martedì 16 maggio 2017

Torniamo a cose più leggere

Ogni tanto torno a spulciare le mie numerose cartelle. Questa volta sono tornato su quella che ospita i contributi di Boncinelli su "Le Scienze". Il mio commento, che solo oggi ho deciso di postare, è stato scritto il 5 gennaio 2011 dopo aver rivisitato "Le Scienze" dell'Ottobre 2009, ed essermi soffermato sulla Rubrica di Boncinelli intitolata "Biomeccanica e sviluppo".

"Nel Settecento tutto era visto in chiave di meccanica"
, scrive Boncinelli, mentre nella biologia e nella genetica di meccanica "non ci si è più occupati". Ma "Ecco che d'improvviso oggi fa capolino una spiegazione che si fonda in parte su uno stress meccanico".

Cosa possa essere uno stress meccanico nell'organismo vivente non è certo chiaro: una martellata su un piede è uno stress meccanico? Certo, ma il problema teorico è che in biologia non esistono meccanismi (e neppure in fisica) per la semplice ragione che soltanto l'uomo crea meccanismi. Non li crea, invece, la natura, ovvero, la materia sia vivente che non vivente. Ma la maggior parte degli scienziati, compreso Boncinelli, da quell'orecchio non vuol sentire.

Per cercare di comprendere le conclusioni del suo articolo, occorre, però, fare un'altra precisazione: le cellule staminali hanno un ruolo ciecamente necessario; senza di esse non esisterebbero molteplici tessuti vitali. Però questo non ha niente a che vedere con meccanismi di sorta.

Allora come spiegarci il seguente brano conclusivo di Boncinelli? "Tutte le cellule della parete interna dell'aorta primitiva sono soggette alla sollecitazione del flusso sanguigno, ma solo quelle del pavimento rispondono adeguatamente producendo cellule staminali ematopoietiche". L'unica spiegazione è la conferma della tesi dell'autore di questo blog: la tesi dell'importanza dell'ambiente nel condizionamento cellulare, tesi espressa nel saggio pubblicato nell'agosto del 2009, "Chi ha frainteso Darwin?".

Continua Boncinelli: "A parità di stimolo induttore, quindi, solo alcune cellule si mettono in moto. E' il tema generale della biologia, e in particolare della biologia dello sviluppo: per fare qualsiasi cosa le cellule hanno bisogno di uno stimolo esterno, ma non tutte rispondono a quello stimolo".

E' vero, ma non possono rispondere a uno stimolo ambientale soprattutto quelle che non si trovano nell'ambiente dello stimolo. Invece, Boncinelli, per non rinunciare a qualcosa di molto più nobile che la semplice posizione, afferma "Solo quelle predestinate sono "competenti" a farlo" (!). E non contento di aver evocato la predestinazione, magari solo in senso metaforico, evoca anche la "competenza" metaforicamente posta tra parentesi. Allora, dopo un simile pasticcio, come può ergersi a grande esperto per ammanire la seguente lezione: "La dialettica geni-ambiente (sic!) è tutta qui. Senza tanti discorsi, tante rivalutazioni e tante speculazioni inutili, di cui si fanno portavoce molti  (molti o solo uno?) libri recenti scritti da orecchianti della biologia".

Porsi sul piedistallo dopo aver dovuto accettare una novità come la dialettica ambiente-cellule e la dialettica staminali-tumori, novità comparse nel libricino di un autodidatta, Boncinelli poteva anche risparmiarsi gli "orecchianti della biologia". Ma si sa, la lingua batte dove il dente duole. Per concludere: dovrebbe mettere in sospetto il lettore proprio l'espressione utilizzata da Boncinelli per indicare il rapporto tra geni e ambiente (cellule, tessuti, organi): "dialettica geni-ambiente". Lo stesso autore di questo post non si sarebbe sentito tirato in ballo se non fosse stato per il lapsus "dialettico" di Boncinelli.

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