sabato 20 aprile 2013

Che tristezza! Non se lo meritava! Chi? L'uomo o il partito?

Questa mattina su Repubblica.it si poteva leggere: "Poco prima, nella riunione con lo stato maggiore, (Bersani) era stato tranchant: "Mi sono rotto i coglioni". Sulle ceneri della candidatura bruciata di Romano Prodi, si chiude la parabola dell'uomo di Bettola alla guida del Partito democratico dall'ottobre del 2009. Anche Rosy Bindi si è dimessa dalla carica di presidente, battendolo sul tempo di pochi minuti. Finisce la corsa di un gruppo dirigente mentre rimane in altissimo mare la scelta sul nuovo capo dello Stato. "È l'esplosione del Pd", commenta impietrito Ricky Levi, il braccio destro di Romano Prodi che ha presidiato ieri il Transatlantico. Muove appena le labbra. "Che tristezza per Romano. Non se lo meritava". "

Perché riportiamo questo brano? Perché vi è sintetizzato un metodo della politica che non vuole rinunciare a cedere le armi, nonostante i tempi nuovi. E' il metodo del primato dell'individuo sul collettivo politico, sul partito, metodo sopra espresso con un'ingenuità che fa cadere le braccia. Pensate un pò, di fronte all'esplosione di un intero partito, Levi si preoccupa della tristezza del proprio capo: "Non se lo meritava": che cosa non si meritava? Di aver perso il  partito (collettivo)? O di aver perso la sua occasione (individuale): diventare Presidente della Repubblica, coronando una lunga carriera istituzionale a livello italiano ed europeo?

Se confrontiamo questo metodo della politica parlamentare italiana con il metodo della Chiesa cattolica romana, colpisce come uno schiaffo la differenza che passa tra lo spirito di servizio, che annulla ogni individuo e individualismo, per porre in primo piano l'istituzione della Chiesa come collettività (mondiale), e la pratica carrieristica della politica democratica che pone in primo piano se stessi e tratta il partito, la collettività politica, semplicemente come strumento: come trampolino di lancio di carriere personali.

Insomma, se in politica il primato spetta all'individuo, secondo i vecchi dettami della democrazia occidentale, che concepisce le collettività, i partiti, come strumentali, allora perché stupirsi se i partiti ogni tanto fanno flop, se gli individui che li compongono non si assoggettano alla disciplina collettiva, se si fanno una strenua concorrenza colpendosi alle spalle, ecc.? Però, non ci si deve neppure stupire che il primato dell'individuo possa innalzare persino un comico, e a un livello tale, per il quale il suo consigliere personale debba preoccuparsi dell'opposto: dell'eccessiva esultanza del proprio capo. 

Poiché l'autore di questo blog è forse il maggiore esperto di dialettica caso-necessità (e non per presunzione, ma perché l'ha sviluppata lui stesso), è anche il più adatto a "fare previsioni" in questo campo. Ebbene, qui ci troviamo di fronte a un "caso" da manuale, perché il caso individuale si rovescia nella necessità collettiva, con grande dispendio, come nei ciechi processi naturali. Qui l'abilità degli uomini della politica può ben poco: qui il caso la fa da padrone, nella sua imprevedibilità. E il risultato sarà ciecamente necessario. 

Nella sfortuna, però, il caso può anche regalare delle chance. In questo caso, l'unica chance deriva dalla condizione non più completamente nazionale dell'Italia: l'Italia del nuovo fenomeno Grillo è ormai solo un pezzo d'Europa, una regione fra le tante della Ue. Se gli individualismi italiani non riusciranno a venirne fuori, sarà la Ue a far uscire fuori l'Italia dagli impacci bersaniani, berlusconiani, montiani, ecc. ecc.

Post Scriptum Questa poi è inaspettata. Imprevedibile. Un vero scherzo della "serendipity". Il penultimo paradosso è l'invocazione, da destra a sinistra, perché Napolitano accetti un nuovo mandato. Ma se il presidente decaduto è talmente bravo da risolvere tutti i problemi tornando in carica, perché non ha potuto risolverne uno per tutti, trovare un nome, senza dover compiere quel passo che lo accomuna alla larga schiera di coloro che non riescono a mantenere la parola data? E, invece, l'ultimo paradosso sembra essere che Napolitano ha accettato. Evidentemente, sia chi gli ha chiesto il rinnovo del mandato sia la sua stessa accettazione equivalgono a sancire, ratificare ufficialmente, la totale assenza di un sostituto. A rigor di logica,  lo stesso discorso dovrebbe valere per la presidenza del consiglio: Monti è pregato, quindi, di sciogliere i muscoli, per ridiscendere in campo, pardon, risalire! Ma in questo modo da che parte si va? A chiedere soccorso alla Ue?




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