di risolvere con la soluzione ciecamente necessaria del Truman show per lo shopping sfrenato dell'Occidente.

Riguardo alle altre parti, quella politica e militare e le questioni di metodo della politica internazionale, posso solo anticipare che avrò bisogno di almeno un altro quinquennio, con una media di circa 150-200 pagine di bella copia all'anno, per un totale 750-1000 pagine complessive, sulla base di almeno 150 libri.

                                                                           --.--

Post scriptum: alla fine del 2007, e con un paio di anni personali e familiari difficilissimi, da tutti i punti di vista, sono riuscito, comunque, a realizzare l'ipotesi inferiore: 750 pagine.


Post scriptum 2012. E' passato soltanto un decennio e la situazione si è completamente rovesciata: lo shopping sta slittando decisamente da un Occidente non più del tutto "opulento" a un Oriente non più del tutto "povero", anzi in espansione (Cina e India per fare solo due esempi), ma il problema della caduta del saggio medio del profitto è rimasto; anzi, si è accentuato con lo scorrere del tempo.


                                                                       







venerdì 9 febbraio 2018

Alcune pagine del mio diario di studio ventennale

Come sia riuscito a gestire uno studio che abbraccia tutti i principali campi della conoscenza è una domanda che può sorgere spontanea in chi capita, anche solo per caso, di entrare in questo blog. In effetti passare dalla teoria della conoscenza, alla fisica, alla biologia e alla storia di ieri e di oggi è stato un impegno gravoso. In tutti questi campi si è sviluppato il mio lavoro ventennale (1993-2012), dopo una fase preparatoria di studio (1985-1992), e prima della conclusione incentrata sul blog come forma sui generis di pubblicazione (2010-2018).

Come risposta alla domanda mi limiterò a citare una brevissima sintesi di alcune pagine del mio diario di studio, a cominciare da quelle dedicate a un periodo di lavoro molto intenso, dopo una breve crisi.

"Diario 3 Agosto 1998

Momento di crisi. Ho interrotto lo studio di biologia molecolare per circostanze da me indipendenti: tutto mi appare difficile e complicato. E' la prima volta che mi capita dal 1993. Timore di non farcela! Ma quando potrò disporre del mio tempo senza intralci?  Però, forse, questa pausa è come una doccia fredda che ci voleva per spegnere eccessivi entusiasmi: mi attendono dure fatiche e non posso ancora sapere se ce la farò e fino a che punto. Poiché sono frenato da tutto (a cominciare dai mezzi economici), la faccenda si traduce psicologicamente come se io fossi stufo e non soltanto demoralizzato.

venerdì 2 febbraio 2018

La noia assale...

... chi, come l'autore di questo blog, ha fatto dei fenomeni e dei processi complessivi l'oggetto del proprio studio, per oltre un trentennio. E' la noia della ripetizione con la quale i molteplici casi della vita economica politica e militare si presentano, in ogni momento della quotidianità, nei mass media (si chiamano ancora così?): ogni volta ininfluenti come lo possono essere anche i casi della vita di ogni singolo individuo.

E, infatti, se tutti sono presi dal proprio particulare, che riguarda i casi individuali, nessuno vede ciò che riguarda tutti, che sono soggetti alla necessità complessiva. E così, per fare solo un modesto esempio, tutti i romani vedono quel che combinano i "5 Stelle" alla guida della giunta capitolina, ma nessun romano, anzi, nessun italiano prende in considerazione quanto l'Italia conti cosi poco nella Ue.

E, ancora, nessun europeo vede quanto l'Europa conti ancor meno nel "concerto", non più delle Nazioni, ma dei Continenti, dei quali soltanto alcuni, in riferimento ai rapporti di forza, sono decisivi per stabilire la futura egemonia mondiale. E questo è l'attuale oggetto del contendere internazionale, con l'occhio sempre rivolto, però, alla sopravvivenza del "capitalismo senescente".

mercoledì 31 gennaio 2018

A proposito di elezioni parlamentari: un vecchio scritto

In Italia, due continuano ad essere gli "argomenti del giorno" dall'inizio del 2013: le elezioni parlamentari italiane, compresi i successivi risultati, e, quasi in concomitanza, le elezioni di un nuovo Pontefice per sostituire il precedente, dimissionario. Eppure, gli argomenti avrebbero dovuto e dovrebbero essere almeno tre, con il terzo che, per importanza mondiale, sovrasta gli altri due: si tratta della recente volontà espressa dal presidente americano, il democratico Obama, di puntare sul "libero scambio USA-UE".

