Da Newton ad Einstein, fino ad oggi: soluzioni fittizie ad hoc per problemi reali insolubili
(Continuazione) Sia Newton che Einstein ebbero il problema di giustificare il mancato collasso gravitazionale dei corpi cosmici. Newton lo attribuì alla preveggenza divina, Einstein inventò una costante lambda. Ecco il metodo dei fisici matematici da sempre: inventare soluzioni ad hoc. Scrive Panek: "Nel 1931 Einstein, dalla Germania, andò a far visita a Hubble al Mount Wilson Observatory, nelle montagne a nord-est di Pasadena. Dopo aver esaminato personalmente i dati che dimostravano l'espansione dell'universo, Einstein abbandonò il suo fattore ad hoc."
Se prima il problema era perché l'universo non stava collassando, sorse in seguito un'altra domanda: in che misura esso si espande, ossia in che misura sta rallentando l'espansione? Saltando alcuni passaggi secondari per il nostro scopo, veniamo alla fine del Novecento: "Nell'autunno del 1997 i due gruppi [di studiosi di supernove] avevano ormai raccolto dati a sufficienza per tentare di stabilire, almeno in via preliminare, in quale misura l'espansione dell'universo stia rallentando e se esso sia destinato a finire in un big crunch o in un big chill [grande freddo]".
Dai dati presi attraverso l'osservazione di molteplici supernove saltò fuori "un universo che non esisteva". "Guardando i margini di errore, calcolavano che la materia oscura oppure ordinaria, potesse rappresentare il 20 o il 30 o il 40 per cento. Rimaneva un 60 o un 70 o un 80 per cento di ... qualcos'altro". "Riguardo al destino dell'universo, ora avevano la loro risposta. Forse anche la risposta, che poteva essere quantificata: continuerà ad espandersi per sempre. Ciò che non avevano -tra la materia oscura che non riuscivano a vedere e a questa nuova forza che non riuscivano a immaginare- era un'idea di che cosa fosse l'universo". Qui, Panek parla chiaro, non racconta una verità ad hoc, ovvero la solita soluzione decisa a tavolino per permettere la sopravvivenza dei "gruppi di studio".
Ma continuiamo con l'ultimo capitolo: "Tornare all'evidenza" dove possiamo leggere: "Il significato della realtà potrebbe apparire un argomento di discussione per filosofi ma, come la filosofia stessa, è sempre stato anche il campo d'azione dei fisici. Gli antichi non ritenevano di poter cogliere la "realtà", cosicché si accontentavano di salvare l'apparenza. Dato che Galileo ebbe fornito prove empiriche della correttezza del sistema eliocentrico di Copernico e dato che Newton ne ebbe codificato gli aspetti matematici, gli scienziati arrivarono a capire che le equazioni su carta potevano fare di più che approssimare la realtà. Ciò che si poteva trovare nel cielo, lo si poteva catturare sulla carta...".
In parole povere, sulla carta si sarebbe potuta riflettere la realtà del mondo esterno. Ma "Poi venne Einstein e capovolse il processo. Ciò che si poteva scrivere sulla carta, lo si poteva trovare nel cielo. Se le equazioni indicano che il tempo trascorre a velocità diverse per due osservatori in moto l'uno rispetto all'altro, o che la gravità incurva la traiettoria della luce, così si comporta la natura"!
Naturalmente, Einstein doveva tranquillizzare gli sperimentatori, almeno come principio, ammettendo che certe previsioni dovevano essere verificate: "Naturalmente l'esperienza rimane il solo criterio per valutare l'utilità fisica di una costruzione matematica", ribadiva. "Ma -aggiunge Panek- Einstein, basandosi sulla propria esperienza, passò poi a sostenere l'argomentazione che Wettrich stava presentando a Schmidt: "Affermo che il puro pensiero può afferrare la realtà, come sognavano gli antichi". E, così, con questa affermazione, Einstein avvalorò anche l'idealismo!
Panek conclude: "Se il soggetto era "La ricerca di supernove lontane", il merito andava a Schmidt e Suntzeff. Se era il "tentativo di misurare la storia della espansione cosmica" si poteva pensare a Schmidt, che era il leader della collaborazione. Ma se si trattava della "scoperta dell'espansione accelerata", per quanto riguardava il gruppo High-Z il merito spettava ad Adam Riess".
E il bello è che per la progenitura della "scoperta" della fantomatica energia oscura ci furono persino delle beghe, delle frizioni. Infine, nel 1998, si annunciò la scoperta di prove dell'espansione accelerata dell'universo, dovuta all'energia oscura. Ma a tutt'oggi, dopo 16 anni, questa immaginaria espansione accelerata è ancora inspiegabile. (Continua)
E il bello è che per la progenitura della "scoperta" della fantomatica energia oscura ci furono persino delle beghe, delle frizioni. Infine, nel 1998, si annunciò la scoperta di prove dell'espansione accelerata dell'universo, dovuta all'energia oscura. Ma a tutt'oggi, dopo 16 anni, questa immaginaria espansione accelerata è ancora inspiegabile. (Continua)
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