venerdì 16 maggio 2014

Che cos'è la biologia dei sistemi?

Vediamo la risposta data dall'autore di questa teoria, Leroy Hood, a un'intervista del 26 aprile 2010: "Per me, la biologia dei sistemi è il tentativo di guardare alla biologia da un punto di vista olistico piuttosto che atomistico. Per poter capire tutte le proprietà straordinarie del sistema che ne derivano è necessario definire tutte le sue componenti e le loro interazioni. Successivamente bisogna vedere come questi elementi si modificano in modo dinamico grazie agli stimoli che attivano l'intero sistema".

Si tratta della ricorrente opposizione diametrale (metafisica) tra il determinismo riduzionistico (che pone in primo piano la parte) e il determinismo olistico (che pone in primo piano il tutto). In altre parole, si tratta dell'opposizione diametrale tra i singoli elementi di un complesso e il complesso stesso. Ciò che per la dialettica caso-necessità riflette correttamente il rapporto polare singolo-complesso, nella concezione deterministica, rappresenta  una opposizione diametrale insolubile.

Ma Leroy Hood, ponendo in primo piano il tutto, il complesso, crede di poter trovare la soluzione in un determinismo antiriduzionistico creando un modello che si avvicini alla realtà del tutto, inteso come sistema, in modo da prevederne il funzionamento e i cambiamenti. Nell'intervista l'autore afferma: "Si crea un modello che potrebbe spiegare il sistema e poi si formulano delle ipotesi che vengono verificate tramite delle perturbazioni al sistema. Infine si vedrà se i dati generati combaciano con il tuo modello. Non succede mai nelle fasi iniziali. Perciò è necessario ripetere l'esperimento ciclicamente. Non si raggiunge mai una conoscenza definitiva, ma si ottengono i modelli più profetici in merito al comportamento del sistema".

Come si vede, dal punto di vista della previsione, siamo ancora al metodo delle profezie e degli auspici. Con ciò non si vuole sostenere che nel campo della tecnologia questo metodo non funzioni, così come talvolta può funzionare anche in limitati settori della realtà naturale meno dispendiosa. Là dove, però, la natura mostra tutto il suo immenso dispendio, le concezioni sistemiche, ovvero le concezioni deterministiche sia riduzionistiche che olistiche non riescono a rifletterne la realtà: può farlo invece la statistica sulla base delle polarità singolo-complesso, caso-necessità.

Tornando al trattato di "Biologia molecolare del gene" (2009) di Watson e altri, possiamo osservare come la novità della biologia dei sistemi sia stata combinata con l'analisi dei genomi, grazie all'unione con l'analisi computazionale e seguendo il solito metodo dei meccanismi di regolazione. E' ciò che piace molto a Boncinelli perchè introduce in biologia il formalismo matematico: finalmente anche in biologia entra la matematica a garantire qualche certezza! Beata illusione!

Abbiamo visto che la biologia dei sistemi ha posto in primo piano il sistema mettendo da parte il ruolo del singolo elemento, ruolo che la dialettica caso-necessità pone nella sfera del caso. In "Biologia molecolare del gene" si ammette questa realtà con le seguenti parole: "Definiamo quindi rumore la diversità di espressione genica riscontrabile in condizioni piuttosto simili. L'esistenza di questo rumore prova che il livello dei singoli geni è stocastico. Stocastico significa che in parte quel processo è influenzato dal caso. Come vedremo, alcuni motivi regolatori sono progettati per sopportare il rumore e altri per avvantaggiarsene".

Una cosa è dover riconoscere, a denti stretti, il caso a livello degli elementi singoli, altra cosa è cercare di diluirne le conseguenze cambiandogli il nome, chiamandolo ora "rumore" ora "meccanismo stocastico", e poi sminuirlo considerandolo solo in parte caso, ecc. Perché il vero problema è il seguente: dove il caso si manifesta chiaramente, come oggettiva sfera d'esistenza, il pensiero deterministico, con il suo ordine, con la sua economia, ecc. non trova più posto; perciò è costretto a inventare persino meccanismi stocastici, alias casuali, per non essere messo da parte. Il passo  che segue è rivelatore:"La stocasticità non è una caratteristica proprio solo di E. Coli, ma è probabilmente molto diffusa tra gli organismi viventi". 

Questa concessione è fatta  perché non si può evitare di vedere che un singolo, dato evento non è "controllato rigidamente, ma al contrario" deve "coinvolgere meccanismi stocastici". Insomma, deve essere casuale. Ma , per non dover ammettere le conseguenze ciecamente necessarie dei singoli eventi casuali, quando sono evidentissime, sono costretti ad ammettere un ossimoro come quello di "meccanismo casuale".

Per concludere, Leroy Hood afferma: "La biologia dei sistemi è un nuovo campo in espansione che vuole descrivere i livelli complessi dell'organizzazione biologica grazie alla combinazione di misure quantitative e su larga scala, delle simulazioni, della ricostruzione e della teoria. Quando viene applicata ai circuiti regolatori, la biologia dei sistemi cerca di svelare i princìpi base del controllo (sic!) dei geni che non possono essere compresi mediante lo studio dei singoli componenti (!) isolati dal contesto". Da notare:  il "contesto" altro non è che il complesso dei singoli elementi.

In definitiva, la biologia dei sistemi è uno dei tanti tentativi meccanicistici fallimentari di superare il riduzionismo nella direzione del complesso statistico, concepito in senso olistico: le due forme  di determinismo, riduzionistico e olistico, continuano a non fare altro che rincorrersi per mordersi la coda.  

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