Come abbiamo spesso ripetuto in precedenti post, nell'era della globalizzazione, ossia nell'era del capitalismo senescente, gli Stati nazionali contano poco, a meno che non abbiano confini "continentali": contano, infatti, soltanto gli Stati di dimensioni continentali. Perciò di fronte alla crescente potenza economica dell'Asia e dei due giganti demografici Cina e India, gli USA, per correre ai ripari, si  rivolgono a una Europa che da tempo cerca di forgiare, con molte difficoltà, un'unione continentale, ovvero, una UE consolidata in una sovrastruttura statale che sia nella sostanza, anche se non nella forma, una specie di Stati Uniti d'Europa.

sabato 27 gennaio 2018

I soliti pretesi meccanismi... naturali

"Come fanno le cellule a percepire il loro ambiente"*

"Per differenziarsi e rispondere correttamente all'ambiente circostante, le cellule dei diversi tessuti e organi, pur essendo immerse nella rete di fibre della matrice extracellulare, devono potersi muovere almeno un po' e cambiare forma. La scoperta contribuirà a comprendere come fanno le cellule tumorali a colonizzare tessuti diversi da quelli in cui si sono sviluppate.

Per ottenere dall’ambiente circostante le informazioni necessarie a un corretto funzionamento, le cellule del corpo devono poter compiere piccoli movimenti e cambiare forma. A scoprirlo sono stati ricercatori del Lewis-Sigler Institute for Integrative Genomics a Princeton, dell’Università Ludwig-Maximilians a Monaco di Baviera edella Harvard University che firmano un articolo su “Nature Communications”.

Ma che cosa avrebbero scoperto di-nuovo, rispetto all'ipotesi che l'ambiente condiziona determinati tipi cellulari? Vediamo:

mercoledì 24 gennaio 2018

Per caso

in un giorno imprecisato di un anno abbastanza recente del secondo decennio del 2000 mi è ricapitato tra le mani il volumetto delle "Massime" di La Rochefoucauld, e aprendolo, sempre per caso, ho incontrato una massima che mi ha fatto riflettere: "L'umiltà è l'altare su cui Dio vuole che gli si offrano sacrifici".

Possiamo ampliare questa massima così: l'umiltà è l'altare su cui tutte le chiese di tutte le fedi, comprese quelle filosofiche, scientifiche, economiche e politiche, vogliono che le si offrano sacrifici.

martedì 23 gennaio 2018

L'illusoria soluzione costituzionalista: un breve schizzo

Nella "Ideologia tedesca" Marx ha fatto un'affermazione molto netta: "Non c'è storia della politica, del diritto, della scienza ecc. dell'arte, della religione ecc.". Intendeva con ciò chiarire che tutte le attività umane non economiche, che appartengono alla sovrastruttura della società, non hanno una evoluzione indipendente, fondata su se stessa, ma la loro evoluzione dipende, è condizionata, dall'evoluzione dei processi economici.

Ha poi, anche, osservato riguardo ai giuristi, politici, moralisti e religiosi: "ognuno ritiene che il suo mestiere sia quello vero. Sul nesso che unisce il loro mestiere alla realtà, tanto più necessariamente si fanno illusioni perché ciò è già condizionato dalla natura del mestiere stesso". "Il giudice, p.es. applica il codice, e quindi per lui la legislazione è il vero motore attivo". E ciò vale anche per i costituzionalisti e per la storia delle costituzioni.

lunedì 22 gennaio 2018

I voli pindarici della fisica nell'infinitamente grande e nell'infinitamente piccolo

Ricordate i voli spaziali dell'uomo previsti dopo il primo allunaggio? Ebbene è trascorso quasi mezzo secolo e oggi si esulta per il modesto "accometaggio" di Rosetta. Dunque, nonostante i notevoli progressi della tecnologia umana, i voli spaziali della specie umana nel cosmo si sono ridotti a una manciata di "allunaggi", "ammartaggi", "accometaggi" sul nostro modestissimo sistema solare (e senza la presenza umana). Dunque, la nostra tecnologia, che ci permette di "vedere" l'universo sterminato, non ci permette di trasportarci tranquillamente neppure sulla luna, figurarsi se è in grado di trasportarci su altri pianeti del nostro sistema solare... e oltre.

