domenica 27 novembre 2016

L'egemonia mondiale è ormai una faccenda di continenti

"L'indagine sulla "Globalizzazione"* ha tentato di stabilire i fondamenti della fase senescente del capitalismo che nulla hanno a che vedere né con la volontà dei singoli individui né con le scelte di governi, di partiti politici, organizzazioni sociali, ecc., né con le scelte di organizzazioni sovranazionali e di superpotenze. Da troppo tempo economisti, sociologi e storici respingono l'indagine della necessità per osservare le molteplici manifestazioni del caso, ribattezzato con l'encomiabile nome di "pluralismo". Preferendo correre dietro al caso adulando il pluralismo, economisti, sociologi e storici dell'epoca della globalizzazione tralasciano la necessità, credendo così di poter respingere ogni obbligo nei confronti della cieca necessità complessiva a favore di una illusoria libertà individuale.

Nell'indagine svolta in questo volume è stata rovesciata questa concezione capovolta della realtà della società umana, ponendo in primo piano la necessità del processo capitalistico complessivo e delle sue conseguenze sull'intero complesso della specie umana divisa in classi, popoli, nazioni, religioni, ecc. e in due tipi di società contrapposte: quella della opulenza e quella della penuria. Abbiamo, così, potuto dimostrare che la necessità, analizzabile scientificamente, riguarda l'economia capitalistica che ha assunto il nome di "Globalizzazione", termine che pretende ringiovanire il capitalismo senescente. E', infatti, la cieca necessità della senescenza capitalistica che abbiamo indagato dimostrando che il caso, l'arbitrio, la soggettività della pratica politica (nazionale e sovranazionale) sono semplicemente conseguenze dell'impossibile teoria scientifica in campi quali la politica del marketing, la politica monetaria e bancaria, la politica energetica, la politica militare, ma ancor prima la giurisprudenza nazionale e internazionale, infine l'etica.

venerdì 18 novembre 2016

Il determinismo secondo Wikipedia e le precisazioni dell'autore di questo blog

"In filosofia e filosofia della scienza si definisce determinismo quella concezione per cui in natura nulla avviene a caso, invece tutto accade secondo ragione e necessità. Il determinismo dal punto di vista ontologico indica il dominio della necessità causale in senso assoluto e nega quindi nel contempo l'esistenza del caso. Il determinismo è associato alla teoria della causalità, sulla quale esso si appoggia". [Esatto! Il determinismo si fonda sulla causa e, di conseguenza, sulla negazione assoluta del caso.]

"Descrizione

Escludendo qualsiasi forma di casualità nelle cose, il determinismo individua una spiegazione di tipo fisico per tutti i fenomeni, riconducendo il tutto alla catena delle relazioni causa-effetto (principio di causalità). La principale conseguenza è che date delle condizioni iniziali tutto quel che accadrà nel futuro è determinato dalle leggi fisiche dell'Universo.

Ciò non vuol dire che si sia in grado di pre-determinare gli eventi: per poterlo fare si dovrebbe conoscere con precisione lo stato di tutte le particelle dell'universo in un dato istante e tutte le leggi che lo governano. Inoltre, ammettendo che ciò sia possibile, l'osservatore che misura questi stati con lo stesso atto della misurazione influenzerebbe la misura, in quanto esso stesso è parte del sistema. Quindi non vi è, in linea di principio, alcun modo per stabilire in modo inequivocabile il determinismo o il probabilismo dei fenomeni fisici."

 [Insomma, il determinismo si preclude da solo la dimostrazione, ossia la prova, della propria esistenza]

mercoledì 16 novembre 2016

"Il significato dell'esistenza umana"

Questo titolo ambizioso è tratto dal libro di Edward Osborne Wilson, uscito nel 2014 e pubblicato su "Le Scienze" di Gennaio 2015. Nelle intenzioni dell'autore questo "significato" va inteso in senso scientifico, come visione del mondo che non dipende dalle intenzioni di un architetto: "nessun disegno tracciato in anticipio, bensì reti sovrapposte di cause ed effetti fisici. La storia del suo dispiegarsi obbedisce soltanto alle leggi generali dell'Universo; ogni evento è casuale, e nondimeno altera la probabilità di eventi successivi".

Ma se ogni evento è casuale che cosa ha a che vedere con le cause e gli effetti? E come può Wilson scrivere: "L'umanità, sostengo, emerse in modo del tutto indipendente attraverso una serie cumulativa di eventi avvenuti nel corso dell'evoluzione. Noi non siamo predestinati a raggiungere alcun obiettivo, né dobbiamo rendere conto a un qualsiasi potere che non sia il nostro. A salvarci sarà solo la saggezza basata sulla comprensione di noi stessi, e non la devozione religiosa"?

lunedì 7 novembre 2016

Supersimmetria - Superstringhe - Teoria M - Paesaggio cosmico

Questi i temi che tratteremo in questo interminabile post, diviso in quattro parti (riferendoci ancora al "Paesaggio cosmico" di Susskind): I] Dalla Supersimmetria alle Superstringhe. II] Dalle Stringhe al Megaverso. III] Digressione sullo spazio concepito dai matematici fisici. IV] Dalla teoria M alle Brane e al Paesaggio cosmico. Conclusioni.

I] DALLA SUPERSIMMETRIA ALLE SUPERSTRINGHE

Dice Susskind che "La parola più gettonata nel vocabolario dei fisici è "super": superconduttività, superfluidità, supercollisioni,  superstringhe... I fisici non vedono spesso messa alla prova la loro inventiva lessicale, ma l'unica parola che sono riusciti a trovare per questo gemellaggio tra fermioni e bosoni è stata Supersimmetria. Le teorie supersimmetriche contemplano l'energia del vuoto perché i contributi dei fermioni e dei bosoni si compensano esattamente".

