martedì 18 ottobre 2016

Un equivoco storico sul determinismo divino


L'autore di questo blog deve ammetterlo: ignorava che Papa Ratzinger, nel 1987, avesse scritto: "Molto in generale si può dire che se l'inizio del mondo è dovuto a uno scoppio primordiale, allora non è più la ragione il criterio e il fondamento della realtà, bensì l'irrazionale; anche la ragione è, in questo caso, un prodotto collaterale dell'irrazionale verificatosi solo per caso e per necessità, anzi per errore ed in quanto tale da ultimo è essa stessa irrazionale".

Ho appreso questo da un articolo di qualche anno fa (2013), pubblicato da "Scienza in rete" a firma di Cristian Fuschetto, il quale sottolineò anche "l'insofferenza per la teoria del Big bang e per quella evoluzionistica, divulgatrice di una visione "irrazionalistica" della Natura in cui ogni apparente ordine altro non sarebbe se non il frutto di uno "scoppio primordiale" e di "caso e necessità"": insofferenza che non poteva mancare alla teologia ratzingeriana e, più in generale, alla religione.

sabato 15 ottobre 2016

Il fondamento reale della inconciliabilità tra la scienza umana e la scienza divina e veneranda

Occorre partire dalle seguenti due premesse:

 1) Sia i credenti che i non credenti sono sempre stati accomunati dal medesimo interesse verso lo studio filosofico, matematico, scientifico, economico e storico. Anzi, nella relativamente recente esistenza dell'uomo cosciente, sono stati i credenti ad essere i primi depositari della conoscenza: originariamente, i funzionari di qualsiasi religione, i suoi sacerdoti, si sono elevati al di sopra dei loro popoli coltivando la conoscenza. E anche la scienza (europea) moderna è sorta dalla scienza di Dio, dalla teologia.

2) Ma la scienza moderna, a partire da Copernico, Galileo, Keplero, ecc. (scienziati pur sempre credenti) ha introdotto un elemento oggettivo di contraddizione tra la scienza di Dio e la scienza dell'uomo. Questa contraddizione riguarda il principale presupposto: come accostarsi alla conoscenza, come fare scienza? La risposta a questa domanda ha prodotto l'oggettiva inconciliabilità tra libera scienza e religione.

Vediamo perché e come. Lo scienziato non credente o, che pur credente, ritiene di dover conoscere la natura con i propri mezzi, concepisce una libera scienza, senza alcun divieto per le sue possibili scoperte, per le possibili leggi della natura da lui individuate. Lo scienziato credente o che è già scienziato di Dio (teologo) ritiene, invece, che la conoscenza scientifica abbia dei limiti, sia soggetta, insomma, ad alcuni divieti fondamentali, il principale dei quali che nessuna legge di natura scoperta dalla scienza umana può essere in contraddizione con la scienza di Dio, con la teologia, ossia con quella che Aristotele chamò "scienza divina e veneranda".
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