domenica 7 maggio 2017

Le pretese verità deterministiche della conoscenza ufficiale

La maggior parte del corpo delle conoscenze create dall'uomo nel corso dei secoli e dei millenni è sempre stata il risultato di un compromesso tra la necessità pratica della conoscenza della realtà e la necessità teorica di nasconderla per motivi ideologici, politici, etici e religiosi. Perciò, chi ha voluto conoscere la realtà attraverso il corpo di conoscenze, creato nel corso dei secoli, ha dovuto, necessariamente, leggerla tra le righe, cosa possibile soltanto quando il convenzionalismo non si era ancora impossessato di tutto il campo della conoscenza.

Là dove, invece, è avvenuto, soprattutto con l'ausilio delle costruzioni matematiche, -e possiamo citare l'esempio della fisica, con la teoria della relatività, la teoria quantistica e la teoria delle stringhe-, tra le righe non c'è stato più nulla da leggere, perché la realtà è stata completamente svuotata, snaturata, annullata.

In altri campi, come nella storia, la necessità pratica di conoscere la realtà non poteva lasciare spazio al solo convenzionalismo, quindi non si è potuto evitare di trattare cose reali, quali, ad esempio, le crisi economiche e le guerre. Perciò, in questo ambito, possiamo trovare molti nessi nascosti tra le righe del convenzionalismo, che possono essere ricuciti per individuare la realtà degli accadimenti e l'ambito dei futuri scenari.

Ma in genere, persino gli storici, anche i più indipendenti, più dignitosi e più attenti alla realtà dei fatti, conoscendo come va il mondo, non hanno rivelato o non hanno avuto il coraggio di rivelare fino in fondo tutta la verità per le conseguenze che avrebbero potuto avere riguardo alla propria esistenza, perché quasi sempre la verità storica è tale da non poter essere accettata a cuor leggero in quanto delude le aspettative favorevoli e conferma  quelle peggiori.

In altri campi, come in biologia, fa testo l'esempio di Darwin: la sua reticenza a svelare la verità dell'evoluzione delle specie fu dettata da molteplici motivi che riguardarono tutti i livelli dell'esistenza umana personale, a cominciare da quelli famigliari per continuare con quelli religiosi e filosofici. Così, se il bigottismo della moglie aveva potuto trattenerlo per motivi affettivi, il determinismo scientifico predominante nella teoria dell'Ottocento poté trattenerlo per motivi teorici, e quello teologico per motivi religiosi.

Persino Engels, libero in tutti i sensi, libero pensatore e libero da ogni obbligo che non fosse la sua sola coscienza, sul cui coraggio fisico e intellettuale e sulla cui probità teorica non possono esserci dubbi perché egli non venne mai a patti con alcuna forma di opportunismo, quando si trovò solo e vecchio a difendere l'opera rivoluzionaria dell'amico Marx, opera che di fatto aveva spezzato le catene del determinismo riduzionistico, di fronte alla delusione teorica del seguaci, cercò di barcamenarsi, senza poter fare i conti definitivi con la teoria della conoscenza proprio in relazione alla deterministica connessione di causa-effetto.

Difficile trovare altri esempi del genere più recenti,  che abbiano mostrato altrettanta onestà e spirito combattivo su temi così complessi, ma la vera difficoltà è derivata e deriva ancora dalla circostanza che, nonostante il suo fallimento teorico, il determinismo ha continuato a reggere sostenuto da una miriade di professori universitari che non avrebbero saputo dove sbarcare il lunario se avessero dovuto accettare la dialettica caso-necessità.

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