di Robert Lanza, che così esordisce: "La "teoria del tutto", che per decenni ci avevano promesso fosse dietro l'angolo, si è arenata nelle astrazioni matematiche della teoria delle stringhe, teoria che non è mai stata verificata e che non è verificabile per definizione".
Riguardo all'universo... sappiamo che il 96 per cento "è formato da materia oscura e da energia oscura, e praticamente non abbiamo idea di che cosa siano. Accettiamo il Big Bang come un fatto assodato, nonostante la necessità sempre più impellente di modificarne la teoria per adattarla alle nostre osservazioni (come nel caso del riconoscimento nel 1979 di un periodo di espansione inflazionaria, i cui meccanismi fisici, però, sono pressoché sconosciuti). Senza contare che poi si è capito che il modello del Big Bang non fornisce alcuna risposta a uno dei più grandi misteri: perché l'universo sembra così perfettamente bilanciato per supportare la vita?"
Ma la vita nell'universo rappresenta una rarità: l'eccezione delle eccezioni, sia nello spazio che nel tempo.
"Questo libro propone una prospettiva nuova: le nostre teorie sul mondo non funzionano e non funzioneranno mai finché non cominceranno a tenere in considerazione la vita e la coscienza. Vita e coscienza, invece che prodotti tardivi e secondari apparsi dopo miliardi di anni di processi fisici inanimati, sono assolutamente fondamentali per la nostra comprensione dell'universo. Noi chiamiamo questa prospettiva biocentrismo.
Secondo questa visione, la vita non è un sottoprodotto accidentale delle leggi della fisica. La natura e la storia dell'universo non sono per nulla quel gioco arido di miliardi di palline che sbattono una contro l'altra come ci hanno insegnato fin dalle scuole elementari".
Insomma, col biocentrismo, alcuni rappresentanti della scienza umana hanno alzato la cresta pretendendo il pluricentrismo. "Il biocentrismo consolida le fondamenta per nuove linee di ricerca in fisica e cosmologia. Questo libro ne illustrerà i princìpi, ognuno dei quali è incentrato su fatti scientifici condivisi, e richiederà un ripensamento totale delle nostre teorie attuali sull'universo fisico." E così, fin dall'introduzione, l'autore dà chiari segni di mania di grandezza, perché i fatti scientifici condivisi, e molto ampiamente, non mancano, a partire dalla teoria delle stringhe che ha molto potere e molti adepti.
"Gli eventi completamente casuali non stimolano né ottimismo né creatività. Non hanno proprio niente da offrire." Questa affermazione seguìta da altre dello stesso tenore, rivela una detestazione irrazionale del caso, irrazionale perchè ritiene che possano esistere "leggi del caso". Ma è tipico del pensiero anglosassone metafisico (USA) separare il caso dalla necessità, così da rifiutare il caso relativo ai singoli.
Capitolo 7. "Quando domani arriva prima di ieri" che cosa significa? Anche senza leggerlo si può pensate che si tratti di un non senso voluto. Si potrebbe affermare che se domani arrivasse prima di ieri, ieri sarebbe domani! Ma sarebbe voler stare al gioco dei paradossi sorprendenti. Però, soltanto la Fisica, a cominciare da Einstein, si è potuta e si può permettere di affermare simili nonsensi. L'autore, infatti, elogia Einstein per i suoi aforismi, "come il famosissimo: "Dio non gioca ai dadi" ." Però, poi, subito dopo afferma: "E invece Einstein si era proprio sbagliato".
Ma vediamo questo passo: "La questione fondamentale qui è domandarsi: "Onde di cosa?". Nel 1926, il fisico tedesco Max Born dimostrò che le onde quantistiche vanno intese come onde di probabilità, non di materia, come il suo collega Schrodinger aveva teorizzato. Esse sono previsioni statistiche. Quindi un'onda di probabilità non è altro che un possibile risultato. Infatti, al di fuori di quella concezione, l'onda non esiste! E' intangibile. Come una volta il fisico premio Nobel disse: "Nessun fenomeno è un fenomeno reale finché non è un fenomeno osservato".
Strano che nessuno abbia mai "osservato" che una simile affermazione può favorire soltanto gli ... assassini perché, in genere, uccidono di nascosto senza farsi osservare; che, se si accorgessero d'essere osservati, ucciderebbero anche l'osservatore.
Strano che nessuno abbia mai "osservato" che una simile affermazione può favorire soltanto gli ... assassini perché, in genere, uccidono di nascosto senza farsi osservare; che, se si accorgessero d'essere osservati, ucciderebbero anche l'osservatore.
