giovedì 5 giugno 2014

Le principali combinazioni fra i termini causa-effetto, caso-necessità, singolo-complesso nel pensiero moderno

La principale tesi di questo blog sostiene che solo la concezione dialettica, che parte dal caso inerente i singoli elementi di un complesso e mostra il rovesciamento nell'opposto, nella necessità inerente il complesso stesso, è in grado di riflettere la reale evoluzione della materia. Ogni altro modo di concepire la connessione tra i termini singolo, complesso, caso, necessità rappresenta un errore. Vedremo subito che finora, nella storia del pensiero moderno, nessuna combinazione tra di essi è stata tralasciata, eccetto quella corretta.

1) La prima combinazione, la più remota, è quella che, sbarazzatasi del caso, concepisce soltanto la necessità. Già affermatasi nell'antichità, nella forma del determinismo assoluto, si fonda sulla connessione di causa ed effetto. Nella sua forma riduzionistica, essa parte dalla necessità dei singoli elementi e si illude di poter determinare come conseguenza la necessità dei complessi, concepiti come composti o meccanismi. Questa forma deterministica riduzionistica, nella sua veste moderna, risale a Cartesio.

2) L'opposto diametrale del riduzionismo, all'interno del determinismo, sorge in epoca più recente assumendo il nome di olismo: concezione questa che parte dalla necessità del complesso, inteso come un tutto, come un'organizzazione responsabile della necessità dei singoli elementi, concepiti come parti del tutto.

Riassumendo, possiamo sintetizzare queste prime due combinazioni nel seguente modo: 1) necessità singolo - necessità complesso; 2) necessità complesso - necessità singolo. Da qui si vede facilmente che l'una è opposta diametrale dell'altra. Inoltre, entrambe non considerano il caso, rientrando nell'ambito del determinismo assoluto. Possiamo, perciò, chiamare la prima "determinismo riduzionistico" e la seconda "determinismo olistico".

3) L'opposto diametrale, metafisico, del determinismo è l'indeterminismo, che concepisce soltanto il caso in relazione sia ai singoli elementi che al complesso. La conseguenza è un pensiero incerto, debole, incapace di concepire qualsiasi forma di necessità. Possiamo perciò indicarlo nel seguente modo sintetico: caso singolo - caso complesso.

4) Infine, con Leibniz ci troviamo di fronte a un pensiero problematico, solo parzialmente riduzionistico. Come abbiamo già visto, Leibniz concepì la necessità a livello della singola cosa (sostanza), ma pose il complesso, inteso come semplice aggregato, nella sfera del caso. La formula è quindi la seguente: necessità singolo - caso complesso.

Se il determinismo, nelle sue due forme, riduzionistica e olistica si presenta come assoluto e metafisico, affermando che esiste solo la necessità, determinata dalla causa, e se l'indeterminismo si presenta come il suo opposto diametrale, metafisico, perché riesce a concepire solo il caso, con Leibniz il pensiero si fa più elastico, in quanto riesce a distinguere il singolo dal complesso, dal punto di vista del rapporto caso-necessità.

Se Leibniz aveva, per così dire, l'impostazione mentale giusta per comprendere la dialettica caso-necessità, non potendo ammettere teologicamente, come punto di partenza, il caso per i singoli individui, doveva inevitabilmente vedere il rapporto capovolto: necessità singolo - caso complesso, appunto. Se rovesciamo, abbiamo la soluzione dialettica, ossia: caso singolo - necessità complesso.

In questo modo abbiamo esaurito tutte le possibili combinazioni. E se prendiamo in considerazione altre due versioni, il determinismo probabilistico e l'indeterminismo probabilistico è solo perché entrambe rappresentano la versione attuale della opposizione metafisica tra il caso e la necessità. Per riassumere queste due versioni occorre osservare che i deterministi, quasi spontaneamente, hanno confuso la probabilità con la frequenza, così da illudersi di poter affermare qualcosa di più certo. A loro volta gli indeterministi, altrettanto spontaneamente, hanno tolto ogni certezza alla frequenza relativa al complesso, confondendola con la probabilità relativa ai singoli elementi.

Potremmo perciò chiamare i primi deterministi probabilisti e definire la loro concezione con la seguente formula: probabilità = frequenza (gradazioni di certezza); i secondi indeterministi probabilisti, la cui formula: frequenza = probabilità  (gradazioni di incertezza). Ma anche qui possiamo trovare tutte le precedenti erronee combinazioni se abbiamo l'accortezza di sostituire al termine "caso" il termine "probabilità" e al termine "necessità" il termine "frequenza".

Per fornire un'anticipazione, citiamo come esempio la posizione di Popper che, scimmiottando forse inconsapevolmente Leibniz, concepì le seguenze (complessi) di eventi come appartenenti alla sfera del caso, immaginando di poter in qualche modo determinare riduzionisticamente la necessità dei singoli eventi. Ma di ciò a suo tempo.

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Tratto da "Il caso e la necessità - L'enigma svelato  Volume primo  Teoria della conoscenza" (1993-2002) Inedito.

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