mercoledì 10 ottobre 2018

L'uscita dalla deflazione si chiama guerra?

Partendo dalla "stretta di mano" tra le due Coree il mio pensiero è andato alla questione militare che, a suo tempo, ho delineato come forma di escalation, sintetizzabile nel seguente modo: quelle che per la guerra precedente (la prima guerra mondiale) erano state le armi nuove utilizzate soltanto negli scampoli finali, sarebbero diventate, nella guerra successiva (la seconda guerra mondiale), le armi prevalenti e decisive.

Così, per coerenza, sono arrivato a prendere in considerazione l'arma nucleare come l'arma prevalente di una futura guerra intercontinentale  (la terza guerra mondiale),  il cui effetto potrebbe essere un numero di vittime calcolabile non più in qualche decine di milioni, come nella seconda guerra mondiale, ma in qualche centinaio.

Ho riflettuto su questa questione anche perché ho ricevuto, in passato, una richiesta di chiarimento dal solito commentatore anonimo che ha espresso il seguente dubbio: "Se una guerra nucleare dovesse scoppiare per stabilire la futura l'egemonia mondiale non sarebbe una catastrofe per l'esistenza della specie umana?". Per coerenza con la mia tesi dovrei rispondere affermativamente: la terza guerra mondiale dovrebbe essere destinata a rappresentare una forma di distruzione nucleare di massa. Ma qualcosa mi trattiene da una simile conclusione... Ci devo riflettere sopra e parecchio, cercando di non essere condizionato dal pessimismo della vecchiaia e dei malanni che l'accompagnano.

Ho lasciato passare del tempo... Riflettendo, oggi, sulla questione delle due Coree mi viene da dire che la rappacificazione non favorisce il continente americano, bensì quello asiatico. Insomma, hanno tutto da guadagnare Cina, India e Giappone che assistono alla formazione di un'altra entità geopolitica che può solo rafforzare il continente asiatico.

Rimangono Russia, Turchia e altre entità minori che stanno tra L'Asia e l'Europa e che sembrano impedire la saldatura del continente euroasiatico a tutto vantaggio dell'egemonia USA. Ma non senza contraddizioni. Un'ipotesi non troppo avvenieristica potrebbe essere la formazione di un continente euroasiatico liberato dalla tutela egemonica rappresentata dalla potenza che vinse la seconda guerra mondiale. Per non parlare delle conseguenze che potrebbe produrre la caduta inarrestabile del saggio medio del profitto sul sistema economico mondiale capitalistico in questa fase di imperialismo decrepito.

La questione è posta. Ma occorre rifletterci sopra parecchio seguendo le prossime vicende internazionali. Per il momento la stretta di mano tra i leader delle due Coree avvantaggia il continente euroasiatico e l'egemonia potenziale della Cina.  Non a caso, dopo questa stretta di mano, le cose si sono complicate.  In futuro cercheremo di capirci qualcosa studiando alcuni autori che sembrano avere preso a cuore la possibilità della fine, più o meno cruenta, del capitalismo senescente.



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