Con una serie di post affronteremo una questione molto complessa che, finora, nel pensiero filosofico scientifico, non ha trovato una soluzione soddisfacente né, tanto meno, risolutiva: si tratta del concetto di infinito, il quale non ha senso se non in rapporto al concetto di finito. Come punto di partenza, occorre distinguere la polarità infinito-finito della materia dalla polarità infinito-finito della conoscenza: la prima riguarda la realtà materiale, la seconda riguarda la conoscenza reale. La realtà materiale va per la sua strada, indifferente e indipendente dalla coscienza dell'uomo, ma la conoscenza reale può e deve riflettere il reale percorso dell'evoluzione della materia.
Reali sono le forme materiali finite, e reale è l'infinita materia nello spazio e nel tempo infiniti. Questi sono anche gli unici assoluti. In che senso assoluti? nel senso che la materia è indeterminata e infinita così come lo sono lo spazio e il tempo della sua esistenza. Questa materia, però, si determina in un eterno processo evolutivo di forme materiali transitorie. Perciò si può affermare: se la materia è eterna e infinita, le sue forme (le forme materiali) sono effimere e finite.
Ora, riguardo alla conoscenza, la domanda giusta non è se possiamo conoscere solo il finito o solo l'infinito, perchè possiamo conoscere il finito soltanto mediante l'infinito e, viceversa. L'infinito si rovescia dialetticamente nel finito, e il finito si rovescia dialetticamente nell'infinito. Ciò avviene non per il gusto dialettico di contraddire degli opposti metafisici, ma grazie a una fondamentale connessione. La polarità infinito-finito, infatti, è comprensibile e risolvibile soltanto se, come tutte le altre polarità, viene posta in connessione con la dialettica caso-necessità. Allora, l'apparente astrazione pura si concretizza e diventa evidente la soluzione che segue.
La necessità conoscibile delle forme materiali finite rappresenta la cieca necessità dei complessi, che risultano dal rovesciamento della infinita casualità dei loro singoli elementi costituenti. Infiniti sono i caratteri casuali dei singoli elementi, mentre finiti sono i caratteri necessari dei complessi o forme materiali. In definitiva, noi possiamo conoscere realmente, rigorosamente e completamente, nel tempo limitato e finito dell'esistenza della nostra specie, i complessi finiti e limitati creati dalla evoluzione della materia. Non possiamo, invece, conoscere gli infiniti, singoli elementi casuali costituenti le forme materiali, come pretende il determinismo riduzionistico.
Quest'ultimo, fondato sul rapporto di causa-effetto, ha impedito (durante il lungo periodo in cui ha dominato) la comprensione delle polarità dialettiche, tra le quali la polarità infinito-finito. Ad opporsi al dominio del determinismo per oltre due millenni c'è stato soltanto l'indeterminismo fondato sul caso. Così, fino ad oggi, contro il determinismo democriteo si è intestardito l'indeterminismo epicureo. E la scienza contemporanea, dopo aver abbandonato in parte il determinismo (totalmente solo in fisica), non poteva evitare di scivolare nell'indeterminismo. Ma, come abbiamo già mostrato su questo blog, entrambi, pur se diametralmente opposti, si rovesciano l'uno nell'altro dando luogo ad assurde incoerenze.
Per concludere questa introduzione, anticipiamo che la soluzione del rapporto infinito-finito si trova nella dialettica di caso e necessità. Questo risultato è molto recente e appartiene all'autore di questo blog. Ma nulla viene dal nulla, come appureremo riprendendo alcuni contributi di Abbagnano, per impostare l'argomento, ed altri contributi di Hegel ed Engels, per mostrare come si è sviluppata la soluzione dialettica del rapporto infinito-finito. Infine, concluderemo con Luminet e Lachiéze-Rey, per avere un'idea di come il pensiero metafisico continui, oggi, a illudersi e a trastullarsi con i propri errori.
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P.S. Questo e i prossimi post sul rapporto infinito-finito sono relativamente recenti: appartengono al periodo di studi dedicato al rapporto causa-effetto, alla questione della realtà, del realismo e del realismo ingenuo, ecc. Genericamente si possono collocare nel recente quinquennio (2009-2013).
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P.S. Questo e i prossimi post sul rapporto infinito-finito sono relativamente recenti: appartengono al periodo di studi dedicato al rapporto causa-effetto, alla questione della realtà, del realismo e del realismo ingenuo, ecc. Genericamente si possono collocare nel recente quinquennio (2009-2013).
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