sabato 20 agosto 2016

Ambiente interno e processo di differenziazione cellulare

Il numero di "Le Scienze" di Gennaio 2015 pubblicò un articolo del biologo Stefano Piccolo, professore di biologia molecolare dell'Università di Padova, dal titolo "LA FORZA DEL DESTINO". "Il suo laboratorio studia come le cellule percepiscono l'ambiente circostante e usano questa informazione per costruire i tessuti."

All'inizio dell'articolo possiamo leggere: "Oggi i biologi tendono a spiegare la vita delle cellule in termini di geni e proteine: il gene A codifica per una proteina che controlla il gene B, che a sua volta codifica per la proteina X e così via, e queste molecole determinano il comportamento cellulare. Alla fine sono i geni a dire alle cellule come comportarsi". E questo è l'illusorio metodo riduzionistico del determinismo biologico. "Ma -aggiunge Piccolo- è sempre più evidente che alcuni dei principali processi endocellulari sono scatenati da trazioni e spinte meccaniche che hanno origine nell'ambiente circostante, come le cellule o i fluidi vicini."

Per rendere l'idea, ci limitiamo a citare soltanto il più facile degli esempi di comportamento delle cellule: "Per esempio, cellule che dispongono di spazio attorno a sé continuano a dividersi, mentre cellule ammassate insieme a migliaia di altre crescono più lentamente o smettono di crescere."

martedì 16 agosto 2016

Un'intervista significativa riguardo al mondo della PNEI

 Si tratta dell'intervista di Stefano Lorenzetti a Enzo Soresi del 15-08-2008


"Dopo una vita passata a dissezionare cadaveri, a curare tumori polmonari, a combattere tubercolosi, bronchiti croniche, asme, danni da fumo, il professor Enzo Soresi, 70 anni, tisiologo, anatomopatologo e oncologo, primario emerito di pneumologia al Niguarda di Milano, ha finalmente individuato con certezza l’epicentro di tutte le malattie: il cervello. Negli ultimi dieci anni, cioè da quando ha lasciato l’ospedale per dedicarsi alla libera professione e tuffarsi con l’entusiasmo del neofita negli studi di neurobiologia, ha maturato la convinzione che sia proprio qui, nell’encefalo, l’interruttore in grado di accendere e spegnere le patologie non solo psichiche ma anche fisiche.

La posizione di Soresi è ritenere che esista un interruttore nell'encefalo che può determinare l'accensione o lo spegnimento delle patologie. Ma, da medico, incontra singoli casi umani che deve risolvere. Non accettando l'idea di operare sul caso, pretendendo lavorare sulla necessità, che cosa fa? Parla di combinazioni di fattori, mentre si tratta semplicemente di combinazioni di circostanze singole casuali. Chi scrive ritiene che non esistano interruttori in una dinamica multipla e ciecamente necessaria, nella quale il caso prevale sul singolo individuo e la necessità è, perciò, cieca.

Il mondo della PNEI

Come  risposta al quesito posto da un lettore di questo blog riprendiamo, da "Una finestra sul mondo della PNEI", le seguenti riflessioni, interpretate alla luce della dialettica caso-necessità: "La PNEI di per sè non pone più attenzione alla mente rispetto al corpo o viceversa, ma utilizzando i principi propri dell'epistemologia empirica del metodo scientifico si sforza di chiarificare quelle connessioni che rendono sistema nervoso, mente, immunità e regolazione ormonale un unico e complesso sistema di controllo omeostatico dell'individuo". Potremmo dire che la PNEI affronta lo studio della persona umana singola in maniera olistica, ossia come un complesso, come un tutto. Ma lo fa incontrando, ovviamente, grosse difficoltà dal punto di vista della comprensione di qualcosa che può obbedire soltanto alla dialettica caso-necessità.

"Come sostiene Ader nella Prefazione alla IV edizione di Psychoneuroimmunology, Elsevier Academic Press 2007, i confini tra le varie discipline hanno principalmente motivi storico-politici che possono condurre ad una frammentazione del sapere scientifico. Werner K. Heisenberg (1901-1976) sosteneva che i fenomeni da noi osservati non sono la natura stessa, ma la natura esposta al nostro approccio e metodo investigativo. In altre parole, il metodo con cui il ricercatore approccia la natura (ossia il fenomeno naturale) condiziona in un certo qualmodo i risultati stessi dell'indagine.

lunedì 8 agosto 2016

Il grande rimbalzo del Big Crunch

Oggi su "Repubblica.it" troviamo il seguente articolo dal titolo "L'universo ha avuto inizio con un esplosione o con un "grande rimbalzo" (big bounce)?" E continua:  "O con qualcosa di completamente diverso? La questione delle nostre origini è una delle più spinose della fisica, con poche risposte e un sacco di speculazioni e sensazioni forti. La teoria di gran lunga più popolare è l'inflazione, cioè l'idea che il cosmo si sia espanso esponenzialmente nelle prime frazioni di secondo dopo l'esplosione che l'ha fatto nascere."

L'autore di questo blog ha sempre affermato che la teoria dell'Inflazione è un "falso" tipico della fisica teorica che molto inventa con la matematica astratta e poco o niente garantisce di realistico. Alla teoria dell'"inflazione" si è sempre opposta la teoria del "big crunch" che, sempre ad avviso di chi scrive, non è sfociata nella chiara affermazione dell'universo pulsante: un universo, cioè, che inizi con il massimo di energia repulsiva, la quale si consuma a vantaggio della crescita dell'attrazione, realizzando una dialettica della materia dell'universo che, alternando repulsione e attrazione, dia luogo a cicli di lunga durata. E questa è la tesi dell'autodidatta.
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