Nel Capitolo 8 del libro "Filosofia e scienza della vita" (2008), scritto a più mani dal professor Boniolo e dai suoi allievi-assistenti, il principale autore affronta il tema "Monod e il caso e la necessità". Partendo dalla convinzione che Monod non abbia chiarito a fondo la questione del rapporto caso-necessità, Boniolo la prende molto alla larga partendo da Galileo. Ma nel criticare, a mia volta, la sua incomprensione dei rapporti di causa-effetto e di caso-necessità, mi limiterò ai tempi nostri, prendendo subito in considerazione il suo formalismo.
Al punto 1), dopo aver preso in considerazione i sistemi deterministici, Boniolo afferma: "Quando accade che non riusciamo a determinare univocamente l'evoluzione di un sistema siamo di fronte a un sistema non deterministico, ossia a un sistema probabilistico". Si tratta della probabilità laplaciana, conseguente la nostra ignoranza a determinare un sistema, ecc. Ma poi si chiede: "E il caso?" La sua risposta è un modo molto sofistico di sbarazzarsi del problema: "Non esiste il caso a livello di rappresentazione scientifica, sebbene possa esistere a livello metafisico (?!)"
Una simile risposta, persino in corsivo, sembra qualificare il nostro autore come un determinista assoluto che respinge il caso alla maniera degli antichi greci. Ma, poi, egli sembra concedere una chance al caso: "Senza addentrarci in questioni metafisiche, per evitare ogni problema (sic!) è sufficiente essere un pò cauti (!) e affermare che la scienza ci parla anche di eventi casuali e, di conseguenza, anche di processi casuali. Con questo s'intende che ci sono eventi la cui realizzazione è legata a cause che, per qualche motivo, sono indeterminate o indeterminabili (!), ma che tuttavia possono essere trattati con leggi di probabilità. Ne segue che, se proprio si volesse parlare di leggi del caso, dovremmo intendere leggi di probabilità'".