venerdì 29 luglio 2011

Valutazione del merito nella comunità scientifica? Si, in funzione dei finanziamenti!

Le varie metodologie utilizzate per valutare il merito (con il sottoprodotto delle citazioni reciproche per fare punteggio) a che cosa servono se non a ottenere finanziamenti a progetti più o meno validi? E allora, poichè la società, che vede crescere enormemente il numero di scienziati  e  tecnici,  interessati a questi finanziamenti, è fondata sul vecchio capitalismo che si nutre solo di profitto, non bisogna confondere ciò che può essere un contributo alla conoscenza reale con ciò che è solo acqua al mulino della propria associazione.

Il riduzionismo sul rapporto parte-tutto

Quando si prende in considerazione un fenomeno come un tutto, e poi si prende in considerazione un suo elemento costituente considerandolo a sua volta come un tutto, il fenomeno che si stava indagando scompare: per ogni fenomeno esiste, infatti, una specifica relazione tra la totalità e le sue parti costituenti, ossia tra il complesso e i suoi singoli elementi.

Ma il riduzionismo ha sempre preso un'altra strada. Ad esempio, nella divisibilità della materia, "Una cosa una volta è presa come un tutto, poi si passa alla determinazione delle sue parti; questa determinazione viene quindi dimenticata, e ciò che era parte viene considerato come un tutto; poi si ha di nuovo la determinazione della parte, ecc., all'infinito" (Hegel, "Enciclopedia").

mercoledì 27 luglio 2011

Il passaggio dalla realtà necessaria alla realtà soltanto probabile

Nel suo Dizionario di filosofia (1961), Abbagnano ha sostenuto che, a partire da Aristotele fino a Cartesio, Spinoza, Leibniz e Kant, la filosofia ha cercato di determinare la "necessità del reale", mentre, a cominciare da Pierce fino ai giorni nostri, la filosofia ha negato "il carattere necessario del reale" a favore del carattere probabilistico.

lunedì 25 luglio 2011

L'imprevedibile caso individuale e la cieca necessità sociale complessiva

Al pari della connessione deterministica, democritea, di causa-effetto, la connessione indeterministica, epicurea, di caso-libertà è sempre stata collegata al merito personale, all'idea di abilità e astuzia personali: perciò i favori della fortuna sono sempre apparsi meritori. Se di necessità virtù, anche di casualità virtù. Allora, se nella concezione deterministica il singolo individuo è responsabile delle conseguenze delle sue azioni, nella concezione indeterministica si ammette la circostanza favorevole come puramente casuale, ma si continuano ad attribuire le conseguenze dell'agire al singolo individuo che, per così dire, sa agguantare la fortuna. Nella prima l'individuo domina la necessità, nella seconda imbriglia il caso.

venerdì 22 luglio 2011

E' la presunzione umana che crea i paradossi strani della scienza

Chi pensa che la presunzione umana si manifesti nella "pretesa" di conoscere la realtà della natura, non comprende che la vera presunzione si manifesta nel sacrificio della conoscenza reale sull'altare del convenzionalismo fittizio della scienza, per poi meravigliarsi di una natura piena di paradossi strani, come ad esempio il paradosso delle "due fenditure" in fisica quantistica, il paradosso degli "introni" in biologia molecolare, ecc. ecc.

mercoledì 20 luglio 2011

Grandi azioni, "effetto" del caso?

Per il celebre aforista La Rochefoucauld ("Frasi e Aforismi"), "Benché gli uomini traggano vanto delle loro grandi azioni, spesso queste non sono tanto il frutto di un grande progetto, quanto l'effetto del caso". E ancora: "La felicità e l'infelicità degli uomini dipendono tanto dalla loro sorte quanto dall'umore". Perciò, "La fortuna e gli umori governano il mondo". Così, poiché la fortuna e gli umori dipendono dal caso, il caso non solo governerebbe le grandi azioni, ma persino il mondo intero.

martedì 19 luglio 2011

L'oggettiva contraddizione della pratica medica

La distinzione tra singolo e complesso è rilevante anche nella pratica medica dove produce una contraddizione oggettiva: il paziente, infatti, è considerato dai medici, più o meno consapevolmente, o come singolo individuo appartenente alla stessa popolazione di malati, ad esempio di diabete, di Parkinson, ecc., oppure come complesso di tessuti, organi, ecc. colpiti da una particolare patologia. Questa contraddizione si è manifestata, nella storia della medicina, nella lunga querelle tra due concezioni diametralmente opposte: quella degli "statistici", per i quali i malati sono casi da studiare statisticamente in maniera complessiva, come grandi numeri, e quella degli "artisti", per i quali il malato è una persona da studiare come un complesso ricco di connessioni.

domenica 17 luglio 2011

Ogni cosa della natura si presenta in tre modi

Occorre comprendere che ogni cosa, ogni forma materiale inorganica e organica, si presenta realmente, in natura, in tre modi: 1) come singolo elemento di un genere universale; 2) come singolo elemento di un complesso particolare; 3) come, a sua volta, un complesso particolare.

