giovedì 24 luglio 2014

VII La stupidità secondo Wikipedia. Conclusioni

(Continuazione) Prima Wikipedia cita l'aforismo di Einstein che abbiamo già riportato: "Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità. Della prima non sono sicuro". Poi cita Carlo Maria Cipolla che, come abbiamo visto, definisce lo stupido "una persona che causa un danno ad un'altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita".

Infine, considera la definizione classica di stupido "Il termine deriva (sec. XIV) dal verbo latino stùpeo, ossia "son stordito, resto attonito". Lo "stupido" è infatti colui che non sa dominare il circostante, e le situazioni, con tutti i loro fenomeni: ne resta attonito, spiazzato. L'inetto descritto da Italo Svevo è un tipico esempio di "stupido": di fronte al bivio non saprà mai che direzione imboccare".

mercoledì 23 luglio 2014

VI] Carlo Cipolla: l'unico teorico della stupidità e soltanto in campo economico

(Continuazione) Economista, allievo di Braudel, Cipolla ha preso in considerazione il "fattore" stupidità in economia. Però, sembra, che non abbia tradito l'impostazione tradizionalmente pudica sull'argomento. Pudore che si è manifestato, nella forma di divertissement, in una pubblicazione che in Italia è uscita con il titolo di "Allegro ma non troppo" (1988). Nella sua impostazione c'è il gusto del paradosso che si manifesta nel concepire gli stupidi come un gruppo non organizzato ma che riesce a operare con maggiore potenza delle lobby e delle mafie. Così come paradossali sono le sue cinque regole fondamentali della stupidità:

1) "Prima legge fondamentale: sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione". Qui il paradosso è che "ognuno di noi", come soggetto, allude a "tutti", o almeno a tutti i non stupidi che sono contrapposti a "loro", ossia a tutti gli stupidi. Dunque per Cipolla la stupidità sarebbe come un marchio di fabbrica: un carattere assoluto.

V] Impossibile definire l'intelligenza senza rivolgersi alla stupidità?

(Continuazione) Tanto è difficile definire l'intelligenza, quanto è difficile leggere su di essa aforismi intelligenti. Talvolta gli aforismi hanno per soggetto il genio, inteso come qualcosa di superiore e di indefinibile se non in opposizione alla mediocrità, ma anche quelli che cercano di definire una normale intelligenza non riescono a farlo se non in contrapposizione alla stupidità, come se quest'ultima fosse più interessante della prima. Lo mostrano i seguenti aforismi:

"All'intelligenza il buon Dio ha posto dei limiti, alla stupidità no".
(Adenauer).

"L'intelligenza è uno strumento - e questo strumento è finito in mano agli stupidi"
(Roberto Bazlen "Note senza testo" 1979).

"Perché l'intelligenza umana ha dei limiti, e la stupidità no?"
(George Courteline)

martedì 22 luglio 2014

IV] Qualche aforisma sulla polarità stupidità-intelligenza

(Continuazione) "Quando nel mondo appare un vero genio, lo si riconosce dal fatto che tutti gli idioti fanno banda contro di lui". Jonathan Swift.

"Una delle sventure delle persone molto intelligenti è di non poter fare a meno di capire tutto: i vizi non meno che le virtù". Honoré de Balzac.

"Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi". Bertrand Russell.

"La solitudine è il destino di tante grandi menti: un destino a volte deplorato, ma sempre scelto come il minore dei mali". Arthur Schopenhauer.

III] La paura dell'intelligenza e la prevalenza della stupidità

(Continuazione) Definendo, come abbiamo fatto in questo blog, il Novecento come il secolo della paura dell'intelligenza, implicitamente lo abbiamo definito come il secolo della prevalenza della stupidità -che troppi filosofi, con compiacimento, hanno definito pensiero debole. Dobbiamo, perciò, aggiungere che il Novecento è stato il secolo nel quale la stupidità è salita sui trampoli, mentre l'intelligenza si è fatta piccola. Ecco, dunque, l'epoca della "prevalenza dello stupido", sulla quale ci accingiamo a sviluppare qualche nuova riflessione.

