mercoledì 31 gennaio 2018

A proposito di elezioni parlamentari: un vecchio scritto

In Italia, due continuano ad essere gli "argomenti del giorno" dall'inizio del 2013: le elezioni parlamentari italiane, compresi i successivi risultati, e, quasi in concomitanza, le elezioni di un nuovo Pontefice per sostituire il precedente, dimissionario. Eppure, gli argomenti avrebbero dovuto e dovrebbero essere almeno tre, con il terzo che, per importanza mondiale, sovrasta gli altri due: si tratta della recente volontà espressa dal presidente americano, il democratico Obama, di puntare sul "libero scambio USA-UE".

Come abbiamo spesso ripetuto in precedenti post, nell'era della globalizzazione, ossia nell'era del capitalismo senescente, gli Stati nazionali contano poco, a meno che non abbiano confini "continentali": contano, infatti, soltanto gli Stati di dimensioni continentali. Perciò di fronte alla crescente potenza economica dell'Asia e dei due giganti demografici Cina e India, gli USA, per correre ai ripari, si  rivolgono a una Europa che da tempo cerca di forgiare, con molte difficoltà, un'unione continentale, ovvero, una UE consolidata in una sovrastruttura statale che sia nella sostanza, anche se non nella forma, una specie di Stati Uniti d'Europa.

sabato 27 gennaio 2018

I soliti pretesi meccanismi... naturali

"Come fanno le cellule a percepire il loro ambiente"*

"Per differenziarsi e rispondere correttamente all'ambiente circostante, le cellule dei diversi tessuti e organi, pur essendo immerse nella rete di fibre della matrice extracellulare, devono potersi muovere almeno un po' e cambiare forma. La scoperta contribuirà a comprendere come fanno le cellule tumorali a colonizzare tessuti diversi da quelli in cui si sono sviluppate.

Per ottenere dall’ambiente circostante le informazioni necessarie a un corretto funzionamento, le cellule del corpo devono poter compiere piccoli movimenti e cambiare forma. A scoprirlo sono stati ricercatori del Lewis-Sigler Institute for Integrative Genomics a Princeton, dell’Università Ludwig-Maximilians a Monaco di Baviera edella Harvard University che firmano un articolo su “Nature Communications”.

Ma che cosa avrebbero scoperto di-nuovo, rispetto all'ipotesi che l'ambiente condiziona determinati tipi cellulari? Vediamo:

mercoledì 24 gennaio 2018

Per caso

in un giorno imprecisato di un anno abbastanza recente del secondo decennio del 2000 mi è ricapitato tra le mani il volumetto delle "Massime" di La Rochefoucauld, e aprendolo, sempre per caso, ho incontrato una massima che mi ha fatto riflettere: "L'umiltà è l'altare su cui Dio vuole che gli si offrano sacrifici".

Possiamo ampliare questa massima così: l'umiltà è l'altare su cui tutte le chiese di tutte le fedi, comprese quelle filosofiche, scientifiche, economiche e politiche, vogliono che le si offrano sacrifici.

martedì 23 gennaio 2018

L'illusoria soluzione costituzionalista: un breve schizzo

Nella "Ideologia tedesca" Marx ha fatto un'affermazione molto netta: "Non c'è storia della politica, del diritto, della scienza ecc. dell'arte, della religione ecc.". Intendeva con ciò chiarire che tutte le attività umane non economiche, che appartengono alla sovrastruttura della società, non hanno una evoluzione indipendente, fondata su se stessa, ma la loro evoluzione dipende, è condizionata, dall'evoluzione dei processi economici.

