Cominciamo con "Le Scienze" di febbraio 2013
"Vedere la doppia elica
Scienziati italiani hanno ottenuto la prima immagine diretta della doppia elica di DNA"
Grazie a nuove tecnologie e a sempre più raffinate capacità sperimentali si è riusciti a compiere il risultato di vedere l'immagine diretta della molecola di DNA. Ma aggiunge Boncinelli: "Ora bisognerà aumentare considerevolmente l'ingrandimento e la risoluzione per passare direttamente alla visualizzazione di singoli nucleotidi. A questo punto il DNA potrà essere toccato con mano e osservato nella sua essenza più intima"
Bisogna proprio essere degli inguaribili riduzionisti deterministi per credere che la visione di singoli nucleotidi possa permettere di arrivare all'essenza intima del DNA. Il passo che segue è istruttivo in tal senso.
"Tutto questo ha risvolti biologici estremamente interessanti e dei risvolti... filosofici. I risvolti biologici dovrebbero essere chiarissimi: per quanto riguarda i singoli tratti di DNA, rimangono anche oggi questioni di genetica e di epigenetica che aspettano una risposta. In particolare dal punto di vista dell'epigenetica si tratta di vedere con quali proteine e/o quali RNA, soprattutto micro-RNA, si lega in un certo momento in una certa cellula un dato tratto di DNA e come questa situazione è mantenuta, o non è mantenuta, con il succedersi delle generazioni cellulari. Si tratta insomma di cogliere il DNA "sul fatto", in processi che hanno per le cellule e quindi per noi eccezionale importanza teorica e pratica. Si passerà così alla biologia molecolare degli agglomerati di molecole, cioè alla biologia molecolare studiata fino a ora".
Dal punto di vista epistemologico, per Boncinelli non si tratta di vedere meglio qualcosa, ma di "vedere" cose che nessun occhio ha mai potuto vedere né potrà mai vedere. Insomma, nonostante che non "somigliano molto a come ce le eravamo immaginate" "non sono qualcosa che può ricadere direttamente sotto i nostri sensi". E questo avrebbe due implicazioni: "Da una parte c'è la potenza delle nostre strumentazioni e la portata delle loro applicazioni sempre più ardite. Dall'altra l'incredibile garanzia che stiamo toccando con mano il fatto che diversi metodi di analisi, e di ragionamento, "convergano" verso una visione unitaria e non ambigua della realtà. Gli esperimenti di genetica di più di sessant'anni fa, la risoluzione cristallina con metodologie a raggi X di sessant'anni fa e le metodologie attuali conducono alle stesse conclusioni, e ci mostrano lo stesso quadro di alcune realtà. La scienza celebra i suoi trionfi proprio quando si dimostra questa miracolosa convergenza di metodologie diverse che portano a dare una stessa immagine concettuale".
Concludendo così la sua rubrica, Boncinelli compie un refuso: la stessa immagine visiva, che la tecnologia ci permette di osservare, ieri più grossolanamente e oggi più finemente, di un fondamentale complesso biologico di piccole dimensioni, non è nient'altro che una visione. Ma la vista sempre più precisa dei singoli elementi del complesso non può insegnarci niente sulla "immagine concettuale" reale del complesso stesso, ossia sui processi reali ai quali è sottoposto continuamente.
Continuiamo con "Le Scienze" di Marzo 2013
"Rimedi per un cuore infranto?
Specifiche sequenze di RNA stimolano la capacità del cuore di autoripararsi"
Insomma, ci sarebbe un notizia scientifica "che ha tutta l'aria di aprire un nuovo entusiasmante capitolo sulla rigenerazione dei tessuti cardiaci".
E chi ha ottenuto questo entusiasmante risultato? L'equipe di Muro Giacca a Trieste. Senza entrare nei particolari, si tratterebbe del contributo dei microRNA, intesi come "regolatori del metabolismo cellulare di grande specificità e potenza. L'idea è quindi di saggiare un certo numero di microRNA differenti, diverse centinaia, per indagare se alcuni di questi siano in grado di far riprendere la proliferazione dei cardiociti nei ratti di varie età".
Di fatto il lavoro è già stato fatto e ha dato il risultato di sceglierne due: "il numero 590 e il numero 199a, per studiarne in dettaglio l'azione. Come si vede, si tratta di un approccio originalissimo, e a quanto pare anche fortunato, che prelude ad altri entusiasmanti progressi"
Ma quante volte si legge l'aggettivo "entusiasmante" per qualcosa che poi è rivelato banalmente inutile! E non basta, Boncinelli aggiunge nel penultimo capoverso: "Questo è solo l'inizio, ovviamente, ma un inizio scintillante. Adesso occorrerà individuare le proteine coinvolte in questa regolazione e preparare conseguentemente farmaci o trattamenti da impiegare in persone che hanno avuto un infarto". Possiamo soltanto chiederci, sulla base delle poche notizie della rubrica, se l'entusiasmo di Boncinelli non sia troppo affrettato.
