venerdì 15 giugno 2018

5] Boncinelli: "Uno sguardo "oltre la siepe": futuro o futuribile?"

Con questo breve post concludiamo la critica a "La vita della nostra mente" di Boncinelli. "Da sempre l'uomo ha sognato l'immortalità, escogitando gli stratagemmi possibili per raggiungerla". Questa lapidaria affermazione è frutto della mente di Boncinelli, perché nella storia umana non si ricorda niente di simile, se non il desiderio d'essere immortalati nel ricordo delle future generazioni, come lo sono stati, ad esempio, Socrate, Aristotele e Platone tra gli antichi greci. Ma Boncinelli insiste: "Proviamo a lavorare di fantasia e a vedere che fine ha fatto oggi il sogno dell'immortalità".

E, subito dopo, pretende, per così dire, di imparentare il preteso sogno dell'immortalità della specie umana con  la realtà della lunga esistenza della vita terrestre nel suo complesso, dal suo esordio alla fase attuale. Se questo non è andare fuori tema che cosa è? Forse che l'uomo, se sognasse l'impossibile immortalità, troverebbe consolazione per la lunga durata della vita terrena, a cominciare dal genoma "quasi eterno"?

Tornando con i piedi per terra, Boncinelli prende in considerazione l'invecchiamento dell'individuo. Ma, tanto per non smentire il suo meccanicismo, intrattiene il lettore con i "meccanismi di riparazione". Se ci sono frasi che mi mandano su tutte le furie sono quelle che riguardano i "meccanismi di riparazione" per gli esseri viventi, tra cui l'uomo. E così, in riferimento al preteso "meccanismo animale" (compreso quello umano), si pretende che agiscano anche meccanismi di autoriparazione e di controllo che, però, si ammette, non possono garantire un freno all'invecchiamento e dunque alla morte. 

Quest'ultimo paragrafo è dedicato, soprattutto, ai "meccanismi" che, nell'immaginazione, potrebbero aumentare la vita dell'uomo o, peggio ancora, potrebbero realizzare le clonazioni e via dicendo: argomento questo dal quale un luminare come Boncinelli avrebbe fatto meglio tenersi alla larga...

Personalmente, mi limiterò a chiudere questo post, sottolineando la caduta di Boncinelli nel fantascientifico, con la citazione dell'ultimo capoverso del suo saggio (che si commenta da solo): "...é difficile pensare di trasferire l'io, perché sarebbe possibile soltanto trasferendo le cellule in questione e tutti i loro contatti. In linea puramente teorica, però, si tratta pur sempre di processi che possono essere descritti utilizzando una certa quantità di informazione. Se questo è vero, potremmo pensare a un dischetto o una "chiavetta" che porta in sé queste informazioni. Un'ipotesi certamente suggestiva... l'io traferibile in un dischetto può diventare potenzialmente eterno, passando di corpo in corpo o anche da un corpo a una macchina, progettata all'occorrenza e riparabile all'infinito".

Non ci sono parole!


* Da  "La vita della nostra mente" (2011)  di Edoardo Boncinelli


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