venerdì 17 agosto 2018

Sull'azione umana e la sua valutazione

Su mille cose che pensiamo e facciamo, ma soprattutto che scegliamo di pensare e di fare, solo poche sono rilevanti; le restanti o sono semplicemente effimere e di poca importanza o sono spazzatura. Se ciò vale per i singoli individui in maniera pressoché assoluta, riguardo alla società, alle varie organizzazioni, ai partiti, partitini, conventicole, ecc. vale in una misura relativa ma non certo trascurabile. Ad esempio, quante singole azioni politiche hanno un valore duraturo? Quante sono semplici ripetizioni al solo scopo di mantenere un'organizzazione, persino quando questa produce risultati nulli o ininfluenti come sarebbero se non esistesse?

Questo attivismo senza conseguenze riguarda molte sfere dell'azione umana singola e complessiva, ovvero, dell'azione di singoli e di organizzazioni. Nessuno sembra, però, rendersi conto della difficoltà dell'azione foriera di risultati favorevoli, voluti, ossia necessari, e della facilità dell'azione che produce risultati non voluti, ossia casuali. Anzi, nessuno sembra sapere che il risultato necessario (positivo o negativo rispetto ai fini voluti) è spesso conseguenza non voluta del rovesciamento di grandi numeri di eventi casuali e che, quindi, il risultato necessario che s'impone alla fine, il più delle volte, è un "risultato non voluto", ossia una cieca necessità sulla base di grandi numeri di singoli eventi casuali.
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