domenica 1 giugno 2014

L'individualismo egocentrico ostile alla polarità caso-necessità (Schrodinger 1)

I] Un motivo psicologico plurimillenario alla base del ritardo nella comprensione e nella accettazione della dialettica caso-necessità

Affronteremo in un apposito volume dedicato alla società e alla storia umana i motivi che per millenni hanno ostacolato la coscienza umana nella comprensione della reale dialettica caso-necessità. Qui ci limiteremo a considerare il motivo psicologico in se stesso, sebbene esso rappresenti, nella coscienza individuale, un riflesso di motivi fondamentali riconducibili ai rapporti economici, sociali e politici. Si tratta del rifiuto che l'individuo, e a maggior ragione l'individuo che si occupa di filosofia e scienza, ha sempre opposto al ruolo che il caso gli impone: quello di rappresentare una comparsa casuale della "commedia umana" che vede come protagonisti necessari i complessi di individui: le classi, i popoli, la specie umana.

La conseguenza, nei millenni, è stata che studiosi e ideologi hanno sempre cercato la necessità dell'operare umano principalmente a livello individuale; ma, così facendo, si sono preclusi la via per comprendere l'oggettiva posizione dell'individualità nel rapporto caso-necessità, e non solo nelle società che nei millenni andavano creando, ma soprattutto nel campo della faticosa conoscenza del mondo naturale e sociale, in particolare a partire dall'antica Grecia per continuare con la nascita della scienza moderna. Il risultato è stato il predominio del modo di pensare riduzionistico, che può essere definito il tentativo, fallito, di determinare il singolo come principale oggetto d'indagine scientifica.

Pochi hanno intuìto il ruolo casuale della singolarità e della individualità e, ancor meno, sono quelli che l'hanno accettato senza contrarietà. E' quindi degno d'attenzione l'esempio del fisico Schrodinger: come teorico, con lo sguardo rivolto non solo alla fisica ma anche alla biologia e alla filosofia della scienza, egli ebbe la possibilità di riflettere sul casuale comportamento delle singole molecole di un gas o sulle casuali singole variazioni genetiche, giungendo alla conclusione che la soluzione statistica trovata da Boltzmann per le molecole di un gas poteva riguardare, in qualche modo, anche la selezione naturale delle specie viventi, ipotesi che egli attribuì a Darwin sebbene questi l'avesse soltanto adombrata.

Schrodinger comprese che alla base dei necessari risultati statistici relativi ai complessi, ossia le frequenze statistiche, c'era soltanto il caso del comportamento dei singoli elementi: particelle, atomi, molecole, ecc. Soltanto l'enorme numero degli elementi in gioco, secondo lui, garantiva le regolarità statistiche dei complessi di questi elementi. Di conseguenza, egli giunse alla giusta conclusione che la deterministica connessione di causa ed effetto non poteva avere più fondamento perché, nella maggior parte dei fenomeni della natura, dove compaiono numerosi elementi, il caso prende il posto della causa, nella forma dei grandi numeri, per i quali vale appunto la statistica.

Se non concluse in maniera conseguente che la necessità è prodotta dal caso, che la necessità statistica è fondata sul caso probabilistico, che, infine, in questo modo è risolto, una volta per tutte, il rapporto caso-necessità, è perché anche lui non riuscì ad accettare psicologicamente ciò che la sua fredda riflessione gli aveva suggerito. Ciò non deve stupire. Sorprende, invece, il fatto che uno studioso come Schrodinger, portato per temperamento e formazione culturale al soggettivismo egocentrico, sia riuscito a scoprire un'oggettiva verità che rappresentava l'esatto contrario di ciò che avrebbe desiderato vedere: Il singolo non ha che un ruolo di comparsa nella evoluzione della materia. Ciò che conta è soltanto il complesso ciecamente necessario. Se questa è la conclusione scientificamente scoperta, ma psicologicamente inaccettabile, inevitabile il sorgere di una contraddizione insanabile.

Poiché, con argomentazioni di ogni matrice ideologica, da ogni parte si è ricusato il caso relativo alla condizione individuale, riteniamo importante  seguire il percorso di un teorico della scienza che è stato sul punto di risolvere e chiudere una volta per tutte la questione, pur essendo a sua volta impedito dalla motivazione psicologica plurimillenaria, secondo la quale non si può accettare per il singolo individuo una posizione così aleatoria e incerta nel mondo.

Eppure, come dimostreremo seguendo le riflessioni di Schrodinger*, persino l'attività spirituale più elevata dell'uomo, la produzione scientifica, non può evitare di subire la dialettica naturale caso-necessità che abbandona il singolo scienziato al puro e semplice gioco del caso. (Continua)

* Riflessioni tratte da "L'immagine del mondo", una raccolta di scritti vari dell'autore, rappresentativi di tutto l'arco della sua vita da scienziato.
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Tratto da "La dialettica caso-necessità - L'enigma svelato  Volume primo  Teoria della conoscenza" (1993-2002)  Inedito

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