lunedì 8 aprile 2013

V] La religione un prodotto storico

La condizioni di dipendenza della specie umana è il fondamento del successo della prima grande concezione della natura: quella religiosa, che dura da millenni e che continuerà a durare fino a quando dureranno le condizioni naturali e sociali della specie umana divisa. La prima conseguenza è che nessuna critica puramente ideologica dei dogmi religiosi e nessuna pretesa abolizione della religione possono essere avanzate senza finire nel ridicolo o nel risultato opposto a quello voluto. Come la storia insegna, chi ha perseguitato una religione ha ottenuto come risultato di creare martiri e con essi la crescita dei suoi adepti.

Le religioni sono un prodotto storico, e dunque hanno una origine, uno sviluppo, una involuzione e una inevitabile fine. Ma per comprendere come possa avere termine la religione in generale, e come sia inutile pretendere di affrettarne la fine, ad esempio con leggi persecutorie o per decreto, non dobbiamo fare altro che prendere in mano l'Antiduhring di Engels.

A Duhring che voleva abolire la religione per decreto, Engels così rispondeva: "Ma ogni religione non è altro che il fantastico riflesso nella testa degli uomini di quelle potenze esterne che dominano la loro esistenza quotidiana, riflesso nel quale le potenze terrene assumono la forma di potenze sovraterrene. Agli inizi della storia sono anzitutto le potenze della natura quelle che subiscono questo riflesso e che nello sviluppo ulteriore passano nei vari popoli per le più svariate e variopinte personificazioni".

Engels vedeva nelle potenze della natura, in altre parole nella cieca necessità naturale che domina la specie umana, il fondamento della dipendenza dell'uomo dalla religione, ossia il fondamento del riflesso religioso nella sua testa. "Ma presto, accanto alle forze naturali, entrano in azione anche forze sociali, forze che si ergono di fronte agli uomini altrettanto estranee e, all'inizio, altrettanto inspiegabili, e li dominano con la medesima necessità naturale delle stesse forze della natura. Le forme fantastiche, nelle quali in principio si riflettevano solo le misteriose forze della natura, acquisiscono di conseguenza attributi sociali e diventano rappresentanti di forze storiche".

Alla cieca necessità naturale si aggiunse così la cieca necessità sociale, come manifestazione di forze estranee agli uomini che presero a dominarli "con la medesima necessità naturale", in altre parole con quella che abbiamo chiamato cieca dialettica naturale di caso e necessità. Le potenze della natura e della società dominano da tempo immemorabile gli uomini producendo nella loro testa il riflesso religioso.

Nel frattempo la religione evolve. Engels continua: "Ad un grado di sviluppo ancora posteriore tutti gli attributi naturali e sociali dei molti dèi vengono trasferiti a un solo dio onnipotente che a sua volta è, esso stesso, solo un riflesso dell'uomo astratto. Così sorse il monoteismo, che fu storicamente l'ultimo prodotto della tarda filosofia volgare greca e trovò la sua incarnazione in Jahvè, dio esclusivamente nazionale degli ebrei. In questa forma comoda, palpabile, adattabile a tutto, la religione può continuare a sussistere come forma immediata, cioè sensibile, del rapporto degli uomini con le forze naturali e sociali estranee che li dominano sino a quando gli uomini sono sotto il dominio di tali forze".

Nell'epoca più moderna, dominata dal modo capitalistico di produzione, la condizione casuale dei singoli individui è ancor più di prima soggetta a rischi e pericoli; perciò la base reale del riflesso religioso è più salda che mai: "Ma noi abbiamo visto ripetutamente che nella società borghese attuale gli uomini sono dominati, come da una forza estranea, dai rapporti economici creati da loro stessi e dai mezzi di produzione da loro stessi prodotti. La base reale dell'azione riflessa della religione continua dunque a sussistere e con essa lo stesso riflesso religioso. E anche se l'economia borghese dà adito a una certa conoscenza di questo dominio estraneo, ciò in sostanza non cambia niente. L'economia borghese non può né in genere impedire le crisi, né garantire il singolo capitalista da perdite, cattivi debitori e fallimenti, e neppure garantire il singolo operaio dalla disoccupazione e dalla miseria. Si dice sempre: l'uomo propone e dio (cioè il dominio estraneo del modo capitalistico di produzione) dispone".*

C'è dunque un nesso molto stretto tra il dominio delle reali forze naturali-sociali e lo stato di soggezione e di dipendenza dell'uomo, base reale del riflesso religioso. Stando così le cose, nessun ateo può pensare di poter accelerare forzatamente la fine della religione che ha il suo saldo fondamento nel modo capitalistico di produzione. Solo a un Duhring poteva venire in mente di abolire per decreto la religione, sulla scia delle leggi bismarkiane contro il cattolicesimo. Così Engels può concludere; "Il signor Duhring non può aspettare che la religione muoia di questa sua morte naturale. Egli procede più radicalmente. Fa il Bismark più di Bismark: decreta leggi di maggio inasprite non solo contro il cattolicesimo, ma contro tutta la religione in generale; aizza i suoi gendarmi dell'avvenire contro la religione e così l'aiuta ad acquistarsi il martirio e un prolungamento di esistenza".

In conclusione, la principale concezione della natura e della società, che domina da tempo immemorabile la specie umana in ogni angolo del mondo, la religione, è un prodotto storico e morirà di morte naturale a suo tempo, portandosi dietro anche la prescienza umana e con essa tutti i suoi inutili "paradigmi": il destino di entrambe è legato a doppio filo con la durata del capitalismo senescente.

* Non sembra che, dopo oltre un secolo, Engels descriva qui la situazione italiana (e non solo quella) del tempo attuale? Non sembra, perciò, che il nuovo pontefice si sia adeguato alla situazione assumendo il nome di Francesco, mentre i laici e gli atei della politica parlamentare non riescano proprio ad adeguarsi?

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Tratto da "La dialettica caso-necessità nella storia" (2003-2005)

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