Nel capoverso finale leggiamo: "Da una parte non possiamo che congratularci con questi ricercatori e rallegrarci dei progressi che hanno raggiunto; dall'altra dobbiamo notare quanto più produttiva e di più ampio respiro sia la ricerca di base rispetto alle cosiddette ricerche applicate, che spesso non sono né applicate né applicabili [appunto!]. Lo scopo primo della scienza è comprendere; poi, se tutto va bene, possiamo fare tesoro di quello che si è capito. Speriamo che in futuro esempi del genere si moltiplichino".
Non possiamo che essere d'accordo: la ricerca di base, la sperimentazione deve permetterci di comprendere come funziona realmente l'oggetto stesso della ricerca. Poi viene il resto, ad esempio la cura se è possibile, se si dimostra fattibile e in quale misura.
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Continuiamo con "Le Scienze" di luglio 2013
"Sessant'anni di DNA
Bilancio di quello che sappiamo oppure ignoriamo della molecola della vita"
Questa volta Boncinelli ha superato se stesso ritenendo di poter fare un simile bilancio in una sola paginetta di rubrica. Comunque egli sostiene che ci sono acquisizioni su cui tutti sono d'accordo, ma "esistono ancora enormi problemi che attendono la ricerca dei prossimi anni".
1. "Il primo è rappresentato dalla ridicola (sic!) percentuale del DNA di cui conosciamo con certezza la funzione: appena un misero uno per cento, comprendente le sequenze di circa 20.000 geni. Se includiamo nel conto anche tutte le sequenze di DNA di cui conosciamo con buona approssimazione il ruolo arriviamo al massimo a un 10 per cento del genoma. E tutto il resto? Qual è il ruolo di quell'enorme massa di DNA di cui sappiamo assai poco?
L'abbiamo detto tante volte, le ipotesi oscillano tra due estremi: c'è chi pensa che alcune posizioni non servano proprio a niente e chi ritiene che abbiano il ruolo fondamentale di controllare l'attività di tutto il resto. Ci sarà probabilmente del vero in entrambe le convinzioni: qualche sequenza non servirà a molto -anche se quello di non servire proprio a nulla è un concetto molto improbabile in biologia -e molte sequenze svolgeranno compiti fondamentali che ancora non conosciamo o conosciamo appena".
Come giudicare una simile contrapposizione se non come una opposizione metafisica. Il pensiero biologico a partire dai "fondatori" del DNA, inteso come codice genetico, non è mai riuscito a concepire l'idea che, mancando un direttore d'orchestra tutto funzioni grazie alla statistica dei grandi numeri che garantisce ciecamente e continuamente risultati utili ai processi della vita. Ma questa è la tesi di un autodidatta.
2. "L'altro problema riguarda il vero ruolo di tutto quell'RNA di cui il nucleo della cellula è pieno. Buona parte del genoma è continuamente trascritto in molecole di RNA, lunghissime o più brevi, che sembrano non codificare nessuna sequenza proteica e piuttosto servire a regolare l'azione dei geni che codificano proteine. Di alcuni di questi RNA non codificanti si sa che possono controllare l'apertuta della doppia elica di DNA, la sua trascrizione in RNA messaggero, la vita media delle molecole di RNA messaggero stesso e la loro traducibilità in proteine. Ma il più resta da fare".
3. "C'è poi il problema della cosiddetta epigenetica, quella serie di modifiche della molecola del DNA che non ne interessano la sequenza primaria, ma ne regolano l'espressione, in cellule e tessuti specifici. Alcune di queste moodifiche sono ereditate da una generazione cellulare all'altra e secondo alcuni anche da una generazione di organismi a un'altra. E' presto per dire come stanno effettivamente le cose, ma il campo dell'epigenetica si sta enormemente espandendo, ed è andato sempre crescendo nei quarant'anni della sua vita.
Tutto questo può poi avere riflessi importanti sul nostro modo di concepire il processo evolutivo. Philip Ball mette in guardia su questo punto. Dare un'immagine troppo semplicistica ed edulcorata del processo evolutivo espone la teoria evolutiva stessa a critiche interessate e a obiezioni fin troppo facili. Ruolo dello scienziato è quello di dire con chiarezza quello che si sa e ammettere con altrettanta chiarezza quello che ancora non si sa. Dal fondamentalismo non ci si ripara esibendo un altro atteggiamento fondamentalista".
Occorrerebbe aggiungere che il ruolo principale dello scienziato dovrebbe essere anche quello di fare chiarezza sulla concezione che ralmente riflette i processi naturali, tra i quali, soprattutto, quelli dell'origine e della evoluzione della vita.
