Il biologo, paleontologo, Stephen Jay Gould, considerato uno dei maggiori storici contemporanei della natura vivente, essendosi convinto che "la prova dell'evoluzione risiede nelle imperfezioni che ne rilevano la storia", cercò la sudddetta "prova" proprio in quei fenomeni biologici eccezionali, straordinari, "buffi" come, ad esempio, "Il pollice del Panda", che egli ha scelto come titolo di un suo recente libro sulle "Riflessioni della storia naturale".*
Per mostrare il metodo storico di Gould, cominciamo con la seguente rappresentazione della "Sintesi moderna" in biologia: "La versione contemporanea del darwinismo che ha dominato per trent'anni considera il modello della sostituzione adattativa del gene all'interno delle popolazioni come una spiegazione che, per estensione e accumulazione, può essere applicata all'intera storia della vita"
Pur non essendo d'accordo con questa generalizzazione, Gould la considera valida per i casi di minore importanza, dimostrando così di non aver compreso l'essenza della evoluzione e della selezione naturale. Infatti, scrive: "Il modello può funzionare efficacemente a livello empirico nei casi di modificazione adattativa localizzata di minore importanza: la Biston Betularia è effettivamente (!) diventata nera a causa della sostituzione di un singolo gene avvenuta come risposta selettiva che garantiva una minore visibilità dell'insetto sugli alberi che l'inquinamento industriale aveva annerito".
La cosiddetta "risposta selettiva" è solo una razionalizzazione a posteriori: in realtà, la Biston Betularia non è diventata nera per la modificazione di un singolo gene, insorta come "risposta selettiva"; al contrario, la variante nera preesisteva in un ambiente sfavorevole, e soltanto casualmente è stata favorita dall'annerimento dell'ambiente risultando così meno visibile ai rapaci e potendo, quindi, proliferare indisturbata. Era puramente casuale che esistesse una variante nera, in pochi esemplari, in un ambiente non inquinato a lei sfavorevole, così come è stato puramente casuale l'annerimento dell'ambiente che l'ha favorita. Ma, in definitiva, se il principio della "sintesi moderna" valesse nei casi di minore importanza, non si comprende perché non dovrebbe valere anche nei casi principali.
Secondo Gould "un progetto ideale è una prova inefficace della teoria dell'evoluzione, perché potrebbe favorire l'ipotesi di un creatore onnipotente. Sono dunque gli strani espedienti e le soluzioni buffe (!) quelli più adatti a illustrare la teoria dell'evoluzione perché sono alternative che un Dio non avrebbe preso in considerazione ma che un processo naturale limitato della storia doveva scegliere per forza".
La logica che guida questo storico della natura è "buffa" almeno quanto i suoi oggetti di studio. Egli sostiene che per non favorire i creazionisti occorre mostrare le stranezze dell'evoluzione, perché un Dio non avrebbe potuto prenderle neppure in considerazione! Qui Gould confonde Dio con l'uomo. "Dio può tutto", l'uomo no. Perciò, se dal punto di vista del senso comune antropomorfico, certi risultati della natura appaiono paradossali, persino buffi, dal punto di vista della "onniscienza divina", tutto è possibile. Del resto "Dio", che si è sempre fatto carico d'ogni scempiaggine dell'uomo, perché non potrebbe farsi carico anche di qualche stupidaggine della natura?
E così, il pollice del Panda può essere preso come un esempio che ridicolizza il programmismo teleonomico perché non prova niente nè a favore né contro i selezionisti o i creazionisti, i gradualisti deterministi o gli antigradualisti indeterministi, ecc. La questione principale rimane quella del ruolo del caso e del suo rapporto con la necessità nei tempi lunghi della selezione naturale.
