E' arrivato il momento di comprendere la posizione di Soldani. Fin qui egli si è raramente scoperto e, nel trattare i vari autori, non si è sbilanciato più di tanto nel giudicare i loro contenuti, limitandosi ad apprezzare le idee più sofisticate e raffinate. Ora, per comprendere il pensiero dell'autore delle "Relazioni virtuose" occorre, dapprima, intendere il suo "marxismo". Facile per lui sostenere che gli scienziati hanno costruito attorno al pensiero di Marx una caricatura. Però, quando parla della "sua sofisticata concezione", sembra proprio voler ridurre il "grande tedesco" al livello degli autori dell'autopoiesi. Ma il pensiero di Marx era troppo profondo, materialista e dialettico per subire una simile sorte.
Soldani, invece, pretende assumere Marx per proprio uso e consumo senza entrare nel concreto, rimanendo nella propria prolissa e generica raffinatezza. E' perciò necessario fissarlo su dichiarazioni che abbiano qualche concretezza, come ad esempio qui di seguito: "Questo sofisticato set d'idee viene completamente dissolto nella scolastica e in sostanza accademica identificazione del pensiero di Marx con la presunta "tesi deterministica", "innalzata a emblema della sua spiegazione dell'uomo sociale".
Che Marx abbia avuto un "set d'idee" è puramente eufemistico, ma si potrebbe aggiungere: altro che set! Inoltre, che la sua concezione possa essere identificata con il determinismo è solo in parte vero. E' all'intera scuola marxista che, come abbiamo chiarito in altro luogo, può essere addebitata una fede assoluta nel determinismo in conseguenza del pensiero deterministico dell'Ottocento. Ma, mentre i seguaci di Marx ed Engels (compreso Lenin) si sono manifestati dei deterministi assoluti fondando le loro analisi sulla connessione causale di tutte le cose, immaginando di poterla conciliare con la logica dialettica, Marx nel Capitale non ha seguito criteri deterministi-riduzionisti, ma criteri statistici, ed Engels nella Dialettica della natura ha preso in seria considerazione la questione del rapporto caso-necessità, criticando il determinismo assoluto.
Di tutto questo, però, non c'è traccia nella prolissa indagine di Soldani, il quale parla di Marx senza dire nulla di concreto, rinviando sempre a precedenti suoi scritti, perciò è molto oscuro e lo diventa ancora di più quando cerca di spiegare la propria posizione rispetto alla concezione marxiana. Difficile metterlo alle corde per bloccarlo su una posizione ben definita, perché, con la scusa delle raffinate complessità, egli costruisce frasi senza fine dove spesso il soggetto è stato dimenticato qualche pagina prima.
Qui le frasi si susseguono come un tutto campato in aria. La pretesa dell'autore sembra essere quella di comunicare qualcosa di inedito non specificato, ma, in compenso, trattato in maniera prolissa. E, comunque, per avere l'auspicato completo "rivolgimento", per Soldani "il passo preliminare" da compiere concernerebbe "la preventiva decostruzione del potere del capitale, impresa colossale e proibitiva per i singoli" (ma guarda un pò!). "Caso mai è la società nel suo complesso che dovrebbe intraprendere un simile cimento".
Un simile cimento -tentato soltanto un paio di volte nella storia del capitalismo, a dimostrazione della enorme tenuta di questo sistema economico, politico e militare, viene da Soldani equiparato a una "scommessa impossibile votata all'insuccesso", con una ambiguità di fondo giustificabile pressapoco così: lo so, è impossibile, ma non è detto... Il passo che segue è significativo e smaschera Soldani inchiodandolo al suo vaneggiamento: la scommessa "può trovare una sua ispirazione nei profetici e illuminati versi del poeta, nelle sue visionarie intuizioni simboliche, molto spesso infinitamente più creative (sic!) e lungimiranti (?!) delle fredde analisi razionali della logica (!). In fin dei conti, chi ha detto che l'irrealizzabile sia in sé identico a una chimera?" Forse non lo ha mai detto nessuno per l'evidenza della cosa.
