No, non è un raro paradosso, è la frequente realtà!
Un esempio di modo di pensare antiscientifico è quello insegnato nei manuali universitari, soprattutto in quelli di biologia, dove si insiste molto su analogie formali e superficiali. Un esempio tipico è quello di cercare che cosa hanno in comune cose tra loro molto diverse. Così, che cosa avranno mai in comune cose come "se stessi, un aspirapolvere e una patata"? Ce l'hanno, ce l'hanno assicurano gli autori della domanda: "assumono energia e materia dall'ambiente e la trasformano"! Complimenti! Occorre proprio insegnare ai futuri scienziati simili bazzeccole, ovvero come riconoscere ciò che accomuna cose tanto diverse, invece di scoprire che cosa distingue ciò che appartiene ai medesimi processi!
Facciamo degli esempi. Che cosa dintingue la forza dall'energia, ovvero l'attrazione dalla repulsione? Non c'è fisico, oggi, che lo sappia, anche perché questa non viene considerata una domanda valida quanto quella su ciò che le unisce. E che cosa unisce attrazione e repulsione? Da troppo tempo, la risposta è "tutto", perché l'una e l'altra vengono, persino, confuse tra loro.
Ma c'è di peggio, quando si tratta del modo di interpretare, ad esempio, la materia della vita, come fosse un assemblaggio di diversi meccanismi interconnessi, messi in azione o controllati da vari tipi di specialismi. In questo modo non si riflette più, ad esempio, sulla riproduzione sessuata, sui contrassegni di questo processo naturale, perché la pretesa soluzione è già data nella forma di metafora meccanicistica.
E' ciò che possiamo constatare citando il trattato di "Biologia molecolare della cellula" (2011) di Bruce Alberts e altri, dove si può leggere: "Persino la più fondamentale delle funzioni, cioè passare le istruzioni genetiche alla generazione successiva, viene delegata a degli specialisti (sic!): l'uovo e lo spermatozoo".
Ciò che questo passo non tiene presente è che quando i processi della vita si sono evoluti dispendiosamente prendendo la strada della riproduzione sessuata, questo modo di riproduzione si è perpetuato ciecamente grazie a specifiche cellule differenziatesi in gameti, ovuli e spermatozoi, i quali non avevano più alcun punto in comune, non solo con aspirapolveri e patate, ma persino con altre colonie di cellule, che pure hanno la medesima origine entro l'organismo vivente, inteso come complesso pluricoloniale.
Ma chi è responsabile del modo di pensare antiscientifico dell'attuale comunità di fisici, biologi, ecc.? E' il senso comune tipico del pensiero anglosassone che domina da sempre la comunità scientifica. Basti come esempio citare il seguente passo del volume di Bruce Alberts e soci: "Questi semplici meccanismi (!) di cambiamento e di selezione genetica, reiterati per miliardi di generazioni cellulari, stanno alla base dell'evoluzione, il processo con cui le specie viventi si sono gradualmente modificate adattandosi al loro ambiente in modi sempre più raffinati (!?)"
Solo inguaribili deterministi meccanicistici, che credono nel preciso ed economico ordine naturale, possono pensare, riguardo alla vita, a modi naturali "raffinati". Con questo modo di pensare non deve stupire che Darwin possa essere semplificato nel modo seguente: "La teoria dell'evoluzione, pubblicata da Darwin nel 1859, ha offerto la chiave per comprendere questa storia, dimostrando come la variazione casuale e la selezione naturale possano far emergere organismi con caratteristiche nuove, adatte a diversi modi di vivere".
Che squallore tautologico questo di Bruce Alberts e soci! I quali, però, di fronte alle inevitabili difficoltà di comprensione dei processi ciechi, come quelli della vita, che sono realmente dominati dalla dialettica caso-necessità, non possono fare a meno di ammettere: "la nostra ignoranza è abissale". Ma sulla base di una ignoranza abissale, come si fa a pensare di poter concepire così ammirevoli meccanismi raffinati, tenuti insieme in un preciso ordine da "rigorosi controlli"? Non farebbero meglio a stare zitti o al massimo ad ammettere le difficoltà di comprensione piuttosto che esultare per inesistenti meccanismi perfetti?