Scrive Gould: "La teoria darwinista non ipotizza quel cambiamento capriccioso che immagina Koestler. Le variazioni casuali costituiscono la materia grezza del cambiamento, ma la selezione naturale costruisce risultati ottimali, escludendo la maggior parte di queste variazioni e accettando e accumulando solo quelle che garantiscono un migliore adattamento ai vari ambienti". E così anche Gould cade nella deificazione della selezione naturale, alla quale attribuisce una generica capacità di scelta della necessità, a partire da variazioni casuali.
Tutta la querelle tra i gradualisti e gli antigradualisti verte, soltanto, su un punto: mentre i primi ritengono che le variazioni siano minute e continue, i secondi ritengono che bastino poche modificazioni casuali per dare effetti sconvolgenti. Tutte le riflessioni di teoria della conoscenza di Gould ruotano attorno all'opposizione diametrale fra gradualisti e antigradualisti, una delle tante forme nelle quali i sostenitori della necessità deterministica e i sostenitori del caso (in sostanza, rispettivamente, Dawkins e Gould) si sono dati sempre battaglia, senza preoccuparsi troppo della principale questione della selezione naturale: il rapporto caso-necessità, e limitandosi a scrivere interi capitoli di pettegolezzi su alcune cose buffe non soltanto della storia della natura, ma anche della storia dei naturalisti.
L'unico capitolo che presenta un qualche interesse, dal punto di vista della teoria della conoscenza, è quello dell'antagonismo tra Darwin e Wallace. Quest'ultimo, pur avendo compreso meglio di Darwin il carattere statistico della evoluzione della specie, finì poi col sostenere un selezionismo estremo, fino a sfociare nello spiritualismo. La ragione di questo percorso è individuata da Gould, che rileva anche un'analogia tra la posizione superselezionista di Wallace e quella dei moderni "neodarwiniani", entrambi collocabili tra i deterministi assoluti. Per questi deterministi iperselezionisti, ogni parte di ogni organismo è costruita per l'uso immediato, perciò nasce una contraddizione riguardo all'organo del cervello: il cervello umano risulta fin troppo efficiente per l'uso che di esso poteva essere fatto nelle società primitive.
Per l'iperselezionista, di conseguenza, il cervello non può essere un prodotto della selezione naturale. Quindi, o esso è frutto del caso, soluzione inammissibile, oppure è opera di un creatore. Wallace scelse quest'ultima soluzione, mentre per Darwin erano soluzioni entrambe inaccettabili: non poteva accettare che un organo, non selezionato per un uso immediato, fosse una creazione divina finalizzata al futuro sviluppo dell'uomo, ma non poteva neppure accettare che fosse un prodotto del puro caso.
Questo rifiuto di Darwin di scegliere tra determinismo e indeterminismo, entrambi assoluti, è stato in seguito interpretato come se si trattasse di una terza soluzione o terza via. Anche Gould è di questo avviso: egli giunge facilmente alla via di mezzo citando prima Matteo: "Stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita", e poi il "giusto mezzo di aristotele". Quindi conclude: "La scelta di una posizione intermedia tra indesiderabili soluzioni estreme emerge come l'indicazione fondamentale per una vita saggia". E così Gould giustifica una terza via tra il caso e la necessità con la concezione democratica del giusto mezzo tra opposti estremismi.
Per Gould la storia della scienza si è caratterizzata principalmente per lo scontro tra i sostenitori di due posizioni opposte. La creatività scientifica si sarebbe espressa in questo modo, e perciò sarebbe "il principale candidato per l'applicazione della regola aristotelica". Ma "tra le due posizioni non c'è mai stato scontro diretto. Esse si sono piuttosto succedute l'una dopo l'altra e l'ascesa dell'una ha significato l'eclissi dell'alta".