Con il pretesto del regno del possibile, l'autore non fa altro che pretendere un nuovo modo di pensare che, stranamente, assomiglia molto a quello degli "alternativi" pluralisti. Comunque, egli giunge alla conclusione che "Il sogno di una conoscenza totalmente interna alla mente, intrinsecamente libera da ogni vincolo esterno ed estraneo alla logica riflessiva s'infrange nella scoperta del carattere totalmente condizionato di tale aspirazione ...". "Paradossalmente, invece, l'impossibilità di poter fondare la nostra conoscenza solo su se stessa, per quanto sofisticati e numerosi (e contestualmente contraddittori) siano stati gli argomenti addotti a suo sostegno, c'induce a ipotizzare l'esistenza di un'altra causa responsabile di tale visione". Altrimenti "dovremmo ammettere di vedere nascere letteralmente e integralmente dal nulla la nostra comprensione delle cose, il che non può essere..."
E dove la trova Soldani la "causa" dell'autopoiesi e del costruttivismo? "L'idea è che il modo di produzione capitalistico e la società da questo generata siano la fonte storica da cui tutto è emerso ed ha preso le forme che si sono viste". In sostanza, semplificando molto, il capitale con i suoi processi economici, sociali e politici avrebbe determinato il costruttivismo e la logica autoreferenziale autopoietica. Ora, nonostante che l'autore diventi estremamente complicato e oscuro, dopo un'affermazione appena un pò chiara, prima o poi arriva un altro passaggio comprensibile e significativo, come qui di seguito: "i modi e le forme mediante i quali il capitale assoggetta gli individui al suo imperio sono in sostanza identici a quelli tramite cui la scienza dimostra la sua natura preformata".
In sostanza, Soldani concepisce una tesi a suo modo interessante, e cioè che il condizionamento della teoria scientifica da parte del capitale avrebbe impedito la conoscenza della realtà del mondo esterno sia nelle scienze della natura che in campo economico, sociologico e politico. C'è però una considerazione che manda gambe all'aria questa tesi: il capitale è pratico e ha sempre dominato sulle questioni pratiche della scienza, lasciando le questioni teoriche a un altro potere che storicamente lo ha preceduto: la teologia cristiana. In altro luogo abbiamo mostrato che la scienza umana, a cominciare dalla fisica, non ha mai potuto divenire reale conoscenza perché, bloccata dal "Caso Galileo" creato dai teologi, ha preso la via più comoda e rassicurante delle teorie convenzionali e fittizie.
Soldani trascura queste circostanze storiche, che, comunque, conosce se può scrivere: "Ora, pare davvero fuor di dubbio il fatto che la scienza, perlomeno dal Seicento in avanti, sia in un certo senso nata costruttivista e autopoietica attraverso la mediazione di Dio e il meccaniscismo newtoniano...". Inoltre, egli riconosce l'importanza del postulato teologico sull'"esistenza di una prima causa inconoscibile all'origine dell'universo". Ma, mentre in altre occasioni è prolisso per delle inezie, qui, di fronte alla questione principale e fondamentale, va di fretta limitandosi ad accennare alle tendenze convenzionaliste della scienza tra il Settecento e l'Ottocento, periodo dominato dal determinismo assoluto garantito dalla religione cristiana.
E così egli si limita a sottolineare il fatto che gli scienziati non si ponevano il problema dell'origine delle cose, lasciandolo in sospeso [per non disturbare la teologia]. Ad esempio, l'astronomo Herschel disse: "il risalire all'origine delle cose, e lo speculare sulla creazione, non è cosa di pertinenza del filosofo naturale". Ma disse anche qualcosa di più serio e interessante sull'importanza della statistica: "tutta l'esperienza ci mostra che laddove le cause efficienti sono conosciute, ma in ragione della complicazione delle circostanze non possono essere seguite fino nei loro risultati specifici, possiamo tuttavia spesso discernere in maniera sufficientemente chiara le loro tendenze; "non bisogna mai dimenticare che solo le tendenze, e non le cause, emergono come il primo prodotte delle indagini statistiche".
In definitiva, il determinismo e il meccanicismo, concetti che Soldani sfiora appena se paragonati con altri aspetti molto meno rilevanti, sono stati i fondamenti teorici dominanti del Settecento e dell'Ottocento, senza risparmiare neppure il Novecento, se non in fisica, certamente nella biologia molecolare, nell'immunologia, ecc.
