giovedì 18 novembre 2010

Tre esempi di selezione naturale

Riprendiamo  da "L'evoluzione biologica" (1987) di Luciano Paolozzi tre noti esempi di selezione naturale, per cominciare a verificare in concreto l'impostazione fin qui sviluppata.

Cominciamo dalla falena di betulla, una farfalla nota soprattutto agli agricoltori per i danni arrecati dalle sue larve. E' citata molto spesso nei vari testi come esempio perfetto di selezione operata dall'ambiente. Fino alla metà del secolo scorso (1845), nella zona di Manchester era prevalente la variante di colore grigio brillante con mac­chioline scure, che risultava ben mimetizzata, mentre la variante scura era presente solo nella misura dell'1%. Dieci anni dopo, era salita al 99%. Che cosa era successo? L'introduzione delle fabbriche a Manchester aveva prodotto l'annerimento dell’ambiente a causa del fumo, perciò la falena scura si trovò improvvisamente ben mimetizzata, mentre la variante grigio brillante divenne facile preda dei rapaci. I biologi stabilirono che in questo caso si aveva la prova della selezione operata dall'ambiente.

Vediamo di approfondire la questione: 1) la frequenza di una mutazione è casuale nella sua insorgenza: variazioni casuali, per eredità, si presentano nella progenie; 2) quindi, puramente casuale l'esistenza della falena scura poco mimetizzabile prima dell'introduzione delle fabbriche; ugualmente casuale la sua sopravvivenza, sia pur in una misura così bassa, ma che dimostra che persino un mutante svantaggiato può sopravvivere in qualche nicchia; 3) una casuale variazione di circostanze esterne, come quella avvenuta a Manchester nella metà dell'800, favorisce la variante in precedenza svantaggiata. Risultato: la variante scura casualmente si trova ad essere avvantaggiata nella nuova situazione; perciò diventa organismo adatto.
 
Che cosa dobbiamo dedurne? Che ciò che appare come catena di cause ed effetti è soltanto un piccolo segmento del groviglio della natura. Quindi è fin troppo facile dire: l'ambiente ha selezionato. Se volessimo specificare, dovremmo dire che il fumo e i rapaci hanno selezionato. Per Darwin il problema era il seguente: se nell'allevamento è l'uomo che seleziona, chi seleziona in natura? Dire sem­plicemente che è la natura che seleziona non è una risposta. Abbiamo visto che Darwin trovò una soluzione insoddisfacente nella lotta per l'esistenza. Gli attuali biologi, invece, credono di risolvere il problema attribuendo all'ambiente la "capacità" di selezionare. Parlano di "pressione selettiva dell'ambiente"; ma il cosiddetto potere selettivo dell'am­biente sta per potere selettivo della natura. Siamo punto da capo. L'ambiente è un altro nome, un nome asettico, per indicare il groviglio della natura, il quale è oggetti­vamente casuale. Allora dire che l'ambiente seleziona è lo stesso che dire che il caso seleziona. In altre parole, la selezione è casuale.
 
Per gli organismi viventi sono puramente casuali le circostanze che essi trovano; perciò è casuale che, nel nostro esempio, le falene scure siano state avvantaggiate. Così come è casuale che sia stato avvantaggiato un determi­nato colore, prima dell'introduzione delle fabbriche, e un altro, dopo. Infine, come si può parlare qui di progresso o anche soltanto di generica evoluzione? Che progresso è, infatti, un cambiamento di colore dal grigio perla al grigio scuro?
 
Nell'esempio successivo, il regresso sembra invece evidente: parliamo delle drosophile attere. Drosophile con ali e prive di ali furono allevate sulla terrazza di una stazione zoologica in Bretagna, in una zona marina molto battuta dal vento. Dopo alcuni mesi la percentuale degli individui atteri era aumentata dal 12 al 65%, mentre gli insetti alati, spazzati via dal vento durante il volo, erano fortemente diminuiti. L'atterismo, che era apparso per casuale mutazione come "infermità", in quelle particolari circostanze ambientali risultò utile e vantaggioso per l'adattamento.
 
Se vogliamo trarre da questi due esempi dei lumi per l'evoluzione di medio e lungo periodo, considerandoli soltanto come fotografie del lungo filmato della vita, dobbiamo andare oltre l'apparenza. Innanzi tutto la casuale mutua azione fra organismi e groviglio della natura fa sì che un complesso di organismi adatti alle circostanze mutate occupi i posti lasciati vacanti dal complesso di organismi non più adatti a quelle circostanze, e senza che ciò rappre­senti necessariamente un progresso. In secondo luogo, deter­minante non sarà il potere selettivo del groviglio della natura, ovvero la cosiddetta selezione dell'ambiente, perché, come abbiamo visto, essa opera in maniera casuale su qual­siasi organismo. Determinante sarà, invece, la legge del dispendio, per sopravvivere alla quale, ogni specie, soprat­tutto se debole e indifesa, ha bisogno di una grande varia­bilità genetica e di organismi che producano un'abbondante prole. Solo a queste condizioni, ad esempio, drosophile e farfalle possono perpetuarsi a lungo come specie e sol­tanto mediante sperpero di molteplici singoli organismi.
 
Il terzo esempio ci permette di verificare ancor più facilmente la legge naturale del dispendio: si tratta del­la resistenza dei batteri agli antibiotici. Poiché la ripro­duzione dei singoli batteri è molto rapida e le mutazioni sono frequenti nel complesso, prima che l'antibiotico abbia il tempo di distruggere la maggior parte dei ceppi batterici sorge per casuale mutazione individuale un mutante resistente che, in tempi brevi, ricostituisce una nuova popolazione. In questo modo la necessità della sopravvivenza delle popo­lazioni batteriche è fondata sulla larga base della casualità di un gran numero di organismi. Solo per caso sorge il mutante che permette la formazione di una nuova popolazione, mentre gli individui della vecchia popolazione soccombono.
 
E così la grande capacità di adattamento dei procarioti è una caratteristica che non riguarda i singoli individui che sono, al contrario, effimeri, ma l'intero regno che si avvale di singoli casuali mutanti e della impressionante capacità di riproduzione clonale. E', appunto, questo un modo specifico in cui si manifesta la legge del dispendio e della eccezione statistica nella natura vivente.

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