mercoledì 4 giugno 2014

Hegel: l'evoluzione della materia

la materia infinita e i cicli finiti delle forme materiali

Concludiamo questa prima parte del volume, dedicata alla dialettica caso-necessità nella teoria della conoscenza, con alcune riflessioni sull'evoluzione della materia che produce le più diverse forme fisiche e biologiche, oggetto di studio delle scienze della natura. Può sembrare paradossale ma è un fatto degno di considerazione che l'elaborazione filosofica dell'idealismo hegeliano inizi con il divenire, concetto fondamentale per la comprensione della reale evoluzione della materia nel cosmo.

Hegel risolve il problema del cominciamento della propria filosofia idealistica partendo dal puro essere (tesi), continuando con la sua negazione (antitesi) e quindi mostrando l'unità dialettica dell'essere e del nulla nel divenire (sintesi). Il risultato stabile del divenire è l'essere determinato che rappresenta l'unilaterale, il finito del divenire stesso; perciò l'antitesi sembra sparita; e invece nell'essere determinato essa si ripresenta, perché l'essere determinato è un qualcosa con determinate qualità che il divenire trasforma in un altro essere determinato con qualità modificate, ecc.

L'essere determinato, che sorge dal divenire, è una sintesi di essere e nulla, che concretamente si manifesta come qualcosa che è altrimenti dall'essere e il nulla, e che il divenire trasforma in altro. "L'alcunché -scrive Hegel- diventa un altro; ma l'altro è anche un alcunché; dunque diventa parimenti un altro; e così all'infinito". Nella filosofia idealistica hegeliana il divenire trasforma ogni essere determinato in un altro essere determinato con una progressione all'infinito.

Ora, se al posto del "divenire" poniamo l'evoluzione della materia, e al posto dell'"essere determinato" poniamo la forma materiale, abbiamo, al posto del divenire astratto del concetto, il divenire concreto della materia: la sua evoluzione reale. Per Hegel la progressione all'infinito rappresenta un falso progresso o "cattivo infinito"; ma se noi concepiamo l'evoluzione all'infinito della materia come la serie infinita di successivi cicli finiti delle forme materiali, la cattiva infinità di Hegel diventa la reale finitezza della evoluzione materiale e la fittizia infinità dello spirito.

L'errore dell'idealista Hegel non consiste soltanto nell'aver fatto derivare la materia dallo spirito, ma nell'avere, di conseguenza, concepito lo spirito come infinito. Marx ed Engels hanno rovesciato questi due assunti idealistici, cogliendo così il reale movimento della materia che nell'idealismo hegeliano era capovolto. Prima Marx ha fatto derivare lo spirito della materia, poi Engels ha concepito la materia come infinita e lo spirito come finito.

La materia infinita, secondo Engels ("Dialettica della natura"), ha potuto evolversi soltanto mediante cicli finiti nei quali tutte le forme materiali sono finite e transitorie, perciò finito è anche lo spirito che trae origine dalla forma materiale del cervello umano. Anzi, lo spirito, fra tutte le forme che si originano in un determinato ciclo, è quella più rara, eccezionale e di breve durata. Si potrebbe anche dire: è la breve durata della vita cosciente che smaschera la presunzione dello spirito che si erge al di sopra della materia.

Sebbene Hegel, nella "Logica" e nella "Enciclopedia", abbia sviluppato il concetto fino all'idea assoluta, capovolgendo il reale rapporto di dipendenza dello spirito dalla materia, le sue astrazioni hanno spesso un'importanza straordinaria perché, se rovesciate, riflettono il reale movimento della materia: così è anche per la fondamentale polarità dialettica repulsione-attrazione, con la quale egli giunge a stabilire un principio basilare della fisica.

Prendendo in considerazione i concetti di "uno" e "molti", Hegel li riferisce alla polarità repulsione-attrazione; e, pur non convincendo con le sue argomentazioni logiche, la derivazione empirica delle sue conclusioni è evidente: infatti, attribuendo la repulsione ai "molti" e l'attrazione agli "uno", egli non fa che astrarre, rispettivamente, dalla reciproca repulsione delle numerose molecole di un gas e dall'attrazione gravitazionale.

La repulsione è disgregatrice: respinge e dirada la materia dopo averla frantumata in molte parti. L'attrazione è accentratrice: avvicina e addensa in unità complessive la materia frantumata. La repulsione si manifesta mediante molte unità indipendenti che si respingono; l'attrazione si manifesta come totalità, come complesso unico di molte unità che, attratte verso il centro, perdono la loro indipendenza.

Le forme materiali si originano ed evolvono grazie al continuo gioco della polarità repulsione-attrazione. Notevole, a questo proposito, è la seguente descrizione di Hegel: "La repulsione è il frammentarsi dell'uno anzitutto in molti, ... la repulsione passa nell'attrazione, i molti uno passano in un unico uno... Il modo in cui l'attrazione si riferisce alla repulsione è che l'ha per presupposto. La repulsione fornisce materia per l'attrazione. Se non vi fossero nessuni uno, non vi sarebbe nulla da attrarre". Per essere Hegel un idealista, la concretezza materiale qui stupisce. Per finire: "La rappresentazione di un'attrazione incessante o della consunzione degli uno, presuppone una parimenti incessante generazione degli uno".

Hegel ha il doppio merito d'aver compreso 1) il primato della repulsione, come l'originario che produce il suo opposto polare: l'attrazione (ed è proprio ciò che si verifica, per ogni ciclo universale, in quello che è stato chiamato big bang), 2) il rovesciamento nell'opposto della repulsione in attrazione e dell'attrazione in repulsione: se la repulsione fornisce materia all'attrazione, questa, a sua volta, fornisce materia alla repulsione (è ciò che accade dopo il big bang, con la formazione, per attrazione gravitazionale, delle grandi nubi di gas idrogeno e con i successivi collassi gravitazionali nei quali l'attrazione fornisce materia alla repulsione e così via di seguito).

Come vedremo nel volume dedicato alla fisica, il principio della repulsione, come originaria rispetto all'attrazione, insieme con il principio del rovesciamento dell'una nell'altra, ci hanno permesso di risolvere alcune delle questioni più difficili di questa scienza della natura.

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Tratto da "Il caso e la necessità - L'enigma svelato  Volume primo  Teoria della conoscenza" (1993-2002) Inedito

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