sabato 28 giugno 2014

1) Paolo Rossi. Il concetto di immagine della scienza*

Il termine "immagine" sta per rappresentazione o riproduzione di qualcosa. Allora, qui c'è la cosa, la scienza e poi c'è la sua rappresentazione, l'immagine. Da notare, però, che dalla stessa etimologia di origine incerta del termine "immagine" viene fuori anche il termine imago che è un modo di rappresentare con la mente qualcosa che è solo nel pensiero, quindi inventato con la fantasia, senza un fondamento oggettivo e ancor meno realistico.

E' dal Novecento che, complice Schrodinger, va di moda parlare dell'"immagine della scienza", e se Rossi parla di immagine al plurale è perché nella storia della scienza moderna, dal Seicento al Novecento, la sua immagine si è modificata molte volte adeguandosi alle nuove metodologie, alle nuove teorie, ecc. Risultato: sembra che nessuno abbia più l'ardire di considerare la scienza come conoscenza, e soprattutto come rappresentazione della realtà (ad esempio, della natura).

Ma queste immagini della scienza sono immagini dell'immagine, sono i molteplici modi di concepire e di rappresentare la scienza: sono, perciò, le diverse rappresentazioni della rappresentazione. Insomma, se la scienza è il riflesso della natura, le immagini della scienza saranno i riflessi del riflesso della natura.

Allora, sono molti a riflettere su come la scienza riflette la natura? Si e no. Molti riflettono sulla scienza come se la scienza fosse la natura stessa; parlano di scienza come se essa si identificasse con la natura: la fisica, ad esempio, non è più la scienza che rispecchia la materia non vivente, i suoi fenomeni e i suoi processi. Ad esempio, la fisica delle particelle viene identificata con i fenomeni delle particelle, la fisica cosmologica viene identificata con la struttura dell'universo, ecc. Così, entrambe sono ormai, rispettivamente, o soltanto i processi quantistici delle particelle o soltanto la struttura relativistica dell'Universo (per citare soltanto l'impostazione prevalente nel periodo degli anni '70, periodo nel quale Paolo Rossi scriveva questo saggio).

Ora, la scienza, come immagine della scienza, finisce con l'essere identificata con l'oggetto di studio di uno specifico ramo. La conseguenza è che l'"immagine della scienza" coinciderà con le riflessioni, o meglio, con le giustificazioni e con le descrizioni acritiche della teoria dominante del momento. E quando una teoria  sostituirà un'altra precedente, salterà fuori una nuova immagine della scienza, ovvero una nuova immagine della natura! Da troppo tempo funziona così.

Rossi scrive: "Il giudizio sul significato di un esperimento, sul valore e il significato di una teoria, sulla accettabilità di un'ipotesi; la determinazione delle cosiddette 'frontiere della scienza' e dei criteri di demarcazione fra scienza e filosofia, le decisioni circa ciò che è scienza legittima e ciò che è pseudoscienza, tutto ciò non appare facilmente riconducibile ad una storia della scienza concepita come "passaggio logico" dall'una all'altra teoria, né appare facilmente spiegabile in termini di "storia sociale" o di "psicologia"."

Tutto ciò riguarda quello che accade nel passaggio da una vecchia teoria a una nuova. Ma è strano che Rossi non accenni neppure a Schrodinger, dopo un titolo come quello del suo saggio, e dopo aver  sostenuto quanto segue: "Ma la scelta dei problemi da risolvere, degli esperimenti da fare, nonché la determinazione del loro significato è legata ad una determinata immagine della scienza. Quest'ultima esercita un peso determinante sulla costruzione delle teorie". Anche Schrodinger aveva sostenuto una simile visione soggettivistica della teorie scientifiche.

Il fatto è che sono le teorie a "costruire" l'immagine della natura e quindi diventano la base dell'"immagine della scienza", e tengono duro finché altre teorie non le spodestano in tempi, spesso, non brevi. Ma tutto ciò non ha nulla a che vedere con la conoscenza reale, così come non hanno niente a che vederci autori come quelli citati da Rossi: e cioè Kuhn, Lakatos, Feyerabend, e poi Popper... o, peggio ancora, letterati italiani citati (per amor di patria?), come Pascoli, Pirandello, Fogazzaro e persino, anche se solo appena accennato, D'Annunzio; ma senza, per altro, tralasciare Gramsci ed Ernesto De Martino.
                          
Terminiamo qui citando questo breve estratto: "1. Sulle origini dell'idea di progresso" Kuhn, Lakatos e Feyrabend hanno scritto insieme : "The Growth of Knowledge" ("Lo sviluppo della conoscenza"). Ecco un libro che non ho letto, ma senza rimpianto. (Continua)

---------

* Da Paolo Rossi: "Immagini della scienza" (1977)

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...