(Continuazione) Economista, allievo di Braudel, Cipolla ha preso in considerazione il "fattore" stupidità in economia. Però, sembra, che non abbia tradito l'impostazione tradizionalmente pudica sull'argomento. Pudore che si è manifestato, nella forma di divertissement, in una pubblicazione che in Italia è uscita con il titolo di "Allegro ma non troppo" (1988). Nella sua impostazione c'è il gusto del paradosso che si manifesta nel concepire gli stupidi come un gruppo non organizzato ma che riesce a operare con maggiore potenza delle lobby e delle mafie. Così come paradossali sono le sue cinque regole fondamentali della stupidità:
1) "Prima legge fondamentale: sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione". Qui il paradosso è che "ognuno di noi", come soggetto, allude a "tutti", o almeno a tutti i non stupidi che sono contrapposti a "loro", ossia a tutti gli stupidi. Dunque per Cipolla la stupidità sarebbe come un marchio di fabbrica: un carattere assoluto.
2) "Seconda legge fondamentale: la probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa". Qui si conferma la stupidità come carattere unico e assoluto.
3) "Terza (ed aurea) legge fondamentale: una persona stupida è una persona che causa un danno a un'altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sè o addirittura subendo una perdita". Qui si incomincia a intravedere l'essenza "economica", "affaristica" della stupidità teorizzata da Cipolla.
4) "Quarta legge fondamentale: le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore". Ancor più precisamente, qui, la stupidità viene concepita come specifica e relativa al campo degli affari. Da notare, inoltre, la delicatezza di Cipolla nei confronti dell'intelligenza che non viene neppure scomodata come qualità opposta alla stupidità. Resta solo la contrapposizione tra stupidi e non stupidi!
5) "Quinta legge fondamentale: la persona stupida è il tipo di persona più pericolosa che esista". Avrebbe dovuto aggiungere: nel campo degli affari. Perché la stupidità di cui parla Cipolla è relativa soltanto alla sua professione. Come conferma il seguente "Corollario: lo stupido è più pericoloso del bandito".
Cipolla sottolinea, in particolare, la terza legge, dalla quale ricava due fattori per indagare il comportamento umano. I due fattori sono: "Danni o vantaggi che l'individuo procura a se stesso". "Danni o vantaggi che l'individuo procura agli altri".
"Creando un grafico col primo fattore sull'asse delle ascisse e il secondo sull'asse delle ordinate si ottengono, quindi, quattro gruppi di persone:
I Intelligenti (in alto a destra): fanno il proprio vantaggio e quello degli altri.
II Sprovveduti (in alto a sinistra): danneggiano se stessi e avvantaggiano gli altri.
III Banditi (in basso a destra): danneggiano gli altri per trarne vantaggio.
IV Stupidi (in basso a sinistra): danneggiano gli altri e se stessi".
In conclusione, poiché queste notizie sono prese da Wikipedia e non direttamente dalla fonte, si può sospendere il giudizio definitivo. Ci basti soltanto sottolineare due punti, il primo fondamentale riguarda l'idea di stupidità come assoluto metafisico attribuito soltanto ai singoli individui, il secondo meno rilevante: riguarda un particolare settore dell'economia, quello degli affari, per il quale ci vuole accortezza, si, esperienza nell'individuare gli incapaci, anche, ma soprattutto -non detto- occorrono gli agganci giusti. Altro che stupidità!
P.S. Si dovrebbe leggere il libro di Cipolla, ma anche il seguente di Giancarlo Livraghi "Il potere della stupidità" (2004), del quale citiamo il seguente passo: "La stupidità è pericolosa perché è imprevedibile. Lo dice il buon senso -e lo conferma chi ha studiato l'argomento. Ma questo è vero solo se ci aspettiamo che il comportamento umano (amico o nemico, favorevole o contrario) sia sempre ragionevole e coerente. Cioè se non cadiamo nel pericoloso errore di sottovalutate il potere della stupidità".
