(Continuazione) Definendo, come abbiamo fatto in questo blog, il Novecento come il secolo della paura dell'intelligenza, implicitamente lo abbiamo definito come il secolo della prevalenza della stupidità -che troppi filosofi, con compiacimento, hanno definito pensiero debole. Dobbiamo, perciò, aggiungere che il Novecento è stato il secolo nel quale la stupidità è salita sui trampoli, mentre l'intelligenza si è fatta piccola. Ecco, dunque, l'epoca della "prevalenza dello stupido", sulla quale ci accingiamo a sviluppare qualche nuova riflessione.
Cominciamo dalla seguente considerazione: possiamo paragonare il rapporto stupidità-intelligenza al rapporto caso-necessità. Ma, come c'è molto pudore a considerare il caso e la necessità in rapporto tra loro, così accade con la stupidità e l'intelligenza. Lo conferma la mancanza di una tradizione di studi e di teorie sulla stupidità, sull'intelligenza e sul loro reciproco rapporto.
Cominciamo dalla seguente considerazione: possiamo paragonare il rapporto stupidità-intelligenza al rapporto caso-necessità. Ma, come c'è molto pudore a considerare il caso e la necessità in rapporto tra loro, così accade con la stupidità e l'intelligenza. Lo conferma la mancanza di una tradizione di studi e di teorie sulla stupidità, sull'intelligenza e sul loro reciproco rapporto.
C'è una forma di pudore così grande nel non voler trattare questi due temi con la serietà che meritano, che la coda di paglia dell'amor proprio umano li respinge nel limbo degli aforismi. Quanto più fa male all'amor proprio considerarli seriamente, tanto più essi vengono presi come oggetti di battute, ironie, sarcasmi. E qui ce n'è per tutti i gusti. Basta fare ricerche su Google.
D'altra parte, non esistendo molto materiale serio sull'argomento, l'autore di questo blog invita, per il momento, ad accontentarsi di quello meno serio, che ha, comunque, molto da rivelare: cominciamo da quei motti e aforismi che contrappongono tra loro diametralmente stupidità e intelligenza. C'è subito da notare che per la maggior parte si tratta di battute iperboliche sulla stupidità, come le due che seguono:
"I due elementi più comuni nell'universo sono l'idrogeno e la stupidità". Harlan Ellison 1990
"Solo due cose sono infinite, l'universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima". Attribuito ad Albert Einstein.
Si tratta, con tutta evidenza, di iperboli che, esagerando la stupidità oltre misura, risultano stupide a loro volta. Realisticamente parlando, non esiste una simile stupidità, perché non esiste una stupidità che non sia semplicemente l'opposto polare dell'intelligenza.
Come vedremo, oltre alla stupidità iperbolica, i motti e gli aforismi sull'intelligenza e sulla stupidità sono molto raramente intelligenti, con ciò confermando il detto: la lingua batte dove il dente duole. E la stupidità è un dente che duole molto. Ma la cura, dal punto di vista sociale, stranamente, non è mai consistita nella estrazione del dente malato, ossia della stupidità, ma nel tentativo di togliere tutti i denti all'intelligenza perché non mordesse troppo.
L'importante, comunque, è chiarire che stiamo cercando di venire a capo della questione polare stupidità-intelligenza, della quale al momento sappiamo per certo che a prevalere, sia individualmente che complessivamente, è la prima, tanto è vero che l'intelligenza per la sua rarità, a livello individuale, viene spesso considerata genialità.
Resta, comunque, la questione principale: a livello dei complessi sociali è una cieca necessità che prevalga la stupidità, mentre sarebbe opera encomiabile che la specie umana, nel suo complesso, trovasse il modo di, e soprattutto si desse da fare per, accrescere la propria intelligenza complessiva.(Continua)
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