venerdì 16 febbraio 2018

Diario di studio della globalizzazione

Gennaio 2005. E' venuto il momento di mettere in bella copia la prima parte del nuovo volume storico sulla globalizzazione. Iniziato il lavoro in bella copia il 22 dicembre 2004, ritengo di farcela entro la fine del mese di marzo del 2005.

17 febbraio 2005. In anticipo ho già terminato anche la parte quarta (76 pagine). Totale 203 pag di bella copia. Adesso rileggo tutte le quattro parti e decido per il futuro.

8 Marzo 2005. Con l'aggiunta di altre 22 pagine ho terminato questo primo inizio del nuovo volume storico con 225 pagine totali in bella copia. Ora, la situazione complessiva delle belle copie è la seguente:

Volume 1°     Teoria della conoscenza      489  pag
        "   2°      Fisica                                     382*  "
        "   3°      Biologia                                 403    "

Totale (1°, 2°, 3°)                                      1.284    "

       4°     Storia generale                            174    "
       5°     Globalizzazione                           225    "
       6°     Seconda guerra mondiale          128    "

Totale (4°, 5°, 6°)                                         527   "

Totale complessivo                                    1.800  "  arrotondando

(* Ho eliminato una ventina di pagine secondarie e irrilevanti)


18 Marzo 2005. Mi sono chiarito le idee sulla struttura del nuovo libro storico sulla globalizzazione: sarà diviso in due volumi, il primo riguarderà le questioni economiche, produttive, finanziarie e sociali. Il secondo affronterà la geopolitica, le potenze e le superpotenze. Entrambi i volumi si divideranno in tre parti per un totale di sei, l'ultima delle quali dedicata alla superpotenza egemone USA.

14 Maggio 2005. Da Giugno a Settembre-Ottobre raccogliere materiale storico. Novembre e Dicembre rileggere e fare sintesi manoscritta; quindi, Gennaio-Marzo 2006 mettere in bella copia dattiloscritta. In genere, queste belle copie sono migliori di quelle che elaboravo negli anni 1995-2002: reggono di più e hanno bisogno di minori correzioni e rifacimenti. Perciò, ritengo che, con calma, entro la fine del 2007 avrò risolto molte questioni storiche e, come conseguenza, approfondito alcune soluzioni di teoria della conoscenza.

Per caso mi è ricapitato tra le mani il volumetto sulle "Massime" di La Rocheffoucauld, e aprendolo, sempre per caso, ho incontrato questo aforisma, che mi calza a pennello: "un uomo a cui non piace nessuno è più infelice di un uomo che non piace a nessuno". Il paradosso è che, probabilmente, per il mio studio e per la mia teoria della dialettica caso-necessità, non piacerò a nessuno; perciò qualcuno potrebbe pensare che ciò mi possa rendere particolarmente infelice. Il fatto è, però, che a me non piace nessuno! Nessuno, chiarisco, degli studiosi del Novecento e soprattutto contemporanei. Per questa ragione sono già abbastanza infelice per il fatto che non mi piaccia nessuno per potermi preoccupare dell'infelicità prodotta dal fatto di non piacere a nessuno.

Ma ho trovato anche un'altra massima di La Roche... che mi ha fatto riflettere: "L'umiltà è l'altare su cui Dio vuole che gli si offrano sacrifici". Possiamo trasformarla così: "L'umiltà è l'altare su cui la Chiesa (tutte le chiese di tutte le fedi comprese quelle filosofiche, scientifiche, economiche e politiche) vuole (vogliono) che le si offrano sacrifici". L'autore degli "Studi e riflessioni di un autodidatta" è sempre stato disponibile a qualsiasi sacrificio, ad eccezione, però, di quello immolato sull'altare dell'umile sottomissione a una "fede" da chiunque pretesa.

1 Settembre 2005. Al momento, ho 2.900 pagine manoscritte di estratti da 120 libri di storia. E, dopo le prime 225 pagine in bella copia, ho a disposizione tre argomenti fondamentali: 1) quello economico e sociale riguardante la questione demografica, lo sviluppo dei PVS e il loro debito inestinguibile, 2) quello riguardante la questione giuridica dello Stato di diritto, 3) infine, la questione dei diritti dell'uomo, fino alla attuale questione liberale-democratica.

15 Settembre 2005. Come non bisogna guardare mai alla cima o al fondo di un percorso, ma solo davanti a sé passo dopo passo, così non occorre che io mi preoccupi di prefigurare tempi peggiori, di immaginare ostacoli, ecc. E' sufficiente che mi occupi di ciò che posso fare al momento e persino nell'"attimo fuggente", dominato dal caso. Che cosa m'importa immaginare una situazione diversa dall'attuale? Occorre esserci dentro una situazione per poterla valutare, per poterla percorrere, qualunque forma essa assuma. Quindi il "che fare" è solo ciò che si può fare nel presente, perché nel passato tutto è già stato fatto, e nel futuro tutto deve essere ancora fatto in condizioni nuove e spesso imprevedibili.

Anche quando programmo un lavoro di medio o lungo periodo, la sua esecuzione è sempre nel presente: presente che si "muove" continuamente, abbandonando il suo stato precedente per occupare il vuoto del futuro e finire nel pieno del passato. Solo nella rilettura di ciò che ho scritto rivedo il passato e posso anticipare, nelle intenzioni, nei programmi, ecc., il futuro, potendolo sempre modificare avendo in mente il risultato complessivo.

Quindi, so che, mantenendo la mia attuale capacità, in futuro sortiranno determinati risultati per me soddisfacenti. E questo mi deve bastare come garanzia, perchè, come ho già chiarito a me stesso, in questo modo ho raggiunto risultati che possono bastare già per una vita intera; e tutto quello che potrò ancora fare sarà "un di più", che niente potrà garantire, se non il caso nella forma della cosidetta "fortuna".

Per il resto, si tratta solo di "fantasmi della mente" che mai assumono la forma della realtà immaginata, se non per casi eccezionali, appunto. La realtà assume sempre, alla lunga, forme quotidiane, e talvolta solo eccezionalmente, e raramente, forme inattese e sorprendenti. Perciò non vale la pena di darsi in anticipo ... la pena. Ma a scacciare i fantasmi dalla mente più delle parole sono le attività del presente, soprattutto quelle che occupano completamente il nostro interesse.

Fine Dicembre 2005. Piano di lavoro per il periodo 2006-2007. Previsione di 500 pagine storiche in bella copia, 250 l'anno. A Capodanno del 2007, dopo cinque anni, spero di "brindare" (metaforicamente, perché sono astemio) alla storia della globalizzazione terminata con circa 750 pagine. Così che dal 1993 al 2007, in 15 anni, avrò raggiunto il totale di circa 2.300 pagine in bella copia, per 7 volumi.

                                                                         ---


 P.S. Marzo 2018. E questa è stata la conclusione della mia opera solitaria che, in buona parte, ho "pubblicato" nel mio blog a partire dal giugno 2010.

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