Cominciamo dalla seguente considerazione: possiamo paragonare il rapporto stupidità-intelligenza al rapporto caso-necessità. Ma, come c'è molto pudore a considerare il caso e la necessità in rapporto tra loro, così accade con la stupidità e l'intelligenza. Lo conferma la mancanza di una tradizione di studi e di teorie sulla stupidità, sull'intelligenza e sul loro reciproco rapporto.

C'è una forma di pudore così grande nel non voler trattare questi due temi con la serietà che meritano, che la coda di paglia dell'amor proprio umano li respinge nel limbo degli aforismi. Quanto più fa male all'amor proprio considerarli seriamente, tanto più essi vengono presi come oggetti di battute, ironie, sarcasmi. E qui ce n'è per tutti i gusti. Basta fare ricerche su Google.

lunedì 21 luglio 2014

II] La polarità stupidità-intelligenza

(Continuazione) Per poter approfondire la stupidità, occorre innanzi tutto prendere in considerazione il suo opposto polare: l'intelligenza. Ora, se l'intelligenza fosse conseguenza del rovesciamento della stupidità, come la vista è conseguenza del rovesciamento delle immagini nella retina, avremmo tanti intelligenti quanti sono i vedenti, mentre, già a prima vista, il rapporto tra intelligenti e stupidi mostra una grande prevalenza di questi ultimi.

Proseguendo l'approfondimento scopriamo, però, che la questione non è tanto semplice: stupidità e intelligenza potrebbero riservarci sorprese. Innanzi tutto, come si può leggere anche su Wikipedia: "In ambito accademico una definizione universalmente condivisa di intelligenza non esiste ancora". E non esisterà mai, ad avviso di chi scrive, nel senso che, in questo ambito, nessuno correrà mai il rischio di esprimere un giudizio negativo riguardo all'intelligenza di qualche collega o superiore.

domenica 20 luglio 2014

I] La prevalenza dello stupido e il pudore dell'intelligenza

Non volendo annoiare i vacanzieri con argomenti troppo seriosi di filosofia e scienza, l'autodidatta ha ritenuto di approfittare della calura estiva per affrontare un tema "leggero" come la stupidità. La stupidità è molto simile al caso: entrambi sono i fedeli compagni delle nostre esistenze quotidiane nei loro singoli momenti. Quante volte anche la persona più intelligente ha esclamato: che stupido sono stato!

Dedicheremo diversi post all'indagine su questo tema. Un tema che nella storia del pensiero umano non è stato molto indagato in se stesso, anche se, a riguardo, non mancano aforismi e riflessioni in ogni epoca. Comunque, le origini della stupidità spudorata dell'era della globalizzazione, che ci riguardano da vicino, si trovano nel "Truman show", nella "Società dello spettacolo" ("La prevalenza del cretino" di Fruttero e Lucentini ne rappresenta un esempio). Ma occorrerebbe leggere anche il libro di Gianfranco Marrone dal titolo laconico di "Stupidità",  libro presentato da Luca Menichetti nel dicembre 2012.

sabato 19 luglio 2014

Hegel sulla evoluzione della materia

La materia infinita e i cicli finiti delle forme materiali

Concludiamo questa prima parte del volume, dedicata alla dialettica caso-necessità nella teoria della conoscenza, con alcune riflessioni sull'evoluzione della materia che produce le più diverse forme fisiche e biologiche, oggetto di studio delle scienze della natura. Può sembrare paradossale ma è un fatto degno di considerazione che l'elaborazione filosofica dell'idealismo hegeliano inizi con il divenire, concetto fondamentale per la comprensione della reale evoluzione della materia nel cosmo.

