Nel suo libro, "Il Caso e la necessità", pubblicato nel 1970, il premio Nobel per la medicina, J. Monod, dopo aver osservato che i cristalli e gli organismi viventi si distinguono da ogni altro oggetto a causa della riproduzione invariante della propria struttura, e aver precisato che "le strutture cristalline rappresentano una quantità di informazione inferiore di parecchi ordini di grandezza rispetto a quella che si trasmette di generazione in generazione negli esseri viventi, anche nei più semplici", conclude: "questo criterio puramente quantitativo -è bene sottolinearlo- consente di distinguere gli esseri viventi da tutti gli altri oggetti, compresi i cristalli".
Occorre invece sottolineare, come aveva osservato Engels, che "questo punto di vista matematico unilaterale", trascurando le differenze qualitative, favorisce la concezione meccanicistica per la quale "la quantità si converte in qualità". Una semplice quantità non permette, però, di distinguere diverse qualità, perché soltanto "una variazione quantitativa modifica la qualità". ("Dialettica della natura") Ma, immaginare di poter distinguere la qualità inerente la vita dalla qualità inerente oggetti inanimati come i cristalli, mediante la pura quantità di informazioni, non è soltanto un errore del "punto di vista matematico unilaterale", è anche un errore specifico della nuova concezione della biologia molecolare, che prende il nome di teoria del codice genetico, la quale si fonda su concetti e idee tratte dalla cibernetica e dall'informatica.
Questa nuova concezione, nella versione divulgata da autori come Monod, Mayr, ecc., si fonda soprattutto sul concetto di teleonomia. In questo capitolo ci proponiamo di dimostrare che la concezione teleonomica rappresenta una soluzione convenzionale e fittizia dell'irrisolto problema del rapporto caso-necessità. Per questo scopo, il saggio di Monod rappresenta il nostro punto di partenza.