Ma, se dovessimo confrontare la scienza tecnologica con la scienza teorica, potremmo dire che se la prima, nell'ultimo secolo, ha compiuto passi da gigante confermando, però, che la specie umana è realmente una debole forma di coscienza di dimensioni minuscole nel cosmo sconfinato, la seconda ha immaginato, nella sua vana presunzione, di poter dominare l'intero universo, anzi gli infiniti universi, con teorie matematiche decise a tavolino (persino in competizione tra loro).

sabato 20 gennaio 2018

Torniamo alla nostra epoca

E' tanto difficile comprendere che rispetto al tempo di Marx ed Engels e rispetto al tempo di Lenin sono trascorse ben due guerre mondiali e due riprese postbelliche che hanno dato luogo a uno  sviluppo tecnologico scientifico, in assoluto, senza precedenti?

La prima e la seconda guerra mondiale hanno lasciato un segno indelebile, anche se mascherato dall'illusione democratica: il segno di un capitalismo maturato fino alla sua naturale senescenza, per la cui sopravvivenza le organizzazioni internazionali e le superpotenze quali gli Usa, la Cina  e la Ue si danno un gran daffare, anche se contro la senescenza del capitalismo c'è poco da fare, perché, pur essendo imprevedibile nelle sue conseguenze, è inevitabile.

lunedì 15 gennaio 2018

Lo Stato di diritto o il diritto della classe dominante

Nel suo saggio del periodo più importante dei suoi studi, "L'origine della famiglia, della proprietà e dello Stato" (1884), F. Engels stabilì in modo preciso e sintetico il nesso esistente tra lo Stato e la formazione economico-sociale, e definì il conseguente ruolo dello Stato nelle principali epoche storiche: "Come lo Stato antico fu anzitutto lo Stato dei possessori di schiavi al fine di mantenerli sottomessi, così lo Stato feudale fu l'organo della nobiltà per mantenere sottomessi i contadini, servi o vincolati, e lo Stato rappresentativo moderno è lo strumento per lo sfruttamento del lavoro salariato da parte del capitale".

Lo Stato, aggiunge Engels, può anche acquisire nuove funzioni, come ad esempio agire da mediatore quando le classi possono avere forze pari, così che di fronte ad entrambe esso può acquisire una certa autonomia. Fino all'epoca moderna, egli osserva: "Nella maggior parte degli Stati storici, i diritti spettanti ai cittadini sono graduati secondo il censo, e con ciò viene espresso direttamente il fatto che lo Stato è un'organizzazione della classe possidente per proteggersi dalla classe non possidente. Così fu nello Stato feudale del Medioevo, dove il potere era commisurato al possesso fondiario. Così nel censo elettorale degli Stati rappresentativi moderni".

sabato 13 gennaio 2018

Hegel. La dialettica singolo-complesso 3. Conclusioni

precendete... Dobbiamo considerare valida la distinzione operata da Hegel tra allheit e totalitat, ossia tra la totalità intesa come semplice aggregato (allehit), dove gli individui permangono come tali, e la totalità intesa come complesso (totalitat) nel quale gli individui si annullano o, per usare l'espressione hegeliana, tramontano. Studiando le scienze naturali e sociali sorge, però, un problema: mentre l'allehit si presenta nella sola forma di semplice aggregato, che tra l'altro non presenta grande interesse per la scienza, la totalitat si presenta in varie fogge, che rappresentanto gradazioni di due forme estreme, una delle quali assomiglia all'allehit. Spieghiamoci con degli esempi.

