sabato 6 maggio 2017

Il genio nella storia

Non è un caso che Engels tratti la questione dei "grandi uomini" della storia dopo aver precisato il rapporto caso-necessità. Nella lettera a Starkenburg egli scrive: "Gli uomini fanno essi stessi la storia, ma sinora non la fanno, nemmeno in una determinata società ben delimitata, con una volontà generale, secondo un piano d'assieme. I loro sforzi si contrappongono gli uni agli altri, ed è questa la ragione per cui in ogni società di questo genere regna la necessità, di cui è complemento e forma di manifestazione il caso. La necessità, che s'impone qui attraverso il caso, è a sua volta, in fin dei conti, la necessità economica. Qui è il momento di trattare la questione dei grandi uomini. Il fatto  che il tale uomo, e precisamente egli, sia sorto in quel determinato momento, è naturalmente dovuta al puro caso".

Dopo aver continuato le sue considerazioni sulla necessità e sul caso, prendendo ad esempio personaggi storici, grandi condottieri, quali Napoleone e, prima ancora, Cesare, Augusto, Cromwell, ecc., Engels viene al punto del rapporto caso-necessità osservando che se la società umana facesse la sua storia secondo un piano, allora gli sforzi degli uomini concorderebbero  nella direzione voluta, moltiplicando i risultati voluti a beneficio del progresso della specie umana; ma, fino ad oggi, è prevalso il cieco rapporto caso-necessità, tipico di ogni processo naturale. Perciò, sottolinea Engels, gli sforzi degli uomini si contrappongono gli uni agli altri, e questa è la ragione per cui regna la cieca necessità che si manifesta attraverso il caso stesso.

Tra i vari casi c'è anche quello del genio nella storia. Abbiamo già considerato, in rapporto alla natura, e in particolare alla materia vivente, che l'evento straordinario va concepito come eccezione statistica. Così, anche l'evento straordinario del genio nella storia va considerato un'eccezione statistica. E non c'è altra spiegazione se non vogliamo cadere nel misticismo. Per Engels, quando i tempi sono maturi, ecco sorgere l'uomo straordinario, anche se è un caso che si chiami Napoleone, Cromwell, Marx, ecc.: ciò significa, soltanto, che la necessità diventa occasione e prima o poi un uomo la coglierà.

Abbiamo già visto che il caso nella storia è responsabile dell'accelerazione e del rallentamento dell'evoluzione sociale, perciò non è indifferente per la specie umana che l'uomo straordinario sorga al momento giusto e duri per tutto il tempo necessario all'opera sua. E' vero che i casi si compensano, ma anche le compensazioni sono soggette al caso, in quanto possono oscillare più dal lato dell'accelerazione o dal lato del rallentamento, dando luogo, rispettivamente, a risultati esaurienti che rappresentano persino delle anticipazioni o a risultati incompleti e quindi a ritardi storici.

Così, la figura di Marx ha rappresentato un'accelerazione storica in relazione alla comprensione del processo capitalistico, ma la sua salute (e soprattutto la sua vita, di dieci anni più breve di quella dell'amico Engels) è responsabile di almeno due conseguenze ritardanti: la prima, perché egli non è stato in grado di completare la sua opera: il secondo e il terzo libro del "Capitale" (vedi, ad esempio, il capitolo sulle classi sociali interrotto dopo sole due pagine); la seconda, perché Engels ha dovuto terminare l'opera di Marx, dovendo tralasciare, di conseguenza, il suo studio sulla dialettica della natura. E a questo si deve attribuire, in parte, il fatto che il suo paragrafo sul rapporto caso-necessità, sia rimasto incompiuto. Sottovalutare questi casi della storia sarebbe un errore imperdonabile: essi fanno, del resto, parte di ciò che va concepito come risultato non voluto.

Per comprendere quanto possano incidere, nel ritardo dell'evoluzione umana, i casi e i risultati non voluti della storia, occorre seguire l'indicazione di Engels, ossia esaminare un lungo periodo storico e un esteso terreno di studio, perché soltanto così si sarà in grado di valutare i risultati storici depurati dalla casualità. Per la legge statistica dei grandi numeri, quando prendiamo in considerazione i piccoli numeri, la necessità si frantuma nei mille rivoli del caso, ma se consideriamo i tempi lunghi e i grandi numeri ad essi relativi, i risultati necessari balzano fuori in maniera inequivocabile.

Considerando la società umana nel suo complesso, questo risultato necessario sarà il risultato economico; ma se prendiamo la società umana nei suoi diversi compartimenti, che cosa accade? Prendiamo, come esempio, la comunità scientifica: in ogni epoca essa ha una connessione sufficientemente determinata con il resto della società e in particolare con il settore economico; nel contempo, ha una sua autonomia fondata sulla propria specifica funzione: lo studio di specifici fenomeni e processi naturali.

Ora, se noi consideriamo la scienza alla stregua di un processo di sviluppo, possiamo applicare ad essa la riflessione di Engels e cioè che, soltanto nel tempo lungo e considerando tutti i rami della scienza, noi potremo tracciare l'asse medio della curva a zig zag della sua reale evoluzione media. Allora ci si potrà rendere conto di quella che abbiamo chiamato legge del dispendio e dell'eccezione statistica, secondo la quale un enorme sperpero di energie e di cervelli è necessario perché si affermi l'eccezione dell'opera straordinaria, della teoria geniale che risolve i problemi fondamentali che ossessionano la mente dei veri scienziati e dei veri studiosi di ogni epoca*. Nel breve periodo sarà puramente casuale che compaiano grandi scienziati o, al contrario, tediosi accademici. Ma, se consideriamo l'arco di tempo di uno o più secoli, allora avremo numeri sufficienti a stabilire l'oggettiva levatura dello scienziato medio, grazie alla quale sarà comprensibile la comparsa o l'assenza di menti e opere geniali.

Poiché, infine, lo sviluppo della scienza dipende dallo sviluppo economico, quest'ultimo fornisce la base reale per poter giudicare i risultati scientifici di ogni epoca. Così, ad esempio, per il secolo appena trascorso, è da sottolineare l'eccessivo divario tra il grandioso sviluppo della tecnologia o scienza applicata e il generale arretramento della teoria scientifica: divario che Engels aveva iniziato a osservare già nel tardo Ottocento e che aveva attribuito a una crisi di sviluppo della scienza, dominata dall'empirismo e incapace di fare proprio il modo di pensare dialettico.


*Quando scrissi questo paragrafo il terzo millennio era appena iniziato, perciò, se non ricordo male, roba come la peer review non era ancora salita in cattedra.


Tratto da "La dialettica caso-necessità nella storia" (2003-2005)

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