venerdì 30 settembre 2011

L'evoluzione della strategia egemonica USA e il sistema di Stati nella Globalizzazione

Dal secondo dopoguerra ad oggi, il mondo economico-politico soggetto alla egemonia USA è stato definito con due formule, facenti riferimento semplicemente ai punti cardinali: "Est-Ovest", "Nord-Sud". La prima formula ha rappresentato il contrassegno della "guerra fredda", della contrapposizione  apparente tra il Primo mondo democratico e il Secondo mondo del "socialismo reale" (1948-1989); la seconda formula ha rappresentato il contrassegno della contrapposizione reale tra il Primo mondo dell'opulenza e dello shopping e il Terzo mondo della penuria (1989-2001): lo potremmo chiamare il "logo" della "globalizzazione".

Riguardo al primo periodo, della contrapposizione apparente tra le due superpotenze ineguali USA e URSS, la formula "Est-Ovest" rappresentò realmente il gioco di sponda tra due sistemi politici che dovevano attrarre nella loro orbita i nuovi Stati sorti dalla decolonizzazione, considerati nel loro insieme come appartenenti al Terzo mondo. Sebbene il Terzo mondo fosse in parte confluito nella associazione dei "Paesi non allineati", la maggior parte dei nuovi Stati sorti dalla decolonizzazione si trovò collocata o nella sponda degli Stati Uniti o nella sponda dell'URSS, partecipando alle molteplici pantomime della "guerra fredda".

mercoledì 28 settembre 2011

Lezione 3° Il ragionamento per falsificazione di Popper

Una concezione pessimistica e negativistica della scienza

Come abbiamo già visto, Hume e Kant hanno lasciato in eredità alla teoria della conoscenza due falsi problemi, rispettivamente, quello della induzione e quello della demarcazione tra il campo dell'intelletto e il campo della esperienza.

Secondo Popper ("Logica della scoperta scientifica", 1934), il tentativo di Hume "di basare il principio d'induzione sull'esperienza fallisce, perché conduce necessariamente a un regresso all'infinito". Popper non accetta neppure la soluzione kantiana, ossia il tentativo di giustificare i giudizi sintetici a priori, ma non è neppure d'accordo con l'attuale moda dell'inferenza induttiva, della quale si dice che, pur non essendo "rigorosamente valida", può raggiungere qualche grado di "credibilità" o di "probabilità".

Popper ammette come scientifico solo "un sistema che possa essere controllato dall'esperienza". Ma, come criterio di demarcazione, propone di sostituire la verificabilità con la "falsificazione" di un sistema. Poiché verificare una teoria non significa soltanto verificarne la verità, ma anche la falsità, cambiare il nome a questo procedimento non dovrebbe cambiare la sostanza del metodo, a meno che non si ritenga che la scienza, come conoscenza della verità, sia assolutamente impossibile. E questo è appunto il caso di Popper che, nel pretendere il metodo della falsificazione, mostra, per così dire a priori, la sua sfiducia nelle teorie scientifiche.

lunedì 26 settembre 2011

La pretesa velocità dei neutrini superiore a quella della luce?

Esperimento OPERA e velocità dei neutrini

Sul fermento prodotto dalla scoperta sperimentale del probabile superamento della velocità della luce da parte dei neutrini, è apprezzabile l'atteggiamento serio, pacato, paziente e mestamente ironico  manifestato da Carlo Bernardini nell'editoriale odierno (26/09/2011) di "Scienza in rete". Il fatto è che non esiste una misura assoluta che garantisca il calcolo di una velocità appena appena superiore a quella della luce. Come dubita Bernardini, ad esempio, "la distanza dal Cern è proprio 730 km con 10 cm di errore?"

Rottura spontanea della simmetria: un capovolgimento della realtà naturale

Uno dei problemi della fisica attuale è il seguente: "perché non sono ancora state trovate le compagne supersimmetriche delle particelle note?" Questo si chiede Lee Smolin ("L'universo senza stringhe", 2006), che aggiunge: nella sua formulazione iniziale "si postulava che per ciascun fermione esistesse un bosone con la stessa massa e carica. Ciò implicava l'esistenza di un bosone di massa e carica uguali a quelle dell'elettrone. Questa particella, se esistesse, si chiamerebbe selettrone, ovvero superelettrone. Se esistesse, però, l'avremmo già osservata".