Hegel risolve il problema del cominciamento della propria filosofia idealistica partendo dal puro essere (tesi), continuando con la sua negazione (antitesi) e quindi mostrando l'unità dialettica dell'essere e del nulla nel divenire (sintesi). Il risultato stabile del divenire è l'essere determinato che rappresenta l'unilaterale, il finito del divenire stesso; perciò l'antitesi sembra sparita; e invece nell'essere determinato essa si ripresenta, perché l'essere determinato è un qualcosa con determinate qualità che il divenire trasforma in un altro essere determinato con qualità modificate, ecc.

L'essere determinato, che sorge dal divenire, è una sintesi di essere e nulla, che concretamente si manifesta come qualcosa che è altrimenti dall'essere e il nulla, e che il divenire trasforma in altro. "L'alcunché -scrive Hegel- diventa un altro; ma l'altro è anche un alcunché; dunque diventa parimenti un altro; e così all'infinito". Nella filosofia idealistica hegeliana il divenire trasforma ogni essere determinato in un altro essere determinato con una progressione all'infinito.

venerdì 18 luglio 2014

3. La logica formale di Gottlog Frege

Frege scrive a Russell  3 agosto 1902.

(Continuazione) In questa lettera l'autore scrive: "Le ho appunto già scritto nella mia ultima lettera che nella fondazione dell'aritmetica e nella logica si può sostituire ciò che Lei vorrebbe chiamare classe, che è propriamente sistema, totalità, aggregato, e non ciò che io chiamo classe. In verità il sistema non è niente di logico". Osserviamo che la classe, come intesa da Frege, tratta oggetti di uno stesso tipo (ciò che l'autore di questo blog, seguendo Hegel, ha chiamato genere universale, ad esempio, il genere umano, il genere elettrone, il genere stella, ecc. )

Ma una cosa è la classe universale, tipologica, ecc. altra cosa è il complesso. Se una stella appartiene logicamente al genere delle stelle, essa però, appartiene realmente al suo proprio complesso: alla sua specifica galassia. Ma, a sua volta, essa stessa è un complesso: un complesso di atomi, i quali appartengono al genere atomi. Allo stesso modo un uomo appartiene al genere umano, ma può appartenere anche a una classe sociale e a una qualsiasi altra classificazione relativa alla sua condizione lavorativa, familiare, ecc. Qui non c'è possibilità di confusione solo se si ha l'accortezza di considerare i complessi e i singoli elementi dei complessi come reali, materiali, concreti, senza confonderli con gli oggetti astratti della logica matematica.

giovedì 17 luglio 2014

2. La logica formale di Gottlob Frege

Hilbert risponde a Frege 29 dicembre 1899

(Continuazione) Hilbert respinge (B1) "Lei scrive: "Attribuisco il nome di assiomi a enunciati... Il fatto che gli assiomi sono veri ci assicura che essi non si contraddicano fra loro". Mi ha molto interessato leggere nella Sua lettera proprio questa frase, poiché io, da quando ho cominciato a riflettere, scrivere e tenere conferenze su questo argomento, ho sempre detto esattamente il contrario: se assiomi arbitrariamente stabiliti non sono in contraddizione, con tutte le loro conseguenze, allora essi sono veri, allora esistono gli enti definiti per mezzo di questi assiomi. Questo è per me il criterio della verità e dell'esistenza".

Hilbert chiarisce (B2): "Voler dare in tre righe una definizione del punto è a mio modo di vedere una cosa impossibile, poiché una definizione completa di esso la dà piuttosto solo l'intero complesso di assiomi. Proprio così: ogni assioma contribuisce alla definizione, e quindi ogni nuovo assioma fa variare il concetto. "Punto" è di volta in volta qualcosa di diverso, a seconda che lo consideriamo nella geometria euclidea, non euclidea, archimedea, non archimedea. Ne deriva da ciò che quando un concetto è stabilito in modo univoco non è lecito aggiungere un qualunque altro assioma".