Qui l'autore si dilunga molto. Essenziali sono le conclusioni: "Ci vollero solo alcuni anni per far sì che i sostenitori dell'interpretazione di Copenaghen si accorgessero che niente è reale prima di essere percepito. Una simile visione trova perfettamente senso se consideriamo il biocentrismo come realtà; altrimenti rimane un enigma imperscrutabile"!
Tutta la parte che segue è una sequela di concezioni artefatte, tra le quali l'autore sceglie quella a lui più conveniente: "Quale approccio è giusto? Tutti gli esperimenti sull'entanglement fatti nei decenni passati confermano gli esperimenti di Copenaghen più di qualsiasi altro approccio. E tale visione, lo ripetiamo, supporta fortemente il biocentrismo"!
L'autore utilizza il metodo di aggiungere un principio dietro l'altro ad ogni capitolo concluso. vediamo le prime 3 conclusioni:
"PRIMO PRINCIPIO DEL BIOCENTRISMO Ciò che noi percepiamo come realtà è un processo che coinvolge la nostra coscienza.
SECONDO PRINCIPIO DEL BIOCENTRISMO Le nostre percezioni interne ed esterne sono intrecciate. Sono due facce della stessa medaglia e non possono essere separate.
TERZO PRINCIPIO DEL BIOCENTRISMO. Il comportamento delle particelle subatomiche -e per estensione di tutte le particelle e di tutti corpi- è indissolubilmente connesso alla presenza di un osservatore. Senza la presenza di un osservatore cosciente, esiste solamente uno stato indeterminato di onde di probabilità." Questo è il soggettivismo puro e semplice della fisica quantistica.
Capitolo 8. Dove troviamo alla fine il "QUARTO PRINCIPIO DEL BIOCENTRISMO. Senza la coscienza, la cosiddetta "materia rimane in uno stato indeterminato di probabilità. Ogni universo precedente a un atto cosciente è esistito solo in uno stato probabilistico."
Dopo il capitolo 9, il più ingarbugliato di tutti quelli visti finora, la soluzione sarebbe "IL QUINTO PRINCIPIO DEL BIOCENTRISMO" "La reale struttura dell'universo è spiegabile soltanto attraverso il biocentrismo. L'universo è finemente accordato per la vita, e tutto torna perché è la vita che crea l'universo, non il contrario. L'universo è semplicemente l'estensione della logica spazio temporale del sé".
Da qui inizia l'assurda giustificazione del biocentrismo. Ma se questo non è misticismo che cosa è? E' idealismo puro e semplice, come si evidenzia nel capitolo 10 che ripesca Zenone.
Siamo arrivati al "SESTO PRINCIPIO DEL BIOCENTRISMO. Il tempo non possiede una vera e propria esistenza al di fuori della percezione sensoriale animale. E' il processo attraverso cui percepiamo i cambiamenti dell'universo"
Queste banalità sarebbero i grandi principi del biocentrismo!
"SETTIMO PRINCIPIO DEL BIOCENTRISMO Lo spazio, come il tempo, non è un oggetto o una cosa. Lo spazio è un'altra modalità cognitiva animale e non possiede una realtà indipendente. Ci portiamo dietro spazio e tempo come fanno le tartarughe con il loro carrapace. Pertanto, non esiste alcuna matrice autoesistente assoluta in cui gli eventi si verificano indipendentemente dalla vita".
Il capitolo 14 si conclude così: "Le nostre attuali conoscenze scientifiche non offrono alcuna via di fuga a coloro che sono terrorizzati dalla morte. Il biocentrismo, però, accenna a un'alternativa. Se il tempo è un'illusione, se la realtà è una creazione della nostra propria coscienza, può questa coscienza avere una fine?" Il capitolo si chiude con questa domanda priva di risposta.
Eppure la risposta c'è nella doppia versione religiosa e atea. Allora perché preoccuparsi? C'è una via di fuga dal terrore della morte perché c'è una alternativa rassicurante: o ti ritrovi in un aldilà governato da una divinità, oppure, l'aldilà non c'è e con la morte, privato della coscienza, non sei più nulla: solo "polvere".
Capitolo 16. Che cos'è l'universo? Le riposte della religione, della scienza e del biocentrismo
L'autore, dopo aver fatto la lista di tutto le principali domande che non hanno alcuna risposta dai vari punti di vista religioso e scientifico, riporta le risposte del biocentrismo, che vertono tutte sulla coscienza.
Il biocentrismo risponde "facilmente" a ogni domanda ponendo al centro se stesso come prodotto della mente: il paradosso è che la vita e la coscienza di quell'esserino minuscolo, vivente in un pianetino infinitesimo come la Terra, possa essere responsabile di un universo pressoché infinito. Solo pazzi con manie di grandezza infinita possono arrivare a una simile concezione. Insomma, qui la stupidità umana si erge al di sopra della divinità e si autoproclama biocentrismo. Basti pensare alla seguenti domande e risposte per chiudere la faccenda con una risata:
"Chi è venuto prima, le rocce o la vita?
