venerdì 8 giugno 2018

2] Boncinelli: "Come si forma il cervello"*: il problema della perdita della memoria

La corteccia cerebrale: "è l'organo più prezioso che possediamo. Il possesso della corteccia cerebrale caratterizza univocamente i mammiferi; nessun altro vertebrato ne è dotato. E' certo però che tra la corteccia di un porcospino, di un coniglio, di un carnivoro e di un primate superiore c'è una enorme differenza. Per numero di neuroni, per superficie e per complessità di connessioni a essa associate". Tutto ciò è ovvio. Ma ecco la conclusione di cui si sentiva proprio... la mancanza: "La corteccia umana è molto grande: se la dovessimo dispiegare occuperebbe  lo spazio di una tovaglia di un metro per due". Naturalmente riesce a stare in un cranio perché si ripiega in solchi e avvallamenti.

Per i miei scopi tralascerò le descrizioni particolareggiate, limitandomi a brevi sintesi come la seguente: "Con la nascita la moltiplicazione dei neuroni nel cervello cessa: i neuroni che abbiamo alla nascita sono quelli che ci accompagneranno tutta la vita. Ciò che aumenterà ancora è, come abbiamo visto, il numero, la velocità e l'efficienza delle connessioni tra i neuroni esistenti". Boncinelli sottolinea anche l'importanza, per l'uomo, della corteccia frontale, particolarmente sviluppata, con funzioni superiori "come l'elaborazione di ricordi, l'associazione fra concetti diversi, il pensiero astratto, l'immaginazione e la creazione. E' la corteccia frontale che fa di noi quello che siamo".
  
E ancora: "Chiediamoci di nuovo brevemente chi o che cosa stabilisca questo milione di miliardi di contatti sinaptici. E' presto detto: i geni, l'esperienza e il puro caso, come dire la mia biologia, la mia biografia e una notevole dose di casualità. E' quest'ultima componente che assicura il grosso della variabilità fra gli individui e che fa sì che ciascuno di noi sia diverso da ogni altro". E' soltanto in questa forma, del resto corretta, che Boncinelli acconsente a riconoscere il caso relativo ai singoli individui.

Nei successivi, corti, paragrafi non si trova, nulla di rilevante nella descrizione dei progressi mentali del bambino, dell'adolescente, ecc. Interessante è, però, vedere come Boncinelli sistema la faccenda della conoscenza nell'uomo adulto, grazie allo studio di libri altrui. Cosa che, però, personalmente sembra trascurare perché non ne cita, quasi mai, nessuno. Ma poi, sebbene di rado e solo per allusioni, a qualcuno deve pur riferirsi, come qui di seguito.

"Si sente dire [allude all'antiriduzionista Steven Rose], per esempio, che con l'età si perde progressivamente la memoria. In assenza di una specifica patologia questa affermazione non ha senso: la memoria non si perde. Quel che si può deteriorare con gli anni è il meccanismo di recupero dei ricordi o, meglio, la prontezza con la quale si è in grado di realizzare tale recupero. Dal momento che nelle persone anziane tutta la conduzione degli impulsi nervosi è rallentata, per esse riesce talvolta più difficile richiamare prontamente i ricordi, senza che si sia persa la capacità di accumularne di nuovi, né la conservazione pura e semplice di quelli già acquisiti".

La differenza, sottolineata da Boncinelli, è che con l'età non si perde la memoria, diminuisce soltanto il recupero  dei ricordi! Insomma, se non è zuppa è pan bagnato! Così ragiona un metafisico! Ma se io dico che alla mia età, ossia con l'inizio della vecchiaia, ho dei cali di memoria a breve, non dico che sono diventato smemorato, dico semplicemente che, spesso, devo passare del tempo a recuperare la memoria di lavoro, anche quando scrivo, come in questo momento. Mentre, per il metafisico Boncinelli, la memoria  o si perde o si mantiene, anche se poi è costretto a fare qualche concessione, almeno, al buon senso, ammettendo un calo della memoria: un calo relativo ovviamente, non una perdita assoluta.

E, infatti, giunge a questa conclusione, prima, introducendo la memoria dei calcolatori, poi, decidendosi a chiarire la memoria dell'uomo. "Anche nel nostro cervello esistono almeno due forme di memoria, o due compartimenti di ricordi: a breve termine e a lungo termine. La memoria a lungo termine conserva tutti i nostri ricordi, fondamentali o accessori, futili o preziosi, per un tempo molto lungo e potenzialmente infinito". Ecco la soluzione, con l'aggiunta, però, della memoria a breve termine che Boncinelli così riassume: "Nel momento in cui vengono acquisiti, però, i ricordi transitano per il compartimento a breve termine, dove restano frazioni di secondo o qualche secondo. Sono ricordi metastabili e piuttosto volatili, ma più che sufficienti a condurre sensatamente la nostra vita... "

Insomma, Boncinelli la fa lunga sulla memoria, finché non si vede costretto a parlare del passaggio dei ricordi alla memoria a lungo termine, ammettendo implicitamente l'esistenza del problema del calo della memoria a breve termine. E' ciò che capita anche all'autore di questo blog, persino in questo momento, mentre sto svolgendo questa tema, faticando nello spostamento dell'attenzione dal libro di Boncinelli, che ho sotto gli occhi, al computer sulla cui cartella scrivo cercando di non perdere il filo del discorso che, se accadesse, dovrei tornare indietro a recuperarlo. In questo esatto momento, però, mi sento abbastanza in forma: ho la situazione sotto controllo, mentre sto per terminare questo post.

Ed è qui e ora che, infatti, colgo il punto fondamentale conclusivo, e proprio dalle parole stesse di Boncinelli: "E' necessario ... poter disporre ... di una memoria di gestione dei ricordi immagazzinati e momentaneamente richiamati per poterli utilizzare. A svolgere questo ruolo è la memoria operativa o memoria di lavoro. Sembra che questa memoria sia tutt'uno con la memoria a breve termine, ma non è ancora chiaro se memoria a breve termine e memoria di lavoro coincidano o se siano funzioni diverse dello stesso compartimento".

Per la dialettica caso-necessità la memoria a lungo termine è la memoria complessiva necessaria,  mentre la memoria a breve termine è la memoria di lavoro, che procede passo dopo passo, per singoli elementi casuali che solo complessivamente si rovesciano, in seguito, nella cieca necessità non voluta.


* Da  "La vita della nostra mente" (2011)  di Edoardo Boncinelli





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