In altri tempi una simile conclusione avrebbe fatto abbandonare l'ipotesi. Invece, la moda, inaugurata nel Novecento, degli aggiustamenti ad hoc, ha permesso di "risolvere" tutto, anche al costo di capovolgere completamente la realtà naturale. E' cosi che la mancata verifica della supersimmetria non ha inficiato l'ipotesi della sua esistenza, per il semplice motivo che è stata giustificata dal concetto di "rottura spontanea" della simmetria. "Il risultato è immediato -scrive Smolin-: il selettrone arriva ad avere una massa notevole e quindi diventa molto più pesante dell'elettrone. Regolando i parametri liberi della teoria (che risultano essere numerosi) si può rendere il selettrone grande quanto si vuole".

sabato 24 settembre 2011

Il reale rapporto opulenza-penuria nel mondo globale

Uno dei problemi da risolvere per poter comprendere l'attuale fase storica della specie umana è la sua distribuzione nelle aree geografiche, distribuzione che deve riflettere sia le tendenze demografiche sia quelle economiche, in quanto economia e demografia contribuiscono a determinare essenziali differenze all'interno della stessa specie.

Come abbiamo visto, riguardo alle tendenze demografiche, non esiste alcuna difficoltà di indagine, perché la peculiarità della distribuzione demografica emerge chiaramente: la maggioranza della specie umana è localizzata nel Sud del mondo, in Asia, in America Latina e in Africa, dove si riscontrano da parecchi decenni i più alti tassi di natalità e la più elevata crescita demografica, tendenze destinate a protrarsi nei prossimi decenni sia pure in misura decrescente e differenziata.

venerdì 23 settembre 2011

Le contraddizioni della transizione demografica

La preoccupazione per la crescita demografica della popolazione mondiale che, come abbiamo visto, dipende dalle aree sottosviluppate e in via si sviluppo, dove si concentra la maggioranza dei poveri, diede luogo, negli anni Settanta, a teorizzazioni e sperimentazioni fallimentari sul contenimento demografico. L'esempio più noto fu la posizione espressa da Lester R. Brown, che nel 1974 pubblicò "I limiti della popolazione mondiale", indicando nel sottotitolo, "Una strategia per contenere la crescita demografica", l'illusoria possibilità di intervento sui paesi poveri con politiche di controllo demografico.

L'autore partì dalle stime delle Nazioni Unite, che per il 2000 prevedevano tre ipotesi sulla popolazione mondiale: 1) minima, di 6 miliardi di individui; 2) media, di 6,5 miliardi; 3) massima, di 7 miliardi. E sostenne che persino l'ipotesi minima (ipotesi che si è poi realizzata) doveva essere considerata irrealistica a causa delle tensioni ecologiche, economiche, sociali e politiche che avrebbe prodotto.

Brown si diceva preoccupato soprattutto per la scarsità delle risorse energetiche, alimentari e delle materie prime. Il consistente aumento dei prezzi dei cereali e del petrolio nei primi anni Settanta fu immediatisticamente ed erroneamente attribuito alla scarsità naturale delle risorse. Ad esempio, nel 1972, le riserve petrolifere mondiali nel sottosuolo erano state valutate in 670 miliardi di barili. Se consideriamo che oggi, dopo oltre 30 anni di forte consumo di petrolio nel mondo, si calcolano riserve superiori a 1.000 miliardi di barili, si può facilmente comprendere quanto fosse allora infondata, o per lo meno molto prematura, la preoccupazione sulla scarsità delle risorse petrolifere.

mercoledì 21 settembre 2011

Lezione 2° sviluppo e conclusioni sulla teoria della conoscenza di Kuhn

Che cosa si deve intendere per scienza

Kuhn* nega l'"accumulazione" nella scienza, ossia che "una nuova conoscenza verrebbe a sostituire l'ignoranza piuttosto che una conoscenza già presente, ma di tipo diverso e incompatibile". L'idea di una conoscenza "diversa e incompatibile" è solo una frase senza senso, perché, se si trattasse di conoscenze soltanto diverse, non si comprende in base a quale criterio alcune dovrebbero essere incompatibili. Bisogna quindi ammettere che una "nuova conoscenza" sostituisce una "vecchia conoscenza" la quale ignorava questo o quel fatto, quindi rappresentava o una conoscenza parziale, limitata, approssimativa, oppure anche una falsa conoscenza, un  errore.