Ha poi, anche, osservato riguardo ai giuristi, politici, moralisti e religiosi: "ognuno ritiene che il suo mestiere sia quello vero. Sul nesso che unisce il loro mestiere alla realtà, tanto più necessariamente si fanno illusioni perché ciò è già condizionato dalla natura del mestiere stesso". "Il giudice, p.es. applica il codice, e quindi per lui la legislazione è il vero motore attivo". E ciò vale anche per i costituzionalisti e per la storia delle costituzioni.

lunedì 22 gennaio 2018

I voli pindarici della fisica nell'infinitamente grande e nell'infinitamente piccolo

Ricordate i voli spaziali dell'uomo previsti dopo il primo allunaggio? Ebbene è trascorso quasi mezzo secolo e oggi si esulta per il modesto "accometaggio" di Rosetta. Dunque, nonostante i notevoli progressi della tecnologia umana, i voli spaziali della specie umana nel cosmo si sono ridotti a una manciata di "allunaggi", "ammartaggi", "accometaggi" sul nostro modestissimo sistema solare (e senza la presenza umana). Dunque, la nostra tecnologia, che ci permette di "vedere" l'universo sterminato, non ci permette di trasportarci tranquillamente neppure sulla luna, figurarsi se è in grado di trasportarci su altri pianeti del nostro sistema solare... e oltre.

Ma, se dovessimo confrontare la scienza tecnologica con la scienza teorica, potremmo dire che se la prima, nell'ultimo secolo, ha compiuto passi da gigante confermando, però, che la specie umana è realmente una debole forma di coscienza di dimensioni minuscole nel cosmo sconfinato, la seconda ha immaginato, nella sua vana presunzione, di poter dominare l'intero universo, anzi gli infiniti universi, con teorie matematiche decise a tavolino (persino in competizione tra loro).

sabato 20 gennaio 2018

Torniamo alla nostra epoca

E' tanto difficile comprendere che rispetto al tempo di Marx ed Engels e rispetto al tempo di Lenin sono trascorse ben due guerre mondiali e due riprese postbelliche che hanno dato luogo a uno  sviluppo tecnologico scientifico, in assoluto, senza precedenti?

La prima e la seconda guerra mondiale hanno lasciato un segno indelebile, anche se mascherato dall'illusione democratica: il segno di un capitalismo maturato fino alla sua naturale senescenza, per la cui sopravvivenza le organizzazioni internazionali e le superpotenze quali gli Usa, la Cina  e la Ue si danno un gran daffare, anche se contro la senescenza del capitalismo c'è poco da fare, perché, pur essendo imprevedibile nelle sue conseguenze, è inevitabile.

lunedì 15 gennaio 2018

Lo Stato di diritto o il diritto della classe dominante

Nel suo saggio del periodo più importante dei suoi studi, "L'origine della famiglia, della proprietà e dello Stato" (1884), F. Engels stabilì in modo preciso e sintetico il nesso esistente tra lo Stato e la formazione economico-sociale, e definì il conseguente ruolo dello Stato nelle principali epoche storiche: "Come lo Stato antico fu anzitutto lo Stato dei possessori di schiavi al fine di mantenerli sottomessi, così lo Stato feudale fu l'organo della nobiltà per mantenere sottomessi i contadini, servi o vincolati, e lo Stato rappresentativo moderno è lo strumento per lo sfruttamento del lavoro salariato da parte del capitale".

Lo Stato, aggiunge Engels, può anche acquisire nuove funzioni, come ad esempio agire da mediatore quando le classi possono avere forze pari, così che di fronte ad entrambe esso può acquisire una certa autonomia. Fino all'epoca moderna, egli osserva: "Nella maggior parte degli Stati storici, i diritti spettanti ai cittadini sono graduati secondo il censo, e con ciò viene espresso direttamente il fatto che lo Stato è un'organizzazione della classe possidente per proteggersi dalla classe non possidente. Così fu nello Stato feudale del Medioevo, dove il potere era commisurato al possesso fondiario. Così nel censo elettorale degli Stati rappresentativi moderni".

sabato 13 gennaio 2018

Hegel. La dialettica singolo-complesso 3. Conclusioni

precendete... Dobbiamo considerare valida la distinzione operata da Hegel tra allheit e totalitat, ossia tra la totalità intesa come semplice aggregato (allehit), dove gli individui permangono come tali, e la totalità intesa come complesso (totalitat) nel quale gli individui si annullano o, per usare l'espressione hegeliana, tramontano. Studiando le scienze naturali e sociali sorge, però, un problema: mentre l'allehit si presenta nella sola forma di semplice aggregato, che tra l'altro non presenta grande interesse per la scienza, la totalitat si presenta in varie fogge, che rappresentanto gradazioni di due forme estreme, una delle quali assomiglia all'allehit. Spieghiamoci con degli esempi.

