martedì 4 aprile 2017

Per Boncinelli tutto è meccanismo

da "Le Scienze" Marzo 2011
                               
"Spazio, tempo e numero nella mente -uno studio fa il punto sulla ricerca che riprende le teorie di Immanuel Kant"

"Oggi le conoscenze scientifiche sono arrivate a un punto tale che ci possiamo permettere di porre sul tappeto per la prima volta (!) questioni filosofiche fondamentali e tentare di dare loro un'impostazione scientifica, se non direttamente sperimentale. Vita, libertà, memoria, coscienza sono parole antiche che di recente hanno acquistato nuovi significati, mentre dal canto loro le neuroscienze permettono di porci i problemi della sensazione e della percezione inquadrandoli in una nuova cornice di riferimento. In quest'ottica, l'impostazione che il grande filosofo Immanuel Kant ha dato del problema generale della conoscenza sta diventando una specie di programma di lavoro per molte ricerche nel campo delle neuroscienze, che cercano tra le altre cose di dare una veste concreta alle sue "forme pure a priori"."

Dopo questa sorprendente presa di posizione a favore della metafisica kantiana, Boncinelli prosegue: "Tra queste un posto a parte lo meritano quelle di spazio e di tempo, che Kant appunto propose come prerequisito essenziale per ogni nostro atto conoscitivo che definì forme pure a priori dell'intuizione, le quali dunque sussisterebbero prima di ogni esperienza e ne rappresenterebbero il fondamento. Un'intuizione questa sua che appare corroborata in pieno dalle recenti ricerche nel campo delle neuroscienze, che promettono anche di aggiungere sempre maggiori dettagli al quadro appena delineato".


Difficile valutare seriamente una simile posizione espressa da un profano della teoria della conoscenza come Boncinelli. Le neuroscienze, che si esprimono nella forma di sperimentazioni riduzionistiche a livello ancora elementare, dovrebbero, secondo lui, fornire conferme della filosofia  del soggettivismo kantiano che rifiutava il caso di Epicuro e la causalità per abitudine di Hume.

Ma anche la successiva proposizione di Boncinelli lascia fortemente perplessi sulla sicumera manifestata dalle sue affermazioni filosofiche. Riguardo all'aggiunta di sempre maggiori dettagli, egli ci rassicura: "Ciò vale anche per noi, ovviamente, ma anche per ogni animale superiore che ha bisogno di meccanismi simili per farsi un'immagine affidabile del mondo che lo circonda". Insomma, anche andando a ritroso, per poter stabilire come possa un animale superiore, tra cui il più superiore di tutti, l'uomo, cavarsela nella natura circostante, c'è sempre bisogno di meccanismi. Ma con i meccanismi, però, Kant che cosa c'entra?

Nel passo conclusivo che mostra tutte le difficoltà della indagine neurologica, osserviamo un fluorilegio di meccanismi. Non conosciamo  ancora le minuzie, ma sappiamo -ci assicura Boncinelli- di avere a che fare con un'infinità di meccanismi, come si può evidenziare nella conclusione del suo scritto.

"Un'altra domanda pertinente è se questi circuiti sono disponibili già dalle prime fasi dello sviluppo, così che possano avere un ruolo fondamentale nella strutturazione delle esperienze successive, come voleva Kant, oppure sono organizzati da meccanismi (!) di apprendimento conseguenti all'interazione con l'ambiente circostante. Di recente, l'ipotesi secondo cui i meccanismi (!) alla base dell'orientamento spaziale siano "innati" ha ricevuto una robusta conferma dalla scoperta che molte caratteristiche dei meccanismi (!) neurali implicati sono già osservabili in ratti neonati, prima di ogni esperienza di navigazione spaziale (sic!).

D'altra parte, va notato anche che il significato del termine "innato", inteso come "indipendente dall'esperienza", deve essere riconsiderato alla luce delle ricerche più recenti sul rapporto intercorrente fra il patrimonio genetico e i meccanismi (!) di sviluppo". Insomma, persino parlando di "sviluppo", Boncinelli evita il termine di "processo", preferendo quello di "meccanismo". Si, è evidente: per lui tutto è meccanismo! A meno che... non abbia cambiato idea negli ultimi anni, durante i quali non solo non ho più seguito la sua rubrica, ma  neppure la rivista che la ospita.

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