Nel novembre 2011 Maurizio Ferraris, sul nuovo realismo, scriveva:
"Il vero punto, nel confronto tra realisti e postmodernisti, non è ovviamente l'affermazione o negazione dell'esistenza del mondo esterno, ma il costruzionismo: quanto incidono gli schemi concettuali nella costruzione della realtà naturale e sociale? Infatti nessun realista negherebbe che l'IVA dipenda da schemi concettuali (il che non significa ancora sostenere che siano puramente soggettivi: l'IVA vale -in linea di principio- per chiunque faccia acquisti in Italia). Quello che il realista si chiede è, appunto, fin dove si spinge l'azione degli schemi concettuali, ed è qui che si manifesta il dissidio tra realisti e postmodernisti. Questi ultimi sono molto più generosi nella lista delle parti di realtà che sono socialmente costruite, al punto da affermare, in taluni casi, che noi non abbiamo accesso a un mondo "là fuori", ma solo con ciò che viene costruito dai nostri schemi concettuali."
Con questi sofismi, però, non si arriverà mai a distinguere le due fondamentali e opposte realtà esistenti: 1) la prima, che si è formata in assoluta assenza dell'uomo e soprattutto della sua coscienza, ossia nei miliardi di anni d'esistenza dell'universo intero e della stessa Terra; 2) la seconda, che è stata creata dall'uomo cosciente con fatti e teorie che datano un tempo molto più ristretto: a essere ottimisti 2 millenni, a essere pessimisti un paio di secoli di esistenza della specie umana tecnologicamente più avanzata.
Quindi, per essere veramente realisti, occorre distinguere due realtà contrapposte: 1) la prima, il mondo esterno creato dal movimento della materia, ossia la natura; 2) la seconda, il mondo artificiale creato dalla specie umana, ossia la tecnologia. Occorre, perciò, sottolineare questa diversità concettuale: ciò che appartiene alla natura (e perciò anche all'uomo come specie naturale) non ha nulla a che fare e a che vedere con la determinazione di causa ed effetto, perché segue la dispendiosa dialettica caso-necessità.
Ciò che, invece, appartiene all'uomo, ossia la sua tecnologia, ha a che fare con l'economica determinazione di causa-effetto, persino quando ci sono errori di produzione o guasti casuali che sono, pur sempre, riparabili scoprendone le cause.
Ciò che, invece, appartiene all'uomo, ossia la sua tecnologia, ha a che fare con l'economica determinazione di causa-effetto, persino quando ci sono errori di produzione o guasti casuali che sono, pur sempre, riparabili scoprendone le cause.
Infine, gli effetti catastrofi prodotti dall'opera umana, per quanto in forte crescita (conseguente il rapido e gigantesco progresso tecnologico), sono più facilmente contenibili degli effetti delle catastrofi naturali perchè seguono il principio di determinazione causa-effetto, principio che in natura non può trovare applicazione per la cieca necessità dei fenomeni e dei processi, fondata sulla casualità dei singoli, numerosi elementi che li originano.
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