Se consideriamo una classe sociale, non ci troviamo di fronte a un aggregato casuale, ma a un complesso necessario, dunque a una totalitat. Perciò, secondo definizione, gli individui che compongono la classe dovrebbero annullarsi in essa fino a perdere le loro singole individualità. Però, questi individui matengono la loro identità in quanto tali, e questo è il contrassegno dell'allheit. La stessa difficoltà troviamo anche nei complessi biologici: ad esempio, se consideriamo un sistema immunitario, i suoi costituenti, le cellule linfocitarie, sono organismi a se stanti, che permangono come tali; ma il sistema immunitario non è un semplice aggregato casuale, bensì un complesso necessario, una totalitat.

Per comprendere questa forma estrema, nella quale i costituenti del complesso necessario (totalitat), mantengono la loro individualità, quasi appartenessero a un semplice aggregato (allheit), possiamo confrontarla con l'altra forma estrema, quella nella quale invece i singoli costituenti si annullano effettivamente perché all'interno del complesso non solo non mantengono più la struttura che hanno allo stato libero, ma non sono individuabili in quanto tali. Così, se prendiamo una molecola, gli atomi che la costituiscono sono all'interno della molecola altra cosa che allo stato libero, come attesta il "difetto di massa".

mercoledì 10 gennaio 2018

Hegel. La dialettica singolo-complesso 2. Approfondimento e soluzione

precedente... Per la comprensione della dialettica caso-necessità è fondamentale chiarire la dialettica singolo-complesso. Il primo passo in questa direzione è stato quello di attribuire il caso ai singoli e la necessità ai complessi. Viene da sé, come conseguenza, che se il complesso contiene un gran numero di singoli elementi, anche la necessità ha per contenuto un gran numero di casi. Così, poiché la materia evolve in molteplici e diverse forme inorganiche e organiche, che si presentano come complessi costituiti di numerosi singoli elementi, la necessità di questi complessi dipende dai singoli elementi stessi, e il caso relativo a ciascuno di essi ha per ambito il complesso di appartenenza.

Ora, se specifichiamo che per assoluto si deve intendere solo ciò che non può evitare di manifestarsi sempre e comunque, ci si può chiedere: esiste un caso e una necessità assoluti? La necessità, in quanto assoluta, si manifesta soltanto nella evoluzione complessiva della materia; e, poiché la materia evolve a partire dalle infinite particelle del big bang, il caso, in quanto assoluto, può essere considerato la condizione tipica di ogni singola particella. Ma l'assoluto caso singolare e l'assoluta necessità complessiva si manifestano nella evoluzione della materia attraverso il caso e la necessità soltanto relativi.

domenica 7 gennaio 2018

Hegel. La dialettica singolo-complesso 1. Introduzione

Abbiamo in più occasioni riferito la soluzione del rapporto caso-necessità al rapporto singolo-complesso che rappresenta un concetto polare nuovo, mai indagato nella teoria della conoscenza. Lo scopo di questo capitolo è di impostare e risolvere questo nuovo rapporto concettuale che permette la definitiva soluzione della dialettica caso-necessità.

Partiamo da una contraddizione che incontriamo nella "Logica"*, contraddizione relativa alla definizione di individuo: prima Hegel concepisce l'individuo come il "concreto", "come qualcosa avente molte qualità", "una cosa avente molteplici proprietà, un reale dalle molteplici possibilità, una sostanza avente appunto tali accidenti", poi afferma che "l'individuo è universale", nel senso che "questo è un universale essenziale". Ora, come intendere l'individuo universale? Come totalità complessiva o come sostanza semplice alla maniera di Leibniz?