Se consideriamo una classe sociale, non ci troviamo di fronte a un aggregato casuale, ma a un complesso necessario, dunque a una totalitat. Perciò, secondo definizione, gli individui che compongono la classe dovrebbero annullarsi in essa fino a perdere le loro singole individualità. Però, questi individui matengono la loro identità in quanto tali, e questo è il contrassegno dell'allheit. La stessa difficoltà troviamo anche nei complessi biologici: ad esempio, se consideriamo un sistema immunitario, i suoi costituenti, le cellule linfocitarie, sono organismi a se stanti, che permangono come tali; ma il sistema immunitario non è un semplice aggregato casuale, bensì un complesso necessario, una totalitat.

Per comprendere questa forma estrema, nella quale i costituenti del complesso necessario (totalitat), mantengono la loro individualità, quasi appartenessero a un semplice aggregato (allheit), possiamo confrontarla con l'altra forma estrema, quella nella quale invece i singoli costituenti si annullano effettivamente perché all'interno del complesso non solo non mantengono più la struttura che hanno allo stato libero, ma non sono individuabili in quanto tali. Così, se prendiamo una molecola, gli atomi che la costituiscono sono all'interno della molecola altra cosa che allo stato libero, come attesta il "difetto di massa".

mercoledì 10 gennaio 2018

Hegel. La dialettica singolo-complesso 2. Approfondimento e soluzione

precedente... Per la comprensione della dialettica caso-necessità è fondamentale chiarire la dialettica singolo-complesso. Il primo passo in questa direzione è stato quello di attribuire il caso ai singoli e la necessità ai complessi. Viene da sé, come conseguenza, che se il complesso contiene un gran numero di singoli elementi, anche la necessità ha per contenuto un gran numero di casi. Così, poiché la materia evolve in molteplici e diverse forme inorganiche e organiche, che si presentano come complessi costituiti di numerosi singoli elementi, la necessità di questi complessi dipende dai singoli elementi stessi, e il caso relativo a ciascuno di essi ha per ambito il complesso di appartenenza.

Ora, se specifichiamo che per assoluto si deve intendere solo ciò che non può evitare di manifestarsi sempre e comunque, ci si può chiedere: esiste un caso e una necessità assoluti? La necessità, in quanto assoluta, si manifesta soltanto nella evoluzione complessiva della materia; e, poiché la materia evolve a partire dalle infinite particelle del big bang, il caso, in quanto assoluto, può essere considerato la condizione tipica di ogni singola particella. Ma l'assoluto caso singolare e l'assoluta necessità complessiva si manifestano nella evoluzione della materia attraverso il caso e la necessità soltanto relativi.

domenica 7 gennaio 2018

Hegel. La dialettica singolo-complesso 1. Introduzione

Abbiamo in più occasioni riferito la soluzione del rapporto caso-necessità al rapporto singolo-complesso che rappresenta un concetto polare nuovo, mai indagato nella teoria della conoscenza. Lo scopo di questo capitolo è di impostare e risolvere questo nuovo rapporto concettuale che permette la definitiva soluzione della dialettica caso-necessità.

Partiamo da una contraddizione che incontriamo nella "Logica"*, contraddizione relativa alla definizione di individuo: prima Hegel concepisce l'individuo come il "concreto", "come qualcosa avente molte qualità", "una cosa avente molteplici proprietà, un reale dalle molteplici possibilità, una sostanza avente appunto tali accidenti", poi afferma che "l'individuo è universale", nel senso che "questo è un universale essenziale". Ora, come intendere l'individuo universale? Come totalità complessiva o come sostanza semplice alla maniera di Leibniz?

Hegel distingue tra la totalità soggettiva, cioè la pluralità dei casi, "la totalità cioè dei casi giunti a conoscenza", dalla totalità oggettiva, che per lui consiste nel genere. Ad esempio, l'espressione "tutti gli uomini esprime primieramente il genere umano; in secondo luogo poi esprime questo genere nel suo smembramento, ma in modo tale che gli individui sono in pari tempo ampliati a universalità del genere;...". "Invece di tutti gli uomini si deve dire ormai: l'uomo". "L'universalità, che è sorta per questa via, è il genere". Così: "Ciò che conviene a tutti gli individui di un genere conviene per sua natura al genere". E questo è per Hegel il giudizio di necessità: la necessità riguarda l'individuo uomo inteso come genere, come totalità.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...