Il tempo è solo una forma sensoriale animale.
Che cosa è l'universo?
E' un processo attivo, basato sulla vita."
Ma di quale vita parliamo? Di quella dell'homo sapiens che, dopo centinaia di migliaia di anni, ha iniziato a balbettare qualcosa di scientifico? O parliamo di quella rarità infinitesima che è la vita cosciente in un pianetino come la Terra? Un puntino nel cosmo sconfinato?
Nel capitolo 17 dal titolo molto significativo "La fantascienza diventa reale", da permetterci di andare subito al sodo, l'autore sostiene che tutti i film di fantascienza hanno favorito il biocentrismo perché "Si è così preparato il terreno nell'opinione pubblica per accettare il salto rappresentato dal biocentrismo, che tratta la realtà e l'universo come prodotti della mente che non esistono al di fuori di essa".
Il capitolo 18 "Il mistero della coscienza": dove si può ricavare la prova che i "biocentrici" sono degli incoscienti!
Daniel Dennet ha scritto un libro "Consciusness Explained" (Coscienza spiegata) pubblicato in Italia col titolo "Coscienza. Che cosa è" ?!
Dennet afferma che "la mente è un'accozzaglia scoppiettante di processi che avvengono in parallelo senza alcuna supervisione" (Tipica concezione della superficialità anglossassone)
Per finire..."Dennet non sembra giungere a nessuna conclusione valida sulla natura della coscienza, malgrado il titolo ambizioso della sua opera. Verso la fine del suo lunghissimo libro, l'autore sembra concedersi il dubbio, maturato a posteriori, che forse l'esperienza cosciente è un mistero totale. Non sorprende, quindi, che altri studiosi si riferiscano a questo lavoro rinominandolo Consiousness Ignored [Coscienza ignorata]."
Le ultime parti del libro indirizzano verso una concezione della coscienza puramente fittizia come qui di seguito: secondo un tal Emerson "C'è un'unica mente comune a tutti gli individui. Ogni uomo è in comunicazione con essa e con tutto di essa."
Forse l'illusione di questa teoria sta nelle conclusioni del libro: capitolo 19. "La morte e l'eternità" ma soprattutto il capitolo 20. "E ora che cosa ci aspetta?" La mia risposta è "Nulla", ovvero il più completo oblio. Tanto è vero che i "biocentristi" credono di avere conferme da un'altra teoria fallita, la fisica quantistica. Ma vediamo che cosa salta fuori da questo capitoletto di 4 pagine scritto a mò di conclusione favorevole al biocentrismo.
"Nel 2008, in un articolo sulla rivista Progress in Physics Elmira A. Isaeva scrisse: "Il problema della fisica quantistica è profondamente legato al rapporto tra due questioni: la scelta di una delle alternative nella misura quantistica e il problema filosofico di come funziona la coscienza. E' molto probabile che nell'analisi di questi due problemi, gli esperimenti quantistici comprenderanno il funzionamento del cervello e della coscienza, e sarà dunque possibile fornire nuove basi a una teoria della coscienza".
E così questa pretesa teoria biocentrica pretende di dire la sua in una seconda "area": "quella dell'architettura cerebrale, delle neuroscienze, e specificatamente della coscienza stessa".
Ma non manca neppure la pretesa di occupare una "terza area", quella costituita dalla ricerca moderna sull'intelligenza artificiale, che al momento sta ancora muovendo i suoi primi passi. Un solo pensiero mi passa per la mente: in questa epoca guidata dalla stupidità e dall'incoscienza non c'è da stupirsi che si sia dato credito ulteriore al meccanicismo in questa forma pretenziosa del biocentrismo: è la pretesa di un nuovo meccanicismo relativo alla intelligenza artificiale. Insomma, è la pretesa di assoggettare la realtà naturale oggettiva al soggettivismo del biocentrismo.
L'ultima proposizione del libro è la seguente:
"Attualmente, le discipline della biologa, della fisica, della cosmologia e di tutte le loro molteplici ramificazioni di solito vengono studiate da chi sa poco o niente delle altre. C'è bisogno, invece, di un approccio multidisciplinare per raggiungere risultati proficui che includano il biocentrismo. Noi, autori di questo libro, siamo ottimisti che questo possa accadere col tempo".
"Ma poi, dopotutto, cos'è il tempo?"
ben trovata quella dell'assassino!!
RispondiEliminaeccone qui un altro:
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