Riguardo alla "accumulazione" nella scienza, se si intendesse accumulazione di tutte le teorie, anche di quelle superate o completamente erronee, significherebbe concepirla come semplice accumulo, aumento indiscriminato. Ma se una nuova conoscenza  toglie di mezzo una vecchia conoscenza (il che significa, di fatto, che "verrebbe a sostituire l'ignoranza" di questa vecchia conoscenza e tutte le sue numerose "diverse versioni" accumulate nei periodi di "crisi"), ciò rappresenta nel contempo un'accumulazione e una diminuzione: accumulazione, nel senso che aggiunge la conoscenza di ciò che in precedenza si ignorava; diminuzione, nel senso che in un colpo ci sbarazza della precedente produzione di false conoscenze, di falsi problemi e di tutta una serie di aggiustamenti ormai superflui.

lunedì 19 settembre 2011

Il principio antropico: la riscossa di Pangloss

Punto di partenza, per Susskind ("Il paesaggio cosmico", 2009) è il contrasto "tra due opposte fazioni scientifiche: tra coloro che credono che la natura sia determinata da relazioni matematiche che, per puro caso, permettono la vita e coloro che credono che le leggi della fisica siano state in qualche modo determinate dalla condizione di rendere possibile lo sviluppo della vita intelligente". Da questa opposizione diametrale sarebbe nato il concetto di "principio antropico", che recita: "il mondo è finemente regolato in modo da permetterci di essere qui a osservarlo".

Come si vede, è una forma di predeterminismo alla Pangloss (il naso serve a reggere gli occhiali). Ma com'è possibile che la fisica contemporanea si sia ridotta fino a questo punto? Susskind ci indirizza verso la risposta, quando cita alcune posizioni teoriche di fisici che si fondano sull'intelligenza divina o si richiamano ad essa: "Nel suo libro Il cosmo intelligente l'astronomo Paul Davies conclude che le prove di un'intelligenza superiore sono schiaccianti". "Secondo il professor Fred Hoyle, di certo non simpatizzante cristiano, è come se un intelletto superiore avesse giocato con la fisica, oltre che con la chimica e la biologia". Insomma, anche in fisica incontriamo, come già in biologia,  il determinismo creazionista garantito dall'intelligenza divina.

sabato 17 settembre 2011

La questione demografica nella globalizzazione

La tabella che segue (tratta dalla "Storia minima della popolazione mondiale", 1998, di Massimo Livi Bacci) evidenzia di per sé un fatto davvero sorprendente:

In milioni
Anno       Ricchi     Poveri      Mondo      Ricchi: poveri
1900        563         1.071        1.636             1:1,9
1950        809         1.711        2.520             1:2,1
2000     1.186         4.972        6.158             1:4,2

iniziare l'Ottocento con 1 miliardo di esseri umani e terminarlo con poco più di 1 miliardo e mezzo, è una cosa. Iniziare il Novecento con poco più di 1 miliardo e mezzo e terminarlo con oltre 6 miliardi è cosa completamente diversa, già di per sé esagerata. Se a ciò si aggiunge che la povertà è quintuplicata, passando da poco più di 1 miliardo del 1900 a quasi 5 miliardi del 2000, quale aggettivo superlativo dovremmo scomodare per qualificare un simile risultato, ottenuto per giunta nel secolo del miracolo economico?

venerdì 16 settembre 2011

Globalizzazione: fase senescente del capitalismo

La pretesa di fermare il tempo del capitalismo

Il capitalismo analizzato da Marx è il processo economico che sta a fondamento della società moderna: mai uguale a se stesso, in quanto processo di tipo naturale, ha attraversato tutte le fasi della sua evoluzione, dalla nascita alla giovinezza, dalla maturità alla senilità, infine all'attuale fase senescente, chiamata globalizzazione. Termine questo che, dal punto di vista scientifico, vale quanto l'impostazione teorica che lo ha coniato: ossia nulla.

Potremmo affermare in estrema sintesi, e come anticipazione, che è stata la concezione della "fine della scienza" e della "fine della storia" a inventare la "globalizzazione" come termine campato in aria, bloccato in un eterno presente, ovviamente, impossibile. E' il terrore della fine del capitalismo che ha paralizzato i teorici contemporanei, i quali si comportano come quei vecchi che negassero la propria fine naturale, ostinandosi a voler "fermare il Sole", a voler fermare il tempo.