mercoledì 16 luglio 2014

1. La Logica Formale di Gottlob Frege

Epistolario filosofico di Gottlob Frege con Hilbert, Husserl e altri*

Iniziamo con una considerazione dell'autore di questo blog sull'errore della Logica formale che pretende stabilire valori di verità (ossia, la verità o la falsità) di singole asserzioni. Ma una singola asserzione, una singola frase (o persino un brano di diverse frasi) non può essere assolutamente o vera o falsa. La verità vale soltanto per complessi teorici. Spesso ci vogliono parecchi brani se non libri per giungere a caratterizzare una legge o un'idea profonda non ancora del tutto definita o sviluppata, e questo vale anche per la critica delle teorie.

Questa complessità non può essere bloccata, sezionata, divisa in serie di asserzioni separate, delle quali si possa o si debba provare singolarmente la verità o la falsità. Ciò sarebbe stucchevolmente metafisico. A parte le verità banali, come diceva Engels, del tipo: Napoleone è nato a Sant'Elena in tale ora, giorno e anno. Verità che non riguardano la logica, ma semplicemente eventi appurati, dove, comunque, un errore, ad esempio, di trascrizione dell'ora o del giorno, non hanno alcuna rilevanza per la conoscenza, riguardando soltanto la semplice erudizione.

domenica 13 luglio 2014

Impasse della fisica dopo il bosone di Higgs?

Commento sul recente numero di "Le Scienze" Luglio 2014, dedicato alla "fisica in crisi" dopo la scoperta del bosone di Higgs.

Il fatto paradossale è che, per i fisici, rappresenta un punto fermo della storia della loro scienza la validità dei quanti e della relatività, considerate due grandi rivoluzioni e due esempi di come deve progredire la fisica, anche se poi i conti non sono mai tornati, a cominciare dalla insolubile contraddizione tra la fisica quantistica e la fisica relativistica.

Insomma, esiste una storia mitizzata che presenta queste due dottrine oscurandone tutte le contraddizioni fondamentali. Si sarebbe, invece, dovuto sottolineare che i fisici del primo Novecento arrancavano tra mille difficoltà e con una tecnologia ancora molto modesta e quindi erano giunti a teorie molto discutibili. Ma niente da fare, il mito ha prevalso: il mito di Plank, Einstein, Bohr, ecc. fino a Dirac. Cosa che in altre scienze, stranamente, non è successo... in una simile misura.

giovedì 10 luglio 2014

Motti, aforismi e massime d'autore. Gautier (1811-1872)

Da "Il capitan Fracassa" di Gautier

Il nobile straccione  aveva "un blasone talmente consunto che non l'avrebbe decifrato l'araldo più esperto;"

"In assenza dell'opera dell'uomo, la natura riprende i suoi diritti cancellando quanto vi era di tracce di lavoro umano: una cosa che sembra fare volentieri"
.

La descrizione di una pittura muraria andata in rovina: sembrava "non più una pittura, ma lo spettro di una pittura, tanto che a parlarne ci vorrebbero le ombre delle parole: i vocaboli soliti paiono, per questo specifico scopo, troppo sostanziosi".

Motti, aforismi e massime d'autore. Chamfort (1741-1794)

Da  "Massime e pensieri" di Chamfort


"Vi sono due cose alle quali bisogna assuefarsi, a meno di trovare la vita insopportabile: le ingiurie del tempo e le ingiustizie degli uomini".

"La sciocchezza non sarebbe completa se non temesse l'intelligenza. Il vizio non sarebbe completo se non odiasse la virtù".

