lunedì 1 maggio 2017

La concezione dialettica caso (singolo) - necessità (complesso)

La principale tesi di questo blog sostiene che solo la concezione dialettica, la quale parte dal caso relativo ai singoli elementi di un complesso che si rovescia nel suo opposto, nella necessità relativa al complesso stesso, è in grado di riflettere la reale evoluzione della materia. Ogni altro modo di concepire la connessione tra i quattro termini, singolo, complesso, caso, necessità, rappresenta un errore. Vedremo subito che, finora, nella storia del pensiero, nessuna combinazione tra di essi è stata trascurata, eccetto quella corretta.

1) La prima concezione, la più remota nel tempo, è quella che si è sbarazzata del caso riuscendo a concepire soltanto la necessità. Essa si è affermata fin dall'antichità nella forma della connessione di causa-effetto. Nella sua forma riduzionistica, essa parte dalla necessità relativa ai singoli costituenti e s'illude di poter determinare, come conseguenza, la necessità del complesso concepito come composto o meccanismo. Questa è la forma deterministica riduzionistica che, nella sua veste moderna, risale a Cartesio.

2) L'opposto del riduzionismo, all'interno del determinismo, è sorto in epoca molto più recente, assumendo il nome di olismo, concezione questa che parte dalla necessità relativa ai complessi, intesi ciascuno come un tutto: come un'organizzazione responsabile della necessità dei singoli elementi concepiti come parti del tutto.

Riassumendo queste prime due combinazioni, possiamo sintetizzarle nel modo seguente: 1) necessità-singolo---necessità-complesso,  2) necessità-complesso---necessità singolo. Da cui si vede facilmente che l'una è l'opposto dell'altra, ed entrambe non concepiscono il caso, rientrando perciò nell'ambito del determinismo assoluto. Possiamo chiamare la prima "determinismo riduzionistico" e la seconda "determinismo olistico".

3) L'opposto diametrale, metafisico, del determinismo è l'indeterminismo che concepisce soltanto il caso in relazione sia ai singoli elementi di un complesso che al complesso stesso. La conseguenza è un pensiero incerto, non scientifico, incapace di concepire qualsiasi forma di necessità. Possiamo, perciò, indicarlo nel seguente modo sintetico: caso-singolo---caso-complesso.

4) Con Leibniz ci troviamo di fronte a un pensiero problematico, solo parzialmente riduzionistico. Come abbiamo già visto, nel paragrafo a lui dedicato (e postato in questo blog) egli concepisce la necessità a livello della singola cosa (sostanza), ma pone il complesso, inteso come semplice aggregato, nella sfera del caso. La formula è, quindi, la seguente: necessità-singolo---caso-complesso.

Se il determinismo, nelle due forme, riduzionistica e olistica, si presenta come assoluto e metafisico, affermando che esiste solo la necessità determinata dalla causalità, e se l'indeterminismo si presenta come il suo opposto diametrale, metafisico, perché riesce a concepire soltanto il caso, con Leibniz il pensiero si fà più elastico, in quanto riesce a distinguere il singolo dal complesso, dal punto di vista del rapporto caso-necessità.

Dunque, se Leibniz aveva, per così dire, l'impostazione mentale giusta per comprendere la dialettica caso-necessità, non potendo però ammettere teologicamente, come punto di partenza. il caso per i singoli individui, doveva inevitabilmente vedere la cosa capovolta, ossia: necessità-singolo---caso complesso. Mentre, se rovesciamo abbiamo la soluzione reale, dialettica: caso-singolo---necessità-complesso.

In questo modo abbiamo esaurito tutte le possibili combinazioni. E se prendiamo in considerazione altre due versioni, il determinismo probabilistico e l'indeterminismo probabilistico, è solo perché entrambe rappresentano la versione attuale della opposizione metafisica tra il caso e la necessità.

Riassumendo in breve sintesi, in attesa di riprendere l'argomento nel capitolo dedicato al rapporto probabilità-statistica, nella seconda parte del presente volume di Teoria della conoscenza, possiamo osservare che i deterministi, quasi spontaneamente, hanno confuso la probabilità con la frequenza, così da ritenere di poter affermare qualcosa di più certo. A loro volta, gli indeterministi, altrettanto spontaneamente, hanno tolto ogni certezza alla frequenza relativa al complesso, confondendola con la probabilità relativa ai suoi singoli elementi.

Potremmo, perciò, chiamare i primi deterministi probabilisti e definire la loro concezione con la seguente formula: probabilità=frequenza---necessità (gradazioni di certezza); e chiamare i secondi indeterministi probabilisti, con la seguente formula: frequenza=probabilità---caso (gradazioni di incertezza). Ma, anche qui possiamo trovare tutte le precedenti erronee combinazioni, se abbiamo l'accortezza di sostituire al termine "caso" il termine "probabilità, e al termine "necessità" il termine "frequenza".

Per fornire una anticipazione, citiamo come  esempio la posizione di Popper che, scimmiottando (inconsapevolmente) Leibniz, ha concepito le sequenze (complessi) di eventi come appartenenti alla sfera del caso, immaginando di poter determinare riduzionisticamente la necessità dei singoli eventi.


Tratto da "La dialettica caso-necessità - Volume primo - Teoria della conoscenza" (2003-2012)

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