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Un esempio di modo di pensare antiscientifico è quello insegnato nei manuali universitari, soprattutto in quelli di biologia, dove si insiste molto su analogie formali e superficiali. Un esempio tipico è quello di cercare che cosa hanno in comune cose tra loro molto diverse. Così, che cosa avranno mai in comune cose come "se stessi, un aspirapolvere e una patata"? Ce l'hanno, ce l'hanno assicurano gli autori della domanda: "assumono energia e materia dall'ambiente e la trasformano"! Complimenti! Occorre proprio insegnare ai futuri scienziati simili bazzeccole, ovvero come riconoscere ciò che accomuna cose tanto diverse, invece di scoprire che cosa distingue ciò che appartiene ai medesimi processi!
Facciamo degli esempi. Che cosa dintingue la forza dall'energia, ovvero l'attrazione dalla repulsione? Non c'è fisico, oggi, che lo sappia, anche perché questa non viene considerata una domanda valida quanto quella su ciò che le unisce. E che cosa unisce attrazione e repulsione? Da troppo tempo, la risposta è "tutto", perché l'una e l'altra vengono, persino, confuse tra loro.
Ma c'è di peggio, quando si tratta del modo di interpretare, ad esempio, la materia della vita, come fosse un assemblaggio di diversi meccanismi interconnessi, messi in azione o controllati da vari tipi di specialismi. In questo modo non si riflette più, ad esempio, sulla riproduzione sessuata, sui contrassegni di questo processo naturale, perché la pretesa soluzione è già data nella forma di metafora meccanicistica.
E' ciò che possiamo constatare citando il trattato di "Biologia molecolare della cellula" (2011) di Bruce Alberts e altri, dove si può leggere: "Persino la più fondamentale delle funzioni, cioè passare le istruzioni genetiche alla generazione successiva, viene delegata a degli specialisti (sic!): l'uovo e lo spermatozoo".
Ciò che questo passo non tiene presente è che quando i processi della vita si sono evoluti dispendiosamente prendendo la strada della riproduzione sessuata, questo modo di riproduzione si è perpetuato ciecamente grazie a specifiche cellule differenziatesi in gameti, ovuli e spermatozoi, i quali non avevano più alcun punto in comune, non solo con aspirapolveri e patate, ma persino con altre colonie di cellule, che pure hanno la medesima origine entro l'organismo vivente, inteso come complesso pluricoloniale.
Ma chi è responsabile del modo di pensare antiscientifico dell'attuale comunità di fisici, biologi, ecc.? E' il senso comune tipico del pensiero anglosassone che domina da sempre la comunità scientifica. Basti come esempio citare il seguente passo del volume di Bruce Alberts e soci: "Questi semplici meccanismi (!) di cambiamento e di selezione genetica, reiterati per miliardi di generazioni cellulari, stanno alla base dell'evoluzione, il processo con cui le specie viventi si sono gradualmente modificate adattandosi al loro ambiente in modi sempre più raffinati (!?)"
Solo inguaribili deterministi meccanicistici, che credono nel preciso ed economico ordine naturale, possono pensare, riguardo alla vita, a modi naturali "raffinati". Con questo modo di pensare non deve stupire che Darwin possa essere semplificato nel modo seguente: "La teoria dell'evoluzione, pubblicata da Darwin nel 1859, ha offerto la chiave per comprendere questa storia, dimostrando come la variazione casuale e la selezione naturale possano far emergere organismi con caratteristiche nuove, adatte a diversi modi di vivere".
Che squallore tautologico questo di Bruce Alberts e soci! I quali, però, di fronte alle inevitabili difficoltà di comprensione dei processi ciechi, come quelli della vita, che sono realmente dominati dalla dialettica caso-necessità, non possono fare a meno di ammettere: "la nostra ignoranza è abissale". Ma sulla base di una ignoranza abissale, come si fa a pensare di poter concepire così ammirevoli meccanismi raffinati, tenuti insieme in un preciso ordine da "rigorosi controlli"? Non farebbero meglio a stare zitti o al massimo ad ammettere le difficoltà di comprensione piuttosto che esultare per inesistenti meccanismi perfetti?
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Ne sono passati di anni da quando facevo queste riflessioni! Ma, nel frattempo, i meccanicisti, in buona compagnia dei riduzionisti deterministi non si sono per nulla "ravveduti". Chiedetelo a Boncinelli!
Interessante vedere come questa "semplice" veritá si stia facendo largo,in un modo o nell'altro.
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=kDiNBePGow4