lunedì 10 dicembre 2018

La dialettica caso-necessità contro i luoghi comuni della scienza

Vale la pena di ricordare, anche se con molto ritardo, "Le Scienze" del Dicembre 2012 che ospitava il contributo di John Sexton su "Lo stato della scienza del mondo". Riporterò qualche estratto che ritengo rilevante  per il presente e per il futuro della scienza.

-"Anche se la vita dello scienziato può non essere consapevolmente globale, la globalizzazione permea l'impresa scientifica in molti modi"; in particolar modo "la velocità e la facilità con cui oggi comunichiamo ha accelerato il flusso delle idee fino a rendere l'impresa scientifica più connessa di quanto sia mai stata".

-"Per quanto la comunicazione scientifica possa essersi allargata, e includere il maggior numero di persone, molti continuano ad esserne esclusi."

-"Analogamente dobbiamo guardarci dal perdere la capacità di ascoltare le voci marginali che mettono in discussione le ortodossie: è da queste voci che sono arrivati alcuni dei massimi progressi. Per dirlo in altre parole, bisogna guardarsi dal conformismo di gruppo o dal pensiero automatico. Se è vero che le nuove tecnologie mettono insieme studiosi, ricercatori e anche non addetti ai lavori in modi efficaci e vantaggiosi, è vero anche che questi mezzi di comunicazione e le nuove comunità virtuali potrebbero rafforzare i modi convenzionali di pensare. Con lo stesso obiettivo avremmo bisogno anche di accordi più chiari nel campo della proprietà intellettuale. Il diffuso sospetto che i frutti della ricerca possano non essere debitamente rispettati altrove può avere un impatto devastante sulla collaborazione e sullo sviluppo di nuovi concetti".

- E ancora "... dobbiamo tenere a mente che la scienza non ha altri padroni che il sapere."

- "La ricerca scientifica sarà aperta a tutti o sarà solo un'opportunità per privilegiati? Si concentrerà sui bisogni del mondo intero o su interessi ristretti? La comunità scientifica saprà accettare le idee che ne disturbano l'assetto, o si adagerà sul sapere costituito? E i singoli paesi resteranno inchiodati a regole superate o saranno abbastanza flessibili da consentire profonde collaborazioni di ricerca?"

- Ricordando il Rinascimento, l'autore conclude: "Le città-stato di quell'epoca erano capitali intellettuali, e riunivano le migliori menti in comunità di individui che incessantemente si interrogavano l'un l'altro sulle comuni ipotesi consolidate, fino a conquistare una tale indipendenza intellettuale da votarsi soltanto alla verità. L'altezza dei nostri ideali, oggi, non deve essere inferiore".

A mio avviso, però, la scienza attuale è profondamente dissociata: da un lato, c'è la scienza pratica, la ricerca tecnologica, che tenta tutte le vie, in tutte le direzioni, per ottenere risultati reali, concreti, visibili (e ci riesce); dall'altro lato, c'è la scienza teorica che rimane incatenata alla millenaria contrapposizione tra il determinismo democriteo fondato sulla causa e l'indeterminismo epicureo fondato sul caso, contrapposizione inutilmente mascherata sotto forma di un termine nuovo, al posto del caso, come stocastico.

Se la scienza pratica produce uno sviluppo tecnologico incredibile, stupefacente, anche solo paragonato, ogni volta, al ventennio precedente, la scienza teorica, ovvero la teoria della conoscenza, non riesce neppure ad arrangiarsi recuperando spunti dai molti ventenni e, persino, secoli, precedenti.

Per concludere, se l'autore di questo blog ha mostrato che la propria teoria, la dialettica caso-necessità, ha risolto finalmente la questione millenaria della contrapposizione tra il caso di Epicuro e la causa di Democrito, quanti se ne sono accorti e quanti l'hanno presa in considerazione o soltanto ne hanno parlato?

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...