E' giunto il momento per l'autore di questo blog di fare un'altra pausa, ma non prima d'aver riflettuto su uno strano paradosso. In estrema sintesi si può affermare: è la superbia dell'individuo, il quale non accetta di appartenere alla sfera del caso singolare, che ostacola la comprensione della dialettica caso-necessità. E non c'è nulla che abbia sorpreso di più l'autore di questo blog, nella sua quasi trentennale indagine, del numero di prove empiriche sul fenomeno della superbia dell'io, persino del peggiore io che sia capitato sulla terra, del più sfortunato, del più sventurato, del più umiliato, del più mortificato e offeso: superbia che si manifesta nella repulsa della propria condizione oggettivamente casuale.
Nessuno vuole accettare di appartenere, come singolo individuo, alla sfera del caso. Con ciò intendendo che eventi individuali -quali momento della nascita, sesso, costituzione fisica, classe sociale dei genitori, reddito familiare passato, presente e futuro, ma persino stupidità o intelligenza- che appartenengono tutti, e sottolineo tutti, alla sfera del caso (come la fortuna e la sfortuna) vengono concepiti come appartenenti alla sfera della necessità e, di conseguenza, alle responsabilità individuali.