venerdì 15 luglio 2011

Sulla conferma della reale materia oscura mancante

Chi scrive, dopo aver ipotizzato che la reale materia oscura altro non è che la massima densità della materia prodotta dai collassi gravitazionali estremi (che il modello fittizio di "buco nero" ha mascherato e occultato), ritenne che la conferma alla sua ipotesi poteva venire soltanto grazie alle lenti cosmiche previste da Einstein.

giovedì 14 luglio 2011

Guardare lontano nello spazio e vedere il tempo passato

Silvio Bergia ha compiuto una interessante osservazione sulla riluttanza dei fisici a "riconoscere che quando guardiamo lontano nello spazio noi guardiamo indietro, lontano nel tempo. Questa inibizione ha avuto scarso riconoscimento nella storia della scienza,..."*

Con la distanza spaziale noi vediamo realmente nel cosmo ciò che è avvenuto nel tempo passato: la luce emessa da oggetti cosmici molto lontani ci permette di vedere un passato molto lontano; e, ponendo la velocità della luce c = 1, in quanto costante, esprimiamo in questo modo la distanza spaziale in unità di tempo.

martedì 12 luglio 2011

Il "noumeno" e la "cosa in sé" di Kant

I filosofi di professione, gli accademici, come Abbagnano, semplificano molto il pensiero di Kant quando identificano il "noumeno" con la "cosa in sé"; in questo modo esprimendo, implicitamente, la seguente critica alla filosofia trascendentale: concepire la "cosa in sè" come esistente ma inconoscibile è qualcosa di puramente pensato, quindi può essere soltanto un concetto astratto dell'intelletto; quindi, la "cosa in sé" è per noi vuota, e non possiamo neppure dire se essa esista in noi o fuori di noi. Insomma, la "cosa in sé" è proprio come il "noumeno".

domenica 10 luglio 2011

L'inconsistente ricetta di Popper

Per Karl Popper non c'è bisogno alcuno di studiare per incominciare a capire un problema, basta tirare a indovinare. Del resto, si è vantato di aver scovato un "minaccioso paradosso" con le seguenti due tesi: "1) la nostra conoscenza è vasta e imponente; 2) la nostra ignoranza è illimitata e opprimente".*

Ma dov'è il paradosso? De te fabula narratur: c'è forse da stupirsi se Popper, di fronte alla conoscenza umana "vasta e imponente", abbia avuto il sacro timore dello studio, e quindi la sua ignoranza sia stata "illimitata e opprimente"? E c'è da stupirsi se alla fine egli non abbia saputo fornire altro che la seguente, inconsistente ricetta?

venerdì 8 luglio 2011

Deridere le cose serie amando seriamente le bazzecole

Si potrebbe dire che il neoempirismo logico si è fatto beffe delle difficili, serie questioni delle scienze naturali e sociali, negandole come "pseudo-problemi" o come "logicamente vuote", perché non è stato capace di risolverle e neppure di sopportarle.

mercoledì 6 luglio 2011

Una metafora del caso nella società

"Osservate un pò ciò che accade all'ingresso di uno spettacolo, in un giorno di gran folla: come gli uni restino indietro, i primi indietreggino, gli ultimi siano spinti in avanti. Questa immagine è talmente appropriata, che la parola che lo sintetizza si è trasferita nel linguaggio comune, e "farsi strada" vuol dire "far fortuna" (Da "Massime e pensieri" di S.R.N. Chamfort.)

lunedì 4 luglio 2011

Niente di stabile a questo mondo

Riguardo all'incertezza della vita individuale prodotta dal caso, Diderot fa dire al nipote di Rameau: "Niente di stabile a questo mondo: oggi in cima, domani in fondo alla ruota. Siamo condotti da circostanze maledette, e condotti molto male".

Nulla di stabile per il singolo individuo, il quale deve patire la casualità delle singole "circostanze maledette", che si trasformano per lui in cieca necessità.

domenica 3 luglio 2011

La contraddizione dell'individuo storico

La storia umana non è soltanto storia di re, capi di Stato, ecc., ma re, capi di Stato, ecc. rappresentano una contraddizione, perché se, in quanto singoli individui, hanno singole volontà, ubbìe personali, ecc., che possono accentuare la casualità e l'arbitrio delle proprie azioni, in quanto individui storici, rappresentanti di interessi generali, sono un riassunto delle volontà complessive di classi e di popoli: perciò sono essi stessi un risultato storico complessivo, e molto spesso un risultato non voluto. Insomma, l'individuo storico è una contraddizione vivente, perché è nel contempo singolo individuo casuale e risultato complessivo non voluto o cieca necessità della storia.

venerdì 1 luglio 2011

Nei tempi lunghi della specie umana

Nella storia dell'uomo la necessità complessiva della specie non si è mai affermata in tutta la sua ampiezza, ma soltanto in ristrette forme politiche esprimenti il primato della comunità sugli individui. Le più diverse forme di Stato, che si sono succedute dall'antichità al medioevo, fino all'epoca moderna, non hanno fatto altro che perseguire l'interesse di ristrette comunità politiche, interesse che ha sempre coinciso con quello delle classi economicamente dominanti: possessori di schiavi, nobiltà feudale, capitalisti.
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