Sebbene questa sia una visione estremamente semplificata della lotta teorica nelle scienze della natura, è vero che il procedere dell'attività scientifica nei più diversi rami è avvenuto troppo spesso mediante teorie diametralmente opposte, che spesso, tra loro, o si sono scontrate e accapigliate o hanno firmato qualche temporaneo armistizio o hanno ripreso la lotta o, infine, si sono imposte o hanno dovuto soccombere. Potremmo dire che anche questo modo di procedere claudicante della scienza umana è una conseguenza della incomprensione e del rifiuto della dialettica, in particolare della dialettica di caso e necessità.
Abbiamo già osservato che la storia del pensiero umano dimostra quanto lo sviluppo della scienza segua quella stessa legge del dispendio che esso non sa riconoscere nella evoluzione naturale come manifestazione della dialettica caso-necessità. Gould è talmente cieco, da questo punto di vista, che non sa vedere altro, nella sua ricostruzione storica, che la necessità della lezione aristotelica; ma soltanto nelle intenzioni, perché, nonostante la buona volontà, ogni giusto mezzo finisce col pendere, come la bacchetta di Sancho, più da una parte che dall'altra: infatti, la continua critica di Gould al determinismo e al selezionismo finisce sempre col pendere dalla parte del caso.
Per convincersi di questo è sufficiente leggere il capitolo "Nel mezzo di cammino della vita", dove Gould critica l'evoluzione gradualistica con l'argomento che "la vita nacque subito dopo che la terra si fu formata e poi il suo sviluppo si arrestò per circa tre miliardi di anni; quasi i 5/6 della sua storia complessiva. Per tutto questo lungo periodo, la vita rimase ferma al livello dei procarioti: i batteri e le alghe azzurre, privi di quelle strutture (nuclei, mitocondri e altro) che rendono possibile la riproduzione assessuata e un metabolismo complesso".
Dopo tre miliardi di anni circa, 600 milioni di anni fa compaiono nel giro di pochi milioni di anni, quasi tutte le principali forme di vita animale. Gould giunge, così, alla conclusione che "Non sappiamo perché l'esplosione del Cambriano sia avvenuta proprio allora, ma non abbiamo ragioni per pensare che dovesse verificarsi in quel momento o che dovesse verificarsi per forza". Non si rende conto che la sua interpretazione di una storia della vita divisa in due periodi, uno lungo e praticamente stagnante, l'altro breve ed esplosivo, è l'opposto di una concezione evolutiva. Osservando la lentezza iniziale della evoluzione e la successiva sempre più rapida accelerazione, Engels stabilì una legge che chiamò legge del quadrato della distanza dal tempo d'inizio. Personalmente ho cercato di rendere ragione di questa legge.
E' passato oltre un secolo da quando Engels ha teorizzato l'accelerazione necessaria dell'evoluzione, e uno dei più noti studiosi contemporanei dell'evoluzione, Gould, è riuscito solo a prosternarsi di fronte ai capricci del caso, scrivendo: "Così non abbiamo ragioni di credere che l'esplosione cambriana non sia stata altro che un evento fortuito che poteva anche non realizzarsi mai, o realizzarsi in maniera diversa". Il caso potrebbe anche chiamarsi "l'evoluzione di cellule eucariotiche (dotate di nucleo) determinatasi (sic!) attraverso la simbiosi di organismi procariotici all'interno di una singola membrana cellulare". A Gould tutto questo appare casuale. Per chi scrive, invece, conferma l'ipotesi dialettica della evoluzione cellulare nella forma eucariotica a partire da forme procariotiche.
Ma l'errore di Gould è stato credere che i tempi lunghi fossero casuali, tanto che egli è riuscito soltanto ad affermare che l'evento avrebbe potuto verificarsi in ogni tempo nel corso dei tre miliardi di anni. Si tratta del solito errore metafisico.
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*la data di questo libro risale al 1992, lettura, appunti e estratti del quale risalgono alla seconda metà degli anni '90, che ho dedicato agli studi biologici. Eh! Il tempo passa!
