Steven Levitt è il tipico rappresentante di una scienza in balia del caos. Nel titolo del suo libro troviamo un ossimoro "Il calcolo dell'incalcolabile". Ma il giovanotto ha scoperto, giustamente, che non si può fare affidamento sul rapporto di causa-effetto applicato ai singoli individui, eventi ecc. Perciò, ne ha conseguito correttamente che rilevante è il calcolo statistico sui complessi di individui ed eventi. Ma poi si è fermato qui, non sapendo che farsene, per i suoi scopi, della teoria.
Così, un'impostazione che poteva essere giusta se fosse stata sviluppata e applicata alle grandi questioni complessive delle scienze è stata sprecata per seguire minuzie e per insegnare ai singoli d'essere meno ingenui e più scettici. Di conseguenza, nel suo libro, troviamo soltanto delle applicazioni statistiche di breve momento su pochi e irrilevanti esempi che, riguardando però la vita di tutti i giorni, si guadagnano il facile gradimento dei lettori. Ma c'è un'eccezione: un'osservazione molto interessante che mostra come spesso sia sufficiente un caso apparentemente banale per rovesciarsi in una rilevante conseguenza ciecamente necessaria. Si tratta del calo imprevisto della delinquenza giovanile in America che ha smentito la previsione di una crescita inarrestabile con conseguenti "bagni di sangue".
Nel capitolo 4, Levitt risponde alla domanda "Dove sono andati a finire tutti i criminali?". La risposta, molto semplicemente, è che i criminali non sono andati da nessuna parte, soltanto perchè non erano nati; e non erano nati grazie all'approvazione della legge per l'aborto, della quale approfittarono subito le giovani di colore che in precedenza contribuivano -con gravidanze non volute, ma costrette per legge a portare a termine- ad accrescere il numero dei futuri criminali adolescenti e giovani. Il fattore demografico ha dunque avuto un gran peso. Tra parentesi dice Levitt: "i vecchi non diventano criminali, i giovani sì". Si potrebbe allora concludere, più in generale, che una società di vecchi e povera di bambini, tra i molti aspetti negativi, ne può aggiungere uno positivo: la certezza di una bassa criminalità.
Ma vediamo i fatti narrati da Levitt: per una sentenza della Corte Suprema nella causa Roe contro Wade, l'aborto divenne legale. Così, nel 1974, 750.000 donne abortirono appellandosi a quella sentenza. Nel 1980 il numero delle IVG (interruzioni volontarie di gravidanza) raggiunse la ragguardevole cifra di 1,6 milioni casi. Insomma, ogni anno una calo enorme delle nascite: e a non nascere furono proprio quei bambini che avrebbero fornito materia prima alle gang criminali.
Il paradosso di questa scoperta fu che l'unico mezzo per assicurare la sicurezza sociale era stato involontariamente, e in maniera inattesa, l'aborto tanto vituperato dai preti. Ma l'aborto legalizzato ha permesso anche altre conseguenze sociali positive in senso umanitario: ad esempio la riduzione dei reati di infanticidio e la riduzione delle nozze coatte riparatrici.
Levitt conclude: "la legalizzazione dell'IVG ha pertanto significato meno delinquenti". Ma poi aggiunge: il paradosso è che a nessuno piacque questa correlazione, in quanto si trattava di un nesso casuale. Egli non specifica, però, che una causa non è tale solo perché si osserva un effetto, ma solo se questo effetto è voluto e diretto. Nel caso esaminato, la legge dell'aborto è stata solo apparentemente una causa (perché non voluta e indiretta) della forte riduzione delle nascite in condizioni di povertà e degrado. Quindi solo indirettamente ha prodotto la diminuzione di criminali. Dunque, tutto ciò è stato realmente una cieca necessità fondata sul caso, e proprio per la casuale serie di coincidenze impreviste.
Per essere più precisi, occorre aggiungere che le società umane sono ancora oggi guidate da forme sociali di tipo naturale, dominate perciò da un grande dispendio e dalla cieca necessità prodotta dal caso. Ma, talvolta, può capitare che si decida di realizzare qualcosa che può dipendere da una imprevedibile e solo apparente connessione deterministica di causa ed effetto. Così, riguardo alle conseguenze sociali anticrimine prodotte dalla legge che ha approvato l'aborto, un sociologo intelligente avrebbe potuto prevederle anche prima, e quasi in senso deterministico, senza attendere che qualcuno le deducesse, post factum, come fenomeno casuale, ciecamente necessario.
Ma vediamo i fatti narrati da Levitt: per una sentenza della Corte Suprema nella causa Roe contro Wade, l'aborto divenne legale. Così, nel 1974, 750.000 donne abortirono appellandosi a quella sentenza. Nel 1980 il numero delle IVG (interruzioni volontarie di gravidanza) raggiunse la ragguardevole cifra di 1,6 milioni casi. Insomma, ogni anno una calo enorme delle nascite: e a non nascere furono proprio quei bambini che avrebbero fornito materia prima alle gang criminali.
Il paradosso di questa scoperta fu che l'unico mezzo per assicurare la sicurezza sociale era stato involontariamente, e in maniera inattesa, l'aborto tanto vituperato dai preti. Ma l'aborto legalizzato ha permesso anche altre conseguenze sociali positive in senso umanitario: ad esempio la riduzione dei reati di infanticidio e la riduzione delle nozze coatte riparatrici.
Levitt conclude: "la legalizzazione dell'IVG ha pertanto significato meno delinquenti". Ma poi aggiunge: il paradosso è che a nessuno piacque questa correlazione, in quanto si trattava di un nesso casuale. Egli non specifica, però, che una causa non è tale solo perché si osserva un effetto, ma solo se questo effetto è voluto e diretto. Nel caso esaminato, la legge dell'aborto è stata solo apparentemente una causa (perché non voluta e indiretta) della forte riduzione delle nascite in condizioni di povertà e degrado. Quindi solo indirettamente ha prodotto la diminuzione di criminali. Dunque, tutto ciò è stato realmente una cieca necessità fondata sul caso, e proprio per la casuale serie di coincidenze impreviste.
Per essere più precisi, occorre aggiungere che le società umane sono ancora oggi guidate da forme sociali di tipo naturale, dominate perciò da un grande dispendio e dalla cieca necessità prodotta dal caso. Ma, talvolta, può capitare che si decida di realizzare qualcosa che può dipendere da una imprevedibile e solo apparente connessione deterministica di causa ed effetto. Così, riguardo alle conseguenze sociali anticrimine prodotte dalla legge che ha approvato l'aborto, un sociologo intelligente avrebbe potuto prevederle anche prima, e quasi in senso deterministico, senza attendere che qualcuno le deducesse, post factum, come fenomeno casuale, ciecamente necessario.
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