L'autore inizia chiedendosi perchè il tempo sia così misterioso: il tempo scorre? "E che cos'è 'la sostanza' che scorre?" Eppure la risposta dovrebbe essere ovvia: è la materia che evolve nel tempo. Del resto, sostenere che "il passato è morto" significa dimenticare che la morte è un concetto che entra in scena solo con la vita, mentre il concetto di passato vale per ogni processo, rappresentando quella fase in cui le forme materiali si sono prodotte. Il passato è l'opposto dialettico del futuro e il tramite tra i due è il presente. Qualsiasi cosa, fenomeno o processo, ha un passato dietro dei sé, un futuro davanti a sé e un presente che è un continuo passaggio del futuro nel passato.
Ma Hanlon prende in considerazione solo la sensazione soggettiva del tempo: un'ora con una bella ragazza sembra un minuto e un minuto su una stufa rovente sembra un'ora. Questa, secondo lui, sarebbe la relatività einsteniana, ossia qualcosa di puramente soggettivo riguardo alla percezione del tempo, e aggiunge ancora che per Einstein la distinzione tra passato, presente e futuro era un'illusione; da ciò ricavando la possibilità dell'idea del tempo come unico blocco: "un panorama temporale einsteniano o platonico in cui il passato, il presente e il futuro sono tutti altrettanto reali, è popolare tra i fisici poiché mette da parte l'apparente soggettività del passaggio del tempo".
Però in questa concezione c'è il problema di dover accettare l'idea che il futuro sia già accaduto (un nonsenso assurdo che l'autore spaccia come possibile). E per finire, riguardo alla parte introduttiva del libro, la seguente affermazione: "C'è però una costante che non si può modificare: la causalità"! Insomma, in questa totale confusione soggettivistica non poteva mancare un'altra contraddizione: una dichiarazione fideistica a favore del principio deterministico di causa-effetto!
Ma Hanlon prende in considerazione solo la sensazione soggettiva del tempo: un'ora con una bella ragazza sembra un minuto e un minuto su una stufa rovente sembra un'ora. Questa, secondo lui, sarebbe la relatività einsteniana, ossia qualcosa di puramente soggettivo riguardo alla percezione del tempo, e aggiunge ancora che per Einstein la distinzione tra passato, presente e futuro era un'illusione; da ciò ricavando la possibilità dell'idea del tempo come unico blocco: "un panorama temporale einsteniano o platonico in cui il passato, il presente e il futuro sono tutti altrettanto reali, è popolare tra i fisici poiché mette da parte l'apparente soggettività del passaggio del tempo".
Però in questa concezione c'è il problema di dover accettare l'idea che il futuro sia già accaduto (un nonsenso assurdo che l'autore spaccia come possibile). E per finire, riguardo alla parte introduttiva del libro, la seguente affermazione: "C'è però una costante che non si può modificare: la causalità"! Insomma, in questa totale confusione soggettivistica non poteva mancare un'altra contraddizione: una dichiarazione fideistica a favore del principio deterministico di causa-effetto!
Il capitolo 10 presenta un titolo molto interessante "Che cosa è effettivamente la realtà?" "Perchè l'universo si prende la briga di esistere?", ha scritto il fisico Stephen Hawking. "La vecchia storiella solipsista per cui il mondo è un prodotto della nostra immaginazione non si può scartare in quattro e quattr'otto". Espresso così, il solipsismo diventa ancor più paradossale. Perché una cosa è dire: il mondo è un prodotto della mia immaginazione (solipsismo vero e proprio), altra cosa è dire: il mondo è un prodotto della nostra immaginazione, perché in questo caso si dovrebbe per forza presupporre, per principio, un pluralismo.
Hanlon, comunque, fornisce altre risposte alla domanda sulla realtà: "Alcune teorie fuori dagli schemi, ma di tutto rispetto dal punto di vista logico (sic!), asseriscono che quasi nulla di ciò che crediamo della realtà è vero. L'universo, secondo questa cosmologia, potrebbe essere un inganno, la creazione non di una divinità, bensì di intelligenze artificiali che vivono in un mondo per noi impossibile da vedere o da comprendere".
Poi cita le versioni note più comuni e tradizionali: quella teologica con la sua causa iniziale, Dio (sia nella vecchia versione del creazionismo, sia nella nuova versione del disegno intelligente), poi il modello del big bang (ma anche la nuova ipotesi che sostituisce il grande scoppio con la dilatazione (l'esempio del palloncino) che equivale a una espansione dello spazio-tempo, il cui inizio risale a circa 13,7 miliardi di anni fa. Infine, cita LHC come una macchina in grado di ricostruire eventi prossimi alle origini dell'universo.
Ma non è finita. C'è ancora la teoria del Multiverso o Megaverso e, infine, i due aborti prodotti dalla rivoluzione informatica, di cui citiamo solo il primo: la teoria di Nick Bostrom sulla possibilità della creazione di simulazioni computerizzate di vita cosciente. Grazie al peso della probabilità statistica, la nostra vita potrebbe svolgersi in uno di questi mondi simulati. Quindi il nostro universo sarebbe un falso. "La vita, di fatto, sarebbe un gigantesco gioco virtuale". Come individui saremmo giocattoli di divinità imperfette. Insomma, il fittizio convezionalismo di tutta la scienza ha qui prodotto la falsificazione dell'oggetto della conoscenza. Una simile teoria giustificherebbe l'inconsistenza della realtà per principio: tutto sarebbe perciò fittizio.
E così veniamo alla teoria che tutto è informazione: "Possiamo considerare l'universo come un immenso computer cosmico, dove l'elemento primario, la particella fondamentae non è il quark o le stringhe, ma il bit di informazione? Dopo tutto, tutta la nostra conoscenza dell'universo è un concentrato di osservazioni e teorie, quindi è informazione". Ma l'informazione sulla realtà del mondo è una cosa, l'informazione nel senso dell'informatica creata dall'uomo è un'altra cosa: è uno strumento che può permetterci di avvicinarci meglio alla realtà del mondo, ma non a sostituirlo prendendone il posto.
Però Hanlon insiste: "Ma, soprattutto, siamo certi che esista una logica di fondo? Una possibilità è che sia sbagliato pensare che alla base di tutto vi sia l'ordine e non il caos". Ecco i due lati della oscillazione metafisica o/o: se non vale l'ordine deterministico, allora deve valere il suo opposto diametrale, il caos indeterministico: "Sembra che gli esseri umani abbiano un innato bisogno di imporre un ordine matematico e relazioni simmetriche e causali a un mondo naturale che potrebbe non funzionare affatto in quel modo". Certo, il mondo non funziona affatto in modo deterministico, ma non ci sono scappatoie, come, ad esempio, la teoria delle stringhe accreditata quale candidata alla Teoria del Tutto.
Per finire, l'autore avanza ancora un dubbio sulla questione della realtà: "I filosofi e i teologi si domandano da secoli che cosa sia la realtà. Ora il testimone è passato alla scienza. Resta da vedere se gli esperimenti e le osservazioni finiranno per illuminarci più degli eleganti ragionamenti degli antichi". E con questa proposizione finale del libro, si conferma l'incomprensione di fondo del contrasto stridente che esiste tra teorie matematiche fisiche (come quella delle stringhe) e la sperimentazione sulle particelle accelerate, come quella di LHC. Tra loro c'è un abisso che non può essere colmato.
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* "Dieci domande alle quali la scienza non può (ancora) rispondere" (2008).
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