domenica 9 aprile 2017

Conclusioni sulla "Dialettica caso-necessità nella storia"

Esiste una sostanziale differenza fra una teoria scientifica sulla natura e una teoria scientifica sulla società umana: nel primo caso si tratta di risolvere problemi che riguardano l'intera specie umana, nel secondo i problemi riguardano opposti interessi materiali e differenti ideologie che la mantengono divisa. L'autore di una teoria scientifica sulla natura può sempre affermare: "Questi sono i fatti e le sue leggi. Potranno dispiacere alla tradizione della scienza ufficiale e della religione, ma se vengono assunti come fondamenti per ricerche che produrranno risultati reali, alla fine, nonostante ostracismi e resistenze, il vantaggio per l'intera specie umana sarà indubbio". 

Ma l'autore di una teoria scientifica sulla società umana non può sapere come verrà utilizzata nella lotta tra partiti politici e tra Stati. Inoltre, se il vantaggio per l'intera specie umana è troppo distante nel tempo, nel breve periodo molti sono i vantaggi personali, i diritti esclusivi, i privilegi che vengono rimessi in discussione; perciò molti sono i motivi di lotta. E la lotta per gli interessi materiali che dividono la specie umana, che possono essere condizionati da nuove scoperte sulla società umana, è senza confronto più dura e spietata della lotta per gli interessi che dividono le comunità scientifiche e religiose, e che possono essere condizionati da nuove scoperte sulla natura. E' la differenza che passa tra le conseguenze prodotte dalla teoria di Marx e quelle prodotte dalla teoria di Darwin, entrambe rivoluzionarie.

Se io dico: "I miei studi sono giunti al risultato che l'inevitabile caduta del saggio generale, medio, del profitto non può essere impedita in eterno mantenendo la maggior parte della specie umana in uno stato di supersfruttamento e di povertà", il risultato può anche non essere pacifico. Perciò, sebbene in questo volume abbia mantenuto la prima persona plurale, come nei precedenti volumi, per sottolineare l'indipendenza della conoscenza scientifica dalle preferenze personali, ossia dal soggettivismo, almeno nelle conclusioni devo necessariamente concludere: "Questi sono i risultati dei miei studi e solo io ne sono responsabile"

E sarà altresì chiaro il motivo per il quale non mi sia affrettato a pubblicarli:  non avevo alcuna fretta di subire la sorte di Prometeo, sentendomi apostrofare: "Ehi, pozzo di scienza, testardo intestardito, l'hai fatta grossa agli dei: passare i poteri a chi tramonta in un giorno! Ladro di fuoco, dico  a te. Zeus padre comanda: indica di che nozze ti glori, per mano di chi deve cadere il suo impero".

A scanso di equivoci, preventivamente rispondo: nasco dal prodotto più maturo della evoluzione della materia nel cosmo, la specie umana, unica specie vivente che può giungere fino alla coscienza. Di questa coscienza ho cercato di fare buon uso. Riguardo all'impero, il capitalismo, posso solo affermare che, come tutte le cose di questo mondo, morirà di morte naturale e il tempo è vicino... Ma non c'è da tirare alcun sospiro di sollievo: la morte naturale non è affatto mite e indolore, e la morte di un gigantesco sistema economico, sociale, politico e militare non può essere una pacifica transizione a un altro sistema. Per naturale qui si deve intendere che non si tratterà di un artificio preordinato da qualcuno, ma seguirà l'imprevedibile e cieca dialettica caso-necessità, in maniera molto dispendiosa per la specie umana.

E' mia convinzione che la necessità del processo economico capitalistico rappresenti una doppia cecità, perché alla cecità del processo in se stesso si assomma la cecità derivata dalla sua non conoscenza, ché almeno questa potrebbe essere eliminata dalla scienza umana. Dovendo affrontare la fine del capitalismo senza alcuna consapevolezza del reale processo complessivo, la specie umana brancolerà nel buio per parecchio tempo prima di trovare la strada maestra, se mai la troverà.

Tutte le mostruosità e le crudeltà che si manifestano, già, nell'attuale società, e che spesso i "media" si dilettano a rendere pubbliche (perché questo è il loro business) non rappresentano altro che fenomeni di imbarbarimento e di imputridimento previsti dall'indagine di Marx ed Engels.  Del resto, la vera ragione di quella che Marx ha considerato l'alternativa al comunismo, la barbarie, va ricercata soprattutto nella fase attuale, senescente del capitalismo. Per questo motivo non abbiamo perso tempo a elencare le manifestazioni più orrende e raccapriccianti della barbarie attuale, e non lo faremo neppure nel prossimo volume sulla "globalizzazione", preferendo concentrare l'attenzione sulle contraddizioni fondamentali suddette.

Abbiamo già osservato, in altro luogo, che non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere e peggior sordo di chi non vuol sentire. Oggi, questo si osserva nella forma del "politically correct", locuzione che stabilisce soltanto ciò che non si vuole vedere e sentire. E' questa espressione una specie di ombrello per ripararsi dalla incessante pioggia di bestialità prodotte dal capitalismo senescente. Al riparo di questo ombrello tutto è praticamente ammesso e perdonato, e niente è più possibile capire, valutare e conoscere con "cognizione di causa".

Post scriptum 9 Aprile 2017.  Ma questa è materia che, ormai, non riguarda più un vecchio autodidatta.



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