Insomma, non si vuole accettare l'idea che il capitalismo abbia ormai raggiunto la sua fase finale: la senescenza. A decretare questa fase finale c'è una sola ma fondamentale entità: la caduta inarrestabile del saggio generale (medio) del profitto. E la lotta contro il tempo della fine del capitalismo è la lotta disperata contro la definitiva caduta del saggio generale del profitto, lotta condotta con strumenti che riportano la società umana indietro di secoli.

mercoledì 14 settembre 2011

Lezione 1° Paradigmi e rompicapi di Kuhn. Sulla crisi dei paradigmi.

Come premessa a questa prima lezione, si consiglia di leggere il post uscito il 25 luglio 2010: "Paradigmi per risolvere rompicapi: la concezione di piccolo cabotaggio della scienza", nel quale avevamo stabilito che la concezione dei paradigmi di Kuhn teorizzava e giustificava la situazione attuale della teoria della conoscenza, dominata da uno specialismo esasperato, legittimando una scienza di piccolo cabotaggio, per la quale, dato un paradigma e dati dei rompicapi, non si trattava d'altro che di bravura, perchè lo scienziato veramente abile sarebbe riuscito a trovare la soluzione.

Concludevamo così: "Con questa piatta e banale concezione, che si avvale di due soli striminziti concetti: il paradigma e il rompicapo da risovere, Kuhn chiude l'epoca delle concezioni teoriche e apre quella del piccolo cabotaggio della scienza, funzionale al pluralismo democratico delle teorie scientifiche. E la faccenda potrebbe anche essere chiusa qui, se non fosse che l'alta considerazione con la quale la comunità scientifica ha accolto la concezione di Kuhn ci sconsiglia di liquidarla in due sole paginette. Perciò accingiamoci ad approfondirla nei suoi aspetti essenziali".

martedì 13 settembre 2011

Ubi maior, minor cessat: la depressione economica chiama

Il recente progetto, preannuciato e già iniziato, prevedeva una serie di post storici sulla "decadenza degli intellettuali nella globalizzazione", ma la Depressione economica, con le pressanti domande attorno al futuro dell'Occidente e dello stesso capitalismo, apre un nuovo fronte d'indagine che potremmo definire, in forma di domanda: "dov'è finita la globalizzazione"? o, meglio ancora, in forma di risposta:  "crisi terminale della fase senescente del capitalismo, chiamata globalizzazione".

Il capitalismo è un processo di lunga durata, che ha avuto bisogno di secoli per nascere e raggiungere l'adolescenza, e altri secoli per arrivare alla maturità, alla senilità e alla senescenza. Perciò, i fatti sono due: o si estinguerà per via rivoluzionaria entro questo secolo, oppure avrà una lunga e penosa vecchiaia come fu quella dell'antico impero romano o quella del feudalesimo. Poiché nessuno potrà mai prevedere l'esito particolare di un processo storico-naturale, sottoposto alla dialettica caso-necessità, dobbiamo accontentarci di conoscerne le reali condizioni. Si tratta, perciò, di guardare l'oggetto di indagine nel suo vasto complesso, tralasciando i particolari ininfluenti, per individuare le tendenze fondamentali sia in campo economico che in quello sociale e politico. E' ciò che faremo, entro i limiti di un blog, con alcuni post fondamentali tratti principalmente dagli scritti sulla globalizzazione del periodo 2005-2007.*

lunedì 12 settembre 2011

Ipotesi della materia oscura al centro dei contenitori del cosmo

Nella nostra ipotesi, il raffreddamento della prima fase termica del cosmo produce incommensurabili nubi d'idrogeno, progenitrici degli attuali superammassi. Con queste nubi inizia la seconda fase, quella gravitazionale, che restituisce, a livello locale, una parte dell'energia termica convertita precedentemente in energia potenziale gravitazionale. La restituzione avviene mediante collassi gravitazionali successivi, con frantumazioni di giganteschi oggetti cosmici e la conseguente formazione, nel lungo periodo, di una lunga serie di contenitori di contenitori -che la classificazione in superammassi, ammassi, gruppi locali e galassie di stelle rappresenta, forse, solo parzialmente.

