mercoledì 25 giugno 2014

"La scienza ha ancora bisogno di Dio?"

E' il titolo di un articolo di Roberto Paura

Sottotitolo: "Due grandi scienziati, l'italiano Edoardo Boncinelli e l'americano Lawrence Krauss, riaprono il dibattito sui rapporti tra scienza e fede: l'universo è nato dal nulla e si è evoluto per caso, come la specie umana". Ecco espresso, in breve sintesi, il contenuto essenziale dell'errore di Boncinelli e di  Krauss. Il caso sarebbe "padrone" dell'universo e della sua evoluzione fino alla vita e alla vita cosciente. Questo errore giustificherebbe la possibilità laplaciana di fare a meno dell'ipotesi-Dio.

E che cosa rimarrebbe nell'ipotesi del puro caso? Ossia quello che è stato giustificato come principio antropico: le cose stanno così perché esistiamo, la nostra esistenza ci appare una fortuna cosmica perchè è lo stesso della vincita di una lotteria? E ciò varrebbe sia riguardo all'evoluzione della materia non vivente sia riguardo all'evoluzione della vita e della vita cosciente. Ma qui sta l'errore fondamentale, che consiste nel confondere il puro e semplice caso singolare con la necessità della frequenza statistica.

Riguardo alla lotteria -cui partecipano milioni di giocatori ma vince uno solo-, la vittoria appare un caso eccezionale. Ma, realmente, il gioco della lotteria non si fonda sul singolo caso, bensì sulla cieca necessità dei grandi numeri di giocatori. Perciò, anche se, riguardo al vincitore, si pensa al caso fortunato, la realtà si manifesta come risultato eccezionale di un grande dispendio statistico: l'eccezione dell'unico vincitore esce fuori dai grandi numeri, del complesso statistico, di giocatori paganti.

Invece, lo scienziato Boncinelli che fa? Confonde il dispendio naturale con il concetto di errore. Ecco come Roberto Paura riassume il suo pensiero: "Boncinelli ci spiega che l'evoluzione biologica è, sorprendentemente, il frutto di una serie impressionante di errori: gli errori di trascrittura del DNA. La riproduzione di ogni essere vivente richiede infatti che il patrimonio genetico impresso nella doppia elica del DNA venga costantemente duplicato. Ogni nuova creatura frutto della riproduzione sessuata deriva dall'incrocio dei patrimoni genetici dei due genitori. Ma gli errori di trascrizione sono in agguato ovunque, in ogni istante della nostra vita, nel momento in cui i geni danno l'ordine di produrre determinate proteine: un fenomeno che avviene di continuo. Qualcosa può andare storto in ogni momento, un mero errore di copiatura che può compromettere molte cose".

Come si vede, Boncinelli confonde l'enorme dispendio naturale dei processi della vita con i modesti sprechi (come, ad esempio, gli errori di copiatura) tipici dei prodotti del lavoro umano, i cui guasti riusciamo a riparare facilmente perché sono, appunto, modesti errori meccanici.

Interessante, invece, è il seguente paragone tra il DNA (la maggior parte del quale non codifica per le proteine quasi fosse un DNA "oscuro") e la materia oscura che, insieme all'energia oscura, dominerebbe il 90% del nostro universo, e sulla cui natura l'astrofisica contemporanea non è ancora in grado di esprimersi. E' il problema da cui parte Lawrence Krauss nel suo "Un universo dal nulla", dove il problema è capire da dove provenga l'universo stesso.

Commentando questo libro, Battiston, citato da Renato Paura, spiega: "Tornando indietro fino al big bang, si può così pensare che l'universo derivi spontaneamente dal nulla: non dal vuoto quantistico, proprio dal nulla, condizione fisica che per definizione ha energia pari a zero". Insomma, "tutto avrebbe quindi origine con un immenso fuoco d'artificio realizzato però senza un singolo grano di polvere da sparo". Paradossale assurdità!

Per concludere, Roberto Paura scrive: "Secondo Roberto Battiston, "l'unico modo per confrontarsi con una idea è quello di produrre un'idea più potente". Non resta, allora, che attenderne di nuove".

Se questa è la soluzione, allora l'attesa dovrebbe essere terminata: basterebbe avere il coraggio di vedere la soluzione nel dispendio naturale, ossia basterebbe vedere la cieca necessità complessiva fondata su grandi numeri di elementi costituenti casuali, ovvero la necessità delle frequenze complessive che sorgono sulla base delle probabilità singole: l'idea potente di un autodidatta, che si scusa immediatamente della sua sfrontata presunzione!


Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...