Marx ed Engels hanno ripetuto un'infinità di volte che il modo di produzione capitalistico si comporta come un processo naturale. E avevano ragione. Ma non hanno potuto chiarire definitivamente come opera un processo naturale, perché non sapevano quale fosse la sua logica interna. Soprattutto, non sapevano che essa non aveva nulla a che fare con il determinismo, fatto proprio dalla scienza della natura e dalla teoria della conoscenza dell'Ottocento.
Riprendendo in considerazione la questione, nel lontano 1985, non ho fatto altro che cercare il fondamento logico del modo di procedere della natura, ossia del carattere naturale di un processo. Che cosa contraddistingue un processo naturale? E in che cosa si distingue da un meccanismo artificiale creato dall'uomo, secondo un fine voluto e determinato dalla connessione di causa e effetto?
Per rispondere a questa domanda è stato necessario abbandonare la determinazione di causa-effetto; ciò che è stato possibile grazie a una felice intuizione del 1985: si doveva porre in connessione il caso e la necessità in modo da verificare la dialettica caso-necessità come il contrassegno logico di ogni processo naturale, a cominciare dalla teoria della selezione naturale di Darwin.
Questo è stato il primo passo, al quale è seguito il secondo: quello di assimilare la singolarità al caso e la complessità alla necessità. Concependo il singolo come casuale e il complesso come necessario è uscita fuori un'altra polarità dialettica, quella di singolo-complesso. Successivamente, dalla assimilazione del caso alla probabilità e della necessità alla realtà, è uscita fuori l'ultima fondamentale polarità dialettica: quella di possibilità-realtà.
Grazie a questi strumenti concettuali polari, dialettici, è stato possibile indagare i più diversi processi naturali e sociali, dalla Fisica alla Biologia e alla Storia umana, trovando soluzioni inimmaginabili sia per il modo di pensare deterministico che per il suo opposto, il modo di pensare indeterministico.
Ciò che neppure Marx ed Engels avrebbero potuto accettare, nell'Ottocento, in un'epoca dominata da un ferreo determinismo riduzionistico, era l'esistenza del rapporto polare caso-necessità che potesse rappresentare effettivamente il concetto fondamentale della logica dialettica, per l'indagine dei processi naturali, così da poter deporre definitivamente il determinismo tra i vecchi arnesi del museo del pensiero umano. Questo è, appunto, il principale risultato della nuova teoria della conoscenza sviluppata negli "Studi e riflessioni di un autodidatta".
Riprendendo in considerazione la questione, nel lontano 1985, non ho fatto altro che cercare il fondamento logico del modo di procedere della natura, ossia del carattere naturale di un processo. Che cosa contraddistingue un processo naturale? E in che cosa si distingue da un meccanismo artificiale creato dall'uomo, secondo un fine voluto e determinato dalla connessione di causa e effetto?
Per rispondere a questa domanda è stato necessario abbandonare la determinazione di causa-effetto; ciò che è stato possibile grazie a una felice intuizione del 1985: si doveva porre in connessione il caso e la necessità in modo da verificare la dialettica caso-necessità come il contrassegno logico di ogni processo naturale, a cominciare dalla teoria della selezione naturale di Darwin.
Questo è stato il primo passo, al quale è seguito il secondo: quello di assimilare la singolarità al caso e la complessità alla necessità. Concependo il singolo come casuale e il complesso come necessario è uscita fuori un'altra polarità dialettica, quella di singolo-complesso. Successivamente, dalla assimilazione del caso alla probabilità e della necessità alla realtà, è uscita fuori l'ultima fondamentale polarità dialettica: quella di possibilità-realtà.
Grazie a questi strumenti concettuali polari, dialettici, è stato possibile indagare i più diversi processi naturali e sociali, dalla Fisica alla Biologia e alla Storia umana, trovando soluzioni inimmaginabili sia per il modo di pensare deterministico che per il suo opposto, il modo di pensare indeterministico.
Ciò che neppure Marx ed Engels avrebbero potuto accettare, nell'Ottocento, in un'epoca dominata da un ferreo determinismo riduzionistico, era l'esistenza del rapporto polare caso-necessità che potesse rappresentare effettivamente il concetto fondamentale della logica dialettica, per l'indagine dei processi naturali, così da poter deporre definitivamente il determinismo tra i vecchi arnesi del museo del pensiero umano. Questo è, appunto, il principale risultato della nuova teoria della conoscenza sviluppata negli "Studi e riflessioni di un autodidatta".
*Introduzione alla "Dialettica caso-necessità nella teoria della conoscenza" (1993-2002)
Buon giorno.Credo ci sia un errore di battitura in questa frase(il grassetto é mio):
RispondiElimina"Successivamente, dall'assimilazione del caso alla probabilità e della necessità alla REALTÀ, è uscita fuori l'ultima fondamentale polarità dialettica: quella di possibilità-realtà."
La frase corretta dovrebbe essere:
"Successivamente, dall'assimilazione del caso alla probabilità e della necessità alla FREQUENZA, è uscita fuori l'ultima fondamentale polarità dialettica: quella di possibilità-realtà.
Saluti.
Sono post che quasi ho dimenticato. Leggendo il suo commento mi vien da pensare che nel titolo del mio post ci sono due punti interrogativi. Mi sembra che uno sarebbe bastato. Comunque, a parte gli scherzi, ricevo abbastanza spesso la richiesta di correzioni su minuzie, quasi che i miei post avessero bisogno di questionare su quisquiglie e pinzillacchere. Ma dove sono le menti superiori che ammettanno chiaramente e senza infingimenti la superiorità della dialettica caso-necessità sulla metafisica causa-effetto, nel campo dei procesi naturali e storici?
RispondiEliminaNon sono una "mente superiore" ma penso ugualmente che la dialettica caso-necesità sia decisamente superiore al rapporto causa-effetto,come Lei ha brillantemente illustrato.Per il resto, prendo atto che Lei è irrimediabilmente ..."incorreggibile".
RispondiEliminaCon simpatia,
Il Solito Anonimo
Il mio era un riferimento esteso alla maggioranza del genere umano che ritiene non poter fare a meno del rapporto causa-effetto. Comunque, la sua precisazione mi ha ... tranquillizzato. Ricambio la simpatia.
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