Ci limitiamo alla seguente distinzione molto semplificata: mentre i bosoni (fotoni) possono occupare lo stesso stato quantico e quindi permettere un comportamento collettivo coordinato come quello di un fascio laser, in cui molti fotoni dello stesso calore agiscono insieme, i fermioni (elettroni, protoni, neutroni), invece, non possono trovarsi nello stesso luogo e possedere le stesse proprietà nello stesso momento. La teoria supersimmetrica afferma, inoltre, che per ogni fermione c'è un bosone gemello e, viceversa, per ogni bosone c'è un fermione gemello. E' il principio matematico di simmetria che ha prodotto questa stranezza. Però Susskind aggiunge: "Ma super o no, la simmetria fermioni-bosoni non è una caratteristica del mondo  reale. Non esiste un superpartner dell'elettrone né di qualsiasi altra particella elementare".

domenica 6 novembre 2016

Leonard Susskind. La fisica dei misteri: costante cosmologica, stringhe, megaverso, inflazione....

Riguardo all'evoluzione dell'universo, Heinz Pagels, in "Universo simmetrico" (1988), ricordava i due scenari opposti che sono stati ipotizzati a partire dalle masse di "grumi" che popolavano originariamente il cosmo: "[1] alcuni scienziati pensano che i primi grumi fossero molto grandi e avessero masse e dimensioni dell'ordine di quelle degli attuali ammassi e superammassi di galassie. In seguito essi si sarebbero frantumati in grumi di dimensioni galattiche. [2] Altri ritegono che i primi grumi fossero relativamente piccoli e avessero dimensioni e masse paragonabili a quelle delle attuali galassie, di cui avrebbero costituito gli embrioni. Secondo questa concezione, dopo essersi formate, le galassie cominciarono ad aggregarsi, costituendo gli ammassi e i superammassi che vediamo oggi". In parole povere: o "prima gli ammassi, poi le galassie" o "prima le galassie, poi gli ammassi".

Sebbene sia un'eccessiva semplificazione dei complessi materiali che si formano nel cosmo, le due teorie sopracitate rappresentano le opposte concezioni dell'universo denominate, rispettivamente, "a scendere" e "a salire". Ora, perché è quest'ultima che sta prevalendo nella comunità dei fisici? Si potrebbe rispondere: perché è quella che più si adatta all'antropocentrismo. L'uomo, e in particolare il fisico teorico, sembra non volere o non potere accettare qualcosa che inizi con grandi dimensioni e in seguito si frantumi e si diradi, mentre riesce a concepire spontaneamente che all'inizio qualcosa si presenti piccolo e poi, col tempo, cresca di dimensioni; ossia, che all'inizio le cose siano separate e poi si aggreghino. Un simile modo di vedere, infatti, rispecchia l'esistenza umana individuale e sociale. Ma è, indubbiamente, segno di uno smisurato narcisismo, del resto tipico dei fisici teorici, pretendere che l'evoluzione del cosmo ricalchi le modalità tipiche dell'evoluzione umana.

Julian Barbour e la pretesa fine del tempo

Secondo il motto "non si butta via niente, perché tutto può essere riciclato", Julian Barbour, autore di "LA FINE DEL TEMPO. La rivoluzione fisica prossima ventura" (1999), recupera l'antica concezione di Parmenide. Dopo aver premesso: "Due diverse visioni del mondo si sono scontrate fino ai primordi della civilità, da quando due tra i più antichi filosofi greci presero posizione contrapposte in materia di tempo e mutamento: Eraclito che sosteneva la necessità dell'eterno scorrere del tutto, e Parmenide che pensava addirittura che il tempo e il moto non esistessero", l'autore "rassicura" il lettore: "io invece sosterrò che l'eterno fluire eracliteo (...) forse non è che una radicata illusione. Vi condurrò in un punto in cui il tempo finisce".

Egli dice che a cambiargli l'esistenza fu una frase letta in un articolo di Paul Dirac, che riguardava il tentativo di unificazione della meccanica quantistica con la relatività generale: "Questo risultato mi ha portato a dubitare del fatto che l'esistenza di quattro dimensioni sia un requisito essenziale della fisica". Riferimento questo abbastanza ambiguo se si pensa che in seguito le dimensioni concepibili sono arrivate a 10 + 1. Ma per farla breve, anche in considerazione del fatto che poche sono le cose sensate o almeno comprensibili e non ambigue di Barbour, la sua principale tesi è espressa nel seguente passo: "sono convinto (!) che il tempo non esista affatto e che il moto sia una pura illusione. Di più: penso che queste mie idee siano suffragate da prove fisiche anche solide. Ho una visione e voglio parlarne".

sabato 5 novembre 2016

La concezione ciclica dell'universo

La fantascienza delle congetture matematico fisiche

Nell'estate del 2014 avevo ripreso in considerazione il materiale di fisica, studiato e sintetizzato da diversi anni, e altro materiale accumulato negli ultimi due anni relativi alla pretesa scoperta del bosone di Higgs e persino del gravitone. In seguito motivi personali mi hanno impedito la "pubblicazione". Ma è arrivato il momento di porvi rimedio. E quale momento migliore del maltempo di questi giorni?

Comincerò con la concezione ciclica dell'Universo, sulla quale si esercita da lungo tempo la fantascienza delle congetture matematico-fisiche. Non c'è ramo della fisica nel quale le congetture non si susseguano con un ritmo così incalzante e frenetico come quello cosmologico. E' sufficiente leggere "A perdita d'occhio" di Asimov per farsi un'idea della paradossale catena di montaggio di assurdità teorico-matematiche prodotte dalla cosmologia già a partire dalla seconda metà del Novecento.
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