giovedì 8 novembre 2018

Osservazioni su "Il cervello anarchico" di Enzo Soresi

Nella Presentazione di Umbero Galimberti si può leggere: "Lo studio delle relazioni mente-corpo alla luce della scienza definita psico-neuro-endocrino-immunologia (PNEI) e l'uso dei nuovi farmaci intelligenti, che mimano le comunicazioni esistenti nel nostro organismo quali le interleuchine, gli interferoni, gli anticorpi momoclonali e altro, mi hanno permesso di interpretare meglio una serie di casi clinici singolari affrontati nella mia professione."

Soresi ha scoperto che ogni malato è un caso a parte, per cui parla di casi clinici singolari. Da ciò nasce l'idea del cervello anarchico in seguito alla circostanza che ogni individuo, nella malattia, ha un comportamento e anche sintomi che lo distinguono da ogni altro. Insomma, ogni paziente anche della medesima malattia è un "caso a parte" (parole mie). Si tratta per Soresi di una serie di casi clinici singolari affrontati nella sua professione.

Perciò scrive: "L'idea del cervello anarchico nasce dall'interpretazione scientifica di queste particolari storie che vanno dal giovane che ha convissuto con un tumore cerebrale che doveva ucciderlo in sei mesi, alla signora morta di neoplasia polmonare per l'effetto nocebo da lei subdolamente instaurato per un legittimo desiderio di vendetta. Ai numerosi e singolari casi clinici che ho dovuto affrontare cerco di dare una risposta scientifica attraverso la PNEI..."

Ma Soresi pretende anche attribuire ragioni deterministiche a ciò che, riguardo al singolo individuo, ha solo un nome: il caso. E potrei anche aggiungere che il cosiddetto "caso clinico" merita questo nome proprio perché si tratta sempre di qualcosa che appartiene alla sfera del caso sia nell'esordio della malattia che nella risposta alla cura.

Solo i medici ospedalieri, nella loro lunga carriera, possono vedere tutte le manifestazione del caso nei "casi clinici", tanto da essere spesso frustrati nelle loro cure su pazienti che sembrano ostinati a non voler guarire, mostrando tra loro rispondenze diverse alla stessa cura. Sono appunto le diverse e molteplici esperienze di cure ospedaliere di Soresi, unitamente a un senso morale particolarmente spiccato, che lo hanno portato a studiare le più diverse situazioni individuali per trovare soluzioni reali. 

La prima è l'idea del cervello anarchico che, per la mia concezione, si tratta del cervello individuale soggetto al caso singolare. Ogni individuo è un caso a parte e quando si tratta dell'ambito medico ospedaliero la questione può essere risolta soltanto puntando alle statistiche delle cure e delle guarigioni. Il sentimento, il senso di colpa del medico è soltanto un intralcio, anche perché il paziente potrà appartenere a tutta una varia tipologia di esseri umani, dal sesso, all'età, alla cultura, alla condizione economica, alla sua famiglia, ecc. e soprattutto alla sua psicologia e al conseguente peso dello stress.

Soresi non parla di caso perchè, fondamentalmente, è un determinista, ma introduce qualcosa di analogo al caso: il concetto di "anarchia del cervello", che "è lo scotto che dobbiamo pagare" per raggiungere determinati obiettivi. Ora, senza entrare nello specifico della sua specializzazione in pneumologia, per sottolineare soltanto l'importanza dei tumori oncologici presi in considerazione in questo libro, che cosa possiamo dire? Nell'introduzione Soresi scrive: "L'idea del cervello anarchico l'ho maturata in questi ultimi anni di professione, dopo essermi dimesso dall'Ospedale di Niguarda, ed è stato l'amico Umberto Galimberti... a stimolarmi a scrivere un libro su questi argomenti".

Tralasciando i particolari (ho dovuto farlo molto spesso, data la brevità del post), riprendiamo il seguente passo di Soresi: "Per anarchia  del cervello sottintendo quindi la difesa di quest'organo dallo stress e dal disagio psichico primario lasciandolo libero il più possibile di comunicare con tutti gli apparati in modo armonico. Allo scopo di riportare il mio cervello ad una buona armonia biologica, liberandolo dallo stress, mi sono dimesso nel dicembre 1998 dal ruolo, ormai troppo burocratizzato, di primario pneumologo ospedaliero, ho abbandonato l'oncologia polmonare e mi sono riproposto come specialista pneumologo impegnandomi al massimo nella prevenzione primaria e secondaria delle malattie fumo correlate.

Nel frattempo ho avuto più tempo per i miei pazienti, per me stesso, per la mia vita privata e per l'approfondimento delle tematiche, in questi anni sempre maggiori, nel campo delle neuroscienze".

Soresi affronta anche "il tema della odierna possibilità dell'uso di tecniche di imaging cerebrale (...) per lo studio dell'attività del cervello: tecniche che hanno aperto nuove frontiere interpretative nello studio della mente. Con la risonanza magnetica funzionale (RMNf) e la scintigrafia ad emissione di positroni (PET) è possibile osservare il cervello mentre  si attiva e si è potuto dimostrare che non esiste atto cognitivo che prescinda da una componente emozionale e che pertanto la sintesi fra l'io neurale e l'io biologico è assoluta".

Nel seguito del libro Soresi non fa che indagare, guidato dal meccanicismo cartesiano, e citando rapidamente Darwin, Damasio ecc., per sottolineare i vari meccanismi biologici, ecc. Ma è quando giunge ai ringraziamenti che rivela una incomprensione fondamentale non distinguendo i riduzionisti come Boncinelli dagli antiriduzionisti come Steven Rose.

Cito: "Il percorso si snoda attraverso neuroscienziati italiani e stranieri quali Edoardo Boncinelli che mi ha trasmesso il suo bio-entusiasmo, Giulio Tononi e Gerald Edelman che hanno iniziato il lungo cammino alla ricerca della sede della coscienza, Steven Rose e le sue riflessioni sul determinismo genetico"... e, ancora, Telmo Pievani e Richard Dawkins, dimenticando Gould (l'antideterminista), l'unico tra questi che abbia subìto sulla propria pelle i dolori di un cancro e una morte precoce. Ma si sa "noblesse oblige". Con tutti i suoi pregi, Soresi presenta un unico difetto: l'illusione del determinismo applicato ai processi naturali, tra i quali i processi della vita.

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