Per mostrare il metodo storico di Gould, cominciamo con la seguente rappresentazione della "Sintesi moderna" in biologia: "La versione contemporanea del darwinismo che ha dominato per trent'anni considera il modello della sostituzione adattativa del gene all'interno delle popolazioni come una spiegazione che, per estensione e accumulazione, può essere applicata all'intera storia della vita"
Pur non essendo d'accordo con questa generalizzazione, Gould la considera valida per i casi di minore importanza, dimostrando così di non aver compreso l'essenza della evoluzione e della selezione naturale. Infatti, scrive: "Il modello può funzionare efficacemente a livello empirico nei casi di modificazione adattativa localizzata di minore importanza: la Biston Betularia è effettivamente (!) diventata nera a causa della sostituzione di un singolo gene avvenuta come risposta selettiva che garantiva una minore visibilità dell'insetto sugli alberi che l'inquinamento industriale aveva annerito".
La cosiddetta "risposta selettiva" è solo una razionalizzazione a posteriori: in realtà, la Biston Betularia non è diventata nera per la modificazione di un singolo gene, insorta come "risposta selettiva"; al contrario, la variante nera preesisteva in un ambiente sfavorevole, e soltanto casualmente è stata favorita dall'annerimento dell'ambiente risultando così meno visibile ai rapaci e potendo, quindi, proliferare indisturbata. Era puramente casuale che esistesse una variante nera, in pochi esemplari, in un ambiente non inquinato a lei sfavorevole, così come è stato puramente casuale l'annerimento dell'ambiente che l'ha favorita. Ma, in definitiva, se il principio della "sintesi moderna" valesse nei casi di minore importanza, non si comprende perché non dovrebbe valere anche nei casi principali.
Secondo Gould "un progetto ideale è una prova inefficace della teoria dell'evoluzione, perché potrebbe favorire l'ipotesi di un creatore onnipotente. Sono dunque gli strani espedienti e le soluzioni buffe (!) quelli più adatti a illustrare la teoria dell'evoluzione perché sono alternative che un Dio non avrebbe preso in considerazione ma che un processo naturale limitato della storia doveva scegliere per forza".
La logica che guida questo storico della natura è "buffa" almeno quanto i suoi oggetti di studio. Egli sostiene che per non favorire i creazionisti occorre mostrare le stranezze dell'evoluzione, perché un Dio non avrebbe potuto prenderle neppure in considerazione! Qui Gould confonde Dio con l'uomo. "Dio può tutto", l'uomo no. Perciò, se dal punto di vista del senso comune antropomorfico, certi risultati della natura appaiono paradossali, persino buffi, dal punto di vista della "onniscienza divina", tutto è possibile. Del resto "Dio", che si è sempre fatto carico d'ogni scempiaggine dell'uomo, perché non potrebbe farsi carico anche di qualche stupidaggine della natura?
E così, il pollice del Panda può essere preso come un esempio che ridicolizza il programmismo teleonomico perché non prova niente nè a favore né contro i selezionisti o i creazionisti, i gradualisti deterministi o gli antigradualisti indeterministi, ecc. La questione principale rimane quella del ruolo del caso e del suo rapporto con la necessità nei tempi lunghi della selezione naturale.
Scrive Gould: "La teoria darwinista non ipotizza quel cambiamento capriccioso che immagina Koestler. Le variazioni casuali costituiscono la materia grezza del cambiamento, ma la selezione naturale costruisce risultati ottimali, escludendo la maggior parte di queste variazioni e accettando e accumulando solo quelle che garantiscono un migliore adattamento ai vari ambienti". E così anche Gould cade nella deificazione della selezione naturale, alla quale attribuisce una generica capacità di scelta della necessità, a partire da variazioni casuali.
