mercoledì 5 aprile 2017

Peer review, publish or perish, e non certo per amore della scienza come conoscenza

Nel Dicembre 2016, la rivista "Le Scienze" presentava un editoriale di Marco Cattaneo molto più pessimista del solito nei confronti della scienza contemporanea, che ormai pullula di equipe di scienziati in concorrenza tra loro per la sopravvivenza. Basta leggere le seguenti righe per farsene un'idea. "C’era una volta la peer review. Poi è arrivato il publish or perish, perché nella scienza moderna la pubblicazione del proprio lavoro di ricerca è lo strumento d’eccellenza per giudicare il lavoro di uno scienziato, ma anche – o forse soprattutto – la sua reputazione e il suo accesso ai finanziamenti, per i quali si è scatenata una competizione senza precedenti" .

E questa non sembra proprio una competizione per amore della scienza come conoscenza. Infatti, non è solo caccia ai finanziamenti, ma è soprattutto la ricerca e la sperimentazione (che procura  consensi, fama e facili guadagni) a imporsi, non certo la teoria scientifica. Quindi si finisce con lo sperimentare tutto e col teorizzare niente. Insomma, i finanziamenti sono solo una premessa, perché poi si sperimenta, soltanto, tutto ciò che può avere una ricaduta economica.

Cattaneo continua "Ma ai giorni nostri è altrettanto importante guadagnarsi uno spazio sui mezzi di comunicazione, tanto per le riviste scientifiche, il cui prestigio è determinato anche dalla capacità di catturare l’attenzione dei media, quanto per gli scienziati stessi, la cui immagine pubblica può essere un ulteriore volano di credibilità, ma non sempre. Così sono arrivati anche gli embarghi, ovvero la politica secondo la quale le principali riviste e agenzie scientifiche concedono ai giornalisti anticipazioni su pubblicazioni e conferenze stampa a condizione che sia rispettata una data di scadenza prima di renderle pubbliche".

Beata ingenuità! Ma che cosa è questa? E' scienza "per seguir virtude e canoscenza" o scienza per la necessità degli affari? La risposta di Cattaneo è indiretta ma non meno realmente pessimistica. Primo punto da sottolineare è che "I giornalisti scientifici hanno ceduto il potere all'establishment scientifico", "come sostiene Vincent Kernan, giornalista scientifico e preside di facoltà alla George Mason University". E persino enti come la NASA ne approfittano per catturare l'attenzione forzando "la portata di annunci che a posteriori si rivelano meno rilevanti di quanto appaia". Ma tutto questo che cosa riflette, se non la conseguenza di ciò che abbiamo chiamato "senescenza del capitalismo" il cui bisogno di linfa vitale nella forma del saggio medio del profitto deve approfittare di ogni occasione, anche dei frutti avvelenati della scienza tecnologica?

"Questo sistema va avanti da decenni" -sottolinea Cattaneo- il quale, oggi, ha interesse a sostenere che "comincia a fare acqua da tutte le parti", per potersi poi illudere che esista la possibilità di intervenire a metterci una pezza. E, infatti, così conclude: "La scienza procede a ritmi mai raggiunti in precedenza, ma il sistema è in crisi. E a questa crisi dedichiamo il dossier di quest'anno sullo stato della scienza nel mondo. Con l'auspicio che la comunità scientifica trovi al suo interno gli anticorpi per farvi fronte".

Ma se il "sistema", ossia il capitalismo mondiale ormai senescente, non ha più gli anticorpi neppure per se stesso, per potersi permettere un'esistenza pacifica, godendosi affari in tutto il mondo, e realizzando, soprattutto, un saggio medio del profitto che lo salvi dalla deflazione mondiale, come può poi permettersi di salvaguardare pacificamente la comunità scientifica con i suoi affarucci concorrenziali?

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