Ma perché sottolineare con tanta enfasi il danno che la stupidità produce agli altri, rimanendo indifferenti nei confronti del danno che produce a se stessi? Solo perché, come dice Cipolla, lo stupido danneggia sempre anche gli altri? Ma non sarà più probabile che lo stupido danneggi soprattutto quelli che non lo riconoscono come stupido, i quali, perciò, non saranno, a loro volta, molto svegli?
Chiudiamo con Musil, citato da Livraghi: "Se la stupidità non assomigliasse tanto al progresso, al talento, alla speranza o al miglioranento, nessuno vorrebbe essere stupido" (1937). Considerata l'epoca, gli anni '30, il suo pessimismo era comprensibile. (Continua)
3) "Terza (ed aurea) legge fondamentale: una persona stupida è una persona che causa un danno a un'altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sè o addirittura subendo una perdita". Qui si incomincia a intravedere l'essenza "economica", "affaristica" della stupidità teorizzata da Cipolla.
4) "Quarta legge fondamentale: le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore". Ancor più precisamente, qui, la stupidità viene concepita come specifica e relativa al campo degli affari. Da notare, inoltre, la delicatezza di Cipolla nei confronti dell'intelligenza che non viene neppure scomodata come qualità opposta alla stupidità. Resta solo la contrapposizione tra stupidi e non stupidi!
5) "Quinta legge fondamentale: la persona stupida è il tipo di persona più pericolosa che esista". Avrebbe dovuto aggiungere: nel campo degli affari. Perché la stupidità di cui parla Cipolla è relativa soltanto alla sua professione. Come conferma il seguente "Corollario: lo stupido è più pericoloso del bandito".
Cipolla sottolinea, in particolare, la terza legge, dalla quale ricava due fattori per indagare il comportamento umano. I due fattori sono: "Danni o vantaggi che l'individuo procura a se stesso". "Danni o vantaggi che l'individuo procura agli altri".
"Creando un grafico col primo fattore sull'asse delle ascisse e il secondo sull'asse delle ordinate si ottengono, quindi, quattro gruppi di persone:
I Intelligenti (in alto a destra): fanno il proprio vantaggio e quello degli altri.
II Sprovveduti (in alto a sinistra): danneggiano se stessi e avvantaggiano gli altri.
III Banditi (in basso a destra): danneggiano gli altri per trarne vantaggio.
IV Stupidi (in basso a sinistra): danneggiano gli altri e se stessi".
In conclusione, poiché queste notizie sono prese da Wikipedia e non direttamente dalla fonte, si può sospendere il giudizio definitivo. Ci basti soltanto sottolineare due punti, il primo fondamentale riguarda l'idea di stupidità come assoluto metafisico attribuito soltanto ai singoli individui, il secondo meno rilevante: riguarda un particolare settore dell'economia, quello degli affari, per il quale ci vuole accortezza, si, esperienza nell'individuare gli incapaci, anche, ma soprattutto -non detto- occorrono gli agganci giusti. Altro che stupidità!
P.S. Si dovrebbe leggere il libro di Cipolla, ma anche il seguente di Giancarlo Livraghi "Il potere della stupidità" (2004), del quale citiamo il seguente passo: "La stupidità è pericolosa perché è imprevedibile. Lo dice il buon senso -e lo conferma chi ha studiato l'argomento. Ma questo è vero solo se ci aspettiamo che il comportamento umano (amico o nemico, favorevole o contrario) sia sempre ragionevole e coerente. Cioè se non cadiamo nel pericoloso errore di sottovalutate il potere della stupidità".
Ma perché sottolineare con tanta enfasi il danno che la stupidità produce agli altri, rimanendo indifferenti nei confronti del danno che produce a se stessi? Solo perché, come dice Cipolla, lo stupido danneggia sempre anche gli altri? Ma non sarà più probabile che lo stupido danneggi soprattutto quelli che non lo riconoscono come stupido, i quali, perciò, non saranno, a loro volta, molto svegli?
Chiudiamo con Musil, citato da Livraghi: "Se la stupidità non assomigliasse tanto al progresso, al talento, alla speranza o al miglioranento, nessuno vorrebbe essere stupido" (1937). Considerata l'epoca, gli anni '30, il suo pessimismo era comprensibile. (Continua)
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