lunedì 12 febbraio 2018

Diario di studio della storia

Energie rinnovate e raddoppiate per un lavoro intenso di studi storici nel secondo decennio 2003-2012

"Fine Febbraio 2003. A cominciare dall'ottobre del 2002 ho anticipato la lettura di libri storici; così in 5 mesi ne ho già letti 15, dei quali rilevanti 12. Se a questi aggiungiamo 2 di T.C., 14 di Fisica e 14 di Biologia, in totale fanno 45 volumi, dei quali 33 estratti (73%). Media mensile: 9 libri letti di cui circa 7 estratti. Complessivamente le pagine estratte ammontano a 1.050, 210 mensili. E' stata una ripresa dello studio esagerata (5 mesi di studio quotidiano molto intenso, circa 14 ore giornaliere), ovviamente insostenibile alla lunga. Ma, come inizio, ci voleva per pormi di fronte alla difficoltà dell'impresa futura: dover aprire un nuovo fronte di studio quale la storia della "globalizzazione", senza per altro perdere contatto con la teoria della conoscenza, la fisica e la biologia!

Per avere un'idea della difficoltà d'impegno nello studio, ma anche di reperimento di testi, vediamo i seguenti dati:

consuntivo Gennaio-Maggio 2003 (4 mesi)

Libri storia   17,  pagine  estratte  488 (+ mia sintesi 67).
  "     fisica     6,         "        "         237
  "   biologia  8,         "        "         138

 Totale         31         "        "          930

Totale libri visionati 39.

[Consuntivo anticipato di fine ottobre 2003: in 10 mesi sono stati 42 i libri di storia visionati, 4 di T.C., 8 di Fis, 8 di Biol, per un totale di 62 libri, con un decisivo spostamento verso lo studio storico]

Giugno 2003. Va da sè che più testi e più discipline tratto, più problemi da risolvere saltano fuori. Ad esempio, la questione della caduta tendenziale del saggio medio del profitto in connessione alla realizzazione del plusvalore assoluto, prodotto in grandi quantità nei PVS: realizzazione resa possibile soprattutto con il marketing e con lo shopping dei PSA. Altro esempio: leggendo Keynes, è saltato fuori il problema della questione monetaria che neppure Marx aveva risolto.

Altro problema, quello della riabilitazione pontificia di Galileo, nel senso molto teologico della libertà della verità scientifica assoggettata alla verità divina. Con questa impostazione viene mascherato il vero problema: la differenza tra la conoscenza reale e la conoscenza convenzionale ex hipothesis. E' il caso Duhem che devo prendere in considerazione per la sua tesi: fondandosi sulla base del convenzionalismo fittizio della scienza fisica del Novecento, egli sostiene che avevano ragione Osiander e Bellarmino, e che Galileo aveva torto. Perciò, rovesciando, sulla base della conoscenza reale, posso affermare che la scienza fisica del Novecento, assoggettata al convenzionalismo fittizio, ha torto quanto lo avevano Osiander e Bellarmino nel Seicento, e quindi Duhem dovrebbe fare ammenda più dello stesso Woityla.

Per ora mi accontento di fare estratti accumulando tutte queste problematiche, sapendo che un giorno imprecisato ci lavorerò sopra e le risolverò.

24 luglio 2003. Compio 60 anni, e perchè "pesino" meno nella mia memoria ho deciso di dividere il passato in tre cicli ventennali: il primo ciclo è solo il ricordo di ciò che non sono più da troppo tempo: la spensieratezza dell'ignoranza e la tristezza di una intelligenza in formazione troppo spesso provincialmente frustrata; il secondo ciclo è ciò che rimpiango come perdita di una vita giovane, attiva, che coltivava direttamente l'intelligenza esercitandola nei suoi studi e verificandola nel mondo esterno, anche se solo alla sua superficie; il terzo ciclo, infine, me lo porto ancora adosso come una contraddizione: la solitudine di uno studioso che, seduto di fronte a un duro tavolaccio, s'immerge in profondità teoriche inimmaginabili nel ventennio precedente .

Per il futuro, nel vano tentativo di rallentare il fluire del tempo, lo dividerò, a calare, prima in tre cicli quinquennali per arrivare ai 75 anni, poi in cicli biennali fino alla fine del tempo di vita concessomi. I credenti aggiungerebbero: "a Dio piacendo".

Potessi da questo momento, sessantenne, sorseggiare il futuro lentamente come un bicchiere di cognac! Ma sono astemio e prendo la vita come un combattente: non solo mi alleno tenacemente e continuamente, ma sono veloce, rapido, scattante. Tra un allenamento e l'altro solo brevi momenti di recupero. Ma ciò che si muove così vivacemente è soprattutto la mente. Non riesco proprio a metterla a riposo.

Settembre 2003. Ho riletto la parte storico-economica: 600 pagine di estratti per poco meno di 20 libri letti. Devo trovare il momento giusto per iniziare una sintesi in bella copia di circa 200 pagine.

Schema del futuro libro sulla globalizzazione: riguardo alla prima parte economica, partire da Marx per chiarire la legge tendenziale proiettandola ad oggi; procedere con Keynes e terminare con i marginalisti per mostrare come l'economia politica del Novecento abbia seguìto la strada delle scienze della natura, quella dell'utile finzione e della fittizia convenzione, preparando la strada a ulteriori sviluppi verso la menzogna storica; quindi, passare alla "postmodernità" della "globalizzazione", cominciando da Rifkin, Klein, ecc. per definire la "società dello spettacolo" o del "Truman show".

Al momento, queste sono le mie tesi di fondo:

1) il principale fine del capitale mondiale è sempre stato il saggio medio del profitto, conseguito con la produzione e la realizzazione del plusvalore (Marx);

2) il principale problema vitale del capitalismo è la contraddizione che produce la caduta tendenziale del saggio medio generale del profitto (Marx);

3) tutte le scuole economiche hanno cercato di metterci una pezza agendo sulle controtendenze alla caduta del saggio del profitto, che già Marx aveva individuato come tentativi protempore che non garantiscono affatto l'eternità del capitalismo: dal Novecento, e ancora nel nuovo millennio, ci si comporta, invece, come se il capitalismo dovessa durare in eterno;

4) attualmente il problema si è fatto preoccupante, perché, se è vero che la produzione del plusvalore assoluto è fortemente cresciuta per il contributo della produzione a basso costo del lavoro del terzo mondo, soprattutto della Cina, la realizzazione di esso può essere attuata principalmente da una minoranza della popolazione mondiale: gli shopper dell'Occidente;

5) problema insolubile questo, che si è creduto di risolvere con la soluzione ciecamente necessaria del Truman show per lo shopping sfrenato dell'Occidente.

Riguardo alle altre parti, quella politica e militare e le questioni di metodo della politica internazionale, posso solo anticipare che avrò bisogno di almeno un altro quinquennio, con una media di circa 150-200 pagine di bella copia all'anno, per un totale 750-1000 pagine complessive, sulla base di almeno 150 libri.

                                                                           --.--

Post scriptum: alla fine del 2007, e con un paio di anni personali e familiari difficilissimi, da tutti i punti di vista, sono riuscito, comunque, a realizzare l'ipotesi inferiore: 750 pagine.


Post scriptum 2012. E' passato soltanto un decennio e la situazione si è completamente rovesciata: lo shopping sta slittando decisamente da un Occidente non più del tutto "opulento" a un Oriente non più del tutto "povero", anzi in espansione (Cina e India per fare solo due esempi), ma il problema della caduta del saggio medio del profitto è rimasto; anzi, si è accentuato con lo scorrere del tempo.


                                                                       







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