Per Soldani "L'intera storia della società contemporanea ci ha ormai fatto capire, sin dai suoi esordi, che la ragione scientifica ha sempre collimato con una virtuosa spiegazione circolare dei propri sistemi di conoscenza, il cui unico oggetto che si poteva comprendere era solo il nostro pensiero e la sua intrinseca evoluzione". E non è finita qui: "La realtà, come sappiamo, tanto che si enunci apertamente la forma ricorsiva di pensare (...), quanto paradossalmente si sostenga il contrario invocando presupposti materialisti, realisti, e quant'altro (...), non v'è modo alcuno oggi di fuoriuscire dall'impero della mente che pensa se stessa, dalla ragione autoreferente dei soggetti, che rappresenta precisamente la mediazione più potente del potere del capitale e del suo principio determinante, finalizzato a vietare preventivamente qualunque eventuale scoperta del più autentico e immanente carattere delle cose".
Come si vede, Soldani attribuisce al "potere del capitale" quello che fu il potere della teologia nel campo della conoscenza, e che si è concretamente manifestato con il "Caso Galileo" per negare la conoscenza reale del cosmo e della natura. Ma questo preteso potere il capitale non l'ha mai esercitato, tanto è vero che, se la teologia ha potuto ottenere che gli scienziati della natura si indirizzassero verso una conoscenza convenzionale e fittizia, il capitale non ha potuto evitare d'essere conosciuto realmente da Smith, Ricardo, Marx ed Engels. C'è dunque una bella differenza tra la realtà storica e la tesi di Soldani.
Del resto, oggi, persino la teologia ha perduto il potere di una volta, e non perché la scienza si sia ravveduta e abbia intrapreso la via della conoscenza reale, ma perché, abituata a perseguire le convenzioni fittizie, pretende di imporle persino contro la volontà della teologia (come esempio possiamo citare la biologia molecolare: clonazione e staminali embrionali). E se un pò di potere è rimasto alla teologia riguardo alla conoscenza è solo perché essa può agire direttamente o indirettamente sulle aspirazioni e sulle carriere di una categoria sociale in forte crescita, qual è quella degli scienziati, soprattutto sperimentali.
Giunti ormai al termine della nostra indagine critica, possiamo cogliere l'essenza della posizione teorica di Soldani nel passo che segue: "Costruire tramite un certo (!) Marx una nuova interpretazione del modo di produzione capitalistico, completamente distinta in linea di principio dalle precedenti, prepara le condizioni anche per una messa in dicussione salutare dell'avalutatività (?) del pensiero scientifico e predispone in tal modo l'ingresso dell'osservatore (!) in un più specifico mondo di idee innovative altamente sofisticate (!) e del tutto originali (sic!)."
Non abbiamo potuto risparmiare questa serie di sottolineature, ma tanta è qui la sua ambiguità che era impossibile evitarlo. Nonostante il richiamo molto ambizioso alle innovazioni e alle sofisticate originalità, la posizione di Soldani non si discosta dalle concezioni costruttivistiche, già abbastanza pluralistiche e autopoietiche. Ma è, soprattutto, la locuzione "un certo Marx" che preannuncia, quasi come una minaccia, la pretesa esigenza di una nuova interpretazione del modo capitalistico di produzione e di scambio.
In definitiva, il costruttivismo di Soldani, rivolto alla possibilità di innovazioni nel campo della indagine e della natura del capitale, si appoggia su un presupposto implicito, ma mai dichiarato, che il capitalismo sia immortale ed eterno. Che, se invece lo si vedesse qual è realmente, ormai vecchio senescente e in procinto di passare a miglior vita, ossia nel museo dei ferri vecchi della storia umana, allora ci si dovrebbe ricredere abbandonando ogni illusione riformatrice.
* "LE RELAZIONI VIRTUOSE. L'epistemologia scientifica contemporanea..." 2007, di Mario Soldani
* "LE RELAZIONI VIRTUOSE. L'epistemologia scientifica contemporanea..." 2007, di Mario Soldani
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