"C'è un certo piacere insito nel coraggio che sa porsi al di sopra della ricchezza. Disprezzare il denaro equivale, infatti, a detronizzare un re"
.

mercoledì 9 luglio 2014

Motti, aforismi e massime d'autore. Vauvenargues (1715-1747)

Da "Riflessioni e massime, e altri scritti" di Vauvenargues


Sul caso, Vauvenargues non comprende ciò che ha intuìto qui di seguito: "La necessità di questo concorso di molte qualità indipendenti le une dalle altre, spiega come il genio sia così raro. Quando la natura riunisce quelle differenti attitudini in un solo uomo, sembra addirittura un caso". Non sembra. E' un caso! Però, eccezionale in senso statistico!

"Quelli che deridono le inclinazioni serie amano poi seriamente le bazzecole".

"Lo sciocco dotato di buona memoria è pieno di pensieri e di fatti; ma non sa trarne alcuna conclusione: mentre tutto dipende da ciò".

Motti, aforismi e massime d'autore. Montaigne (1533-1592)

[Per molti sono iniziate le vacanze. Perciò, proponiamo qualcosa di leggero, ma non troppo, su cui riflettere sotto l'ombrellone]

Dal "Dizionario della saggezza"   di Montaigne                              

"Deificazioni. Le cose che conosciamo meno si adattano più delle altre ad essere deificate. Perciò aver creato degli dèi a nostra somiglianza, come è avvenuto nell'antichità, va molto al di là dell'estrema debolezza umana... Aver costruito dèi tenendo come modello la nostra condizione, della quale dovremmo conoscere la fallacia, aver attribuito loro desideri, ire, vendette, matrimoni, accoppiamenti e parentele, amori e gelosie... le nostre cupidigie e i nostri piaceri, è veramente il prodotto di una eccezionale ubriacatura dell'intelletto umano"

 "E' difficile nelle azioni umane stabilire una regola tanto giusta, basata sulla ragione, sulla quale il caso non vi faccia pesare il suo diritto". 

E sull'incertezza dovuta al caso: "Gli uomini, anche quando la sorte faccia loro buon viso, non possono definirsi felici finché non sono giunti all'ultimo giorno della loro vita, per l'incertezza e la variabilità delle cose umane, che con lievissimo movimento possono mutare da una condizione a un'altra totalmente diversa".  

lunedì 7 luglio 2014

Bellone. Il mistico Maxwell e l'autistico Dirac: il convenzionalismo e l'irrealismo in fisica

Un omaggio critico a Enrico Bellone

Scrive Bellone che Maxwell suggerì "di distinguere tra due forme di conoscenza, l'una definita storica e l'altra statistica. Le equazioni della meccanica enunciavano in modo completo "le leggi del metodo storico applicato alla materia". Era tuttavia impossibile, sulla base di ciò che si sapeva a proposito della materia stessa, applicare effettivamente il metodo storico a grandi numeri di particelle e di eventi: "ed allora siamo obbligati ad abbandonare il rigoroso metodo storico e ad adottare  il metodo statistico". Quest'ultimo, pur essendo prezioso a fini pratici, non poteva tuttavia pretendere di avere "quel carattere di assoluta precisione che appartiene alle leggi della dinamica astratta" (Maxwell 1873...)."

"Maxwell -continua Bellone- era dunque convinto che l'analisi statistica non potesse rivaleggiare con l'analisi meccanica dei processi naturali". Così, egli aprì il periodo storico della scienza convenzionale e fittizia del '900: essendo un religioso mistico, non poteva ammettere l'irregolarità in natura, non potendo accettare il caso. E se pure l'uomo fosse stato incapace di determinare le singole molecole, per Maxwell, la loro regolarità era comunque rigorosamente determinata. Così potè affermare: "Quando passiamo dalla contemplazione dei nostri esperimenti alla contemplazione delle molecole stesse, allora lasciamo il mondo del caso e del mutamento ed entriamo in una regione dove ogni cosa è certa e immutabile".