Il secondo punto fondamentale della nostra ipotesi è che ogni contenitore deve avere al suo centro, come conseguenza del collasso gravitazionale, uno spinar, o massa oscura di materia degenerata, della massima densità, chiamata impropriamente "buco nero", attorno al quale ruotano i corpi contenuti, ad esempio le stelle di una galassia, le galassie di un ammasso, ecc. E' in questa forma che avviene la successiva rarefazione dei grandi complessi di materia nel cosmo. Si tratta a questo punto di andare a vedere se esiste qualche prova della esistenza di centri di massa consistente ma invisibili, attorno ai quali ruotino galassie o ammassi di galassie, ecc., e del fatto che questa massa possa essere considerata materia "oscura".

domenica 11 settembre 2011

11 settembre: un argomento che ne facilita la comprensione

Occorre partire dall'anno 1998, quando l'amministrazione Clinton spinse per ottenere il consenso internazionale all'intervento militare americano in Iraq, secondo le norme del "multilateralismo", ma con una precisazione, quella espressa nella formula dell'allora segretario di Stato M. Galbraith: "Multilateralmente quando possiamo, e unilateralmente quando dobbiamo". Clinton, però, non ottenne "multilateralmente" né l'approvazione dei paesi arabi né quella del resto del mondo, e molte furono le critiche alla "arroganza del potere di Washington".

Per capire la situazione di allora, occorre riflettere su questo argomento addotto da Noam Chomsky: "Supponiamo che il Consiglio di Sicurezza avesse autorizzato l'uso della forza per punire l'Iraq, colpevole di aver violato la risoluzione 687 dell'ONU sul cessate il fuoco. Tale autorizzazione avrebbe avuto valore per tutti gli Stati: per esempio l'Iran, che avrebbe dunque acquistato il diritto di invadere l'Iraq meridionale e organizzare una ribellione"*. In altre parole, essendo un paese confinante, l'Iran avrebbe potuto reclamare un diritto all'intervento militare superiore a quello preteso dagli Stati Uniti e dall'Inghilterra.

sabato 10 settembre 2011

9 lezioni di teoria della conoscenza

Chi non mastica continuamente il termine "paradigma" di Kuhn per indicare qualsiasi teoria scientifica? E chi non ha mai sentito parlare della "falsificazione" di Popper, o del "pensiero debole" di Morin, o del "contrometodo" anarchico di Feyerabend?

L'autore di questo blog ritiene che sia venuto il momento di presentare la sua indagine critica su alcune correnti del pensiero teorico della seconda metà del Novecento, tratte da "Il caso e la necessità - L'enigma svelato ..." (1993-2002).

Questo è il calendario:

Mercoledì 14 settembre: 1) Paradigmi e rompicapi di Kuhn. Sulla crisi dei paradigmi.

Mercoledì 21 settembre: 2) Sviluppo e conclusioni della teoria della conoscenza di Kuhn.

Mercoledì 28 settembre: 3) Il ragionamento per falsificazione di Popper: una concezione pessimistica e negativistica della scienza.

Mercoledì 5 ottobre: 4) La versione anarchica di teoria della conoscenza di Popper.

Mercoledi 12 ottobre: 5) Il pluralismo anarchico, allegro e spensierato del contrometodo di Feyerabend.

Mercoledì 19 ottobre: 6) Il pensiero debole di Morin: la filosofia dell'incertezza.

Mercoledì 26 ottobre: 7) Ekeland. un esempio stravagante di confusione anarchica.

Mercoledì 2 Novembre: 8) Marquard: un'apologia scettica del caso.

Mercoledì 9 Novembre: 9) L'impossibile "scienza del caso", di Didier Dacunha-Castelle.

venerdì 9 settembre 2011

C'era proprio bisogno di un dibattito sul "nuovo realismo"!?

Quando Proudhon pubblicò la "Filosofia della miseria", Marx gli rispose con la "Miseria della filosofia"; quando Duhring uscì con le sue "sublimi sciocchezze", Engels gli rispose con "L'Antiduhring": in entrambi i casi, quello che oggi chiameremmo "dibattito" si svolse con i tempi lunghi della conoscenza. Era qualcosa di serio, sulla cui qualità si poteva fare affidamento, indipendentemente dalla parte alla quale ciascuno poteva decidere di accordare il proprio favore.

Oggi, i dibattiti non solo riguardano ogni genere di argomento, dal più rilevante al più futile, ma si svolgono nei tempi brevi dell'ignoranza: tempi buoni per i quotidiani e per le trasmissioni televisive,  non per la conoscenza. Dov'è finito il tempo dello studio su argomenti fondamentali? Dov'è finito il tempo della riflessione che non si appaga della prima ideuzza che passa per la mente?

