sabato 2 giugno 2018

Un pò per celia e un pò per non morir... un bel dì vedremo...

Da un pò di tempo, quando apro il computer mi rendo conto d'essere immediatamente colpito da una vistosa contraddizione tra le prime immagini che esso mi offre di una natura meravigliosa e incontaminata e le successive immagini di una natura, e soprattutto di una umanità, contaminate da ogni sorta di malanni.

Non c'è orrore che la natura e la specie umana non mostrino, ogni giorno, a tutti, vecchi, grandi e piccini, d'ogni razza, nazionalità e religione, mediante ogni genere di mezzi di comunicazione, dalla vecchia radio alla non più giovane televisione, al moderno computer e ai telefonini. Insomma, la violenza naturale e quella artificiale, ossia, terremoti, guerre, ecc. in tutte le loro forme, da quelle singole a quelle collettive, rappresentano un orrore senza fine .

Da un pò di tempo, da quando penso alla mia età e ai miei guai personali che la vecchiaia ha solo acuito, paragono l'andamento del mondo della specie umana con l'andamento del mio piccolo mondo personale, e non ci trovo molte differenze qualitative. Diversamente da Marx che, ormai vecchio, aveva, però, di fronte ai suoi occhi il capitalismo divenuto adulto e pronto per affrontare le sue crisi con virilità, chi scrive, ormai vecchio, ha di fronte agli occhi anche la vecchiaia del capitalismo, il quale ha, infine, compiuto la sua espansione e il suo destino nel mondo, sviluppandosi in Asia.

Ma come si sta manifestando la senescenza del capitalismo? E soprattutto che cosa lascerà in eredità alla specie umana? Chi scrive, alle prese con la propria di senescenza, è consapevole del fatto che la sua sorte personale sarà  pura conseguenza della sua nascita. Ogni esistenza, prima poi, finisce in un tempo che la propria origine e il proprio caso individuale le prepara.

Riguardo alla specie umana, si tratta di due tempi da prendere in considerazione, il tempo dei singoli individui che dura meno di un secolo, ma quanto meno non si sa, e il tempo collettivo che durera più millenni, ma quanti più non si sa. "Litigai", un giorno, con mia figlia per quel milione d'anni che il fisico Schrodinger aveva attribuito alla durata della specie umana:  a me sembravano troppi, a lei troppo pochi.

Comunque, se prendiamo in considerazione i tempi lunghi di espansione e di contrazione dei cicli universali infiniti, e poi consideriamo la vita sulla nostro Terra, la vita della sua flora e della sua fauna, infine, soprattutto, la vita della specie umana, si tratta veramente di tempi brevissimi, tragiche "bazzecole" alle quali la religione cerca di portare un illusorio conforto. Ma gli scienziati, così come gli storici, non vogliono ammettere di dedicare la propria esistenza e professione a "bazzecole". 

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