II] Bellone. Altro che caos e armonia: un paradosso del Seicento

Un omaggio critico a Enerico Bellone

(Continuazione) "E' infatti lecito -scrive Bellone- chiedersi per quali motivi esista, nei primi anni del Seicento, una disparità notevole tra le teorie e le misure relative all'astronomia e alla meccanica da un lato, e quelle relative ai fenomeni elettrici e magnetici dall'altro". Keplero ha teoremi e può confrontare i calcoli con le misure astronomiche di Tycho Brahe, ma riguardo alla teoria dell'attrazione tra il Sole e i pianeti non può superare l'analogia tra la virtù motrice del sistema planetario e le idee di Gilbert sul magnetismo. Galilei, "che lavora su un programma di matematizzazione della teoria del moto", ammira l'ingegnosità del De Magnete, ma ne critica l'assenza della matematica.

Riguardo all'astronomia, la questione principale era spiegare la gravitazione e non solo limitarsi a calcolarla. Cartesio, che cercava di spiegare l'intero Universo, non apprezzava il metodo di Galileo dello studio di problemi ben definiti. E, viceversa, Galilei non comprendeva le tecniche algebriche di Cartesio. Ma quest'ultimo fingeva ipotesi: voleva spiegare le cause e le riferiva alla causa prima, Dio. Anche Leibniz non apprezzava Cartesio per via del suo "metodo" che considerava inutile.

domenica 6 luglio 2014

"Il potere delle formule" di Piergiorgio Odifreddi

 "Le Scienze" Luglio 2014

Riprendendo il passo di Galileo sull'universo scritto in lingua matematica, Odifreddi si pone il problema della determinazione della forza, o meglio come "poter descrivere l'effetto di una forza F su una massa m" e dice che "è necessario capire a quale caratteristica del moto sia legata la forza. Agli inizi la cosa non era chiara, e si discusse a lungo su varie possibilità: in particolare Galileo e Cartesio proponevano la "quantità di moto" mv, Leibniz la "forza viva" mv2, e Newton ma. Paradossalmente, tutte e tre le proposte erano sensate, ma si riferivano ad aspetti diversi.

Oggi sappiamo che la definizione corretta è quella proposta nel 1687 da Newton nei Principia, cioè F = ma. Chiarito questo, il resto segue automaticamente dalle tre formule precedenti, moltiplicandone entrambi i membri per la massa. Dalla prima si ottiene Ft = mv , che uguaglia l'impulso di una forza alla quantità di moto. E dalla terza si ottiene Fs = mv2/2 che uguaglia il  lavoro di una forza all'energia cinetica, ma misurato il suo effetto nel tempo e nello spazio: cioè l'impulso fornito e il lavoro effettuato".

sabato 5 luglio 2014

I] Bellone. La proposta di compromesso di Osiander e la scienza moderna

Un omaggio critico a Enrico Bellone

In questo e nei due successivi post, prenderemo in considerazione alcuni importanti contenuti del libro di Enrico Bellone, "Caos e armonia" (2004), dove egli, in particolare, sottolineò che, nell'epoca attuale, milioni di studiosi operano nel campo della scienza e rappresentano quella "comunità scientifica" penalizzata da troppi vincoli che si pretendono porre alla scienza  stessa.

Così scrisse: "In quanto l'evoluzione della scienza fondamentale ha una spiccata caratteristica di non intenzionalità, l'idea stessa di porre vincoli preliminari sulla libertà della ricerca è una pia illusione, anche se appare a molti intellettuali saldamente ancorata alla distinzione tra cultura (la cui libertà d'espressione va comunque garantita) e tecnica (la cui libertà operativa dovrebbe essere invece regolata con prescrizioni etiche, politiche, religiose e giuridiche, ed eventualmente punite in caso di violazione)".

In senso sociale, il problema del controllo delle applicazioni della scienza è di difficile soluzione, ma non ha nulla a che vedere con le questioni, sollevate da Bellone, della libera conoscenza e dei vincoli che la storia ha posto alla scienza, a cominciare dai divieti teologici. E', comunque, dei suddetti vincoli che tratteremo in questo post.
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