Questi tempi sono finiti nello spazio-tempo unidimensionale della società dello shopping, la quale, come insegnano i sociologi innamorati del postmoderno, ha una gran fretta di metter fretta: quella fretta irritante che i conduttori televisivi impongono agli ospiti, quella fretta che banalizza ogni domanda e ogni risposta nei dibattiti alla Gad Lerner, solo per indicare uno dei più noti. La stessa fretta che, del resto, si trova nei quotidiani più letti, ad esempio in Italia: Il Corriere della Sera e La Repubblica. Anche qui dibattiti frettolosi, tipo usa e getta, che, se pretendi partecipare, ti senti un ritardatario anche al solo pensiero che il dibattito del momento presto finirà col lasciar posto al successivo.

"Decadenza degli intellettuali" nella globalizzazione

Tratto da "Scritti sulla globalizzazione" (2005-2007)

Con gli anni '80 il moralismo piccolo borghese individualista è tornato alla ribalta e si è preso la sua rivincita sostenendo il fallimento delle teorie che attribuivano all'interesse economico complessivo e al modo di produzione capitalistico la reale responsabilità dei mali del mondo. Questo moralismo è tornato ad attribuire all'individuo la responsabilità morale per quei mali che in realtà lo sovrastano come cieca necessità complessiva. L'intellettuale contemporaneo, che ha fatto sua questa idea di fondo, ha perduto ogni interesse per i complessi umani, per dedicarsi soltanto all'individuo: l'individuo diventa così il protagonista dell'agire umano, e, proprio in quanto agisce, diventa responsabile della condizione umana; in questo modo è sì protagonista, ma solo in senso morale.

Il modo in cui Zigmunt Bauman espone questa concezione in "La decadenza degli intellettuali" (1987) è paradossale: infatti, come si sarebbe  manifestata la decadenza degli intellettuali, secondo Bauman? Se essi avevano preteso guidare il capitalismo "come legislatori", ma poi, fallito il tentativo della "ricerca di un particolare regime di ordine", non è loro rimasta altra strada che "vivere al di fuori di esso o di tornare ai loro ruoli ermeneutici come interpreti", non è questo ripiego a denunciare la loro reale decadenza? La decadenza degli intellettuali è allora lo scadimento di sociologi come Bauman che hanno creduto di cavarsela come interpreti del modo di operare dell'umanità, ponendo in primo piano il comportamento morale dell'individuo

giovedì 8 settembre 2011

La decadenza degli intellettuali nell'Occidente globale e "postmoderno"

Per orientare la comprensione della fase attuale della società moderna chiamata "globalizzazione", occorre prima di tutto fare i conti con l'intellettuale "globale", ossia con l'intellettuale democratico, che non perde occasione per aggiornare la sua "visione" ad ogni mutamento del tempo in cui ha la sorte di vivere.

A questo scopo uscirà, ogni venerdì,  salvo impreviste contingenze, una serie di post sulla decadenza degli intellettuali nella globalizzazione. Questi i titoli, in sequenza:

1) "Decadenza degli intellettuali" nella globalizzazione

2) L'individuo, protagonista morale della "postmodernità" 

3) L'etica "postmoderna" e la malìa della "postmodernità"

4) La contraddizione del relativismo etico: uno scambio delle parti.

5) Serendipity: ovvero, l'illusione di  interrogare il caso

6) Lo scadimento dell'intelletto nella decadenza dell'Occidente democratico.

mercoledì 7 settembre 2011

Il niente e il caso di Severino: l'annullamento della conoscenza

Il filosofo Emanuele Severino, nel suo saggio, "La legge e il caso", pubblicato nel 1979, dopo aver precisato di considerare la verità nel significato greco di "epistéme", cioè come qualcosa che riesce a stare ferma e immutabile, sostiene che "il sogno della verità è finito, allora la parola "verità" non può significare altro che capacità di dominio, potenza, e la parola "errore" impotenza. La "verità" di una teoria è decisa dallo scontro pratico con l'avversario. Questo è anche il significato della seconda tesi su Feuerbach di Marx".