Tutta la querelle tra i gradualisti e gli antigradualisti verte, soltanto, su un punto: mentre i primi ritengono che le variazioni siano minute e continue, i secondi ritengono che bastino poche modificazioni casuali per dare effetti sconvolgenti. Tutte le riflessioni di teoria della conoscenza di Gould ruotano attorno all'opposizione diametrale fra gradualisti e antigradualisti, una delle tante forme nelle quali i sostenitori della necessità deterministica e i sostenitori del caso (in sostanza, rispettivamente, Dawkins e Gould) si sono dati sempre battaglia, senza preoccuparsi troppo della principale questione della selezione naturale: il rapporto caso-necessità, e limitandosi a scrivere interi capitoli di pettegolezzi su alcune cose buffe non soltanto della storia della natura, ma anche della storia dei naturalisti.
L'unico capitolo che presenta un qualche interesse, dal punto di vista della teoria della conoscenza, è quello dell'antagonismo tra Darwin e Wallace. Quest'ultimo, pur avendo compreso meglio di Darwin il carattere statistico della evoluzione della specie, finì poi col sostenere un selezionismo estremo, fino a sfociare nello spiritualismo. La ragione di questo percorso è individuata da Gould, che rileva anche un'analogia tra la posizione superselezionista di Wallace e quella dei moderni "neodarwiniani", entrambi collocabili tra i deterministi assoluti. Per questi deterministi iperselezionisti, ogni parte di ogni organismo è costruita per l'uso immediato, perciò nasce una contraddizione riguardo all'organo del cervello: il cervello umano risulta fin troppo efficiente per l'uso che di esso poteva essere fatto nelle società primitive.
Per l'iperselezionista, di conseguenza, il cervello non può essere un prodotto della selezione naturale. Quindi, o esso è frutto del caso, soluzione inammissibile, oppure è opera di un creatore. Wallace scelse quest'ultima soluzione, mentre per Darwin erano soluzioni entrambe inaccettabili: non poteva accettare che un organo, non selezionato per un uso immediato, fosse una creazione divina finalizzata al futuro sviluppo dell'uomo, ma non poteva neppure accettare che fosse un prodotto del puro caso.
Questo rifiuto di Darwin di scegliere tra determinismo e indeterminismo, entrambi assoluti, è stato in seguito interpretato come se si trattasse di una terza soluzione o terza via. Anche Gould è di questo avviso: egli giunge facilmente alla via di mezzo citando prima Matteo: "Stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita", e poi il "giusto mezzo di aristotele". Quindi conclude: "La scelta di una posizione intermedia tra indesiderabili soluzioni estreme emerge come l'indicazione fondamentale per una vita saggia". E così Gould giustifica una terza via tra il caso e la necessità con la concezione democratica del giusto mezzo tra opposti estremismi.
Per Gould la storia della scienza si è caratterizzata principalmente per lo scontro tra i sostenitori di due posizioni opposte. La creatività scientifica si sarebbe espressa in questo modo, e perciò sarebbe "il principale candidato per l'applicazione della regola aristotelica". Ma "tra le due posizioni non c'è mai stato scontro diretto. Esse si sono piuttosto succedute l'una dopo l'altra e l'ascesa dell'una ha significato l'eclissi dell'alta".
Sebbene questa sia una visione estremamente semplificata della lotta teorica nelle scienze della natura, è vero che il procedere dell'attività scientifica nei più diversi rami è avvenuto troppo spesso mediante teorie diametralmente opposte, che spesso, tra loro, o si sono scontrate e accapigliate o hanno firmato qualche temporaneo armistizio o hanno ripreso la lotta o, infine, si sono imposte o hanno dovuto soccombere. Potremmo dire che anche questo modo di procedere claudicante della scienza umana è una conseguenza della incomprensione e del rifiuto della dialettica, in particolare della dialettica di caso e necessità.