Boncinelli conclude, invece, così: "E c'è ancora un altro punto, aggiungo io. Divulgare la sensazione che si sia già capito tutto scoraggia profondamente i giovani dal dedicarsi allo studio di questi campi tanto affascinanti". E li scoraggia, aggiunge chi scrive, soprattutto perché la sensazione di aver capito tutto della realtà della vita risulta dai libri di testo, dai manuali e dalle convinzioni dei biologi riduzionisti, che troppo spesso devono cambiare idea e aggiornare i loro trattati.
Concludiamo con "Le Scienze" di Dicembre 2013
"Staminali senza freni
Da cellule adulte a staminali pluripotenti indotte con il massimo della resa"
"Da qualche anno ormai abbiamo imparato a preparare cellule staminali di ottima qualità in laboratorio". Il risultato sono le iPS (da induced pluripotent stemm cell). "L'efficienza del fenomeno è però piuttosto bassa: solo l'uno per cento delle cellule così trattate diventano effettivamente staminali". Sembra esserci un freno, dice Boncinelli, ma oggi questo freno è stato individuato, aggiunge. Tralascio l'autore della scoperta e la sua metodologia, per ricordare solo che oggi l'efficienza è del 100%.
"La scoperta rende tutto il processo più spedito e la procedura più affidabile, riducendo anche la probabilità della comparsa di accidentale formazioni tumorali".
Senza entrare nello specifico osserviamo però che Boncinelli è arrivato, finalmente, alla conclusione che "La regolazione dell'attività dei geni è un fenomeno molto complesso e articolato. Molti processi sono mirati a ottenere certi effetti, ma anche a controllare che non si vada troppo oltre, che gli effetti cioè siano positivi e utili senza che questo danneggi altri eventi cellulari, magari in tempi e in condizioni diverse".
Par di capire che più gli sperimentatori si addentrano nell'indagine dei processi interni, più trovino quello che chi scrive ha denominato dispendio statistico, così che la funzionalità normale dell'organismo è sempre il risultato eccezionale di un grande dispendio di proteine, acidi nucleici, cellule, ecc.
Comunque, batti e ribatti, sono riusciti a produrre staminali pluripotenti che Boncinelli accoglie nei seguenti termini: "Salutiamo quindi con favore questa nuova scoperta e continuiamo sulla strada di procurarci cellule staminali sempre più abbondanti ed efficienti per sfruttarle, quando sapremo adoperarle, per gli scopi riparativi e rigenerativi più diversi. Questo lavoro, uscito da uno dei tanti laboratori sparsi per il mondo, dimostra fra l'altro come procede la scienza".
E qui occorrerebbe ricordare a Boncinelli che il modo di operare della scienza sperimentale, oggi, ancora più di ieri, opera in un ambito di concorrenza sfrenata e di esasperata ricerca di finanziamenti, per i quali avvengono frequenti fenomeni di caccia alla pubblicazione del proprio lavoro su riviste scientifiche: ciò che favorisce imbrogli e bufale: ad esempio certe pretese scoperte potrebbero essere solo il risultato di una buona offerta economica alla rivista che le pubblica o le cita (vedere le recenti denunce comparse su scienzainrete che coinvolgono anche riviste come "Le scienze")
Ma Boncinelli continua imperterrito: "Senza curarsi troppo degli schiamazzi che la circondano e che a volte ne minano l'esistenza stessa, (la scienza) procede passo per passo, giorno per giorno, verso mete sempre più luminose e produttive, perché, l'abbiamo detto tante volte, fra la scoperta fulminante ed esaltante di un processo biologico e la sua applicazione pratica deve necessariamente passare del tempo, a volte anche vent'anni. Perché non possiamo applicare all'uomo, che ha la sua vita e la sua psiche, oltre che il suo eventuale problema clinico, qualcosa che sia meno che perfetto, efficace e innocuo". Questo quadro penosamente buonista non tiene conto del reale modo di procedere della scienza biologica e medica soprattutto in campi complessi come quello della clonazione, delle cellule staminali, ecc., ossia della più recente biologia molecolare e di quella che ha ormai compiuto sessanta anni.
Invece, con le sue parole conclusive Boncinelli sembra vivere in un mondo tutto suo, autistico: "Ciò richiede tempo e lavoro, magari oscuro, di migliaia di ricercatori sparsi per il mondo. Di questi non sapremo forse nemmeno il nome, ma sono loro che portano avanti le cose della vita, senza clamore e acrimonia". A parte quando devono trovare i finanziamenti per i loro progetti e quando devono trovare le riviste scientifiche per pubblicare i propri risultati, anche i più modesti, limitati e, infine, persino fittizi ed erronei.
E' un settore veramente affascinante, suscettibile di risultati oggi impensabili.
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