Hegel distingue tra la totalità soggettiva, cioè la pluralità dei casi, "la totalità cioè dei casi giunti a conoscenza", dalla totalità oggettiva, che per lui consiste nel genere. Ad esempio, l'espressione "tutti gli uomini esprime primieramente il genere umano; in secondo luogo poi esprime questo genere nel suo smembramento, ma in modo tale che gli individui sono in pari tempo ampliati a universalità del genere;...". "Invece di tutti gli uomini si deve dire ormai: l'uomo". "L'universalità, che è sorta per questa via, è il genere". Così: "Ciò che conviene a tutti gli individui di un genere conviene per sua natura al genere". E questo è per Hegel il giudizio di necessità: la necessità riguarda l'individuo uomo inteso come genere, come totalità.

giovedì 4 gennaio 2018

II] Hegel. Possibilità-realtà, caso-necessità (dalla Logica)

precedente... Forse nessuno ha mai sottolineato il fatto che Hegel, nella sezione dedicata alla "realtà", ha affrontato il rapporto possibilità-realtà, prima dal punto di vista del rapporto caso-necessità, soffermandosi a lungo, e poi dal punto di vista del rapporto causa-effetto soffermandosi molto meno. Neppure Engels che, pure, scrisse a Marx di non voler risparmiare agli scienziati del loro tempo l'ostica Logica di Hegel.

E Lenin, nei suoi "Quaderni filosofici", dopo aver snobbato della Logica tutta la parte riguardante il caso, la necessità, la possibilità e la realtà, riprendendo le poche pagine di Hegel sulla connessione di causa ed effetto, annota: "Quando leggi Hegel sulla causalità, sembra, a tutta prima, strano che egli abbia indugiato relativamente così poco sul tema preferito dai kantiani". Ma se Hegel ha trascurato il rapporto di causa-effetto è solo perché a procurare i maggiori problemi al pensiero, fin dal tempo di Democrito e di Epicuro (come ha dimostrato Marx, in giovanissima età, nella sua tesi di laurea) è stato il rapporto caso-necessità.

Ora, nell'affrontare la "Logica", valga una volta per tutte l'avvertenza di leggere materialisticamente i passi di Hegel che abbiamo citato, senza preoccuparsi se vi compaiono l'assoluto, l'idea assoluta, ecc. Ad esempio, Hegel scrive: "Realtà (attualità), possibilità e necessità costituiscono i momenti formali dell'assoluto, ossia la sua riflessione". Di fronte a questo passo, noi trascuriamo l'assoluto e la sua riflessione, perché abbiamo qualcosa di meglio da fare, e cioè sottolineare che qui manca un concetto fondamentale: il caso.

martedì 2 gennaio 2018

I] Hegel. Possibilità-realtà, caso-necessità (dalla Enciclopedia)

Hegel parte dalla critica del concetto kantiano di possibilità formale, per il quale è possibile tutto ciò che non si contraddice. Abbiamo visto che, nel suo saggio su Democrito ed Epicuro, Marx attribuisce quest'idea di possibilità a Epicuro. Dunque già sappiamo che se è possibile tutto ciò che non si contraddice, "tutto così è possibile", come rileva anche Hegel. Epicuro, infatti, finì col porre sullo stesso piano ogni sorta di possibilità, ogni sorta di ipotesi; e questo, abbiamo già visto, rappresentò il suo principale limite, che gli derivò dal fatto di avere considerato solo il caso, respingendo la necessità.

Hegel giustamente osserva: "Ma altresì tutto è impossibile; perché in ogni contenuto, in quanto è un concreto, può essere concepita la determinatezza come antitesi determinata, e quindi come contraddizione. -Non vi è perciò discorso più vuoto di quello di tale possibilità e impossibilità". Perciò, egli avverte filosofi e storici: "Specialmente in filosofia non si deve mai parlare di mostrare che qualcosa sia possibile, o qualcos'altro sia anche possibile, o che qualcosa, come si dice, sia pensabile. Anche lo storico resta per tal modo avvisato di non usare questa categoria, già dichiarata non vera; ma la sottigliezza del vuoto intelletto sommamente si compiace nel vano escogitare possibilità o serie di possibilità".
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