Abbiamo già osservato che la storia del pensiero umano dimostra quanto lo sviluppo della scienza segua quella stessa legge del dispendio che esso non sa riconoscere nella evoluzione naturale come manifestazione della dialettica caso-necessità. Gould è talmente cieco, da questo punto di vista, che non sa vedere altro, nella sua ricostruzione storica, che la necessità della lezione aristotelica; ma soltanto nelle intenzioni, perché, nonostante la buona volontà, ogni giusto mezzo finisce col pendere, come la bacchetta di Sancho, più da una parte che dall'altra: infatti, la continua critica di Gould al determinismo e al selezionismo finisce sempre col pendere dalla parte del caso.
Per convincersi di questo è sufficiente leggere il capitolo "Nel mezzo di cammino della vita", dove Gould critica l'evoluzione gradualistica con l'argomento che "la vita nacque subito dopo che la terra si fu formata e poi il suo sviluppo si arrestò per circa tre miliardi di anni; quasi i 5/6 della sua storia complessiva. Per tutto questo lungo periodo, la vita rimase ferma al livello dei procarioti: i batteri e le alghe azzurre, privi di quelle strutture (nuclei, mitocondri e altro) che rendono possibile la riproduzione assessuata e un metabolismo complesso".
Dopo tre miliardi di anni circa, 600 milioni di anni fa compaiono nel giro di pochi milioni di anni, quasi tutte le principali forme di vita animale. Gould giunge, così, alla conclusione che "Non sappiamo perché l'esplosione del Cambriano sia avvenuta proprio allora, ma non abbiamo ragioni per pensare che dovesse verificarsi in quel momento o che dovesse verificarsi per forza". Non si rende conto che la sua interpretazione di una storia della vita divisa in due periodi, uno lungo e praticamente stagnante, l'altro breve ed esplosivo, è l'opposto di una concezione evolutiva. Osservando la lentezza iniziale della evoluzione e la successiva sempre più rapida accelerazione, Engels stabilì una legge che chiamò legge del quadrato della distanza dal tempo d'inizio. Personalmente ho cercato di rendere ragione di questa legge.
E' passato oltre un secolo da quando Engels ha teorizzato l'accelerazione necessaria dell'evoluzione, e uno dei più noti studiosi contemporanei dell'evoluzione, Gould, è riuscito solo a prosternarsi di fronte ai capricci del caso, scrivendo: "Così non abbiamo ragioni di credere che l'esplosione cambriana non sia stata altro che un evento fortuito che poteva anche non realizzarsi mai, o realizzarsi in maniera diversa". Il caso potrebbe anche chiamarsi "l'evoluzione di cellule eucariotiche (dotate di nucleo) determinatasi (sic!) attraverso la simbiosi di organismi procariotici all'interno di una singola membrana cellulare". A Gould tutto questo appare casuale. Per chi scrive, invece, conferma l'ipotesi dialettica della evoluzione cellulare nella forma eucariotica a partire da forme procariotiche.
Ma l'errore di Gould è stato credere che i tempi lunghi fossero casuali, tanto che egli è riuscito soltanto ad affermare che l'evento avrebbe potuto verificarsi in ogni tempo nel corso dei tre miliardi di anni. Si tratta del solito errore metafisico.
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*la data di questo libro risale al 1992, lettura, appunti e estratti del quale risalgono alla seconda metà degli anni '90, che ho dedicato agli studi biologici. Eh! Il tempo passa!
P.S. 15/04/2017 . Questo scritto è stato prodotto quando Gould era ancora vivo. Egli è morto .... per un tumore allo stomaco. Spetta a chi è ancora vivo chiarire la questione una volta per tutte. Come vedremo nel capitolo sulla biologia molecolare, la cellula eucariotica sorge dalla cellula procariotica, come evento statisticamente raro ed eccezionale, ma necessario sulla base dei grandi numeri di singoli organismi e di singole mutazioni casuali, sottoposti alla dura legge del dispendio e dell'eccezione statistica. Insomma c'è voluta la lunga gestazione della vita procariotica per mettere al mondo la vita eucariotica, la quale rappresenta la solida base dell'evoluzione delle specie.
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