Sembra quasi che l'autore abbia bisogno di concludere che la verità scientifica è un sogno, un'illusione, per poter liquidare l'intera concezione di Marx come esempio di volontà di potenza. Ma per far questo deve trasformare la tesi di Marx, secondo la quale la vera prova della verità teorica è la pratica, nella tesi che la verità è provata soltanto nello scontro con l'avversario.

lunedì 5 settembre 2011

L'energia oscura non è la soluzione del problema della materia oscura mancante

"La gravità, che si pensava fosse l'entità dominante alla scala dell'universo -scrive Evalyn Gates ("Il telescopio di Einstein" 2009)- sta cedendo il controllo del cosmo a questa sostanza sconosciuta e invisibile": l'energia oscura. Ma se è invisibile e sconosciuta, da dove salta fuori l'idea stessa della sua esistenza? Punto di partenza l'anno 1998, quando si pensò di aver rilevato una accelerazione dell'allontanemento delle galassie, invece del previsto rallentamento dovuto alla presenza della gravitazione universale. L'unica spiegazione che i cosmologi hanno saputo dare finora, partendo da un universo "relativistico" ma anche newtoniano, sostiene la Gates, è che ci doveva essere qualcosa di opposto e di più grande della gravità: ossia, un'enorme energia oscura, invisibile.

Per comprendere questa stranezza, occorre fare una digressione: tra i cosmologi è prevalsa da tempo l'ipotesi dell'universo a salire (botton-up), ovvero di un universo che si è andato via via aggregando, partendo da piccole masse di materia ed estendendosi a masse sempre più grandi così da formare galassie, gruppi locali, ammassi, ecc. Perciò, presupposta una sola spinta iniziale, quella prodotta dal big bang, col tempo la gravitazione avrebbe dovuto rallentare la velocità di allontanamento delle galassie, decelerandola. Poiché, invece, l'osservazione mostra un'accelerazione, l'unica spiegazione plausibile per i cosmologi può essere solo una spinta repulsiva prodotta da una misteriosa energia oscura.

sabato 3 settembre 2011

La dispendiosa produzione di libri storici, secondo Luraghi

Raimondo Luraghi, nella sua "Storia della guerra civile americana" (2009), ricorda di aver cominciato a studiare l'argomento nel 1959, compiendo per sette anni ricerche approfondite sulla immensa mole delle fonti dirette: documentarie, memorialistiche, statistiche, ecc. Ma una completa bibliografia, che tenga conto anche delle opere non storiche (romanzi, poemi, ecc.) -egli dice- supera i 100.000 titoli editi nella sola America. Perciò, osserva, "dominare la massa sterminata dei documenti relativi alla guerra d'America è impresa faticosissima; essi sono tali e tanti che la vita di uno stesso specialista non è sufficiente a esaminarli tutti, per cui ogni ricercatore è costretto (a malincuore) a lasciare inesplorata una buona parte del campo ed a contentarsi di ipotesi; l'esame e la rielaborazione delle fonti sono in gran parte ancora da fare; numerosi aspetti del problema (e di primario interesse) non sono praticamente mai stati studiati, o lo sono stati in maniera del tutto insufficiente; la stessa immensità della letteratura storica preesistente fa sì che molte volte invece di riesaminare le varie questioni dalle basi, ci si attenga a schemi prefissati".

giovedì 1 settembre 2011

"La vita inaspettata" di Pievani: solo casuale?

La contrapposizione metafisica tra il caso di Epicuro e la causa di Democrito, secondo la quale ogni cosa (della natura) deve essere, rispettivamente, o contingente o determinata da un causa, ovvero, o solo casuale o solo necessaria, rappresenta la principale palla al piede della teoria della conoscenza. La necessità, in questa contrapposizione diametrale, appartiene solo al campo della causalità. Due millenni di storia del pensiero umano hanno consacrato questa necessità deterministica in opposizione diametrale al caso indeterministico.

Divise in due da questa barriera, non rimaneva alla teoria della conoscenza e alle varie scienze che un'unica inclinazione: dare continuamente vita a duplici concezioni diametralmente opposte: chi non ricorda la contrapposizione tra il determinismo di Einstein e l'indeterminismo di Bohr, nella fisica degli anni '30, oppure la contrapposizione tra il determinismo di Dawkins e l'indeterminismo di Gould, nella biologia evolutiva, dagli anni Settanta-Ottanta in poi? E sono solo due tra i mille esempi che si potrebbero citare.
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