domenica 17 giugno 2018

"Storia della tecnologia": un libro che vale la pena di consultare

"Storia della tecnologia" di Luisa Dolza (2008)

"Questo volume cerca pertanto di sfatare alcuni luoghi comuni sull'ingegno e sulle tecniche. Già Platone aveva riconosciuto l'importanza della tecnica nel Protagora, dove narra il mito di Prometeo e ne mette in luce il rapporto vitale e conflittuale con la nostra esistenza".

L'autrice cita il "Protagora" di Platone dove si narra che Prometeo, vedendo che tutti gli esseri viventi avevano mezzi per vivere, mentre l'uomo era nudo e indifeso, "non sapendo quale mezzo di salvezza procurare all'uomo, rubò a Efesto e Atena il sapere tecnico e il fuoco, perché era impossibile esercitare le arti senza fuoco- e li donò all'uomo (320c-323c)"

Nel mio caso potrei dire, immodestamente, d'aver rubato, agli "Dei" della scienza d'ogni epoca, il "fuoco"  tenuto nascosto della  dialettica  caso-necessità  per  "bruciare"  il  determinismo di causa-effetto. Per questo scopo cercherò di mostrare che la validità del rapporto causa-effetto, nella storia della tecnologia, è debitrice del rapporto caso-necessità relativamente alle singole scoperte tecnologiche.

Luisa Dolza indica "l'ambivalenza antica e moderna della tecnologia: essa è a un tempo figlia della necessità di provvedere alla vita ed espressione di autonomia, e talvolta anche di ribellione, nei confronti degli dèi e della natura".

Dal punto di vista storico, il punto principale, sottolineato dall'autrice, riguarda il rapporto tra "l'oggetto nuovo e utile" e il suo inventore. Problema questo che comporta sia il riconoscimento morale di merito sia il riconoscimento economico. E' questo riconoscimento che è fondamentale per la dialettica individuo-comunità, in quanto riflesso della dialettica caso-necessità: perché, se l'inventore è un caso individuale eccezionale, l'utilizzo della sua invenzione diventa una necessità complessiva sociale.

Naturalmente, questo rapporto ha sofferto nei secoli per la cecità nei confronti della dialettica caso-necessità, manifestata nel rapporto tra inventori e poteri politici, da quelli antichi e feudali a quelli dello stato borghese. Da chiarire, una volta per tutte, è che la singola invenzione dipende soltanto del caso individuale, mentre è il suo uso sociale complessivo debitore dei rapporti economici, politici e militari esistenti, ossia è debitore della necessità complessiva.

L'autrice conclude la sua premessa con le seguenti parole: "E' tramontata l'idea romantica del genio solitario che, incompreso e deriso, lavora nell'isolamento del suo laboratorio per realizzare qualcosa che renderà più rapido il cammino del progresso". Avrebbe, però, dovuto aggiungere che il livello scientifico teorico e il livello pratico tecnologico non possono più essere dominati dal preteso determinismo dei singoli geniali inventori.

Questo privilegio, ormai, può appartenere soltanto a chi, come l'autore di questo blog, si occupa del rapporto fra teoria e pratica scientifica, dal punto di vista della reale supremazia appartenente alla dialettica caso-necessità. Di conseguenza, riguardo alla storia della tecnologia, si può tralasciare la maggior parte delle scoperte per soffermarsi su temi che riguardino l'ambito del rapporto caso-necessità.

L'autrice sottolinea che "Troppo importante e difficile da manipolare, il fuoco non viene mai considerato il frutto del caso o di un sapere accumulato. In esso si riconosce l'inizio del predominio dell'uomo sulla natura, il presupposto per realizzare le tecniche necessarie all'esistenza civile, il momento di affrancamento dalle tenebre celebrato da ogni cultura...; indipendentemente dal seguito rilevante è sottolineare che il cosiddetto dono del fuoco apre un periodo storico dominato "dalla necessità del lavoro e della fatica".

Prima di licenziare questo post, aggiungerò qualche perla sparsa, tralasciando le considerazioni relative alla scarsa considerazione del lavoro faticoso come quello della metallurgia che solo Prometeo, il Dio zoppo, sporco e deriso, poteva rappresentare; ma tralasciando anche la mitologia greca per vedere altrove, ad esempio, ciò che scrive l'autrice, sempre nelle prime pagine del suo saggio: "L'abbandono delle caverne, la lavorazione del legno e l'estrazione della pietra, l'agricoltura e l'allevamento, la navigazione e il commercio, la scrittura e il far di conto, la medicina e l'osservazione degli astri nel cielo originano dall'uso del fuoco, ovvero dall'uso dell'ingegno, dal quale scaturisce il cammino della civilizzazione".

E, comunque, qualsiasi giudizio si possa dare della tecnologia prodotta dall'uomo, essa è stata prodotta e si è tramandata per necessità scientifiche, economiche, politiche e militari. E spesso non si può neppure distinguere tra queste diverse necessità quale sia quella fondamentale: ad esempio, nell'epoca moderna, l'eroplano è stato e continua ad essere un veloce mezzo di trasporto, ma è stato e continua ad essere, anche, un micidiale strumento di guerra.

Per concludere, chi è interessato ad approfondire l'argomento della storia della tecnologia, questo testo di Luisa Dolza è consigliabile e, in particolare, il capitolo settimo sull'Otto-Novecento, dove si può trovare, come citazione introduttiva, anche questa affermazione di Karl Marx "Una storia critica dimostrerebbe, in genere, quanto piccola sia la parte di ogni singolo individuo in un'invenzione qualsiasi del secolo". Alla quale mi permetto di aggiungere l'ultima mia seguente osservazione: quanto sia stata debitrice verso il caso individuale ogni invenzione che ha prodotto grandi risultati complessivi necessari.

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